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Autore: _hurricane    24/04/2012    7 recensioni
Raccolta di Missing Moments della mia fanfiction Let Me Be Your Sun: 8 momenti diversi della loro vita, alti e bassi, sconfitte, vittorie.
Perchè ci sono tanti modi in cui il sole può splendere. Come le albe, i tramonti e le aurore boreali.
“…mi avresti fermato e mi avresti chiesto Scusa, posso farti una domanda? Sono nuovo qui! e io avrei fatto finta di crederci” concluse Blaine al suo posto, soffocando una risatina di scherno. Kurt gli diede una spallata, per poi raggomitolarsi di nuovo contro di lui.
“Poi mi avresti preso per mano, così, senza pensarci” continuò, lo sguardo lontano.
“Senza neanche conoscerti?” domandò Blaine, un piccolo sorriso sul volto. Dio, sapeva che lo avrebbe fatto. Sapeva che se quando si erano conosciuti Kurt fosse stato diverso, se tutto fosse stato diverso, avrebbe allungato una mano verso il suo cuore alla prima occasione, dal primo istante.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kurt e Blaine si raccontano una storia guardando la neve cadere.

 

 

 

 

Un altro Natale era quasi alle porte, e ancora una volta la neve aveva lentamente ricoperto la tenuta, trasformandola in un vasto e candido mare che sembrava risplendere sotto i piedi non appena calava l’oscurità. Sia per Blaine che per Kurt, quel periodo dell’anno evocava ricordi tristi e felici insieme: una fredda notte invernale, le ginocchia conficcate nella coltre di neve mentre lacrime calde ne punteggiavano la superficie e i loro respiri si fondevano in uno solo in un bacio disperato; il loro primo Natale, l’entusiasmo degli addobbi e i loro sorrisi consapevoli, il primo passo di un percorso affrontato per ciò che realmente era, senza più illusioni, senza più segreti tra di loro, tutto in bella mostra da parte di entrambi a rischio di essere distrutto in mille pezzi da mani troppo giovani, inesperte ed impazienti di scoprire come si amava.

Era di nuovo tutto bianco, congelato ed immobile, proprio come allora. Ma c’era qualcosa di diverso, quell’anno. Due figure che camminavano insieme tenendosi per mano, passeggiando con spensieratezza tra gli alberi spogli del giardino e stringendosi l’una all’altra ad ogni lieve sferzata di vento freddo.

Blaine aprì la porta di casa e uscì sotto il portico, incrociandosi d’istinto le braccia al petto per proteggersi dal freddo della sera. Si guardò intorno, scorgendo in lontananza le due figure e sorridendo tra sé e sé, prima di concentrarsi nuovamente sullo spazio più vicino e notare Kurt, avvolto da una morbida coperta, che stava seduto sul loro dondolo di legno con lo sguardo perso chissà dove, verso l’esterno. Aveva una tazza di cioccolata calda in una mano, e guardando meglio Blaine potè vedere che non indossava le scarpe, bensì un paio di quegli spessi calzini anti-scivolo che usava d’inverno nonostante fossero, a suo dire, la cosa più antiestetica che potesse esistere sulla faccia della Terra.

Scuotendo la testa con aria divertita, Blaine camminò in silenzio verso di lui e si sedette sul dondolo. Kurt trasalì, colto di sorpresa, ma non appena si voltò e si accorse che era lui i suoi lineamenti si addolcirono. Sorrise, la pelle delle guance increspata agli angoli e il rossore accentuato dal freddo, una macchia quasi impercettibile di cioccolata rimasta proprio sotto il suo labbro inferiore. Blaine amava l’effetto che l’inverno aveva su di lui: in qualche modo, riusciva a renderlo ancora più bello di quanto non fosse, come se facesse parte per natura del suo insieme di colori pallidi e freddi, una gelida ninfa dei boschi eppure in grado di scaldargli il cuore.

“Ehi” disse Blaine, stringendosi a lui e appoggiando subito la testa alla sua spalla.

“Ehi” gli fece eco Kurt, le mani strette alla tazza di cioccolata ancora fumante e i piedi uniti l’uno all’altro, quasi raggomitolato su se stesso.

“Hai freddo? Vuoi che ti prendo un’altra coperta?” chiese Blaine, ignaro del modo in cui Kurt roteò gli occhi di fronte al suo istinto iperprotettivo.

“No, sto bene” disse Kurt, tornando a guardare verso il giardino. Le due figure si erano fermate, forse per contemplare i leggeri fiocchi di neve che avevano iniziato a cadere intorno a loro. Sembravano felici, da quella distanza: Kurt poteva dire che una stava indicando un fiocco mentre l’altra stava ridendo, per poi farsi subito più vicina e tornare nel suo abbraccio.

“Stanno bene insieme” commentò Blaine, seguendo la traiettoria del suo sguardo. Kurt accennò un sorriso e si portò la tazza alla bocca per prendere un sorso.

