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Autore: Cassie95    24/04/2012    4 recensioni
Parte dalla 3x19
Dalla storia:
“ Ecco- continuò Elena spostando gli occhi verso il camino- una volta mia madre mi disse che non si capisce niente della vita finchè non si comprende la morte, e anche se io mi sono trovata faccia a faccia con la morte milioni di volte, non ho mai capito che cosa significasse vivere. Forse perché ho visto più morti che vite, non ho mai avuto un esempio completo di chi sia vissuto fino alla fine e sia morto in un letto circondato da nipoti e nipoti di nipoti. Ma quando ieri abbiamo condiviso un momento così significativo, ho capito che devo vivere ciò che mi è dato di vivere e non avere paura del futuro, perché del doman non c’è certezza.”
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"Non ci provare Elena- le disse il vampiro con aria minacciosa- giuro che se le dai fiducia, ti soggiogo con le mie mani.” Assottigliò gli occhi in un’aria severa e intimidatrice. Elena non se ne curò, e cercando di sciogliere la presa dal vampiro gli disse: “ Non lo faresti mai, Damon, ti odierei a morte dopo”.
Il vampiro sorrise sghembo, e avvicinando il volto a quello dell’umana, gli sussurrò, così che solo lei potesse sentirlo: “ E poi mi amerai a morte nel mio letto, non è vero, Buffy?”.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il libro di letteratura cadde con un tonfo sordo sul pavimento insieme ai piedi di Elena che erano comodamente appoggiati sulla scrivania. L’ennesimo rintocco che annunciava le sei del pomeriggio risuonò nella camera della ragazza allontanandola dal proposito di aprire libro e studiare come non faceva da tempo. Quella mattina si era svegliata con una strana voglia in corpo: aprire un libro, uno qualunque, anche quello di matematica, solo per tuffarsi tra le parole e annegare nel mare delle frasi complicate di un testo scientifico perdendo la cognizione del tempo e della sua vita. Memore del famoso bacio che aveva scambiato con Damon, non era riuscita a prendere sonno quella notte ricordando le parole che il vampiro aveva pronunciato: “Mi dispiace Elena, ma stavolta non ti renderò le cose così facili. Stavolta dovrai capirlo da sola”. Alludeva certamente agli ipotetici sentimenti che lei provava per lui e che aveva liquidato con un: non lo so. Che significa non lo so? Era più o meno la stessa domanda che le aveva posto Damon e che lei si poneva da tutta la notte e metà giornata, per lo meno fino a quando non aveva aperto il libro di letteratura preferendo lasciare la possibilità di ucciderla a Klaus e non al libro di matematica.
Da quel momento in poi stava cercando il modo di concentrarsi e capire le parole che Giulietta dall’alto del suo balcone a Verona pronunciava al suo amato Romeo, ma quello che ne era venuto fuori era soltanto una crisi isterica nei confronti dei due amati che si ostinavano a essere così sdolcinati ( o almeno cos’ a lei pareva) e un’attenta analisi del romanticismo che nella sua vita si era dato all’estinzione come i koala. 
“ fantastico- pensava tra sé e sé- adesso ci si mettono pure i Montecchi e i Capuleti e possiamo dire addio alla sanità mentale di tutto il creato!”. La possibilità che fosse cinica era più alta del dovuto, ma in realtà lo era diventata da quando aveva avuto relazioni altalenanti e distruttive con i vampiri: dall’epoca del buon Matt si era passati al dolce  Stefan, per poi arrivare alla tragica amicizia/ non lo so che aveva con Damon e che le faceva venire voglia di chiudere tutto e di andare a Las Vegas per non rispondere alle pretese del suo cuore e a chi aspettava delle risposte.
Sbuffò ravvivandosi i capelli con una mano mentre scendeva dalla sedia e lasciava il libro sdraiato sul pavimento: “ per me puoi rimanere lì!” gli disse mentre si avviava in bagno per darsi una rinfrescata dopo la notte insonne e il pomeriggio sprecato senza far nulla di costruttivo a suo dire. Mentre l’acqua del rubinetto scorreva  lungo il marmo bianco e le sue mani bagnavano il volto ristorandola, Elena pensava ad un modo per mettere a tacere il suo battito cardiaco e le ansie che aveva continuamente: come avrebbe affrontato Damon? E Stefan? Si meritava questo mini tradimento che gli aveva fatto anche se in teoria la loro storia era finita da un pezzo? Ma soprattutto lei lo amava? E i sentimenti che provava per Damon?
