7 CAPITOLO
Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera.
Wolfgang Goethe
"Non saresti mai dovuta entrare qui, Briony" rispose seccamente Ylenia con
un'espressione minacciosa sul volto. E chiuse la porta con forza.
Briony non perse tempo e
le lanciò subito uno sguardo duro pieno di amarezza, prendendo in mano alcune
foto sparpagliate disordinatamente sul letto:
“Che cosa sono queste?” domandò con astio.
Ylenia chiuse gli occhi,
come se non sopportasse la vista evidente del suo tradimento nei confronti
dell’amica ma la risposta fu secca, priva di emozioni o increspature:
“Perché sei entrata qui? Perché hai sbirciato tra le mie cose?”
Riaprì gli occhi e quando vide il ritratto leggermente spiegazzato sul letto,
lanciò un'occhiata di fuoco a Briony, la quale fece finta di niente pur di ottenere
qualche risposta:
“E me lo chiedi pure? Ti ho vista con Klaus.. e mi sono venuti dei forti
dubbi visto che le persone sono sempre pronte a pugnalarti alle spalle alla
prima occasione utile! Quindi… vuoi dirmi che
cosa avete in mente tu e il tuo amato Klaus?” domandò sprezzante, essendo
sicura che tra i due c’era o magari c’è ancora un legame sentimentale. A
giudicare poi dal ritratto le sembrava anche ovvio.
“Il mio amato… Klaus non è il
mio amato!” replicò Ylenia infastidita come se non sopportasse che il suo nome
venisse associato a quello dell’ibrido.
“Fa lo stesso! Non mi hai però ancora risposto alla mia domanda iniziale!
Perché mi hai spiata per tutto questo tempo facendo finta di niente? Perché ti
sei documentata di nascosto? Che cosa vuoi in realtà, Ylenia?” sibilò duramente il suo nome, come se non lo
riconoscesse.
La bocca di Briony traboccava di domande a cui aveva diritto di avere risposta; non poteva più
vivere barcollando nel buio chiedendosi se le persone accanto a lei erano degne
della sua fiducia o meno.
Ylenia tuttavia non
sembrava voler rispondere... La guardava muta in silenzio, restando
perfettamente immobile.
Ma era inutile fare domande a una persona che ritenevi bugiarda. Comunque
ti risponda, ti resterà sempre un dubbio.
Ma Briony voleva sentire almeno una giustificazione per quello che le
aveva fatto alle spalle.
Col passare dei minuti, Ylenia sospirò
rumorosamente e alzò le mani, avvicinandosi a Briony: “Qualunque cosa tu pensi… non è quello che sembra. Io non ti ho tradito e non
sto facendo il doppio gioco con Klaus”
La ragazza tuttavia le sorrise sprezzante e incredula:
“Tutto fa presumere il contrario, mi dispiace. Ma quello che non capisco… è perché tu mi abbia seguita per mesi! Che cosa sei, una stalker??”
“Se può esserti di consolazione, non sono stata io a scattare quelle foto”
Briony sbuffò
spazientita perché la conversazione non portava da nessuna parte, anzi la sua
mente era diventata un groviglio senza fine di domande irrisolte, e ogni volta che
sembrava aver capito, ecco un nuovo tranello che le scombussolava il cervello.
“Non mi interessa se hai pagato qualcuno… ora però basta chiacchiere, devi dirmi la verità! Che
cosa ci fai qui? Cosa vuoi da me? E niente frottole stavolta!” gridò esasperata
prendendola per entrambe le braccia, costringendola a guardarla dritto negli
occhi.
Ylenia comunque rimaneva
calmissima, come se lo sguardo infuocato e incollerito di Briony non le facesse
alcuna paura e non si sentisse in dovere di risponde alcunché.
“Non sta a me dirti la verità, Briony.” Sussurrò poi bonariamente scuotendo la testa.
“Verità? Quale verità?” la incalzò, mentre un lampo d'angoscia invase i
suoi occhi. Una parte di sé la avvertiva che era meglio non sentire la
risposta, ma attese inerme col cuore in gola.
“Te l’ho detto, non tocca a me dirtela! Tu non avevi detto la verità a
Jenna su quello che combinava Elena con i vampiri perché pensavi non toccasse a
te dirglielo, e questo vale anche per me”
“Stai usando giustificazioni inutili! Nessuno prima d’ora mi aveva
ingannata a tal punto e soltanto tu puoi dirmi il perché!”
Ylenia la fissò,
sinceramente pentita del dolore che le stava procurando, e abbassò il viso per
poi rialzarlo qualche secondo più tardi.
“Non posso Briony…” sussurrò tristemente
guardandola negli occhi. “Sarebbe
troppo per te… perché conoscere la verità cambia tutto. Non si può
più fingere una volta che si scopre qual’ è la propria natura”
Il tono della sua voce spaventò Briony, come se fosse un rintonante campanello d'allarme che
stava riducendo in briciole la campana di vetro dentro la quale era sempre
vissuta.
Deglutì rumorosamente sentendo che la verità, quella vera e reale, si stava
tramutando in frecce avvelenate che colpivano il suo corpo, disegnando la
geografia di una paura ignota, senza nome.
“Che intendi dire?” mormorò Briony con voce
strozzata abbassando le mani. L'angoscia di sapere qualcosa, che le avrebbe
sicuramente cambiato la vita, la sovrastava. Cosa c'era sotto in realtà?
Ylenia sospirò
rumorosamente, indietreggiando di qualche passo e si portò una mano sulla
bocca, come se volesse confessarle tutto ma qualcosa glielo impediva.
Il suo sguardo non incrociava quello di Briony, e la ragazza vide per la prima volta un’ Ylenia indecisa su cosa
fare, tentennante e ansiosa.
All'improvviso la sua mano cadde inerme lungo il fianco e fissò Briony con un’espressione frastornata, piena di significato.
“Credi che i tuoi sogni siano una casualità, delle coincidenze? Che non
esista una ragione per il fatto che tu abbia sognato Elijah la prima volta
nella cantina dei Salvatore? Credi che tutto ciò sia casuale?”
Briony fu presa talmente
in contro piede che non riuscì a capire il senso delle sue parole. I suoi
sogni? Cosa c'entravano ora i suoi sogni?
“Che… che
vuol dire?” domandò Briony incerta, temendo che ciò che Ylenia le nascondeva
fosse più grande di quanto immaginasse. E anche più pericoloso.
Il respiro di Briony era strozzato
come se qualcuno la stesse soffocando e il suo corpo fermo venne invaso da un tremolio sconosciuto.
Il cervello le diceva di scavare più a fondo, di far parlare chiaro Ylenia una volta per tutte. Ma una vocina nel suo cuore le
diceva di non azzardare, di non sfidare sempre il destino e di andarsene via
finché poteva… per sfuggire a quella verità che seppur non
conoscendola, ne aveva paura. Tutto il suo corpo vibrava.
Ylenia invece rimaneva
immobile, quasi imbalsamata, come se non le importasse del tormento interiore
di Briony,
ma poi i suoi folli pensieri presero parola:
“Dio mio è tutto assurdo… la tua storia
con Elijah e...” ma si zittì all'improvviso, come se temesse di aver detto
troppo e distolse subito lo sguardo dall’amica per non essere incentivata a
parlare ancora.
Briony invece continuava
a guardarla interrogativa, non riuscendo a capire dove volesse andare a parere
ma decise di non incalzarla più con le domande perché era fatica sprecata. Le
orecchie le fischiavano e il cuore martellava nel petto, ma non ne sapeva
affatto la ragione. Forse il suo inconscio non voleva sapere la verità perché l’avrebbe
sicuramente devastata?
Ylenia nel frattempo si
era appoggiata ad uno scaffale e guardò un punto indefinito davanti a sé.
“Prima o poi comunque te ne renderai conto… tu continuerai ad amarlo con la tua natura di umana,
mentre lui con la sua natura di vampiro. Non riuscirete a capirvi mai!” esclamò
sconcertata.
Briony allora uscì da
quel tunnel di insana paura, e rispose:
“Beh riguardo a questo ho già risolto”
Ylenia si girò verso di
lei con sguardo allibito:
“Cosa? Vuoi diventare un vampiro?”
La ragazza non disse né sì né no ma l’espressione del suo viso parlava
chiaro riguardo alle sue intenzioni, e Ylenia stranamente non la prese affatto bene infatti si parò
davanti a lei con uno sguardo fulminato e shockato:
“No Briony… non puoi farlo.” La sua voce non era autoritaria né infuriata… vibrava
quasi dal terrore, velata da una preoccupazione reale.
“Non devo chiedere a te il permesso! Ormai i tuoi consigli non mi servono
più” replicò Briony saccente non
dando peso alle affermazioni preoccupate della strega.
“Ti sbagli invece, ti serviranno eccome in futuro.”
“Smettila di parlare come un oracolo! Se devi dire una cosa, dilla.
Altrimenti taci e vattene da questa città!” rispose Briony gesticolando e perdendo la pazienza.
Ylenia la guardò in
silenzio senza proferir parola ma poi si avvicinò lentamente a lei, continuando
a guardarla tristemente:
“Mi dispiace che sia andata a finire così… non è come sembra Briony, io non sto facendo il doppio gioco e non ho alcuna
intenzione di aiutare Klaus”
Briony per tutta risposta
le rise in faccia:
“Tu mi hai sempre avvertito di essere prudente e su questo punto io dico:
sì devo esserlo. E direi d’incominciare da te! Non ho mai sentito dire niente
di buono su chi spia di nascosto le persone che ritiene amiche e che menta così
spudoratamente!”
