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Autore: Trick    24/04/2012    9 recensioni
Quindi, sì: era una notte buia e tempestosa, fin quando Albus Silente non ha acceso gli interruttori sul più mirabolante sipario che abbiate mai immaginato.
Ragazze. Ragazzi. Compagni. Amici. Parenti. Vicini. Il mio gatto.
Benvenuti a Hoguort.

Parodia a caso di una qualsiasi fyccina presa a caso, dedicata a tutte le fan-writer con la capacità di distinguerle da una fan fiction vera.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Note di Trick (sempre quelle che non mi interessa che leggiate o meno).
Non ho note.

Dedicato ad Autrice Random – sì, sempre te, chiunque tu sia..

***

Quando la sconosciuta professoressa Sinistra, assolutamente superflua ai fini della nostra trama, scoprì che gli otto pianeti del Sistema Solare stavano per allinearsi, era una notte buia e tempestosa, con nuvole ruggenti, lampi di impietosi tuoni e tuoni di impietosi lampi e tanta, tanta, tanta bagnatissima pioggia cristallina che, per comodità, chiameremo grandine. La professoressa Sinistra deve essere la più geniale Astrologa del mondo intero, o non potrei spiegarmi come sia possibile che lei sola, fra tutti, abbia potuto accorgersi di questo evento paranormale.
Il professor Silente aveva ascoltato il suo importantissimo resoconto con le dita delle mani incrociate e un bagliore a intermittenza negli occhi azzurri.
«Se i pianeti dovessero allinearsi, saremo tutti in grave pericolo» mormorò drammaticamente Silente fra sé e sé. Strano vizio, il suo, quello di parlare da solo. «Venere e Marte causerebbero un disturbo interspaziale che aprirebbe una falda nella nostra dimensione reale; l'influsso negativo di Giove genererebbe un clima di orribile maltempo in tutta la Gran Bretagna, e gli anelli rotanti di Saturno si schianterebbero al suolo alla ricerca della Figlia della Luna».
«Per Godric!» esclamò spaventata la coraggiosissima professoressa McGranitt, uscendo improvvisamente da un armadio. «Credevo fosse solo una leggenda, Albus!».
«Evidentemente non lo è» le rispose a sproposito Severus. «Preside, non possiamo permettere che l'Oscuro Signore lo scopra. Se i poteri della Figlia della Luna finissero nelle sue mani, sarebbe una tragedia. È un essere immondo e perfido, non potrebbe mai utilizzarli a fin di bene, e ogni nostro sforzo sarebbe stato vano. Li sfrutterebbe a suo piacimento, uccidendo chiunque gli si parrà davanti. Dobbiamo fare qualcosa, costi quel che costi, o il sacrificio di Lilian sarà stato vano».
Il coinvolgente phatos di Severus li commosse al punto tale che nessuno si domandò chi diavolo fosse Lilian.
«La congiunzione astrale è prevista per domani sera».
«La sera del ballo?» domandò con inutile retorica la professoressa McGranitt, terrorizzata all'idea che qualcuno avesse già dimenticato i precedenti capitoli. «Oh, no! Che assurda coincidenza!».
«Lord Voldemort attaccherà Hoguort, domani sera» annuì tristemente Silente. «Dobbiamo prepararci al peggio. Minerva, chiama i membri dell'Ordine. Di' loro di travestirsi da rampanti ragazzini: sebbene non importi, riusciranno a mescolarsi meglio fra gli studenti ed eviteremmo che si diffonda il panico».
«E gli altri professori?».
Silente la fissò con sguardo confuso e scosse un paio di volte la testa.
«Filious, Pomona, Septima, Horace, Sibilla, Hagrid, Rolanda, Fiorenzo, Charity, Cuthberth...».
«Oh, è vero!» rise Silente. Severus si unì al suo gaudio sprezzo del pericolo, mentre la professoressa Sinistra, compiuto il suo dovere di inutile personaggio secondario, si era già dissolta nel nulla. «Dimentico spesso che tu e Severus non siete gli unici docenti di Hoguort!».
La professoressa McGranitt si lasciò andare a quel comico teatro di familiare ilarità e scoppiò a ridere con loro.
Nel frattempo, la Somma Autrice ha detto che mi richiamerà non appena avrà scoperto chi sono questi fantomatici professori di Hoguort di cui lei non ha mai saputo nulla.
«Non avviseremo nemmeno il Ministero?» s'informò Piton, asciugandosi un'autorevole lacrima causata, forse, da un'improvvisa commozione celebrale. «Nemmeno gli Auror?».
Pensieroso, Silente iniziò a grattarsi il lungo naso. Poi fece le spallucce, si alzò in piedi, applaudì un paio di volte e sorrise con espressione lieta e serena. Di nuovo, potrete trovare le risposte a questo strano comportamento nel saggio di prossima pubblicazione Azioni a caso nelle fan fiction.
«No, non importa» ruggì fieramente Silente. «Abbiamo un sacco di teen-ager da sguinzagliare contro i Mangiamorte. Se Lord Voldemort, virgola a caso, dovesse attaccare, saremo preparati».
Mentre la professoressa McGranitt e il professor Piton si complimentavano con l'arguto e astutissimo piano del mago più geniale di tutti i tempi, il cielo al di là della finestra aveva iniziato a schiarirsi. In quello dentro l'ufficio di Silente, invece, continuava a piovere.
Amici. Fratelli. Costipati. Portoghesi. Disperati.
Siamo di nuovo a Hoguort.
Più o meno.
INSERIRE QUI IL TITOLO
perché fa un sacco figo