“Si” disse a bassa voce, il tono quasi distante. “Sono così felici.”

Dopo un momento di silenzio, Blaine allungò le braccia e gli prese le gambe per spostarle e distenderle sulle sue; Kurt glielo lasciò fare, riposizionandosi meglio contro lo schienale del dondolo che lentamente oscillava sotto il loro peso, placido e flemmatico come tutto il resto, come la neve.

“Non sei felice per lui?” domandò Blaine, mentre gli accarezzava languidamente le caviglie al di sopra del pantalone della tuta.

Certo che lo sono” disse Kurt con enfasi, colpito dalla domanda. “Da quando mia madre è morta, mi sono sempre preoccupato del fatto che potesse rimanere da solo.”

“E allora cosa c’è che non va?” insistette Blaine, guardandolo intensamente. “Hai paura che Carole gliela faccia dimenticare?”

“No, no, non è questo” rispose Kurt, scuotendo la testa e prendendo un altro sorso. Guardò ancora una volta verso il giardino, prima di voltarsi verso Blaine e tornare di nuovo silenzioso.

“Allora cosa?” incalzò lui, spostando una mano dalla sua gamba per avvolgergli la guancia. Kurt sbattè le palpebre, inclinandosi istintivamente verso quel tocco, il palmo di Blaine più caldo della pelle del suo viso essendo appena uscito dalla loro casa. Era tutto così silenzioso che persino parlando a voce bassa gli sembrò di gridare, come se ogni singola parola fosse amplificata, resa più importante dall’immobilità del mondo intorno a loro.

“Li guardo… e penso. A noi” disse, cercando la mano di Blaine per baciargli il palmo mentre lui continuava ad accarezzargli la guancia. Vide Blaine sorridere divertito, prima di tornare serio.

“Che vuoi dire?”

“Che con loro, o con Finn e Rachel, persino con i tuoi genitori a volte… li guardo e vedo me e te in un’altra vita. A trovarci dopo tantissimo tempo, come Carole e mio padre; o ad innamorarci al liceo e sfidare le previsioni di tutti, come Finn e Rachel. Vedo le cose che avremmo potuto fare, se tutto fosse stato diverso.”

Blaine lo guardò quasi perplesso, un’espressione a metà tra il rapito e il riflessivo: non sembrava triste di fronte a quella confessione, in fondo neanche Kurt lo era. Era più malinconia, una paradossale nostalgia verso qualcosa che non avevano mai vissuto e della quale quindi non potevano davvero sentire la mancanza. Come se avessero appena superato un bivio e si stessero chiedendo cosa sarebbe successo se avessero imboccato la strada opposta, consapevoli di non poter trovare una risposta sicura.

“Se parliamo di Finn e Rachel, io sono Finn. Il quarterback ammirato da tutti che manda all’aria la sua reputazione per amore. Adoro i clichè” disse in tono sarcastico Blaine, ricevendo una spallata di finta offesa in risposta.

“Quindi questo farebbe di me Rachel, maglioni con gli animali e gonne a quadretti, irrefrenabile parlantina, fondo della scala sociale?” chiese Kurt con un sopracciglio alzato.

“Wow, e dire che si considera la tua migliore amica” commentò Blaine, scuotendo la testa con fare saccente. “Forse doveva raccontarti in modo meno dettagliato il suo tragico periodo da liceale.”

“Forse” gli fece eco Kurt, riportando la sua attenzione sulla tazza che stava iniziando a diventare fredda tra i suoi palmi. L’evidente silenzio rese chiaro che il momento del sarcasmo era sfumato via, offuscato dai pensieri che sembravano affollare la mente di entrambi. Un silenzio terribilmente rumoroso, in realtà.

“E cosa avremmo fatto, in quest’altra vita?” chiese Blaine con sincera curiosità, come se Kurt dovesse raccontargli la trama di una storia. In un certo senso, era davvero così. Kurt si inclinò in avanti per poggiare la tazza sul tavolino che aveva di fronte a sé, poi tornò a sedersi e si appoggiò al petto di Blaine, aspettando che lo avvolgesse con un braccio. Quando sentì la sua mano sistemare meglio la coperta sopra di lui con fare protettivo, sorrise tra sé e sé.

“Avrei frequentato anch’io il liceo, ovviamente” rispose, riflettendo su come continuare. “Magari il McKinley come Rachel, così avrei finito per competere contro di te in qualche gara.”

“E ci saremmo conosciuti così? Non mi sembra un grande inizio” disse Blaine, accarezzandogli distrattamente il braccio. Kurt ci pensò un po’ su.

“Beh, Rachel mi ha raccontato di aver mandato qualcuno a spiarvi una volta.”

“Cosa?!” chiese Blaine aumentando il tono della voce, scostandosi leggermente con un’espressione indignata sul volto.

