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Autore: B Rabbit    24/04/2012    1 recensioni
«Tu sei come la neve, che cade per sciogliersi e diventare primavera. E proprio come essa rinascerai, liberandoti dalle catene che ti lacerano. E sai una cosa? Quel giorno non è lontano. Oggi rinascerai: da ora ti chiamerai…»
Allen.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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¬ Falling Falling Snow ~
†Fourth Chapter ~




Era abbandonato su una poltroncina vicino alla finestra del salotto dai disegni arabeschi e il sedile dorato, creata da abili mani, maestre del modellare.
Ciondolava ritmicamente le gambe, seguito dalla lancetta del preciso metronomo sul pianoforte bianco del suo genitore adottivo mentre, guardando la strada affollata fuori dalla finestra, catturava i sorrisi e la felicità altrui con i suoi occhi, frammenti del cielo estivo. Erano passati mesi dall’ adozione, da quando si era separato da lui, da quando quegli occhi zaffiro cercavano lo smeraldo.
«Ne, Lavi… riesci a sentirmi?»
Il ragazzino portò la mano sul vetro guardando il proprio riflesso, i suoi occhi spenti, il sorriso sparito.
«Allen»
Si avvicinò un uomo dai circa trent’anni, alto, lunghi capelli corvini legati a coda, viso gentile e occhi luminosi che sapevano scacciar le ombre più buie dell’anima.
«Mana…»
L’uomo abbracciò il piccolo stringendolo dolcemente a sé, infondendogli calore nelle membra e conforto nel cuore, accarezzandogli la schiena e baciandogli la guancia.
«Pensi ancora a Lavi, vero?»
Sentendo quel nome, quelle lettere sconnesse fra loro ma che insieme sapevano far vacillare la sua mente, Allen non riuscì a trattenere le lacrime che uscirono insieme all’opprimente tristezza, mentre quel groppo alla gola cresceva.
L’uomo accarezzò i bianchi capelli della piccola stella caduta proferendo dolci parole al suo orecchio, udibili solo da lui, unicamente per lui.
«Mi manca… mi manca tanto…»
L’albino nascose il viso sul petto del genitore adottivo per limitare i singhiozzi sempre più forti e incontrollati, inspirando il profumo di Mana e ascoltando i battiti del suo cuore, lasciandosi cullare da quella melodia vitale. «Ho un’idea!»
Mana prese delicatamente le spalle del bambino scostandolo dal proprio petto per guardarlo negli occhi lucidi con un sorriso.
«Perché non adottiamo anche Lavi? Si sentirà solo lì, in quell’orfanotrofio. Che ne dici, ti va?»
A quella domanda le lacrime caddero copiose accompagnate da singhiozzi convulsi e da piccoli lamenti. Il piccolo albino cercò di calmarsi, asciugandosi le lacrime con i dorsi delle manine, ma era tutto inutile, le perle cadevano senza tregua.
«G-grazie… grazie…»
Le calde braccia di Mana strinsero di nuovo Allen al petto con affetto paterno, accarezzandogli i capelli chiari come la luna.
«Questo e altro per mio figlio»
Mana chiuse gli occhi lasciando la mano sulla testa dell’albino portandola sulla spalla, cullandolo con dolci parole cercando di interrompere la rovinosa discesa di quelle gocce cristalline.
«Papà…»



***


Era seduto a terra, le spalle al muro, in uno dei corridoio del cupo orfanotrofio.
Aveva le ginocchia al petto, le braccia stringevano le gambe e la testa era poggiata su di esse mentre la luce del sole bagnava placidamente i capelli scarlatti.
Erano passati mesi da quando il suo unico amico lo aveva abbandonato, quando la sua luce lo aveva lasciato solo nell’oscurità, quando quella piccola luna era scomparsa lasciando un vuoto nel cielo nero del suo cuore.
«Ma… quello è Lavi?»
Un bambino annuì.
«E pensare che prima aveva sempre il sorriso stampato sulla faccia…»
«E’ tutta colpa di quel piccoletto della cicatrice, se non fosse arrivato qui Lavi non si sarebbe ridotto il questo stato…»
L’altro incrociò le braccia.
«Già, hai ragione. Povero guercio, crede ancora che quell’altro tornerà per lui.»
«Basta!»
Lavi si alzò di scatto guardando furioso i due bambini che parlavano tra di loro contro di lui, contro Allen.
«Lui tornerà! Lui tornerà… per me…»
I bambini se ne andarono via correndo per il corridoio ridendo, infliggendo ferire al piccolo cuore di Lavi.
Il piccolo guercino si avvicinò alla finestra volgendo il suo sguardo al sole caldo, padrone del dì, compagno di Urano.
Da quel giorno, da quel dannato 10 agosto era rimasto lì, solo, ad aspettare il ritorno della sua luce, di quel flebile sorriso, di quella timida alba.
Aveva continuato ad aspettarlo in quell’orfanotrofio rifiutando ogni adozione, scappando dalle case temporanee per mantenere viva quella promessa, quella fiamma scarlatta che diventava sempre più flebile ad ogni scadere del giorno.