La strega d’altro canto non si scompose e non mostrava alcun segno di
volerle dire tutta la verità: il perché l’avesse spiata in tutti quei mesi e
cosa avesse realmente a che fare con Klaus.
Briony questo lo intuì,
e essendo stanca delle sue continue risposte senza senso decise di andarsene da
quella stanza, senza aggiungere altro.
Non aveva ricavato niente da quell’incontro, niente. Soltanto
nuovi punti interrogativi senza risposta e una verità che le veniva negata o
che magari era una semplice invenzione proveniente dalla folle mente di Ylenia.
La strega, dopo che Briony se ne andò
sbattendo con forza la porta, si sedette sul letto sospirando rumorosamente. I
suoi occhi istintivamente vagarono sul ritratto che un tempo Klaus le aveva donato...
un tempo ormai morto e sepolto.
Prese tra le mani il foglio spiegazzato, cercando di stirarlo più che
poteva e con delicatezza, come se fosse la cosa a lei più preziosa e cara al
mondo.
Le sue dita toccarono lievemente il volto della ragazza vicina a lei, che
appariva la felicità fatta a persona. Ma anche quei ricordi erano morti,
scomparsi, svaniti dalla sua mente per non soffrire più. Perché a volte è
meglio non avere alcuna memoria di coloro che hai perduto.
Eppure una piccola fugace lacrima scese lungo la guancia abbronzata di Ylenia e cadde, come fosse pioggia, sul viso felice della
ragazza dipinta insieme a lei.
Briony camminava
stizzita nel tragitto verso la macchina, chiedendosi nervosa il perché le
parole misteriose di Ylenia l’avessero scombussolata così tanto senza neanche
capirne il senso… come se in qualche maniera la stessero avvertendo,
senza però specificarle il pericolo vero e proprio.
Sbuffò incollerita più con se stessa che verso Ylenia, proprio perché si era fatta fregare come una stupida
per la seconda volta. Forse ce l’aveva scritto in faccia che era miss
ingenuità, così le persone accorrevano come una folla impazzita per prenderla
in giro e poi voltarle le spalle.
Ma le giustificazioni dell’amica non l’avevano convinta neanche un po’… non
riusciva a fidarsi e nemmeno a credere che fosse innocente perché c’erano
troppo cose che dimostravano quanto Ylenia fosse poco sincera.
E per di più pazza e paranoica.
Come quando aveva tirato fuori l’argomento dei suoi sogni, anche se apparentemente
non avevano il minimo collegamento con ciò che Briony le aveva chiesto; e dubitava fortemente che i suoi
sogni c’entrassero con quella strana verità che Ylenia aveva accennato.
Tuttavia i suoi sogni spesso l’avevano intimorita, perché non erano sogni
normali e talvolta si rivelavano pure premonitori, come nel caso del brindisi
nella festa degli Originals.
L’ultimo che aveva fatto però l’aveva traumatizzata… e parecchio, proprio perché temeva che si avverasse, e
il suo cuore piangeva sangue al solo pensiero che Elijah potesse morire a causa
sua.
Ma in fondo ciò che più contava… è che quei
sogni l’avevano portata da lui. E’ stato grazie a loro che lei era riuscita a
trovare Elijah nella cantina dei Salvatore per poi salvarlo dalla morte. Forse
senza di esso, non avrebbe mai conosciuto Elijah e non avrebbe mai fatto parte
della sua vita..
Perciò come potevano essere sbagliati quei sogni? Come poteva credere che
causassero del male, quando in realtà l’avevano indirizzata verso una persona,
un vampiro, un uomo, che era arrivato a dimorare nel suo cuore e da lì non se
ne sarebbe mai più andato?
E’ vero, forse non c’era nulla di casuale… forse come aveva detto Ylenia tempo prima, era come se fosse stato il destino a condurre Briony da Elijah.
Ma proprio come il destino li ha uniti, li farà a pezzi.
Briony rincasò nel tardo
pomeriggio. Prima aveva fatto un lungo giro in macchina per schiarirsi le idee
ma non era servito granché visto che era più ansiosa di prima a causa del
litigio avvenuto con Ylenia.
Andò in camera sua e si sfilò pigramente la giacca mettendola su una sedia
accanto al comodino, quando ad un tratto scorse nello specchio davanti a lei
un’ombra oscura alle sue spalle e gridò senza accorgersene.
“Oddio mi hai spaventata!” mormorò sconcertata, girandosi vera l’ombra
oscura che si rivelò essere solamente Elijah. Il colore dei suoi vestiti si
intonava perfettamente con l’oscurità della stanza.
La ragazza lo fissò con gli occhi sgranati, ancora scossa dalla paura
appena provata, mentre il vampiro si fece avanti rivelando il suo sguardo
instancabilmente freddo e serio.
"Scusami." mormorò lui mettendosi di fronte a lei e
fissandola con sguardo vacuo, quasi vuoto. I suoi occhi distanti però
trapelavano una freddezza unica, come se non fosse affatto dispiaciuto
nell'averla spaventata.
Briony infatti captò una
tensione strana e vibrante in quella stanza, e si sentì tesa come una corda di un violino.
"Tutto bene?" domandò lei agitata.
Elijah si riscosse dalla sua espressione vuota, diventando però ghiaccio
puro.
"Non lo so. Dimmelo tu." sussurrò il vampiro facendo un passo in
avanti verso di lei.
Lo sguardo sempre fisso nel suo, come se le sue iridi nere volessero
incatenarla per torturarla in eterno.
"C-Cioè?" balbettò Briony diventando paonazza in viso, aggrovigliandosi le mani
e sfuggendo ai suoi occhi infernali.
Non voleva ammetterlo ma aveva la vaga impressione che Elijah non si fosse
affatto bevuto le giustificazioni contorte che gli aveva rifilato quella
mattina.
Briony quindi cercò di
ricomporsi per calmarsi:
"Io sto bene, sono solo sotto stress a causa del litigio avuto con
Caroline... Ma non ha nulla a che vedere con te." rispose cercando di
apparire decisa e di non far tremare la voce. Apparve un sorriso sereno sul
viso e si strinse nelle spalle, per far cadere la conversazione.
Ma il suo cuore non riusciva a mentire come il suo corpo: tamburellava a
non finire dentro il petto, come se volesse farsi sentire dal vampiro, gridando
a gran voce.
"Tutto qui?" domandò Elijah, corrugando la fronte e inarcando un
sopracciglio.
Il cuore di Briony batteva
impazzito, quasi fosse una prova della sua colpevolezza. Avrebbe tanto voluto
fermarlo ma i suoi occhi rimanevano incatenati dentro quelli Elijah, privandola
di qualunque volontà.
"Sì esatto. Non c’è nulla." rispose sfoderando un altro sorriso
anche se non convincente come il primo. Deglutì per scacciare il groppo in
gola.
Elijah serrò sospettoso gli occhi e si avvicinò ancora di più alla ragazza,
con passi lenti.
Ma in quel momento non stava vedendo lei… stava vedendo il suo cuore, il richiamo della sua
coscienza che la spingeva a dirgli la verità e a non nascondergli nulla. E
Elijah era bravissimo a cogliere ogni singolo battito e interpretarne i
pensieri.
"Allora, sbaglio io questa volta?" domandò incerto riferendosi
più a se stesso che a lei.
La tensione continuava ad aleggiare nella stanza: Elijah era concentrato a
studiare ogni mossa di Briony e la voce del
suo cuore; mentre la ragazza temeva che le sarebbe venuto un colpo a fine
giornata se gli occhi di Elijah non avessero smesso il più presto possibile di
inghiottirla dentro le sue iride oscure. E di fissarla così gelido, come se fosse una statua
impassibile ad ogni emozione.
Briony alla fine soffocò
una risatina e assentì con la testa per smorzare quella tensione. Aprì la bocca
per riprendere ossigeno.
"Vado a preparare da mangiare." disse poi mettendogli una mano
sul braccio, e Elijah ricambiò con un sorriso. Un sorriso gelido.
Briony deglutì
silenziosamente e sorpassò il vampiro andando verso la porta. I suoi passi
erano pesanti come se stesse trasportando un macigno, senza contare che sentiva
lo sguardo di Elijah trapassarle la schiena.
Avanzò verso la porta questa volta con più decisione, scacciando via
qualunque timore. Mise la mano nella maniglia e aprì leggermente la porta per
uscire, ma venne bloccata improvvisamente, come se fosse stata travolta da una
tempesta.
Elijah infatti le fu accanto in un secondo e le chiuse la porta bruscamente
con una manata, impedendole di uscire.
Briony sussultò subito
terrorizzata, soffocando l'urlo che un secondo prima stava per esploderle
dentro il petto.
Aprì la bocca non capacitandosi di come l’urlo non fosse fuoriuscito a
causa dello spavento, ma forse anche quello era rimasto bloccato dalle iridi
agghiaccianti del vampiro.
La mano forte di Elijah era ancora attaccata alla porta, come per impedirle
qualunque via di fuga, e per poco non l’aveva quasi sfondata a causa della
potenza del suo colpo.
I due erano vicinissimi: Briony aveva il respiro
accelerato, mentre Elijah sembrava non lo avesse affatto in corpo. Sembrava non ci fosse nulla
di umano dentro di lui.
