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Autore: FSanny    25/04/2012    3 recensioni
Cosa accade quando una diciassettenne curiosa e ficcanaso scopre che suo padre tiene un giovane misterioso prigioniero nelle segrete del castello?
Basta incrociare il suo sguardo, perdersi in quegli occhi di pozzo per lasciar perdere le paure, le convenzioni, per abbattere il muro che la separa dal mondo dell’uomo più affascinante e pericoloso che abbia mai conosciuto in vita sua.
Una storia ricca di lotte, di passione, di sangue. Un racconto semplice e allo stesso tempo contorto che spero riuscirà a catturare la vostra attenzione!
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi dispiace di non aver rispettato neanche la scadenza di una settimana ma per farmi perdonare vi lascio subito alla lettura, sperando che anche questo capitolo non vi deluda.
Ah, e già che a un certo punto si parlerà di ballo…se volete potete ascoltare questa (http://www.youtube.com/watch?v=2SsQDvOo0ck ). E’ la “colonna sonora” che mi sono immaginata per il suddetto ballo C:
 

 
 
                                                                                        

Capitolo 14

Il ballo.
 

Trascorsi due giorni dall’incontro in biblioteca il tempo sembrava non volersi mettere in sesto, il cielo era cupo, l’aria fredda e le foglie degli alberi ai margini della campagna spazzate via dal vento.
Non era il clima adatto per uscire dal castello ma quando sua madre la chiamò, Antonia non fu molto sorpresa dei piani che aveva in mente; niente impediva a Margaret Moore di recarsi all’emporio giù in paese se aveva voglia di farsi confezionare un abito nuovo di zecca, neanche una tempesta… figurarsi un po’ di vento capace di spazzare via solo nugoli di foglie secche.
 
Percorsero il tragitto chiuse nell’abitacolo della carrozza in silenzio, acquistarono stoffa per farsi confezionare nuovi abiti senza scambiarsi una parola e così risalirono il pendio verso casa della zia Juliet. Solo quando furono abbastanza vicine da scorgere il profilo del castello Antonia si rese conto di dov’erano dirette e, senza nascondere l’entusiasmo, volse gli occhi a sua madre e decise di rivolgerle la parola.
“Cosa ci facciamo qui? Credevo…”
“Ha espresso lei il desiderio di vederti, in realtà ha insistito e tuo padre ha accordato il permesso. Resteremo per pochissimo tempo, cerca di comportarti in maniera adeguata, niente scene sentimentali e strappalacrime. Cerca di tenere a bada il tuo carattere.”
Antonia continuò a ignorare le raccomandazioni di sua madre finché non scesero all’ingresso del castello di Juliet Moore, dove un maggiordomo era pronto ad accoglierle.
“Ricordati quello che ti ho detto” bisbigliò sua madre tirandole il gomito, ma prima che potesse finire Bea scese con i marmocchi di Juliet da una lunga rampa di scale, e Antonia si fiondò tra le sue braccia ignorando il peso e la presenza della donna che incombeva su di lei.

 