Negli ultimi tempi, Remus Lupin aveva la sensazione di non capire il significato delle sue azioni. Avrebbe probabilmente dovuto farsi visitare da qualche esperto Psicomago o robe simili, ma il rischio che fosse internato e lasciasse la trama sguarnita di uno dei suoi personaggi principali era troppo alto. Gli era capitato di addormentarsi nei sobborghi popolari in compagnia dei Lupi Mannari nei quali si era infiltrato per ordine di Silente per poi svegliarsi la mattina successiva al Paiolo Magico, senza capire come diavolo fosse arrivato e come avesse trovato i soldi per permettersi la stanza. E allora, eccolo ripartire alla volta della sua missione... ma poi, bum! Si ritrovava nella cucina della Tana e, di nuovo, non capiva come fosse possibile. Ripartiva di buona lena e con rinnovata fiducia, ma non trascorreva molto tempo prima che si ritrovasse improvvisamente a Grimmauld Place nella stanza che era appartenuta a Sirius.
Qualcosa di Oscuro gli stava probabilmente impedendo di compiere la sua missione fra i Lupi Mannari, ma dal momento che non possiamo soffermarci sul suo ovvio dilemma, procederemo incuranti di ogni comune logica.
Anche quella mattina, come tutte le precedenti mattine, avrebbe dovuto essere fra i Lupi Mannari, ma si era inspiegabilmente ritrovato davanti alla porta di Grimmauld Place. La Somma Autrice stava per premere il tasto per mandare avanti la storia, perché aveva supposto che a nessuno di voi potesse interessare un noioso salto nel passato dei nostri baldi Malandrini, ma poi è stata colta da un raptus divino che non c'è stato verso di evitare.
Mi sembra doveroso sottolineare a voi tutti che ora inizia il flashback voluto dalla Somma Autrice, dunque vi pregherei di immaginare un'improvvisa patina color seppia che scende sui giovani ricordi del nostro Remus e di prestare attenzione.
Gli occhi abbaglianti di Sirius scrutavano nella profondità degli occhi dorati di Remus. Sopra di loro, due svolazzanti putti gettavano porporina e petali di rose sui loro splendidi corpi nudi. E là, sempre fuori dalla finestra, la luna brillava nel cielo. Se mai dovesse iniziare a brillare da qualche altra parte, ne verrete diligentemente informati dalla professoressa Sinistra.
«Ti ho sempre amato» mormorò con voce sensualmente serafica Sirius. «Ti amerò per sempre».
A riprova del fatto che al peggio non c'è mai fine, lo sguardo triste di Remus fu attraversato da un altro lampo di tristezza, e poi da un altro ancora, e poi ancora più triste e triste e triste... Remus è un ragazzo davvero molto triste, sì.
«Non dirlo. “Sempre” è una parola così bugiarda. Dicevi di amarmi anche quando hai scopato con Severus nella segretissima Stanza delle Necessita, mentre Regulus cercava di allontanarmi da te, simulando di provare nei miei confronti veri sentimenti, ma...» si concesse un sospiro di irrefrenabile dolore. «Ma io ti amerò per sempre, anche quando Lucius Malfoy verrà a reclamare il mio corpo».
«Non avrei mai immaginato che avresti sofferto tanto... se solo avessi capito prima che ti amavo, non sarei andato a letto con l'intera popolazione umana e animale e floreale e defunta di Hoguort prima di scoprire quanto tu sia importante».