La luce degli occhi di Elijah però era come una fiamma, che consumava ogni
cosa con il calore e che trafiggeva con un freddo mortale. Mentre quelli di Briony tremavano e sbiancarono, facendo impallidire persino
le sue iridi verdi, e dimostravano ampliamente il suo essere così indifesa e
spaventata.
"Briony, c'è qualcosa che mi
stai nascondendo.” Affermò Elijah stringendo gli occhi che erano diventate due
fessure nere, minacciose.
La ragazza non biasimava affatto la “povera” Elena per essersela fatta
sotto quando Elijah le aveva fatto il terzo grado nella foresta… quello sguardo diabolico avrebbe fatto scappare persino il
diavolo in persona.
Ma lei ne fu talmente succube che cominciò a tremare come una foglia, ad
aprire e chiudere contemporaneamente la bocca, e articolando suoni disconnessi
chiedendo pietà.
Il vampiro rimaneva comunque impassibile:
“Non sottovalutarmi, Briony. Anche se a parole
neghi tutto, riesco a leggere nel tuo cuore e quello non mente mai. Dimmi la
verità.” Sibilò continuando a invadere il suo universo con i suoi occhi neri
impenetrabili e l’espressione perfida, da predatore.
“I-io…” balbettò Briony terrorizzata, non riuscendo neanche ad articolare una
frase. Se continuava a spaventarla in quel modo, lei si sarebbe chiusa ancor di
più a riccio e le sarebbe venuto persino un colpo al cuore.
Voleva far scomparire i suoi incubi, invece di farli riaffiorare. Non
voleva dirgli la verità, non poteva.
Vedendola tentennare, Elijah le puntò in faccia uno sguardo tetro che
incuteva inquietudine, la classica espressione che indossava quando voleva
costringere le persone ad acconsentire al suo volere.
“Non
vedo dove sia il problema. Giacché me ne sono accorto, parlamene.” La voce
ingannevolmente calma e lei non cadde in quel gioco mentale perché impallidì
completamente.
Aveva paura di lui, di quella sua collera simile a un
fiammifero che sta per prendere fuoco.
Anche se un gelo primitivo l’aveva paralizzata prima, ora riusciva
finalmente a muovere i muscoli e cominciò a indietreggiare, tenendo sempre lo
sguardo incatenato a quello di Elijah.
Ma ad ogni mossa che faceva per allontanarsi da lui, lo sguardo
dell’Originario diventava spaventoso da far gelare il sangue nelle vene. Gli
occhi percorsi da un lampo di pura cattiveria.
La sua mano lasciò la porta, quasi perforata da un buco profondo, e
imprigionò Briony questa volta
affondando la mano nella parte del muro vicino a lei, impedendole così di
muoversi.
“Briony, non capisco davvero il
tuo gioco.” La ammonì come se fosse colpa sua. Il gesto era stato semplice, non
molto brusco come prima, ma ancora una volta Briony trasalì terrorizzata nel sentirsi in gabbia. Perché la
spaventava intenzionalmente?
Lei nascondeva la verità perché ne aveva paura, non per fare un torto a
lui.
Ma in quel momento la sua paura principale era rivolta a lui: una paura così soffocante e distruttrice che le
impediva di parlare.
Elijah abbassò pericolosamente lo sguardo su di lei, torturandola con occhi
nerissimi.
“Tanto lo sai che scoprirò cosa mi nascondi. Perché ti ostini a mentirmi?
Eppure lo sai che non tollero chi lo fa.” esclamò gelido, scandendo bene le
parole.
Briony lo guardò questa
volta sbigottita negli occhi: in quel momento capì cosa gli altri vedevano in
lui, o il perché tremassero alla sua sola vista. Perché in quei frangenti
Elijah appariva una creatura priva di qualunque umanità o emozione, che
terrorizzava chiunque non volesse ascoltarlo o obbedirgli. Non ammetteva alcuna
controreplica alle sue sicurezze pur di perseguire i suoi scopi...
Eppure Briony lo sapeva...
sapeva che Elijah non era moralmente buono come uno Stefan o una Elena, e
che aveva un lato oscuro visibile a chiunque gli si opponesse..
Lei aveva scorto questo suo lato, era stata la prima cosa che aveva visto
in lui; non l'aveva rifiutato ma l'aveva accettato, anche se razionalmente
poteva sembrare folle. E talvolta ne rimaneva pure abbagliata.
Ma lei cercava l'Elijah umano. L’aveva fatto in passato e l’avrebbe fatto
sempre.
Tuttavia in quel momento stava prevalendo la sua parte demoniaca. Quella
umana invece sembrava scomparsa, volatilizzata come una foglia troppo fragile
da poter sopravvivere all’inverno.
Mai aveva avuto così paura di lui, prima d’ora. Mai l’aveva visto riversare
su di lei una tale ira. Mai lo avrebbe immaginato.
Ma la parola “mai” è un parolone grosso che tuttavia è facile da
calpestare, come la parola “per sempre”.
Abbassò lo sguardo sentendo gli occhi velarsi di lacrime amare, e sentì Elijah
sospirare silenziosamente e farsi più vicino al suo viso. La sua vicinanza
stranamente la inquietò.
“Perché non riesci a guardarmi negli occhi?” sussurrò gelido, senza un
briciolo di ripensamento per il modo in cui si era comportato. La sua mano
fredda si alzò per toccarle il viso, ma Briony la ricacciò all’istante.
“Perché mi stai terrorizzando a morte!” esclamò lei con voce strozzata dal
pianto che scese lungo il suo viso come una cascata dirompente.
Si sentì una stupida nel piangere in quel modo, ma vedere la rabbia
minacciosa di Elijah riversarsi su di lei senza alcuno scrupolo l’aveva fatta
crollare.
Riuscì a sollevare lo sguardo, e i suoi occhi verdi lacerati dal pianto
fissarono quelli del vampiro.
In quel momento l’espressione minacciosa e dura di Elijah si ruppe in mille
pezzi, come un vetro in frantumi e cambiò radicalmente.
Il viso gelido divenne meno incisivo e cupo, i suoi muscoli irrigiditi si
rilassarono, e dischiuse lievemente le labbra con un’espressione assorta, come
se stesse contemplando quelle lacrime che lui stesso aveva scatenato.
I suoi sensi, un minimo prima raffreddati e resi sordi al dolore di Briony, ripresero vita e la mente di Elijah captò i pensieri
agognanti dell’umana.
Tuttavia Briony non desiderava
scorgere del rimorso nei suoi occhi neri, non voleva niente, soltanto uscire da
lì. Non riusciva più a respirare in quella stanza; voleva scappare da quella
calma gelida, da quell’ira, da lui.
“Lasciami andare.” Sussurrò a malapena, scostandosi da lui e camminando a
falcate lungo la stanza, dirigendosi verso la finestra. Non aveva il coraggio
di ritornare vicino alla porta. Voleva restare sola, voleva ritornare a
respirare.
“Aspetta.” Mormorò profondamente Elijah afferrandola da dietro
all’improvviso. Il braccio del vampiro si incastrò al di sopra della sua vita,
immobilizzandola contro il suo petto.
Briony sussultò un’altra
volta per lo spavento; ogni fibra del suo corpo vibrava per la paura di
rivedere il volto di Elijah così freddo, paralizzante e spaventoso.
Ma questa volta non poteva guardare dentro le sue iridi nere, poiché la sua
schiena si scontrava contro il petto del vampiro, e il braccio forte di Elijah
la stringeva forte a sé in una stretta letale dalla quale era impossibile
scappare.
Briony sentì il respiro
freddo del vampiro sui suoi capelli: aveva appoggiato il viso contro di essi,
ma non diceva nulla, né dava segno di volerlo fare. Sembrava come se volesse
regolare il respiro accelerato di Briony attraverso il silenzio, stringendola contro di sé per
farle percepire come il suo cuore gelido gli si fosse bruciato nel petto quando
l’aveva vista versare lacrime a causa sua.
Man mano che la teneva stretta, l’ansia di Briony diminuiva così come il fiatone e finalmente riuscì a
rilassarsi; così adagiò la testa nell’incavo della spalla di Elijah, chiudendo
gli occhi mentre lo faceva.
Il braccio di Elijah la lasciò lentamente, sprigionando una scia di fuoco
all’interno del corpo di Briony; poi all’improvviso
lui la prese entrambe per le spalle e la fece girare velocemente verso di lui.
Occhi negli occhi.
Briony deglutì
nervosamente. Numerosi pensieri si moltiplicarono in quel momento, scontrandosi
l’uno contro l’altro per quanto fossero contrastanti e ciò le impediva di
parlare lucidamente.
Ma mentre lo osservava, notò che i suoi occhi di ghiaccio si sciolsero
ritornando perfettamente neri come un cielo oscuro senza una stella; e quegli
occhi bruciarono nei suoi con un’intensità travolgente.
Elijah alzò lentamente la mano come se avesse paura di sfiorarla. Più volte
tentennò nel farlo, ma la sua espressione nel volto divenne meno rigida, e
infine le dita fredde raccolsero delle piccole lacrime fugaci che ancora
contorcevano il viso di Briony.
“Mi dispiace farti soffrire. Ma le lacrime sono sempre il risultato della
mia ira.” Mormorò profondamente come se stesse colpevolizzando la sua natura.