“Ops, forse questo era un segreto. Comunque sia… facciamo che avrebbe mandato me. E camminando per i corridoi, spaesato e alla ricerca della sala comune…”

“…mi avresti fermato e mi avresti chiesto Scusa, posso farti una domanda? Sono nuovo qui! e io avrei fatto finta di crederci” concluse Blaine al suo posto, soffocando una risatina di scherno. Kurt gli diede una spallata, per poi raggomitolarsi di nuovo contro di lui.

“Poi mi avresti preso per mano, così, senza pensarci” continuò, lo sguardo lontano.

“Senza neanche conoscerti?” domandò Blaine, un piccolo sorriso sul volto. Dio, sapeva che lo avrebbe fatto. Sapeva che se quando si erano conosciuti Kurt fosse stato diverso, se tutto fosse stato diverso, avrebbe allungato una mano verso il suo cuore alla prima occasione, dal primo istante.

“Si” disse Kurt, annuendo per dare enfasi alla risposta. “In un’altra vita, saresti stato impavido sin dall’inizio. Ed esplicito. E disgustosamente flirtoso.”

“O forse tu ti saresti fatto troppe illusioni” ribattè prontamente Blaine, ben consapevole di mentire, perché parlando di cose che non sarebbero mai successe era facile, divertente, quasi spensierato ipotizzare senza porsi troppi problemi al riguardo. Kurt rispose con uno sbuffo oltraggiato, e per qualche attimo cadde ancora una volta in silenzio.

“E poi?” chiese allora Blaine.

“Poi… non so, saremmo diventati amici. Magari qualche uscita insieme, per prendere il caffè, e alla fine uno dei due avrebbe ammesso i suoi sentimenti all’altro. In un modo… bello, e semplice. Sai, una di quelle dichiarazioni incerte e impaurite però giuste, e poi avremmo avuto il nostro primo bacio e sarebbe stato perfetto. Dopo la fine del liceo, saremmo andati insieme a New York per il college, e poi, durante una cenetta al lume di candela, io mi sarei inginocchiato davanti a te e ti avrei chiesto di sposarmi e-“

“…e io avrei risposto di sì, ti avrei dato un bacio davanti a tutti e poi ti avrei trascinato a forza al nostro appartamento per toglierti tutti i vestiti di dosso” lo interruppe Blaine per completare la frase, dandole ulteriore significato con una dolce e languida carezza all’altezza del fianco di Kurt e sussurrando l’ultima parte dritto nel suo orecchio, generandogli un brivido che non aveva a che fare col freddo.

“Hai appena rovinato la mia storia incredibilmente romantica” commentò Kurt con sarcasmo, ma incapace di resistere alla tentazione si voltò leggermente e baciò Blaine sul collo, indugiando sul punto sensibile proprio sotto l’orecchio. Una mano di Blaine scivolò lentamente dietro la sua nuca, premendo il suo viso verso di sé in una silenziosa ed insistente richiesta, e Kurt sorrise soddisfatto contro la sua pelle prima di succhiarla leggermente tra i denti.

Iniziò a scendere verso il basso, fino a spostare il bordo della giacca di Blaine e morderlo all’altezza della clavicola, Blaine che tirava la testa all’indietro contro lo schienale del dondolo e lo teneva fermo con una mano tra i suoi capelli. Quando Kurt si alzò lievemente per mettersi a cavalcioni su di lui, Blaine gli afferrò il viso con entrambe le mani e lo attrasse a sé in un bacio caldo, dolce e vagamente erotico insieme, le loro lingue che intrecciandosi generavano il calore che mancava al resto dei loro corpi a causa dell’aria fredda dell’inverno, le labbra a poco a poco più rosse e gonfie.

Si separarono con uno schiocco e si guardarono, i respiri più affannati del normale. Blaine sorrise e circondò Kurt con le sue braccia, invitandolo a seppellire il viso nell’incavo del suo collo e stringendolo forte mentre lui inspirava il suo profumo.

“E’ una bella storia” disse, sfiorandogli la schiena con misurate carezze al di sopra della coperta che si era portato con sé. Kurt annuì contro il suo collo, sorridendo, anche se una punta di tristezza riuscì a farsi spazio nel suo cuore. Perché sì, era davvero una bella storia.

“Ma non è la nostra” concluse Blaine, in un tono che non era di rammarico come avrebbe potuto essere. Era solo una constatazione, il modo in cui stavano le cose.

“L’avresti voluta, però? Una storia così?” chiese Kurt, la voce ovattata dal collo di Blaine.

“Mi basta sapere di averti amato ogni giorno della mia vita dal momento in cui ti ho incontrato. E anche se ancora non lo sapevo, è stato così” rispose lui, stringendolo intorno alla vita. “E tu? L’avresti voluta?”

“Forse” rispose Kurt, baciandolo lievemente sotto il mento. “Ma anche la nostra mi piace.”

“La nostra è perfetta” rispose Blaine.

 

 


 

   
 
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