I cinque metri di ardente lingua che Sirius nascondeva fra le ganasce si infilarono improvvisamente nella gola di Remus. Le loro lingue si lanciarono in un appassionatissimo e ritmato foxtrot nelle rispettive cavità orali: danzavano sfrenati come un solo corpo, mentre i molari e i premolari applaudivano con calore a quell'intrepida esibizione artistica.
Davanti al numero dodici di Grimmauld Place, Remus Lupin, quello invecchiato che stava rivivendo il flashback, rimase per qualche secondo profondamente inebetito. Si grattò piano la tempia, cercando di ricordare dove diavolo avesse potuto vivere un simile incubo. Ora, Remus dovrebbe varcare la soglia di Grimmauld Place perché, e qua leggo le note della Somma Autrice, c'è una sorpresona (con dozzinali ed esagerati punti esclamativi a seguito).
Bussò, supponendo giustamente che in casa non ci fosse nessuno, ma non abbastanza per convincerlo che bussare non aveva senso. Bussò, ma questa volta qualcuno aprì la porta.
Si ritrovò davanti una giovane dai capelli rosa shocking pieni di brillantina e un microscopico top a paiette dello stesso, medesimo, inalterato e assolutamente abbagliante colore. I giganteschi occhi celesti le occupavano quasi metà della faccia, ma la Somma Autrice mi ha gentilmente ordinato di informare voi tutti che nonostante questa sua deformità fisica era probabilmente la ragazza più fighissima che Remus avesse mai visto.
«Rem!» strillò la sconosciuta, afferrandogli brutalmente un braccio e trascinandolo con sè dentro l'angusto corridoio di Grimmauld Place. «Rem, non dovresti essere qui!».
Verrebbe da pensare per quale insano motivo, allora, la balda eroina se lo sia portato dietro, ma tant'è che queste sono quisquilie per nulla inerenti. Remus Lupin, calmo e razionale personaggio secondario della trama, alzò le mani in segno di resa e rimase muto qualche istante, totalmente confuso.
«Tu sei...?» domandò piano.
«Sono Dora, no?» sibilò sprezzante lei, incrociando le braccia al petto con aria offesa. «Chi vuoi che sia?».
Remus fece una smorfia e la studiò con più attenzione, mentre l'ipotesi che fosse stata Confusa da un astuto Mangiamorte si affacciava rapidamente nella sua testa. Dove, porca miseria, poteva aver trovato quella minigonna rosa? E per quale insano motivo, di nuovo porca miseria, se l'era messa addosso? E perché i suoi occhi erano grandi come due meloni?
«C'è una cosa che dovresti sapere Remus, ma non so se è giusto che tu la sappia da me, adesso, anche se è urgente e proprio non lo so, non mi aspettavo che arrivassi proprio tu, fra tutti quelli che avrebbero potuto arrivare... ecco, io... ehm... no, il fatto è difficile e io non sono brava in queste cose come te, ma ci devo provare, perché devi sapere, anche se la notizia ti sconvolgerà, ma ci sono io, qua con te, e non devi avere paura, perché...».
«Stupeficium!» gridò Remus.
La giovane venne colpita in pieno petto dal lesto Schiantesimo di Remus, si sollevò da terra, fece un volo di diversi metri e si spiaccicò contro la parete.
«FECCIA! LURIDE CREATURE CHE DISONORANO LA CASA DEI MIEI NOBILI ANTENATI! IBRIDI E SANGUESPORCO! MERDE! MERDE! MERDE!».
A Remus servirono poco meno di due minuti per mettere a tacere la furiosa signora Black. Poi, si voltò con un sospiro e guardò la strega svenuta ai suoi piedi. Pochi secondi dopo...
