Emotionsœ
[1. An Ignored Desire]
L’aria era afosa. Si sentivano i passi di un
uomo andarsene.
La porta sbattere. E poi più nulla.
Era finita. Una volta per tutte era finita.
E lei aveva avuto la soddisfazione di
porre la parola fine.
Ora era sola.
Ginny distolse lo sguardo dalla porta, da dove
poco prima era uscito un alquanto furioso Harry Potter.
Sorrise. Aveva appena mandato a quel paese il
bambino sopravvissuto, colui che aveva quasi annientato Voldemort, nonché il
mago più famoso del Mondo Magico. Doveva ritenersi soddisfatta.
Eppure sentiva un peso sullo stomaco, un inspiegabile
peso sullo stomaco. Infondo aveva fatto la cosa giusta. Perché a vent’anni
dover rimanere rinchiusa in casa ogni santo momento, non era accettabile.
-Ginny?-
-mmh?-
-io…credo che ora…beh sarebbe meglio che non
uscissi molto…-
Ginny si appoggiò su un gomito, osservandolo
con aria contrariata.
-beh…è per il tuo bene…i Mangiamorte
potrebbero…beh rapirti o farti chissà che…per arrivare a me…-
Harry era evidentemente imbarazzato. Ginny lo
scrutava.
-cosa? stai scherzando?-
-no…sono serio…-
Ginny era rimasta tutta la notte ad osservare
il soffitto, pensando se infondo ne valesse veramente la pena.
Ci aveva provato. Nessuno poteva dire il
contrario. Nemmeno quel cretino di Ron, che in quel momento doveva star
mobilitando tutti gli Auror per farle una strigliata. Perché a dispetto delle
apparenze, lei gli voleva bene. Ma evidentemente non abbanstanza da rinunciare
alla sua libertà.
Questo era stato un punto a suo favore. A cui
si aggiungeva l’ansia di doverlo aspettare ogni giorno con la paura che non
sarebbe più tornato da una stupida missione.
Decisamente non voleva morire giovane di
crepacuore, né tantomeno rimanere vedova.
Non che avessero in programma il matrimonio,
ma…
Harry aveva la sua guerra da combattere, ora
lei aveva deciso di starne fuori.
Aprì una finestra e lasciò che la brezza fresca
della sera le scompigliasse i capelli.
Le tornarono in mente le parole del suo ormai
ex-ragazzo.
-Ginny,
tu non vuoi che io me ne vada veramente. È soltanto per il tuo bene che tu devi
stare qui. Solo per il tuo bene-
-anch’io lo faccio per il tuo bene Harry-
E poi la porta si era magicamente
aperta, invitando il ragazzo a levare le tende.
Ritornò a guardare dalla finestra. Quanto amava
Londra!
Il suo appartamento era all’ultimo piano di un
palazzo, nel bel mezzo della Londra babbana. Le macchine sfrecciavano sulle
strade affollate di gente.
Nonostante fosse tardi la città era viva.
Richiuse la finestra e decise di uscire.
D’estate stare nel suo appartamento era come fare una sauna. In più aveva
decisamente bisogno di distrarsi.
Si chiuse la porta alle spalle e scese le
scale, finchè non giunse in strada.
Ripensò a come la sua vita era inaspettatamente
cambiata dopo Hogwarts.
Prima la decisione di vivere da sola, con ovvie
obiezioni di Ron, volutamente ignorate.
Poi il lavoro che le aveva permesso di
lasciarsi alle spalle la vita da stracciona, che tanto aveva odiato a scuola.
E poi Harry. Ma quella era storia chiusa.
Fu così che mentre stava pensando ad una scusa
per evitare la ramanzina di Ron sentì delle grida.
Si fermò e si guardò attorno. Nulla.
Le era sembrata la voce di una ragazza.
Poco più avanti una viuzza si inoltrava tra i
palazzi.
Si avvicnò e cercò di guardare nell’oscurità. Nulla.
Si inoltrò nel vicolo ceco. Improvvisamente i
rumori della città sembravano essere spariti.
Ancora quella voce.
Questa volta non urlava. Si sentiva però che
era agitata.
-stai zitta-
Ai suoi lamenti si unì una voce maschile. Ginny
rimase ferma, cercando di capire cosa stesse succedendo.
-…lasciami!!!…non ti dirò niente!!LASCIAMI!-
-ti ho detto di tacere-
Ginny rimase ferma. Non che le piacesse farsi
gli affari degli altri, ma le sembrava che quella ragazza avesse bisogno di
aiuto.
Ok, non era certo la protettrice dei deboli,
quello era il compito di Hermione e neanche l’eterno eroe, a quello ci pensava
Harry, ma era una fedele sostenitrice del motto “l’istinto femminile ha sempre
ragione”.
E in quel momento l’istinto le diceva di farsi
avanti e di far vedere a quel farabutto, chiunque egli fosse, che non si tratta
così una ragazza. In più dopo aver appena fatto finire la storia con il suo
ragazzo, non poteva fare altro se non mobilitarsi per la difesa della libertà
femminile.
