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Autore: Hope_Angie    24/04/2012    1 recensioni
Storia reale ma non da me vissuta.
Vivi e lascia vivere.
Non sprecare il tempo... Perche quel tempo non tornerà mai più!!
Questa storia è raccontata in prima persona, per coinvolgere al meglio il lettore. Sono accettati commenti.. Soprattutto se costruttivi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                          “IL TEMPO CHE VOLA VIA”
Sono le sette di mattina e l’ ultima cosa che voglio fare in questo momento è andare a scuola. Vorrei stare da sola adesso, coperta dal mio caldo piumone, rinchiusa nella mia stanza incompleta e buia, pensando a come fosse stata la mia vita se non fossi nata qui. Ora devo alzarmi per davvero però.. Diamine non riesco a capire come possano essere già le 07:25, solo due minuti fa ho controllato la sveglia… segnava le 07:02. Mi alzo e cerco di trovare nell’ oscurità le mie fredde ciabatte rosse, inizio a tremare, sotto il piumone la temperatura era di minimo 6° maggiore a quella della stanza. Sul tavolo, il solito latte e cereali al miele. Ero talmente abituata a quella visione, che quasi mi veniva da vomitare al solo pensiero che tutte le mattine il mio stomaco accoglieva quella roba così noiosa. La cucina sembrava ancora più fredda.. Sempre da sola, ma a farmi compagnia c’era la pioggia, il suo rumore rilassante era la cosa più bella che mi potesse capitare in quel momento. Sono passati già dieci minuti… è ora di andare al bagno. Il bagno, la mia parte preferita, piccolo, caldo, accogliente per quanto lo possa essere. Quel sapore acido in bocca era disgustoso, l’ unico rimedio era il dentifricio posto sulla vecchia specchiera di legno… Oggetto che ricordava alla mia mente, la mia infanzia, periodo sicuramente migliore di quello che sto trascorrendo adesso. Come al solito è già tardi… Felpa, jeans, scarpe da ginnastica e crocchia è il programma di oggi, nulla di particolare. Sono stanca… e l’ ultima cosa che voglio fare adesso è stare venticinque minuti davanti allo specchio stirandomi i capelli. I miei capelli… Belli ma noiosi, troppo difficili da gestire. Ecco è arrivato il momento… prendo il telefono in mano, scendo dall’ auto, fredda e silenziosa come al solito, e adesso faccio finta di “spolliciare” con il mio nuovo telefono… Tutto sono disposta a fare, purché i miei occhi non debbano incontrare i suoi. Si, i suoi… Quelli del mio “ex” migliore amico, andato via ormai… Con delle ragazze sicuramente più divertenti di me. Mi accorgo solo adesso che i soldi per la merenda li ho lasciati in macchina… Mi giro ma mio padre se n’era già andato. Vorrei che questa camminata non finisse mai… Ma sono già arrivata davanti le strisce pedonali ed il vigile è già pronto con il suo fischietto e paletta a fermare quelle macchine… La maggior parte delle quali erano dirette per uffici o scuole. I soliti gruppetti si sono già formati… Uno, due e tre. Da questo concludo che ci sono tutti. Mi aggrego con i maschi e fingo di divertirmi anche io, ridendo a delle battute che trovo al quanto squallide… Squallide, un po’ troppo. Farei di tutto… Purché i miei occhi non debbano incontrare i loro… I loro, quelli del gruppetto “Maggiore,” quello più importante, quello nel quale poco tempo fa ne facevo parte anche io, il gruppetto dei “Boss” come si usa dire.  