Oh, cavolo. Ho sbagliato ancora una volta. In realtà, Dora avrebbe dovuto confessare di nuovo il suo Amore con la maiuscola a Rem, e lui avrebbe dovuto gettarsi fra le sue braccia con estrema virilità e devozione. Poi sarebbero tornati i putti di prima (quelli della porporina, non potete averli già scordati) e din don dan, assoli di usignoli con violini e violette e poderosa scena di sesso violento/romantico fra la polvere di Grimmauld Place. Non riesco proprio a spiegarmi per quale motivo Remus l'abbia Schiantata... è che a volte la storia esce da sola, no? Così, alla cazzo. Non è colpa mia, è l'euforia della scrittura. Io non so nemmeno dove voglio andare a parere, con 'sta cosa; la Somma Autrice, invece, lo sa. Davvero, è piena di appunti.
«Remus...?» si levò una vocina intimorita dalla cucina. «Remus, sei tu?».
Remus rimase impietrito e sentì vacillare il suo coraggio da indomabile Grifondoro: non era possibile che lui fosse lì, in quella casa, dove aveva appena Schiantato quella cosa, lì per terra... era tutto semplicemente troppo incasinato e folle per poter essere vero. Per un secondo, rivalutò l'ipotesi che qualche Mangiamorte avesse macchinato chissà quale inutile piano per arrivare a lui. Alzò la bacchetta e varcò la soglia della cucina, nemmeno minimamente preparato a quello che si sarebbe trovato davanti.
Il fu Sirius Black, dichiaratamente defunto da un paio di imprecisati mesi a causa di un Lethifold, era raggomitolato sotto il tavolo della cucina. Aveva l'espressione molto, molto confusa.
«Perché mi stai puntando la bacchetta contro?» domandò perplesso. «E che diavolo è successo a Tonks? Perché... quella non era Tonks, vero? L'hai Schiantata? Posso uscire da qui? E dove sono finiti tutti? Dov'è Molly? Ho una fame da lupi... senza offesa, eh?».
Remus era sconvolto.
«S-Sirius...» mormorò, scuotendo incredulo il capo. «T-tu... sei morto».
«Puoi ripetere?».
«Sei morto. Morto, per tutti folletti del Derbyshire! Morto. Defunto. Trapassato. Passato a miglior vita. Deceduto. Andato. Arrivederci, ciao e grazie» sentenziò Remus con un filo di isteria nella voce.
«Ehi, amico, stai andando OOC: tu dovresti essere quello calmo che trova una spiegazione logica».
Remus si bloccò di colpo.
«Hai ragione. Scusa».
«Capita anche ai migliori» lo schernì con una smorfia, uscendo dall'intelligentissimo nascondiglio e mettendosi a sedere. «Allora, qualche idea?».
«Contattiamo Silente al più presto...» annuì Remus, grattandosi il mente. «Ma credo sia meglio liberare il corridoio dalla... ragazza».
Sirius guardò l'amico sparire oltre la porta della cucina, borbottando qualche vaga imprecazione. Dopo qualche istante di pensieri a caso, il suo stomaco iniziò a brontolare e lui, d'un tratto, ricordò di essere morto.
«Ehi, Moony!» esclamò con tono indignato verso il corridoio. «Sono appena risorto! Merito almeno un diavolo di abbraccio!».
Nel frattempo, io vado a controllare gli appunti della Somma Autrice. Ho come l'impressione di non aver capito un passaggio importante...

Firmato con devozione incompresa,
il Vostro Canon
   
 
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