Accarezzò lievemente le sue lacrime e abbassò poi le dita dal suo viso,
lasciandole spazio.
“E allora perché l’hai fatto?” domandò Briony incerta. Perché per farsi dire la verità era arrivato
a spaventarla in quel modo come nessuno aveva mai fatto? Eppure facendo così,
lei si chiudeva ancora di più dentro se stessa e la paura tornava a manovrarla.
“Ho perso il controllo. Non succederà più.” rispose Elijah ricambiando lo
sguardo.
In quel momento la sua espressione era puramente associata al ghiaccio:
rigido, scolpito, dall’aria indistruttibile.
Eppure Elijah poco prima aveva sentito qualcosa di oscuro e terribile
spalancarsi al di là della sua corazza: il mostro dentro di lui si era agitato, come già alcune volte
era accaduto dalla festa a casa Mikaelson, e gli aveva sussurrato con voce maligna di scoprire
cosa Briony gli nascondeva, anche arrivando alla forza o alla violenza.
Ma quando aveva visto la reazione di Briony dovuta alla paura che lui stesso le aveva inferto...
allora la sua anima umana, non ancora del tutto persa, era riuscita rimettere
il mostro dentro la gabbia e a bloccarlo.
Lei lo guardò intristita, notando il suo tormento interiore, ma decise in
quel momento di liberarsi di un peso e di dar libero sfogo ai suoi pensieri:
“Vuoi sapere la verità? Vorrei tanto fuggire.” Mormorò all’improvviso
fissandolo dritto negli occhi. “Vorrei fuggire dai miei problemi, da tutto questo…” Poi si tappò la bocca ripensando che qualche secondo
prima sarebbe voluta fuggire via da lui.
E Elijah questo lo captò.
Serrò la mascella, divenne saldo come una roccia ma nei suoi occhi sembrava
esserci una burrasca di fiamme gelide.
Briony trasalì temendo
di averlo ferito e sospirò silenziosamente, portandosi una mano sul viso: “Ti
prego, lasciami un po’ sola ora.” Sussurrò timorosamente, non osando guardarlo.
Elijah restò immobile per qualche secondo a fissarla, ma poi distolse lo
sguardo senza proferir parola.
Il cuore le si strinse in una morsa nel vederlo così, ma aveva davvero
bisogno di restare sola.
Briony sentì poi i passi
di Elijah allontanarsi sempre di più da lei, e finendo dritti verso la porta ma
dopo non sentì alcun movimento.
La ragazza alzò la testa e vide Elijah fermo davanti alla porta a fissarla
come prima, con sguardo gelido e indecifrabile.
“So che c’è qualcosa che ti turba, lo percepisco. Ma se tu non vuoi dirmi
la verità, non ti costringerò a farlo. Non ti
obbligherò, se tu non lo vuoi.” Mormorò impenetrabile, guardandola come se non
la vedesse davvero. E chiuse la porta con un tonfo.
Briony dal canto suo
chiuse gli occhi mentre lo fece. Si sentì una stupida, una patetica stupida
mentre continuava inesorabilmente a piangere.
Sapeva cosa albergava nell’animo corazzato di Elijah, e l’aveva sempre accettato
ma allora perché aveva avuto così paura di lui? Forse perché aveva temuto che
le facesse del male… sebbene sapesse
in fondo al cuore che lui non gliene avrebbe mai fatto.
Ma lui era pur sempre un vampiro e lei non poteva mettere la testa sotto la
sabbia, pensando di scorgere in lui soltanto il suo lato umano, e non quella
parte reale e più presente della prima. Quella demoniaca.
Ma forse senza l’abisso non potevano esserci le vette. Forse non si poteva
trovare la luce senza cadere nel buio. Se vuoi trovare un arcobaleno devi
sopportare la pioggia. C'è la doppia faccia in ogni cosa.
Briony si lasciò andare
stancamente sul letto: aveva i nervi tesissimi e il cuore si scagliava contro
il petto come se volesse autodistruggersi. Non c’era più luce in quella stanza.
E così il buio si impossessò di ogni cosa, avvolgendo nelle tenebre
ogni sentimento morente... a parte uno: il
dolore.
Se c’era una cosa che poteva cancellare il dolore, la paura e i rimpianti,
quello era un bel Martini. Briony era solo al suo
primo drink ma aveva già la testa fra le nuvole e per fortuna che era seduta al
tavolo altrimenti sarebbe caduta come una scema.
Ma l’unica cosa che sapeva fare bene anche in quel momento era
compiangersi: forse se avesse detto subito la verità a Elijah senza tanti
preamboli, ora non sarebbe ridotta a uno straccio. O forse sarebbe andata anche
peggio.
Chissà perché, ma lei fin da bambina aveva sempre avuto paura di rimanere
ferita, e che qualcuno che amava potesse farle del male. Sia fisicamente che spiritualmente.
La paura la sovrastava ma la cancellò svuotando il bicchiere. Stava per
ordinarne un altro, quando tre persone si avvicinarono al suo tavolo e presero
posto vicino a lei senza neanche chiedere il permesso.
Briony guardò Caroline, Stefan e Damon con
sguardo accigliato e stizzito:
“Beh? Che è sta roba? Il convegno dei tre moschettieri?”
Damon sghignazzò. “Quel bicchiere è tutto solo soletto, quindi ti facciamo
compagnia. Matt? Altri tre!” esclamò facendo un cenno al biondino.
Caroline guardò la sorella dalla testa ai piedi: “Sembri uno straccio.”
“Grazie, me lo sono visto da sola.”
Stefan si schiarì la
voce per attirare l'attenzione.
“Ci dispiace disturbarti ma… avremmo bisogno del
tuo aiuto e spero davvero che tu ce lo concederai.”
Briony guardò i tre con
una strana occhiata:
“Quello che voi chiamate aiuto, sicuramente comporterà soltanto guai per
me. Comunque, che cosa c’è?”
Stefan prese un profondo
respiro e cominciò:
“Caroline è venuta a sapere da Klaus che se un Originario muore, muore
anche tutta la sua discendenza. Ma noi purtroppo non sappiamo ancora chi ha
creato la nostra… siamo ad un
punto morto e rischiamo quindi di venire uccisi anche noi.”
“Siano benedetti gli incontri amorosi tra Barbie Vampire e il super cattivo
di Mystic Falls!” esclamò Damon
all'improvviso alzando il bicchiere, come per brindare alla nuova love story di Mystic Falls.
Briony guardò Caroline
stupefatta, forse perché ancora non ci credeva che la sorella avesse un reale
interesse per Klaus dopo tutto quello che aveva fatto… forse era il caso di dirle che l’ibrido aveva anche un
inciucio con Ylenia… No, che se la cavassero tra di loro.
La biondina guardò Briony con la coda
dell’occhio, temendo che la giudicasse o sparasse a zero su di lei, ma la
sorella maggiore non disse nulla per sua somma sorpresa. D’altronde lei non
aveva fatto ancora nulla di esplicito con Klaus... voleva soltanto ricavare
informazioni da lui, distrarlo così che Stefan e Damon avessero campo libero nei loro piani folli...
anche se doveva ammetterlo, le attenzioni di Klaus le piacevano. E molto.
La voce di Briony la distrasse dai
suoi pensieri: “Non potete quindi uccidere l’Originario che vi ha creati
altrimenti morirete.” disse guardando preoccupata la sorella.
“Esatto. Briony, non saremmo venuti
da te se avessimo una pista per trovare la verità... ma non ce l’abbiamo.”
disse Stefan guardandola negli occhi.
“Per una volta che la tua relazione extra drammatica e mielosa da far
venire le carie ai denti ci può essere utile, non vorrai mica tirarti indietro!”
sghignazzò Damon col suo solito tono ironico. Briony lo trafisse con lo sguardo ed ebbe l’impulso di
rovesciargli il bicchiere in faccia, ma cominciò a ragionare:
“Beh comunque… l’unica soluzione e anche la più ragionevole è
dimenticare i vostri piani folli di uccidere gli Originari. Non dovrete fare
più nulla per nuocerli.” rispose decisa. Se nessuno dei due fronti aveva
intenzione di scontrarsi all'ultimo sangue, poteva godersi finalmente un po’ di
serenità.
“E Klaus? Come la mettiamo? Sarebbe sempre un pericolo per tutti noi.”
L'avvertimento di Stefan la riscosse dai
suoi sogni di serenità e così Briony tornò ad incupirsi. Con la minaccia persistente di
Klaus non sarebbero mai potuti vivere in pace.
Sentì Damon sbuffare spazientito:
“Senti, in poche parole tu dovresti chiedere a Elijah chi dei suoi fratelli
ha trasformato Rose, la vampira che ha trasformato Katherine, che di
conseguenza ha trasformato me e Stefan eccetera eccetera. Ci voleva tanto per dirlo?”
Briony allora guardò
sbigottita tutti e tre i presenti:
“Che cosa dovrei fare io?! La spia?” domandò stizzita.
“No, ti stiamo dando l’occasione di salvare tua sorella prima che venga
ridotta in cenere per sbaglio.” rispose Damon minaccioso.
“E se Elijah non lo sa?”
“Lo saprà sicuramente! Lui è sempre al corrente di ogni cosa, anche quella
più superflua e Rose era nella sua cerchia negli anni del 1490.”