Infondo che avrebbe potuto farle? Lei aveva
sempre la sua bacchetta, e atterrare un babbano non sarebbe stato poi così
difficile, neanche per lei che non era un Auror.
-non hai sentito cosa ha detto?lasciala subito-
Entrambi si voltarono sorpresi verso di lei.
Ma nell’istante in cui Ginny riconobbe chi
aveva di fronte mandò al diavolo il suo istinto femminile e si detestò con
tutta l’anima per non aver intrapreso quel corso di smaterializzazione che
tutti le avevano consigliato di seguire…
E i ruoli si scambiarono. Ora la più sorpresa
era decisamente lei.
Come un flash-back rivedeva i titoli dei
giornali magici di qualche giorno prima.
‘AD AZKABAN
L’ULTIMO DEI MALFOY'
OK, era tutto uno scherzo, un fottutissimo
scherzo.
Sbattè più volte gli occhi, sperando che
l’immagine davanti a lei sparisse. Ma non accadde.
Il terrore si impossessò del suo corpo
impedendole di muoversi anche di un solo centimentro. Se l’ultimo dei Malfoy
era veramente rinchiuso ad Azkaban, come poteva lei avere davanti agli occhi
Draco Malfoy in tutto il suo “splendore”?
Ginny voleva, doveva scappare…era nella
merda fino al collo…
Forse non l’aveva riconosciuta e lei avrebbe
potuto andarsene con un “scusate…mi era sembrato…” e poi filare…forse…
-oh…ma guarda chi ho l’onore di vedere…Weasley,
come sta la tua famiglia di pezzenti?-
Il piano di fuga era saltato. Ora doveva
assolutamente escogitarne uno di scorta, se non voleva finire nei guai…
-ti hanno percaso tagliato la lingua?-
Stesso tono super-borioso e stra-strafottente
di sempre…non era cambiato evidentemente.
-no, sai…sono solamente sorpresa…tu
dovresti essere ad Azkaban! non capita tutti i giorni di incontrare un evaso…-
-attenta a come parli Weasley, non sono in vena
di scherzi- disse puntando la bacchetta verso la ragazza. Provocarlo non era
stata certo la cosa più ragionevole da fare, ma infondo le era venuto naturale,
di fronte a quella faccia da schiaffi.
Nel frattempo la ragazza, aproffittando di un
momento di distrazione, era sparita.
Ginny continuava a guardare il ragazzo, che si
avvicinava, sempre con la bacchetta puntata su di lei.
-non hai paura Weasley?-
Ginny non osava muoversi. Malfoy non avrebbe di
certo avuto scrupoli nel farla fuori in un secondo.
Ma le sarebbe bastato soltanto riuscire a
distrarlo…prendere la bacchetta e…
Una cosa semplice, insomma…
Doveva prendere tempo.
Poi successe tutto in un secondo. L’attimo
prima Malfoy era davanti di lei con la bacchetta puntata e l’attimo dopo le era
dietro con un coltello premuto sulla sua gola.
-cos..?-
-ferma Weasley…e soprattutto zitta…se ci tieni alla
tua pelle- disse in un sussurro provocatorio.
La ragazza doveva ammettere che non era una
cima nell’organizzare dei piani, dato che in quel momento tutti fallivano
ancora prima di cominciare.
Ginny rabbrividì.
-Mal…Malfoy…da quando ti abbassi ad usare
armi..babbane?- disse cercando di regolarizzare il respiro, per quanto
lo concedesse la situazione. Ginnt doveva ammettere a se stessa che la sua
domanda non era tra le più intelligenti e costruttive che il suo cervello
potesse elaborare…
-da quando ho scoperto che sono molto
efficaci…e soprattutto che fanno male…-
Ginny sentì la lama di ferro premere di più
sulla sua gola.
Ok, ora o mai più…
Ginny abbassò fulminea la mano per raggiungere
la bacchetta, ma si fermò di scatto.
-non lo farei se fossi in te Weasley…non lo
farei…-
La ragazza ripensò a come era finita in quella
dannata situazione: Harry.
Ovviamente era tutta colpa sua.
Se non le avesse fatto la sua ramanzina
soltanto perché era uscita a farsi un giro forse lei sarebbe stata ancora a
casa, con lui ovviamente…
Era passata da un Harry iperprottettivo che non
lasciava respirare, ad un Malfoy che non la lasciava realmente
respirare. Non sapeva proprio dire cosa fosse peggiore…
Il suo desiderio di libertà evidentemente non
importava proprio a nessuno.
Una volta a casa gliene avrebbe dette quattro,
a lui, a Ron e a tutta la combricola!
Quando improvvisamente sentì uno strappo
all’altezza dell’ombelico, si rese conto che non sarebbe tornata a casa tanto
preso come credeva…