“Arghhhh!!! – Esclamò gettando l’acqua tra i suoi capelli e ritrovandosi bagnata come un pulcino- non ne posso più, tutte queste pretese che hanno tutti, proprio non le sopporto, non solo devo rischiare di morire da un momento all’altro o sopportare l’idea che metà della mia famiglia sia al camposanto o felicemente aliena alla mia umanità, ma devo anche dare conto e ragione dei miei sentimenti! Ecco, adesso incomincio a parlare da sola, non ci bastavano già i vampiri, i licantropi, i fantasmi, le streghe e  i resuscitatati, adesso ci sono anche i pazzi!” Con un tonfo sordo si gettò sul letto ancora con i capelli e metà della t-shirt bagnata, e chiuse gli occhi per un secondo ripensando a ciò che aveva appena pronunciato ai muri, unici testimoni della sua sfuriata e probabilmente anche ai vicini visto i decibel della sua voce; ma non le importava, l’unica cosa che in quel momento doveva sistemare ( a parte la faccenda di Klaus che voleva allevarla come una mucca stagionata dal quale prendere sangue quando ce ne fosse stato bisogno) erano i suoi sentimenti verso i fratelli Salvatore, solo così avrebbe potuto sistemare la questione, mettere in pace il suo animo e fare un’opera di bene per le sue borse sotto gli occhi.
Con l’animo un po’ più sollevato, si alzò dal letto, prese una maglia dall’armadio, la infilò calpestando il libro di letteratura ormai divenuto uno zerbino.
“ oh, al diavolo Romeo e Giulietta e il loro amore impossibile! Realtà o finzione io andrò da Damon adesso e chiarirò tutto! Giusto Elena? Si si giusto!”. Solo mentre prendeva la giacca gli saltò alla testa una frase che il nonno amava pronunciare presa da chissà quale autore che lui amava leggere : scopo dei libri è ricordarci quanto siamo somari e dissennati. E solo allora si rendeva conto della veridicità di quelle parole: aveva dovuto trascorrere un’intera notte insonne, un intero pomeriggio tra Romeo e Giulietta e quel pazzo di Shakespeare per capire che non poteva essere così dissennata da lasciar andare i suoi sentimenti per non rischiare di ferirsi, non  poteva essere così egoista. Eppure si sentiva ancora una somara per non sapere come prendere quell’argomento, come esprimere al meglio tutto ciò che sentiva, era un’ignorante in questo genere di situazioni.
Scendendo rumorosamente le scale, prese le chiavi dell’auto e fece per aprire la porta quando la voce di Jeremy la fermò sulla soglia.
“ Dove stai andando?- si era sporto dalla porta della cucina con una tazza in mano ed era intento a sorseggiarla guardando con un cipiglio interrogativo Elena. La ragazza, dimenticandosi per un attimo del suo principale intento, era ferma sulla soglia e guardava Jeremy, realizzando quanto fosse bello averlo di nuovo a casa al sicuro e sotto i suoi occhi vigili, ma in quel momento avrebbe voluto non rispondere a nessuno se non ad una sola persona.
“ Carpe  Diem, Jeremy”. Pronunciò invece aprendo la porta e uscendo al chiarore del sole di pomeriggio inoltrato, lasciando  un Jeremy sorpreso e interrogativo: “ Che? Carpe diem? Oggi pesce? Che significa? Mah!”
Mentre Elena sfrecciava verso casa Salvatore rischiando di investire una povera vecchietta con i sacchi della spesa, Damon Salvatore, il vampiro centenario dagli occhi di ghiaccio, se ne stava seduto su di una poltrona sorseggiando un buon bourbon da un bicchiere di cristallo e facendolo ondeggiare di tanto in tanto. Dopo essere ritornato a casa la sera precedente si era ripromesso che non avrebbe più dato momenti di cedimento di fronte ad Elena, doveva fare lei il prossimo passo, altrimenti lui avrebbe ripreso la sua maschera da duro succhiasangue quale era e l’avrebbe lasciata alla “scelta migliore per lei”, ossia il caro vecchio, ma proprio tanto, Stefan. Perché continuare a volere il male per se stessi desiderando una donna che non sarebbe mai stata sua? Il punto era che neanche mille soggiogamenti gli avrebbero mai potuto far dimenticare l’amore che per la prima volta provava per qualcuno, perché si sentiva vivo di nuovo dopo tanto, troppo tempo, e questo non si poteva ignorare.
Era perso tra questi pensieri quando sentì un respiro affannoso dall’altro lato della porta accompagnato da un battito cardiaco accelerato e un pugno che sbatteva sul legno dell’ingresso. Non gli ci volle molto per capire che era Elena e che probabilmente era molto agitata, così sollevandosi dal divano e facendo ondeggiare i due lembi della camicia lasciata aperta, andò ad aprire la porta trovandosi una Elena con i capelli arruffati, le guance arrossate e gli occhi colmi di una luce nuova e strana. Non gli diede neanche il tempo di parlare o invitarla che lei si era già precipitata oltre la porta nel salone e stava appoggiando giacca e borsa sui comodi divani.