Briony però si strinse
nella sedia: non le piaceva entrare a far parte nei piani folli dei Salvatore e
per di più indagare sul passato degli Originali. Quella situazione l’avrebbe messa sicuramente nei
casini, eccome.
All’ improvviso Caroline le prese la mano fra le sue.
“Vedila dal lato positivo Briony… se l’Originario
che ha creato la nostra discendenza è Elijah, lui sarà intoccabile e non dovrai
più preoccuparti.” disse per convincerla, anche se Briony si ritirò subito
dalla sua stretta, continuando ad ignorarla.
“Io non voglio che gli altri fratelli di Elijah muoiano. Non vi hanno fatto
niente. L’unico che ha colpa di tutti questi casini è Klaus… e se è lui? Ci avete pensato?” domandò alla fine con
voce strozzata. Se era Klaus colui che aveva dato inizio alla loro discendenza
allora sarebbero caduti in guai seri e sarebbero rimasti fregati.
Damon smorzò la tensione con una delle sue classiche battutine.
“Sapete che c’è? Io sono un ottimista! Sicuramente non è lui, la nostra
discendenza non può essere di così basso profilo!”
Caroline lo guardò storto ma finse di ridere; Stefan tornò a supplicare Briony con lo sguardo:
“Quindi? Ci aiuterai Briony a scoprire la
verità?” domandò bonariamente sperando in un sì.
Lei deglutì nervosa, attorcigliandosi le dita:
“Non mi piacciono i vostri piani e non mi piace esservi immischiata… ma…”
I suoi occhi saettarono su quelli di Caroline. Sebbene gli ultimi
avvenimenti contrastanti, una parte del suo cuore era ancora legato alla
sorella, che lei lo volesse o meno. E si sentiva in dovere di proteggerla dopo
tutto: i fratelli maggiori si prendono sempre cura dei fratelli minori. Un
classico.
“Ma non permetterò che mia sorella muoia nonostante quello che lei pensa di
me.” rispose infine.
Caroline la fissò a bocca aperta.
“Briony io...”
Ma lei non le diede il tempo di inventare altre giustificazioni di comodo,
infatti si alzò velocemente dal tavolo. Ovviamente non voleva vedere la sorella
morta e stecchita, ma il loro rapporto non poteva tornare come prima da un
giorno all’altro.
“Cercherò di scoprire chi è l’Originario che ha creato la vostra
discendenza. Ma statemi bene a sentire… se scopro che
è Elijah, non vi azzardate a uccidere Rebekah, Finn, Kol o Gwendolyn soltanto per gratificare il vostro ego di salvatori di Mystic Falls. Chiaro?” disse decisa alzando l'indice della mano.
“Noi non ti promettiamo proprio nient-" Damon stava per risponderle a tono quando Stefan gli diede una
gomitata nello stomaco per zittirlo.
“Non faremo loro del male, se loro non lo faranno a noi. E’ una promessa.”
replicò solennemente Stefan alzando il viso.
Briony assentì; non era
molto certa di fidarsi della loro buona fede, soprattutto di quella di Damon,
ma almeno aveva fatto un tentativo. E poi supponeva che non avrebbero fatto
troppi casini fino a quando non avrebbero saputo la verità.
Briony andò via dal
tavolo, quando sentì la voce di Caroline chiamarla. All'inizio fece finta di
niente ma dovette fermarsi perché si ritrovò improvvisamente davanti la
biondina, la quale le impedì il passo.
La vampira prese un lungo respiro prima di cominciare il suo monologo per
chiedere perdono:
“Mi dispiace. Io non pensavo quelle cose che ti ho detto all’ospedale… ero
arrabbiata e da quando sono un vampiro non riesco a controllarmi a volte, e so
di non meritarmi niente da te… ma tu sei la persona a cui voglio più bene, lo sai
questo no?” chiese supplicante guardandola con occhi dolci.
L'animo di Briony si rabbuiò:
quanto avrebbe voluto crederle, ma la fiducia non si conquistava magicamente
dal nulla. Lo si dimostrava con i fatti, le attenzioni e le premure. E
purtroppo Caroline non era ancora riuscito a capirlo, o forse era troppo
indietro per arrivare al traguardo di un nuovo rapporto con Briony.
Infatti lei si scansò dopo un attimo indecisione; la vicinanza di Caroline
le faceva troppo male.
“Ti farò sapere se avrò notizie.” disse sfuggente, e la sorpassò per uscire
dal locale in fretta e furia.
Un sole accecante e improvviso la investì: per fortuna indossava solo una
canottiera sopra il giubbotto altrimenti sarebbe morta dal caldo.
Fece alcuni passi lungo il marciapiede ma si fermò subito perché intravide
Elijah dall’altro lato del marciapiede, intento a parlare con Gwendolyn. Sembravano non essersene accorti della sua presenza,
infatti quando Elijah alzò lo sguardo e incrociò il suo, rimase sorpreso nel
vederla, tuttavia l’espressione del viso rimase lo stesso impassibile. Quello
sguardo le fece male.
Anche Gwendolyn non appena si
accorse di lei la trafisse con un’occhiataccia, ma salutò subito il fratello
per poi andarsene via, continuando a fissare Briony con uno sguardo pieno d’odio. L’umana non fece caso
alle frecciatine dell’Originaria perché il suo sguardo era incatenato dentro
quello inespressivo di Elijah.
Nonostante ci fosse un’enorme strada in mezzo a loro, non era quella la
reale distanza che li separava. Era a causa di ciò che era successo l’altro
giorno, il male che si erano fatti a vicenda e che si espandeva come lava
incandescente, bruciando entrambi.
Elijah la fissò imperscrutabile, ma poi non fece nient’altro se non
ignorarla mentre andava verso la macchina e ci saliva dentro; per colpa del
sole accecante il vampiro fu costretto a mettersi gli occhiali da sole. Tutto
senza degnarla di uno sguardo.
Quando mise in moto, il suo sguardo irrequieto vagò in un punto sospeso fra
loro, ma Briony ebbe l’impressione che dietro quegli occhiali scuri
lui stesse guardando proprio lei. Non ebbe però il tempo di fare niente o di
pensare a qualcosa, che lui partì subito sgommando.
Briony osservò la
macchina con sguardo dispiaciuto, triste, pieno di malinconia. Avrebbe tanto
voluto che si fermasse, e annullasse quella distanza straziante fra loro.
Elijah fece solo qualche miglio quando si fermò su un margine della strada:
i suoi occhi erano fissi sullo specchietto laterale che gli mostrava la figura
di Briony ancora ferma sul marciapiede a guardarlo. La fissò per
secondi interi attraverso gli occhiali scuri, poi ripartì.
Ma ingranò con forza la retromarcia.
La macchina di Elijah si fermò nel punto esatto in cui si trovava Briony, che rimase completamente allibita quando il
finestrino dell’auto si abbassò e vide i capelli scuri di Elijah risplendere
alla luce del sole.
La pelle del suo viso era più diafana del solito.
“Vorrei che mi accompagnassi in un posto.” Mormorò lui improvvisamente
tenendo sempre lo sguardo davanti a sé.
Briony piegò curiosa la
testa da una lato, mentre Elijah si voltò verso di lei e sul viso apparve un
lieve sorriso sghembo, anche se tirato, e continuò:
“Se non hai paura di restare da sola con me.”
Briony scosse la testa
ma sorrise felice, accettando il suo invito e salì in macchina.
Durante il viaggio restarono tutti e due in totale silenzio: Elijah
guardava dritto davanti a sé senza mai guardarla, mentre Briony lo fissava con la coda dell’occhio in un intervallo di
dieci secondi. Non riusciva a non guardarlo e questo la metteva in soggezione,
perché non sapeva cosa dire né come comportarsi, visto che lui appariva come un
blocco di ghiaccio.
Si morse nervosa il labbro: “Posso chiederti una cosa?”
“Sì.” rispose lui freddo. Briony trasalì di
fronte a quel gelo.
“Ecco… ho
avuto una strana chiacchierata con i Salvatore e mia sorella oggi... pensavo dovessi
saperlo..”
E gli raccontò tutto quello che era venuta a sapere, ma stranamente Elijah
si mostrò molto sorpreso nel conoscere che se uccidevi un Originario allora
uccidevi anche la sua discendenza.
“Comunque se lo sapessi, non lo direi certamente a loro.” disse lui
adagiandosi sullo schienale.
“Perché?”
“Perché questa loro ignoranza implica che non faranno nulla per nuocere me
o qualunque altro dei miei fratelli. Finché loro non lo sanno, non faranno
niente di stupido.” Mormorò sicuro.
Briony guardò il
panorama davanti a sè: anche lei ci aveva pensato infatti era la soluzione
più ragionevole. Tuttavia la
minaccia di Klaus era sempre persistente, e poi...
“Però tua madre non avrà i loro stessi scrupoli... che succede se trova il
modo di uccidervi?”
“Ce ne stiamo già occupando.” rispose lui seccamente per chiudere la
conversazione.
Briony si morse il
labbro e tornò a guardare il panorama; le faceva uno strano effetto stare con
Elijah in macchina, con lui alla guida. Pensava che al vampiro non interessassero
le tecnologie, essendo nato in un’altra epoca e apparendo sempre così formale.
Ma anche in quelle circostanze Elijah appariva sempre nobile e elegantissimo.
Ad un tratto le mani del vampiro si irrigidirono sul volante, come se lo
volesse staccare da un momento all'altro.