*
 

Feci strada alla signorina lungo i corridoi del castello di Juliet Moore, in trepidante attesa che arrivassimo nella mia umile camera e che lei mi raccontasse tutto ciò che era successo in mia assenza. Conoscendola avrebbe voluto che fossi prima io a raccontarle qualcosa ma in realtà non avevo nulla di particolarmente eccezionale da dirle, il tempo era così breve, poi, ed io ero curiosa di sapere come stava.
Così la feci accomodare sul bordo del letto come lei aveva fatto tante volte con me, tra le pareti profumate e ospitali della sua camera da letto. Antonia, che forse era stanca del viaggio, non se lo lasciò ripetere due volte, si lanciò a peso morto sul letto senza curarsi di rovinare il vestito, di sedere composta, di trattarmi con freddo distacco.
Era rimasta la mia buffa signorina, in ogni minimo gesto.
“Ho così tante cose da raccontarti, Bea…” disse, posando sul mio profilo umile i suoi grandi occhi verdi dal taglio orientale, luminosi ma stanchi. “Ne sono successe tante da quando ci hai lasciati. A proposito, come ti trovi con quei due?”
“Abbastanza bene, signorina, ma preferivo di gran lunga lei. E’ molto più sveglia e intelligente, Agata e Will sono dei vanitosi fanfaroni. Ma adesso la prego di raccontarmi quello che è successo, sono curiosa di sapere cosa le è capitato in questi ultimi tempi…”
In realtà le sue parole mi avevano messa in allarme ma non volevo darlo a vedere, fremevo dalla voglia di scoprire cosa diavolo le era capitato da darle un aspetto così affaticato, un po’ ammaccato ma più adulto, tutto sommato.
“Cose che non mi sarei mai aspettata di vivere, Bea, sentimenti che non avevo mai pensato di provare. Insomma… io ci speravo. E’ tutto un gran turbine di confusione, informazioni, personalità misteriose e incoerenti.”
“Come vanno i rapporti con suo padre?”
“Corrono lungo il binario della normalità. Della sua, ovviamente. E’ di lui che ti volevo parlare per primo, in fondo è da lì che è nato tutto…”
“Tutto cosa?”
“Quello che sto facendo.”
Antonia fece una lunga pausa ed io cercai di non interromperla, aspettai che fosse lei a continuare e nel frattempo mi avvicinai con uno sgabello, per prendere posto di fronte a lei. Il tempo che avevamo a disposizione era ristretto, ed io non avrei sopportato di annegare nei dubbi lasciati dal suo silenzio.
“Si spieghi.”
“L’ex prigioniero si chiama Martin, fa lo scrittore ed ha un mecenate. Un uomo delizioso che ama l’arte, hanno occupato la tenuta di Thornfield, a poche miglia dalla nostra. Ebbene, mio padre non crede a una parola di quello che il signor Martin gli dice.”
Gli occhi di Antonia mi guardarono seri e responsabili, cupi, e un sospiro sommesso mi fece intuire che la sua opinione riguardo quell’uomo era del tutto contraria a quella del signor Moore. C’era da aspettarselo che cadesse nella trappola di quel farabutto, ma nonostante tutto ciò mi addolorasse non potevo darlo a vedere.
Antonia Moore aveva bisogno di protezione, e se soltanto avessi potuto avrei fatto io le veci di quel padre cieco e assente.
“Qualche sera fa mi ha convocata nel suo ufficio, abbiamo fatto conversazione per un bel po’ di tempo, è stato un momento piuttosto imbarazzante. Non sono abituata a trattare in maniera così aperta con mio padre, non credevo che lui fosse capace di rivolgersi a me in maniera così diretta.”
“Cosa le ha detto?”
“Mi ha chiesto di aiutarlo. Mi ha implorata. Mi ha detto che quell’uomo è attratto da me…”
Antonia continuava a torturarsi le mani e mentre lo faceva arrossiva, arrossiva e volgeva lo sguardo alle dita annodate e ingarbugliate. C’era tenerezza nel suo modo di parlare, nei suoi modi di fare, forse c’era amore.
Qualcosa che avrebbe dovuto essere estirpato alla radice.
“In che modo desidera che lei lo aiuti?”
Antonia tirò un sospiro di rammarico. “Mi ha confessato che quell’uomo potrebbe essere un ladro, uno della peggior specie, un imbroglione, e che la famiglia che ha alle spalle è composta da gente poco raccomandabile. A me non è parso così, ma non ho avuto il coraggio di contraddire mio padre… mi parlava con una tale fiducia, un tono così confidenziale, paterno, che non sarei stata in grado di contraddirlo e di rifiutargli il mio aiuto neanche volendo.”
“E quindi cosa ha accettato di fare?”
“Di avvicinarmi a Martin, di fingermi interessata a lui, per…”
“Per venire a capo del mistero. Scoprire se l’ex prigioniero merita veramente di essere sbattuto di nuovo sul fondo delle prigioni.”
“Il solo pensiero mi provoca un dolore enorme, Bea.”
“Lei non finge di essere interessata a lui…”
“E’ l’unica persona di cui mi importa qualcosa, e non riesco a credere che mio padre stia dicendo la verità. Deve essersi sbagliato sul suo conto, ed io lo scoprirò. Mi fido di lui.”
“Come può fidarsi di una persona che non conosce?”
“Lui ha dato prova di conoscermi meglio di chiunque altro.”
Le lacrime le erano sgorgate dagli occhi senza che se ne accorgesse, come se da quando me ne ero andata non avesse pianto neanche una volta e adesso tutto il dolore e la tensione accumulati si riversassero fuori senza alcun intralcio. Antonia si asciugava gli occhi a pugni chiusi, parlava a se stessa piuttosto che a me, cercava di rimettere in ordine la confusione della sua vita e, non riuscendoci, piangeva senza lasciarsi dentro nulla.
Era una scena struggente vederla soffrire così, all’insaputa dei suoi genitori, di chi le affidava incarichi troppo grandi per lei, e di chi invece la ignorava, la sfruttava per farsi scudo di una società in cui lei aveva faticato ad entrare.
 