***



Pioveva.
Le gocce cadevano dal cielo infranto come il suo cuore, bagnando il solitario ragazzino che guardava incessantemente una lapide robusta.

“Mana Walker”

Era stato abbandonato. Di nuovo.
Gli occhi bruciavano, ormai stremati dalle troppe lacrime. La voce tremava, ormai stanca dal troppo urlare.
Le mani erano fredde, ormai prive di quel calore.
Era questo il destino di chi veniva abbandonato, lasciato solo e in disparte come bambole rotte e giochi inutili?
Era un giocattolo di Dio che, ormai stanco di lui, lo aveva lasciato cadere nelle tenebre togliendogli tutto ciò che aveva di più caro?
Si sentiva male, vuoto.
Voleva piangere, ma le lacrime non sgorgavano.
Voleva urlare, ma la voce non usciva.
Voleva morire, ma la vita non cessava.
Perché, Dio, lo fai soffrire così?
Non sei forse il Padre dell’umanità?
E, come Padre, non ami tutti i tuoi figli mortali?
“Le cose brutte esistono per mettere alla prova le persone” , questa frase risuonava nella testa, ovattando ogni rumore.
Nella sua breve vita aveva sempre perso e mai avuto, era una bugia per lui, una nera menzogna.
« Lavi, ora ho capito cosa hai provato quando ti ho lasciato solo»
Strinse le mani in pugni con forza, i palmi pulsavano a causa delle unghie che ferivano la pelle chiara.
« Scusami, scusami»
Rivolse lo sguardo al cielo grigio come la cenere, chiuse gli occhi lasciando la pioggia accarezzargli il volto con il suo tocco freddo mentre il silenzio lo avvolgeva lentamente.
«Ora tornerò da te per non lasciarti più in balia della solitudine…»



***



Doveva affrettarsi. Le donne dell’orfanotrofio lo avrebbero fermato di certo dopo averlo visto. Doveva sbrigarsi, doveva scappare. Se in un anno e mezzo Allen non era tornato, sarebbe stato lui a trovarlo. Chiuse velocemente la borsa a sacco e se la mise in spalla e, sistemandosi i capelli cremisi con una bandana, uscì di corsa dall’orfanotrofio, evitando le scale con un unico balzo. Lasciatosi alle spalle quel luogo di ricordi, il ragazzo incominciò a correre velocemente, incominciando le ricerche dalla zona est della città, sperando con tutto se stesso che Allen non abitasse fuori. Mentre correva, la sua viaggiava libera, superando ogni ostacolo, immaginando il loro incontro, l’abbraccio tanto desiderato, le carezze, il calore, la felicità… Il ragazzo si sentiva elettrizzato, le sue membra percosse ininterrottamente da euforiche sensazioni, la fatica volar via come le rondini durante l’inverno. Purtroppo per lui, per loro, le peripezie non erano mai troppe, la tela del ragno vasta e il loro sogno ancora lontano.










Quarto capitolo!!! Yessa!
Ringrazio RoxyShinohara per aver aggiunto la ff nelle sue storie preferite, da seguire e da ricordare. Tre in una volta. Mi stava venendo un infarto per la felicità ç-ç
*sente dolore al braccio sinistro*
...Cavolo. Diiiiicevamo… ah, si, il capitolo. E' composto interamente da flashback, per capire cosa è successo tra loro ^ ^
Ora vado, bye.
Al prossimo capitolo =)


  
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