“Non mi piace.” disse improvvisamente con un tono di voce vibrato dalla
tensione.
Briony allora lo guardò
interrogativa aspettando che continuasse.
“Mi urta che i Salvatore ti coinvolgano nei loro piani, che puntualmente
vanno sempre a finire male.” rispose poi, serrando la mascella.
Briony lo guardò
intensamente per cancellare ogni sua preoccupazione:
“Ma io sono già coinvolta.. in un modo o nell’altro”
Elijah si girò verso di lei.
Chissà cosa si nascondeva dietro quegli occhiali scuri, dietro i suoi occhi
impenetrabili e dietro la sua corazza di ghiaccio, in quel momento. Erano
ancora emotivamente divisi da ciò che era accaduto?
Lasciarono cadere entrambi la conversazione, visto che la macchina si fermò
all’improvviso e Elijah scese dall’auto togliendosi gli occhiali. Briony restò a fissarlo inquieta per un po’, poi decise di seguirlo
a tentoni.
Si trovavano nel centro della foresta di Mystic Falls, non molto lontano
c’era la vecchia casa che pullulava di anime di streghe morte.
Nel viso di Elijah comparve un sorriso malinconico, mentre camminava vicino
agli alberi. Le descriveva di come la scuola di Mystic Falls fosse stata
costruita sopra un villaggio indiano, la piazza della città era stato il luogo
dove si riunivano gli indigeni per pregare e lì vicino c’era un campo dove
pascolavano cavalli allo stato brado.
Briony ascoltava
affascinata, sorridendogli ogni qual volta lui le mostrava aneddoti di una vita
passata che sicuramente gli mancava da morire... quel tempo in cui Elijah era
ancora umano.. libero da quella corazza ricolma di freddezza e cinismo che la
sua vita immortale e sanguinaria gli aveva imposto nel tempo.
Si fermarono ad un punto vicino alle grotte dove lui giocava da bambino, ma
all’improvviso Briony smise di
sorridere e impallidì notevolmente.
Aveva la vaga sensazione che quello fosse il luogo in cui Elijah aveva
scavato la fossa a Elena per farla parlare riguardo ai piani di Esther. Alzò lentamente il viso verso Elijah guardandolo con
sospetto e indietreggiò intimorita.
Quando il vampiro si accorse della sua reazione, la fissò sorpreso
corrugando la fronte: “Che cos’hai?”
Briony lo guardò
intimidita, chiedendosi cosa volesse fare in un luogo del genere e rimase
impietrita come le rocce vicino a lei.
“Vieni. Da questa parte, manca ancora un po.” disse lui semplicemente avanzando lungo il sentiero. Briony allora ritornò a
respirare regolarmente, e arrossì colpevolizzando la sua stessa stupidaggine
per aver pensato che Elijah volesse scavare la fossa pure a lei.
Sperò vivamente che lui non se ne fosse accorto e cercò di mantenere il suo
passo, sperando di non incespicare in qualche radice. Finirono nel bel mezzo
della foresta e Briony si ritrovò
davanti una specie di cascina antica e abbastanza grande, che non aveva mai
visto prima. Eppure era venuta spesso da quelle parti.
“Io e i miei fratelli ne avevamo una simile dopo che nostra madre ci ha
trasformato. Era diciamo il nostro rifugio fuori dal mondo.” disse il vampiro,
con uno strano sorriso malinconico.
Briony gli si affiancò
ricambiando il sorriso, e guardò sia lui sia la villa con sguardo affascinato e
ipnotizzato.
Quella casa era il suo rifugio lontano dall'odio e dalla paura degli altri,
dal disprezzo per se stesso. I suoi fratelli e lui potevano essere
semplicemente loro stessi in quel luogo, lontano dal mondo che Esther aveva creato per loro. “Ovviamente l’abbiamo fatta
ricostruire perché non c’era rimasto più nulla, se n’è occupata Rebekah visto che lei
ama questi tipi di ricordi.”
Briony rise lievemente e
gli accarezzò il braccio. In quel preciso istante ebbe la piena chiarezza che
anche lui avesse nostalgia di quei ricordi.
Elijah le aprì la porta e la fece entrare per prima, mostrandole l’interno
della casa che aveva il classico aspetto di un rifugio di campagna, ma allo
stesso tempo accogliente.
I pavimenti erano fatti unicamente in legno, e lui la condusse nel salone
principale dove c'erano ampi scaffali e un divano davanti al camino. Le camere
di sopra non erano ancora state del tutto ristrutturate.
“Non mi aspettavo mi portassi qui.” esclamò lei guardandosi attorno curiosa
e affascinata.
“E che cosa ti aspettavi? Che ti imprigionassi in una grotta come ho fatto
con Elena?” Domandò Elijah all’improvviso rivolgendole uno sguardo perfidamente
freddo.
Briony sussultò e avvampò,
segno che fosse colpevole di aver pensato una cosa simile, ma aveva sperato che
lui non se ne fosse accorto.
Ma d’altronde a Elijah non sfuggiva mai niente, e lo sguardo di pietra che
le lanciava in quel momento la distrusse interiormente.
“Non è vero... è stato quel luogo lugubre a mettermi in soggezione.” Briony tentò vanamente di giustificarsi ma lui la interrupe
senza neanche ascoltarla.
“Che razza di uomo credi che io sia? Davvero pensavi che ti avrei fatto una
cosa simile?” domandò shockato e frastornato per le allusioni della
ragazza.
Infatti quello che lo feriva di più, che spezzava quel briciolo di umanità
che gli era rimasta, era il fatto che lei lo guardasse con gli stessi occhi
delle sue vittime che si terrorizzavano ad ogni sua mossa, o lo giudicassero
una creatura senza scrupoli.
Briony scosse
ripetutamente la testa, andandogli incontro per accarezzargli il viso e
sussurrandogli di continuo che non era vero, che il suo inconscio non pensava
veramente quelle cose di lui.
Ma Elijah ricacciò via le sue mani come se fosse stato scottato: “Lascia
stare.” sussurrò gelido, allontanandosi da lei.
Briony si morse il
labbro, guardandolo sconsolata e intrecciò convulsamente le mani tra loro; in
quei giorni si sentiva in alta marea, e per colpa della paura non riusciva ad
affrontare quelle onde burrascose.
Passò il tempo ma nessuno dei due disse niente: Elijah sfiorava con la mano
i ripiani degli scaffali, dei tavoli, di ogni oggetto che si trovava in quella
casa, stando ben attento però a non sfiorare lei.
Eppure i suoi sguardi la trafiggevano eccome: il viso di Elijah nei pochi
momenti in cui la guardava non faceva trapelare niente, se non distacco e
freddezza.
Briony si strinse nelle
spalle e trasalì sentendo quel ghiaccio invadere le sue vene e fermare il
battito cardiaco. Per smorzare l’atmosfera si mise ad osservare un ripiano in
cui c’erano molti libri, alcuni molti vecchi e impolverati, altri più nuovi e
lustrati.
Sentì all'improvviso dei passi dietro di lei e un respiro gelido le
solleticò l’orecchio facendola sussultare, e così si girò di colpo sgranando
gli occhi.
Elijah aveva semplicemente allungato un braccio per prendere un libro e
l’aveva così inavvertitamente sfiorata, ma restò comunque stupito della
reazione della ragazza.
Affilò lo sguardo mentre i suoi occhi divennero due fessure nere
impenetrabili:
“Ho capito. E’ stato un errore portarti qui.” mormorò duramente. Lo sguardo
perso in lontananza.
Briony aprì la bocca per
replicare ma lui non gliene diede neanche il tempo, infatti andò verso il
tavolo e prese velocemente le chiavi della macchina. La ragazza allora gli
afferrò il braccio per fermarlo: “No aspetta, Elijah! Non è così, io voglio
rimanere. Non roviniamo tutto.” rispose col tono più convincente possibile.
“Invece è meglio per te se torni a casa” replicò lui duramente e in tono
autoritario; scostò la sua mano dal braccio e avanzò deciso verso la porta che
dava al pianerottolo.
Il viso di Briony era logorato, il
cuore perse continuamente dei battiti.
Lui le aveva mostrato tutti i lati del suo animo, rischiando ancora di
perderla e Briony scoprì che la
paura non aveva minimamente toccato il suo amore per lui... era ancora lì,
pulsante e vivo come un cuore che batteva anche dopo la morte.
E anche se prima aveva sfidato una paura mortale e un dolore travolgente,
lei rischiò ancora e lo inseguì.
Elijah aveva appena aperto la porta del salone ma lei gli impedì di uscire:
il viso sbatté contro la schiena del vampiro, e nello stesso momento intrecciò
le mani contro il petto di Elijah per bloccarlo
Sentì i suoi muscoli tendersi sullo addome piatto.
“Ti prego, non farlo. Non andartene.” Sussurrò
con tragica dolcezza, soffocando il viso contro la sua schiena.
Le emozioni che scaturirono dentro di lei avevano il potere di sciogliere
tutta la paura che le si era iniettata dentro, da quando le angosce e i
pericoli della vita si erano impadroniti della sua anima.
Elijah rimase immobile come una statua, anche se qualche
secondo dopo girò lentamente il viso di marmo. Eppure la reazione successiva fu
improvvisa per lei: le afferrò una mano ancora intrecciata al suo petto mentre
si girò completamente e velocemente verso di lei.