Per il resto del tempo che ci avevano lasciato a disposizione continuai a farle più domande che potevo, cercando di scendere a fondo della questione pur senza sembrarle d’intralcio. Aveva bisogno di una confidente, ed io le avrei fatto da tale raccogliendo informazioni.
Mi raccontò dell’episodio in biblioteca, di come la sua mente non si fosse più liberata di quel bacio, di come, anche adesso, avrebbe voluto rifarlo un’altra volta.
“Se le accuse di mio padre si riveleranno infondate lo sposerò.”
“Non le sembra un po’ precipitoso? I suoi genitori non glielo permetteranno mai.”
“Mio padre è così convinto di quello che pensa che mi ha dato una risposta affermativa. Se Martin non sarà colpevole di nulla, io sarò libera di fare quello che mi pare.”
“Sia ragionevole, signorina Antonia.”
“Non mettermi i bastoni tra le ruote anche tu, Bea. Ti prego. Se le ipotesi di mio padre saranno confermate cadrò in mille pezzi.”
La consolai mentre piangeva a singhiozzi china sulle pieghe scure del mio vestito, confortandola finché non ci dissero che ormai si era fatta ora, per lei, di fare ritorno a palazzo.
La accompagnai fino alla carrozza ignorando lo sguardo di rimprovero perenne della signora Moore, e prima che se ne andassero la pregai un’ultima volta di essere ragionevole, di non avventarsi sulle cose come una bestia affamata.
Non saprei spiegare come, eppure, quando vidi la loro carrozza allontanarsi, tutte le mie speranze mi parvero vane.

 


*
 

Dopo che ebbero fatto rientro a palazzo Margaret Moore chiese a sua figlia di seguirla in camera sua, il che era inusuale dopo che fino ad allora le era stato severamente impedito di mettere piede in camera dei suoi genitori.
Salirono la rampa di scale accompagnata dall’immancabile Alicia, una presenza monotona e sgradevole, una di quelle persone di cui Margaret amava circondarsi. Gente che Antonia pensava bene di tenere alla larga allora e per il resto dei suoi giorni.
Dopo che Alicia le ebbe scortate fino in camera chiuse la porta alle loro spalle e si ritirò in un angolo a ricamare su un telaio, diventando ben presto silenziosa e quasi invisibile. Sua madre, che non aveva aperto bocca durante il viaggio di ritorno, sollevò il coperchio di un portagioie di velluto rosso e ne estrasse una busta immacolata, arrivata direttamente da Thornfield.
“Ho preferito non aprirla, le parole parlano chiaro. E’ indirizzata a te.”
Antonia la raccolse fingendo disinteresse, dopodiché abbassò il braccio e sperò che la madre la congedasse in fretta.
Ma il suo intento era quello di conoscere almeno buona parte del contenuto conservato dentro quella busta, e non le avrebbe concesso di schiodarsi da lì finché Antonia non avesse deciso di leggere la lettera lì, di fronte a lei.
Cara Antonia,
ti scrivo dopo due giorni che non ci incontriamo per dirti che la tua lontananza mi addolora molto, così come il fatto che non ci è stato poi possibile discutere di quella cosa.
Per questo, sarei felice di ospitarti a palazzo domani sera in occasione del ballo che io e la mia famiglia abbiamo deciso di organizzare, e a cui parteciperanno le famiglie più influenti di tutta la contea –non so quanto ti possa interessare, ma il mio supervisore mi ha detto di scriverlo!
Conto di rivederti a palazzo.
 A presto,
Daiana.
 