“ Cosa ci fai qui?” Le chiese Damon con finta aria annoiata continuando a sorseggiare il suo bourbon, pensava che se si fosse mostrato distaccato forse avrebbe potuto riuscire nel suo intento di allontanarsi da lei, ma neanche lui ci credeva tanto. Elena, dal canto suo, non riusciva a distogliere gli occhi dal suo petto marmoreo scolpito, dalla rada peluria sul basso ventre, fino agli addominali, per poi risalire sul collo e sulla vena azzurrina che si intravedeva e che pompava sangue, fino al volto, agli zigomi alti e pronunciati, alla punta dritta del naso, ai capelli corvini setosi sui quali avrebbe voluto far passare la sua mano da qui fino al resto dell’eternità e poi gli occhi: due lapislazzuli screziati che dipingevano il suo volto di mille espressioni diverse e l’animo di Elena di mille emozioni contrastanti.
Come potevano due occhi essere lo specchio dell’anima e privare qualsiasi altro individuo della propria essenza così come facevano quelli di Damon? Le sembrava di vedere il suo vero essere ogni volta che si rispecchiava nei suo occhi: forte, combattiva, determinata, orgogliosa, ma soprattutto amata. Era una sensazione unica e sorprendente che la rendeva diversa da come sempre si era vista, la cambiava.
Con voce tremula e un po’ emozionata dalle emozioni che ancora una volte gli occhi di Damon avevano scatenato nel suo animo cominciò il discorso che si era preparata in macchina e che si era interrotto quando stava per investire la signora Flower sul ciglio della strada: “ Damon-cominciò tormentandosi le dita delle mani- so che probabilmente sei sorpreso di vedermi qui, e hai anche ragione, nemmeno io so quale forza mi abbia trapassato l’anima e spinta a catapultarmi in macchina, a rischiare di investire una vecchietta e a raggiungere casa tua per giunta in questo stato”. A quelle parole Damon sorrise: per lei sarebbe stata bella anche con i capelli corti e dentro un sacco della spazzature. La lasciò continuare perché sentiva che gli stava per dire qualcosa di importante.
“ Ecco- continuò Elena spostando gli occhi verso il camino- una volta mia madre mi disse che non si capisce niente della vita finchè non si comprende la morte, e anche se io mi sono trovata faccia a faccia con la morte milioni di volte, non ho mai capito che cosa significasse vivere. Forse perché ho visto più morti che vite, non ho mai avuto un esempio completo di chi sia vissuto fino alla fine e sia morto in un letto circondato da nipoti e nipoti di nipoti. Ma quando ieri abbiamo condiviso un momento così significativo, ho capito che devo vivere ciò che mi è dato di vivere e non avere paura del futuro, perché del doman non c’è certezza.”
“ Cosa c’entra tutto questo con me-chiese Damon prendendo per la prima volta la parola, sorpreso dalla piega che stava prendendo la conversazione  e impaurito da cosa avrebbe potuto dire la ragazza- cioè voglio dire, tutta questa tua voglia di vivere il presente senza pensare alle conseguenze, sembra molto diverso dall’Elena razionale che sei”. Le disse simulando un finto sorriso sghembo che lasciava intravedere il dolore che stava provando.
Elena si rabbuiò, non voleva far intendere una cosa per un’altra, ma doveva andare fino in fondo.
“ Quando, ieri ci siamo baciati- continuò portando l’attenzione di Damon su di lei- io ho provato delle sensazioni, forti, contrastanti, ma importanti. Non ti nascondo che lo scopo del viaggio era quello di fare chiarezza nel mio cuore, ma alla fine tutto ha preso una piega diversa. Ieri ti ho detto una bugia.” Concluse con l’aria di una bambina che ha appena commesso un furto di caramella.
“Che? Una bugia?Elena, scusami ma non sono tuo padre, per me puoi mentire quanto ti pare e piace, l’importante che le tue bugie non ti mettano nei guai.” Damon si stava avvicinando sempre di più e adesso Elena poteva sentire il suo caldo fiato su di lei.
“ Non voglio essere salvata, mi salvo da sola- disse con aria scocciata suscitando il riso del vampiro.
“ Si certo come no? Sbaglio o lo dici ogni volta che ci incontriamo, sembra quasi una formula di rito: salve, sono Elena-mi-salvo-da-sola, e sono felice di fare la vostra conoscenza.”
“ Smettila di fare l’imbecille Damon- il nervosismo di Elena si era attenuato di fronte al sincero sorriso che Damon stava mostrando proprio in quel momento, non poté fare a meno di ammirarlo- sai anche tu quanto tutti siete importanti per me e non voglio perdere i pochi che mi sono rimasti.”