Grazie al suo sguardo inespressivo, Briony capì che le sue parole non lo avevano scalfito anzi la
fissava con sufficienza. I loro visi erano vicinissimi e per lei era logorante
sopportare lo sguardo del vampiro così a breve distanza.
“Avanti, Briony.” La canzonò lui
sorridendo maligno, ma ritornando subito serio. “Ammettilo che hai paura di
me.”
Le sue parole rimbombarono all'interno della stanza anche se dette con un
tono di voce basso. Le teneva fermo il braccio e Briony sentì un lieve pizzicore in esso, tuttavia sostenne lo
sguardo di Elijah senza alcun timore:
“Paura? Io di paure ne ho sempre avute tante fin da bambina e non sono mai
riuscita a controllarla. Ma la più grande e la più insostenibile, è quella di
perdere te.”
Gli occhi di Briony erano soffusi di
una luce dolcissima, mentre quelli di Elijah erano piedi di ombre, di oscurità
come se fossero stati catapultati anche loro dentro quella corazza di ghiaccio.
Ma lei aveva notato che Elijah si tratteneva, era diffidente nei suoi
confronti come se non credesse affatto alle sue parole oppure volesse auto
convincersi che invece era lui ad avere ragione.
Magari era meglio così forse.
Perché quell’amore era talmente forte che ti logorava dentro, ti
sconvolgeva, fino a sfidare se stessi e tutto ciò in cui si credeva.
Quell’amore che tutti noi avremmo paura a provare perché troppo distruttivo
e divampante come il fuoco dell’inferno, ma che poi non potremmo fare a meno di
sentire dentro di noi. E Briony non poteva fare
a meno di lui, costasse tutto, era così.
Gli si fece più vicina che quasi i loro vestiti si
toccavano, e gli occhi erano fissi sui suoi per trasmettervi cosa lei provava
in quel momento:
“Perché non ammetti anche tu la verità allora? Tu hai sempre pensato di non
possedere più un’anima a causa di quello che sei… di aver perso quelle sensazioni che si prova ad essere
un umano. Ma non è così, smettila di mostrarti agli altri come un creatura di
pietra oltre la quale non si può scorgere nient’altro... smettila di
nasconderti al tuo cuore.”
Il vampiro sbatté le palpebre:
“Un cuore.” Ripetè Elijah
sorridendo lievemente come in segno di scherno e scuotendo la testa.. ma era una
risata flebile, triste.
Le lasciò bruscamente il braccio:
“Ne abbiamo già parlato Briony. Io un cuore da
offrirti non ce l’ho, quindi smettila di farti aspettative su qualcosa che non
esiste più." replicò in modo automatico, con risentimento e sufficienza.
Lo faceva apposta: voleva ferirla come la sua natura demoniaca gli
imponeva, ma di conseguenza voleva anche farla arrabbiare come la sua flebile e
invisibile natura umana gli consigliava, per buttarle in faccia la dura e
terribile realtà. E smetterla quindi di farsi illusioni su qualcosa che non
esisteva più dentro di lui.
Quasi riuscisse a leggere le sue emozioni nascoste sul suo viso, Briony gli venne vicino e posò una mano sulla sua guancia.
Lui la lasciò fare.
“No. Io ti amo. Amo tutto di te, persino la tua natura di vampiro.
Sono arrivata ad amare ciò che potrebbe farmi del male. Perché so che il
rimpianto di essere il mostro che dici di essere, ti rende davvero umano. Più umano di quando ancora il tuo cuore
batteva, mille anni fa. E quello che sei è molto più prezioso di un semplice
battito cardiaco che possono avere tutti.”
Briony non sapeva
neanche come le erano venute in mente quelle parole… ma sapeva che aveva bisogno di dirle. Di fargli capire
che lo accettava così com’era senza resistenze, non le importava più se quel
sentimento poteva esserle fatale. Era stato lui stesso ad aiutarla a
sconfiggere le sue paure.
Quando incrociò lo sguardo di Elijah, notò con piacevole stupore che la sua
espressione si era intensificata, addolcendosi. Era travolgente.
Lui era come un cielo notturno di un nero opaco, lei era la piccola stella
che lo illuminava.
Elijah non le staccava gli occhi di dosso mentre con le dita fredde
tracciava lentamente il profilo della sua guancia e degli zigomi, fino a farle
venire dei brividi.
Lei si lasciò avvolgere dal nero cielo dei suoi occhi, rischiando di
caderci dentro per sempre.
Elijah reagì nell’avvicinarsi a lei, il suo respiro che le soffiava sulla
fronte e le labbra che le solleticavano la pelle. Briony sentiva la schiena contro lo stipite della porta.
“L’uomo che ti avrà per sempre al suo fianco è un uomo davvero fortunato.
Spero si renderà conto del dono che ha ricevuto.” Le confessò profondamente,
facendole battere il cuore come se fosse sul punto di saltare via.
Briony sorrise piano, i
nervi a fiori di pelle, le mani si aggrapparono alla colletto della giacca nera
di lui, l’elegante uniforme che lo faceva apparire come un uomo dabbene. Non
aveva dimenticato che sapeva anche essere, terribilmente, diverso ma tutte le incertezze
erano state totalmente svolazzate via. Erano solo loro due lì, nient’altro.
“E se fossi tu? Cambieresti idea?” gli bisbigliò, mettendosi nelle sue
mani.
Non ce la faceva più a stare immobile, non teneva tutto sotto controllo
come faceva lui, ma la lieve risata del vampiro la scombussolò:
“Direi dunque che sono l’uomo più fortunato e più meschino della terra.”
Elijah mosse il viso, tornando a guardarla. Le menti staccati da qualunque
pensiero.
Non riuscendo più a frenarsi, Briony si allungò su di lui offrendogli le labbra, e prima
che se ne capacitasse, Elijah la spinse fulmineamente contro lo stipite della
porta e la sua bocca si impadronì di quella di lei con un bacio che non
lasciava dubbi.
Un vampiro di solito domina le emozioni, non si lascia sopraffare. Ma Elijah sembrò esserselo
dimenticato quando le avevo tolto letteralmente il respiro.
Briony sentì il cervello andare in cortocircuito,
essere imprigionata dal corpo marmorea del vampiro le dava una sensazione
esaltante e splendida dentro di sè. Le fece quasi male la
pressione delle labbra di Elijah sulle sue, ma non le importava perché le dita
si avvinghiarono al viso del vampiro, dando vita a un bacio pieno di trasporto,
sincero, mordente.
Contro la sua volontà, Elijah lasciò le sue labbra per sommergerla di baci
sul collo, sul petto, lasciandole una scia bollente lungo tutto il corpo, come
se volesse farle tutto quello che lui voleva.
Anche se le mani di Elijah erano fredde, tra di loro c’era fuoco che
bruciava.. che li ardeva e che faceva male. Ma era un fuoco che per loro era
l’aria nei polmoni.
Briony aprì gli occhi
nonostante quella passione fosse accecante, infatti il suo respiro si era fatto
incontrollato; le sensazioni che le scatenavano i baci di Elijah erano come un
esplosione nel cuore.
Intrecciò con forza i capelli di Elijah tra le dita, mentre le mani di lui
scese ad accarezzarle la schiena per poi scivolare sui suoi fianchi, ove la
strinsero a lungo, fino ad alzarle leggermente la canottiera.
Lei rabbrividì sentendo le dita gelide del vampiro sfiorarle la pelle, e
gli strinse ancora forte i capelli facendogli alzare il viso dal suo collo, e
ritornarono così a baciarsi con la stessa passione di poco prima. Anche se era
meglio dire che si divorassero.. non lasciavano nessuno spazio per il respiro.
L’Originario continuava ad imprigionarla con il suo corpo, come ad
annullare ogni distanza da loro. E ogni volta che lui la spingeva sempre di più
contro lo stipite della porta, Briony sentiva una
scossa elettrica darle dei brividi lungo tutta la schiena.
All'improvviso Elijah la strinse forte per le spalle staccandola da lì, e
chiuse la porta dietro di sé con la forza della schiena.
Briony era rimasta
avvinghiata al suo petto, come se senza di lui non riuscisse a stare in piedi o
non sopportasse neanche la minima distanza fra loro. Non voleva lasciarlo
andare via.
Elijah le imprigionò poi il viso con le mani e, dopo averla guardata per un
attimo che sembrava infinito, premette le labbra sulle sue, questa volta con
delicatezza. Si abbassò a baciarle l’angolo di una guancia.
Le cinse la schiena e avanzarono insieme lentamente, verso il divano.
Briony si lasciò
condurre lungo la stanza senza incertezze né resistenze: nella sua mente non
c’era più traccia del sogno che l’aveva fermata qualche giorno prima. In quel
momento tra le sue braccia si sentì la mente svuotata, libera da qualunque
pensiero che potesse frenarla.
Elijah la spinse contro lo schienale del divano, e Briony gli mosse la testa per far sì che tornassero a
baciarsi, perduti nel presente più profondo. Elijah passò una mano contro la
nuca della ragazza, come per tenerla ferma, mentre sensazioni esplosive si
facevano largo in loro.
Briony passò le dita nel
tessuto nero della giacca, adorando tutto di lui. Finì per toccargli il collo,
scese a baciargli i pochi lembi di pelle che la camicia abbottonata poteva
concederle, e poi sfilò velocemente la cravatta, gettandola lontano.
