Wir
werden miteinander siegen.
Aprile
2002
Il primo settembre 1939 i tedeschi invasero la Polonia. Io, a quel tempo avevo solo diciassette anni; ero giovanissima, piena di vita, di voglia di fare, con speranze, sogni e progetti per il futuro. In quei giorni tutto svanì lasciandomi terrorizzata, preoccupata e senza speranza. La guerra distrusse tutto, dalle città all’animo delle persone.
Luglio
1939
Stesa a
pancia sotto sul tappeto fissavo la televisione che stava trasmettendo
un
cartone animato; ormai avevamo la tv da un anno e ogni giorno che
passava la
trovavo sempre più interessante.
«Quanto
rimani?» chiesi scodinzolante «Perché
ovviamente rimani, giusto?» continuai
annuendo convincendomi.
«Certo che
rimango!» mi rassicurò mentre faceva avanti ed
indietro con le valige «E per un
bel po per giunta!» aggiunse con un occhiolino prima di
chiudersi in bagno
probabilmente per fare una bella doccia dopo il lungo viaggio di
ritorno.
«Liebe, tesoro, spegni la
televisione e
riordina il salone, vengono gli amici di tuo fratello a cena sta sera,
festeggiamo tutti assieme!» mi disse la mamma facendo cenno
con la testa ai libri
sparsi sul tappeto assieme ad un bel barattolo di biscotti praticamente
vuoto.
Portato
tutto in camera mi preparai e, impaziente aspettai che Louis uscisse
dal bagno
per poterci parlare un po, mi era mancato tantissimo e avevo bisogno di
una
chiacchierata delle nostre. Intanto avrei studiato e finito i compiti
ma dovevo
almeno chiederglielo.
«Bruder,
fratellone, ti va di parlare con
la tua schwester,
sorellina?»
chiesi al moro quando lo intravidi nel corridoio.
«Sai che
adoro parlare con te liebe, ma hai
sentito anche tu il campanello, parleremo sta sera.» alzai le
spalle e tornai
sui libri per un’ultima occhiata generale prima di andare a
salutare i nostri
cari, anzi, carissimi, ospiti.
Harry fu
il primo ad entrare per gettarsi subito su mio fratello che aspettava
quell’abbraccio
da quando era tornato a Berlino; il riccio poi strinse anche me
togliendosi
subito dopo il cappotto per lasciarlo a mia mamma. Niall fu il secondo
e fece come
Harry ma, con sicuramente meno enfasi, almeno nella parte riguardante
Lou.
Subito dopo Zayn e Liam entrarono in casa e sorridenti imitarono i due
amici
prima di loro. Con dispiacere notai la Stella di Davide cucita sul
cappotto di
Liam; lui, essendo ebreo era obbligato ad averla lì e in
quasi tutti i ricordi
della nostra infanzia quel pezzo di stoffa giallo brilla sul suo
cappotto nero.
Vederla mi faceva stare male ogni volta.
«Vi posso
assicurare che è davvero molto bella, mi sono adattato
benissimo e ho fatto
qualche amicizia. Sono tutti tornati a casa per le vacanze di questo
periodo ma
ci rivedremo presto; ovviamente sono contentissimo di essere qui con
voi, mi
siete mancati da matti.» disse mio fratello seduto molto
comodamente sulla sua
poltrona con i ragazzi attorno a se che lo guardavano sorridente. Ad
ognuno di
loro era mancato esattamente come era mancato a me, poco da fare.
«E quando
tornerai lì?» chiese Harry che, seduto affianco a
lui lo guardava con quell’aria
di ammirazione tipica; ogni volta che aveva gli occhi su di lui lo
scrutava in
modo strano, innamorato oserei dire.
«Quando
sarà il momento.» disse semplicemente alzando le
spalle.
«Jungs, ragazzi, la cena
è pronta! Se
volete accomodarvi.» annunciò mama entrando nella
stanza interrompendo l’allegra
chiacchierata. Io rimasi seduta al mio posto per qualche secondo,
ripensando ad
Harry ed al mio Lou; erano così speciali uno accanto
all’altro.
La mia
fantasia vagante fu riportata indietro dagli adorabili occhi di Liam
che mi
guardavano sorridenti tendendomi una mano, ovviamente invitandomi ad
andare con
lui nella sala da pranzo.
«Sei
contenta che sia tornato?» chiese una volta in piedi.
«Ovviamente,
aspettavo da tempo questo giorno, fosse stato per me sarei rimasta
tutto il
giorno ad abbracciarlo ma sapevo che sareste venuti quindi..»
iniziai facendo
la vaga.
«Quindi
non volevi perdere l’occasione per perderti questo spettacolo
di ragazzo.»
disse indicandosi e chiudendo gli occhi e buttando la testa
all’indietro per
far muovere i capelli ricci. Risi di gusto impartendogli una gomitata
sul
braccio che, per qualche secondo gli creò fastidio tanto da
doversi massaggiare
il punto dell’impatto.
Quando
arrivammo in cucina ci sedemmo uno di fronte all’altro e tra
le risate generali dovute per chissà quale battuta assurda
iniziai a
mangiare lo sformato abilmente preparato da mia mamma.
look
here babes!
ok,
questa è un'idea che mi è venuta non ricordo
quando e neanche dove.. ma comunque non vi interessa giusto? xD vi
prego di non prendermi a pomodori in faccia perchè
all'inizio pensavo fosse un'idea troppo toga *stile Silvano* ma ora
bho, scritta prende una piega diversa xD comunque, io lo pubblico
proprio perchè voglio vedere come va, ditemi voi xD
ps. vorrei specificare che liebe non è il nome della narratrice, quello lo scoprirete presto. tutte le parole in corsivo sono parole tedesche e, quelle in italiano subito dopo sono la traduzione xD