“ e sai anche tu quanto tu sia importante per me e che me ne frego del resto della gente se è te che devo salvare”.  IL vampiro aveva appena mandato al diavolo i suoi propositi di rimanere freddo e distaccato e alla fine aveva dato prova di aver fallito di nuovo.
Elena invece, sebbene avesse sentito quelle parole già una volta , le pareva quasi che fosse la prima volta in cui le comprendeva per il loro vero significato e le custodiva nel suo cuore come un tesoro inestimabile. Gli occhi sgranati di Damon le diedero la conferma che doveva andare avanti con il suo discorso, e metterlo a conoscenza dei suoi veri sentimenti.
Si avvicinò un po’ di più a Damon e gli prese una mano tra le sue cominciando a massaggiarla, osservando le loro mani intrecciate trovò la forza per prendere la parola : “ Damon, ascolta- due paia di occhi azzurri la fissavano scrutatori- ti ho detto una bugia ieri- ripeté nuovamente- non è vero che non lo so- disse alludendo alla conversazione del giorno prima- cioè, non sapevo come rendere esplicito alla mia mente ciò che implicitamente il mio cuore aveva già capito.”
Damon era allibito: era la prima volta che Elena si comportava in quel modo, e non sapeva che cosa le stesse passando per la testa, ma non poteva fare a meno di nutrire una piccola speranza in fondo al suo cuore.
“ io però non capisco Elena, potresti spiegarti meglio e fare meno la misteriosa”. Sapeva che stava giocando con il fuoco ma voleva delle prove di quelli che lei chiamava sentimenti per lui se davvero erano tali.
“Solo uno stupido imbecille vampiro come te può non capire ancora- continuò Elena con una nuova luce negli occhi- il punto che tu ancora non hai compreso è che ti amo!” Quasi lo urlò dalla voglia di farglielo capire e a quel punto gli occhi del vampiro si colorarono di tutte le emozioni che stava provando in quel momento e nel suo petto, morto dalle sensazioni, scoppiò un fuoco ardente che lo portò a rattenere il respiro per un attimo e a prendere la ragazza tra le sue braccia, avvicinando le sue labbra al suo orecchio e dicendo con voce emozionata: “ Ripetilo ti prego”.
Elena non se lo fece ripetere due volte, e prima che le loro bocche si toccassero e unissero in un mutuo accordo ritrovandosi come si erano trovate la sera precedente, Elena glielo aveva già ripetuto una, due, tre, infinite volte: “ ti amo, ti amo, ti amo….”
Le loro labbra fameliche si cercavano per poi trovarsi, e in questo gioco di rincorse  l’uno tra le labbra dell’altro vi era una danza che facevano in sincrono assaporando l’uno il corpo dell’altra. Damon scese a baciare la sua guancia, il suo orecchio, la sua gola, suscitando dolci sospiri in Elena. Ma ad un certo punto si staccò dalla ragazza lasciandola con gli occhi sgranati: “ perché ti sei fermato?” Gli chiese Elena pronta ad assalirlo di nuovo. Damon sorrise di fronte alle voglie della ragazza, ben sapendo che le sue erano molto più evidenti, e sfoderando un sorriso malizioso si allontanò da lei di qualche passo e incrociando le braccia al petto le disse: “ hai detto che sono uno stupido vampiro imbecille, questo è un attacco al mio orgoglio e al mio onore, chiedimi scusa adesso!”
Elena, facendo mente locale, si ricordò delle parole che aveva pronunciato e spingendo Damon sul divano si mise a cavalcioni su di lui: “ Non pensi che non dovresti pensare affatto?! Adesso ci siamo tu ed io e io non vedo nessun vampiro stupido e imbecille,  e tu?”
Damon sorpreso dall’intraprendenza di Elena, si lasciò trasportare dal suo gioco e sospingendo le sue labbra verso quelle morbide della ragazza fece scontrare le loro bocche: “ nemmeno io”. In men che non si dica le loro mani scorrevano l’uno sul corpo dell’altra e lo liberavano dai vestiti. Elena ormai rimasta in biancheria, vedendo Damon in boxer che la sovrastava, lo fermò con una mano sul torace muscoloso, per tastare la sua resistenza : “ Non dovresti avere un po’ più di pazienza e aspettare?” Gli disse con un sorriso malizioso agli angoli della bocca.
“ Elena, la pazienza sarà anche la madre della scienza, ma è la madrina della scemenza, Ergo ti voglio tutta per me adesso!”. La sua bocca raggiunse, la clavicola, il solco tra i seni, l’ombelico e sempre più giù.
Mentre Damon la portava al piacere, Elena si rese conto che avrebbe tenuto sempre con sè quel momento, lo avrebbe custodito anche nei momenti più bui, per ricordarsi il calore che gli occhi di Damon, una distesa oceanica in tempesta, potevano donarle.
I segreti del cuore di una donna sono più profondi di un oceano.
 
 
 
 
 
  
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