Quando la luce e l’oscurità si compensano così equamente che le incertezze
del giorno e i dubbi della notte si neutralizzano, lasciando un’assoluta
libertà mentale, è allora che il difficile impegno che risulta l’esistenza si
riduce al minimo.
Elijah reagì nell’alzarla velocemente contro di lui e spingerla di più
contro lo schienale del divano. La ragazza si sentì mozzare il respiro, come se
delle scintille scattassero dentro le vene del sangue quando lui la sfiorava.
Elijah la liberò della canottiera, aiutato da lei, per poi scendere a
esercitare una pressione audace con le sue labbra sulla pelle nuda dell’umana.
Briony alzò gli occhi al
cielo, rabbrividendo, mentre si teneva aggrappata alla testa del vampiro con le
mani frementi. Quando sentì le labbra del vampiro arrivare alla sua pancia
piatta, e le sue mani sbarazzarsi rapide dei suoi jeans, il respiro di lei
divenne più trepidante tanto che credette di impazzire seduta stante.
Quando lo sentì alzarle una gamba contro il suo viso mentre l’altro braccio
la cingeva per la vita, sentì più indistintamente, con tutte le cellule del suo
corpo, la sua bocca baciarle languidamente il basso ventre, finendo per
scendere contro il tessuto degli slip. Briony non
ebbe il coraggio di guardarlo e inclinò di più la testa all’indietro, facendo
fatica a respirare e potendo solo reggersi grazie ai gomiti contro il divano,
altrimenti si sarebbe sciolta come lava incandescente.
Sentì le labbra gelide del vampiro percorrerle la coscia, scendendo senza
fretta e lambendone la pelle. Quando ebbe finito si sollevò e l’attirò
prepotentemente a sé, facendo rimanere le loro labbra divise da un filo di
fiato mentre le mani la liberavano abilmente del reggiseno.
Solo quando lo sentì aderente contro di sé, Briony si rese conto che lui era ancora perfettamente
vestito. Sentiva gli occhi accecati dal desiderio, ogni fibra del suo essere
era rivolta a lui come in cerca di un riparo sicuro. Gli circondò il collo con
le braccia, tornando a baciarlo mentre il suo corpo ormai del tutto nudo veniva
solleticato dagli indumenti eleganti del vampiro.
Percepiva le mani di Elijah stringerla per la schiena, percorrendole la
colonna vertebrale con carezze possessive che le mandavano in poltiglia ogni
facoltà mentale. Alcuni approcci momentanei tra i baci sembravano attenti a far
fondere, lentamente, i loro respiri per poi tornare a lambirsi possessivamente.
Come se ci fosse un’armonia poetica e non solo un atto fisico.
Finalmente Briony arrivò a
togliergli la giacca nera, fece passare altro tempo prima di fare lo stesso con
la camicia bianca per poi con i pantaloni, quasi avessero l’eternità davanti e
il mondo si fosse fermato dentro quella cascina.
Venne il momento in cui il desiderio si fece largo con più potenza in loro,
aleggiando come vibrazioni elettriche nella stanza, e allora Elijah sorresse a
sé Briony nel dirigersi verso il divano.
Quando si sentì distendere, lei ebbe il fiato più accelerato come se in
quel momento non volesse più aspettare. Lo sguardo del vampiro era così
dominante e magnetico da lanciarle scosse elettriche all’interno del corpo. Accolse
quindi subito Elijah sopra di sé, stringendolo e inclinando la testa verso la
sua, come se in quel modo volesse perdere i suoi contorni in lui, imbevendosi
dell’essenza di ciò che la sovrastava, assimilandola.
Elijah tenne la fronte fresca contro quella accaldata di lei, sistemando
bene il corpo esile della ragazza per sentirla appieno mentre faceva appoggiare
la sua gamba nuda contro il proprio fianco.
Briony si aggrappò con
le mani in avanti per le spalle del vampiro, sentendo ogni secondo ritardato
per unirsi in un tutt’uno come
un passo verso un oscuro precipizio.
Quando lo sentì entrare dentro di lei, le labbra Elijah appoggiate a quelle
di lei scivolarono all’insù, regalandole una sensazione senza pari. Si
stiracchiò contro di lui per sentirlo appieno dentro di lei mentre si muoveva,
e in breve Elijah arrivò a spingere più profondamente, con più bramosia,
arrivando a donarle dei brividi incandescenti di piacere e facendola sentire
completamente sua, con niente a dividerli.
Elijah tornò a baciarla intensamente, facendole incrociare di più le gambe
contro i suoi fianchi e lei finì allora per distaccarsi dal bacio per cercare
di respirare. La testa ciondolò sopra la spalla del vampiro, le mani lo tennero
attaccato a sé per le spalle fino giù alla schiena, arrivando anche a
graffiarla con forza quando le spinte si fecero più decise e intense.
All’improvviso poi Elijah la fece sollevare e la mise cavalcioni sopra di
lui, sfibrando la tensione nell’aria. Briony allora rimase completamente abbagliata dalla bellezza
disumana del vampiro: non aveva mai visto niente di così affascinante,
desiderabile e magnetico nella sua vita.
Anche lui la guardò accarezzandole lievemente la guancia, come se volesse
vedere quanto fosse bella, e i suoi occhi facevano trapelare che lei era il suo
bene più prezioso e che non l’avrebbe mai lasciata andare via.
Briony gli allacciò le
braccia dietro la testa mentre lui ritornava a baciarla quasi con adorazione;
tracciò delicatamente la linea delle sue labbra con lingua e lei così gemette
sommessamente, spingendo poi
il viso contro quello di Elijah e stringendosi sempre di più a lui come ad
unire i loro corpi, le loro anime in un tutt’uno.
Cominciò a muoversi sopra di lui, alzando la testa all’indietro mentre il
cuore le galoppava impazzito nel petto; Elijah le circondò la schiena con
entrambe le braccia e la riempì di baci brucianti in ogni centimetro della sua
pelle, facendola andare su di giri nelle languide movenze.
Il vampiro poi le strinse i capelli fra le mani e la fece risdraiare sotto di lui, sovrastandola con il suo corpo scolpito.
Si baciarono, arrivando pure a mordersi; mentre lo teneva stretto a sé Briony sentiva i
muscoli così in tensione come se stesse sopportando un fardello enorme mentre
Elijah la faceva totalmente e inducibilmente sua. Briony si lasciò
fuoriuscire un gemito più rauco, le mani premettero di più nelle spalle del
vampiro mentre quest’ultimo rafforzava sempre di più l’intensità delle sue
spinte, impossibile da sostenere. La stanza era piena della sinfonia musicale
dei loro respiri, i loro corpi languidamente pressati erano il fulcro focale di
quella scenografia.
Quando arrivarono al culmine, il cuore di Briony tamburellò nel petto fino a scoppiare e sembrava non
avesse più fiato nei polmoni. Elijah invece si adagiò perfettamente su di lei
con un gemito spezzato. Entrambi i loro corpi erano accaldati e frementi per
via dell’orgasmo appena giunto.
Briony sentì in seguito i
capelli di Elijah solleticarle la pelle della fronte, e il suo respiro fresco
sembrò acqua ghiacciata sul fuoco che divampava dentro di lei.
Elijah le lasciò dei piccoli e delicati baci sulla fronte, sulle labbra, e
la guardò intensamente mentre i suoi occhi si facevano sempre più profondi. Briony ricambiò lo sguardo, dissetandosi della sua vista.
Lo baciò a fior di labbra e lo strinse a sé, sospirando felice e serena
come non lo era da giorni. Nella sua mente non c’era spazio per pensieri
brutti perché in quel momento tra le sue braccia si sentiva in pace col mondo,
e insieme avrebbero potuto affrontare il mare burrascoso della loro vita.
Il viso di Elijah si abbassò, baciandole nuovamente il petto, all’altezza
del suo cuore che continuava a battere impazzito. Il viso di Elijah si accomodò
proprio lì, dove batteva il cuore di Briony, come se amasse ascoltarlo.
Poteva immaginare che il posto del cuore di Briony non era in realtà lì? Lo aveva infatti donato a lui,
gli aveva donato tutta se stessa. Gli apparteneva completamente.
Lei gli accarezzò dolcemente i capelli, quando sentì una richiesta del
vampiro, che risuonava come una promessa solenne oppure una preghiera:
“Resta con me, Briony.”
FINE CAPITOLO!
Eh lo so, sono uscita dal
personaggio di Elijah in maniera inverosimile! Aspetto le vostre ciabatte in
testa XD
Chiedo perdono anche al
mitico Goethe, uno dei migliori scrittori mai esistiti secondo me, per aver
rubato la sua frase e messa nel mio mediocre capitolo XD
Volevo fare anche delle
scene anche tra Klaus e Caroline ma non vorrei allungare la pappa, poi nel
telefilm non ne parlano più *-* voi che dite?
L'immagine qui sotto non
é mia ma di Ariel winchester, che ha riunito la mia e la sua protagonista!
Ringrazio ancora la mia Cesara preferita J Per chi non lo sapesse é l'autrice della fanfic “Like a rose on the
grave of love”, una bellissima storia che bisogna leggere almeno una volta nella
vita e che vi emozionerà sicuramente! Anche perché il suo Klaus é letteralmente
da stupro XD
Ok basta con i miei
commenti scemi! :-P ringrazio come sempre chi recensisce, chi ha messo la
storia fra le preferite, le seguite, e le ricordate e anche chi legge in
silenzio! :-)