Adesso sono le 8:30… Adesso le 9:00, ora le 10… Le 11. Cavolo è già mezzogiorno. Continuo a dire che non è normale, c’è qualcosa che non va. L’ orologio? Forse sono io? O è la mia vita?? Non ho amici qui, questo non è il mio “habitat”. Silenzio attorno a me, ma in realtà i professori parlano, parlano eccome. Primo, secondo e contorno, il pranzo si era appena concluso. Non mi va, per niente. Adesso l’ ultima cosa che voglio fare invece è preparare la borsa … La borsa di danza. Calze, body e tuta. Pronta. Ormai non la sento, non la sento più quella passione. Basta ho chiuso qui. Ho appena finito la mia ultima lezione di danza, dopo 5 anni di “carriera” (per modo di dire). Non mi interessava più niente… Adesso non ho più niente, amici, svago, divertimento … Possono andarsene al diavolo. Adesso l’ ultima cosa che mi interessa è dormire e dimenticare tutto quanto. Dormire era l’ unico modo per dimenticare. Gennaio, febbraio, marzo. Cosa ho fatto? Scuola, pranzo, studio, dormire. Scuola, pranzo, studio, dormire. Per tre mesi. Interessante eh? Bello vero? Direi… Una favola. Non lo era … Non lo era affatto. Oltre a questo, piangevo. Se piangevo mi sfogavo, mi rilassavo. Non erano lacrime di gioia, non lo erano. Mi resi conto che stavo diventando depressa (impossibile evitarlo). Ogni pomeriggio piangevo, pregavo mia madre di non mandarmi a scuola, odiavo le frecciatine dei miei “vecchi amici”, i commenti, le occhiate. Vi starete chiedendo… Ma perché diavolo hai lasciato i tuoi amici?? Ovvio, questa è una domanda che viene naturale. Ma adesso vorrei semplificarmi la vita, aggiungerei tante di quelle parole negative. Ma a me basteranno una parola e un commento per definirli. Parola: Superficiali. Commento: Giudicare non è una cosa che mi piace, prendere in giro neanche. Si, facevo quello insieme a loro. Giudicare, giudicare, giudicare. Questo. Mi resi conto che invece stavo sbagliando e che quella non ero io… Ecco tutto. Ma adesso ne sto pagando le conseguenze, adesso sono io la preda. Ma accetto, accetto tutto, me lo merito ed è giusto che sia così. Mia nonna Anna (l’unica che mi è rimasta) mi dice sempre: “Prova e non trattenere”. Io l’ho fatto e sono “contenta” di averlo fatto, c’ho provato.  Oltre a piangere, ho anche mangiato. Si ho mangiato… Ma non per fame. Per noia. Domenica 1 aprile 2011. Diamine è arrivato Aprile. Questo vuol dire che manca poco, posso resistere, si, tra poco finirà tutto, tutto quanto. Durante la settimana non feci altro che ripetere fra me e me… Manca poco, non vedo l’ ora di andare al liceo, manca poco manca poco manca poco!!! Addirittura creai un “calendario” con il conteggio dei giorni mancanti agli esami di terza media. Mi ero fissata: scrivevo sempre le stesse cose anche su Facebook: Liceo -4; Liceo arriva presto, ti sto aspettando. Stavo diventando ridicola… Non mi resi conto che stavo sprecando del tempo, non mi resi conto che il mio anno della “Magica Terza Media” stava finendo. Non mi resi conto che quest anno non sarebbe tornato mai più… Non mi resi conto che il tempo stava volando via. Domenica 15 aprile 2011: Il sole, che spaccava quasi la finestra, mi rendeva la visione della tv praticamente impossibile, il riflesso era atroce. Ad un tratto vidi la mia immagine riflessa sullo schermo: Mi vedevo. Io. Sdraiata (come al solito) sul mio letto (diventata un’ arma ormai per me), ed il sole che mi faceva bruciare gli occhi (ormai non erano più abituati a una luce così forte). Mi facevo pena. Mi stavo uccidendo. Mi alzai, spensi la tv, mi vestii ed uscii. Non mi sembrava vero: Aria, Vento… Elementi ormai sconosciuti per me e per il mio corpo. Ero felice.                                                 Maggio….Giugno. Mercoledì 15: Ho appena finito gli orali. Adesso vado a farmi un bel bagno giù in spiaggia con la mia comitiva e dopo di che comunicherò la notizia ai miei.
 
  
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