“Un ballo?” chiese sua madre improvvisamente luminosa e impettita, come se le avessero appena detto di aver ereditato una fortuna. Forse per lei eventi del genere avevano lo stesso valore.
“Sei perspicace, è proprio quello che c’è scritto.”
“Hai intenzione di accettare, non è così Antonia?”
Antonia la guardò con disprezzo e si morse la lingua per trattenere il veleno che avrebbe voluto sputarle addosso.
“Solo per incontrare Daiana” rispose. “Detesto questo genere di cose.”
Un sorriso fiero si allargò sul volto di sua madre, come se per la prima volta avesse avuto di fronte la figlia che aveva sempre desiderato possedere.
“E’ stata una fortuna capitare all’emporio proprio oggi, gli abiti che abbiamo ordinato arriveranno in tempo per domani sera. Risplenderai tra tutti quegli invitati, hai solo bisogno di un cavaliere alla tua altezza.”
“Perché, l’invito non dice che bisogna avere un accompagnatore. Desidererei andarci da sola.”
“Neanche per sogno! So già chi chiamare… con Daniel White al tuo fianco sarai la regina della serata.”
Ti prego, pensò Antonia tra sé e sé, mentre ascoltava i deliri della madre, non riesco a sostenere un altro incontro con Daniel a così poca distanza dall’ultimo, non posso far sì che mi vedano con lui, non nel palazzo che è anche di Martin.
…Molto probabilmente , però, lui sarà l’accompagnatore di Daiana, e allora sarebbe spiacevole trovarmi da sola in mezzo a quell’orda di sconosciuti. Daniel mi farà da supporto, sarà il mio braccio destro, e quando mi si presenterà l’occasione mi inventerò uno stratagemma per sfuggire al suo controllo e sgattaiolare con Martin da qualche parte.
La voglia di stare con lui mi aiuterà a superare qualsiasi ostacolo.
 
Chiese a sua madre di potersi ritirare in camera sua a riposare, e lei in tutta risposta le disse –forse per la prima volta in vita sua- di trascorrere una buona notte e di riposare abbastanza da cancellare quelle orribili occhiaie dal suo volto in tempo per il giorno dopo.
“Domani mattina verrà a svegliarti Alicia, e insieme ci prepareremo per il ballo. Penserò io a spedire una lettera a Daniel per informarlo, tu preoccupati soltanto di essere splendida.”
La lasciò in corridoio stampandole un bacio su una tempia, e allora Antonia si sentì ledere qualcosa all’esterno, una corazza dietro cui aveva imparato a barricarsi e che, in casi come quello, purtroppo s’incrinava irrimediabilmente.

 

*

 
La sera dopo Daniel giunse a palazzo con molto anticipo, il che lo obbligò a restare seduto in salotto per un lungo tempo, sotto gli occhi dei domestici che con qualche scusa si affacciavano a dargli un’occhiata e soprattutto sotto la supervisione di Matt, che era stato incaricato di tenergli compagnia fino a che Antonia non li avrebbe raggiunti.
Lui, piuttosto che cercare un argomento di conversazione con cui intrattenere il “pivello”, si era messo a fissarlo con occhi impassibili, come se si trattasse di un uomo pericoloso da tenere d’occhio. In realtà l’aspetto di Daniel era tutt’altro che di un farabutto, aveva un volto così diafano e angelicato capace di destare rispetto e simpatia in chiunque, anche in uno come Matt che s’imponeva di tenerlo a distanza.
“Tu abiti qui da molto tempo, non è vero?” gli chiese improvvisamente Daniel, ridestandolo dai suoi pensieri.
“Da quando sono nato, o almeno mi hanno sempre detto così.  Ma non ho vissuto qui, la mia casa somiglia a tutt’altro posto…”
“Ti capisco” lo interruppe Daniel. “Anche la mia non è paragonabile a un castello.”
Ci furono lunghi minuti carichi di silenzio in cui ognuno parve astrarsi completamente dalla situazione, per poi ritornare a prendere in considerazione l’altro.
“Non ho idea del perché i Moore ti ritengano la persona più adatta a prendere in sposa la loro unica figlia. Non sei particolarmente ricco, né particolarmente intelligente e brillante. So che fai il musicista.”
“Strimpello.”
“Sei dotato di modestia banale. Te l’ho detto, non capisco perché il signor e la signora Moore ci tengano tanto a che tu e Antonia vi sposiate. Tu non la ami…”
“Ma la rispetto, e se ci sposeremo sono certo che imparerò anche ad amarla.”
“Sono certo che tu saprai proteggerla. Proteggila da chi la ama davvero…”
“Non capisco, di chi parli?”
“La signorina Antonia è pronta signor White, la sta aspettando nell’atrio.”
La voce di Nelly interruppe il loro discorso e Daniel si alzò prontamente, curioso di scoprire l’aspetto della contessina, ansioso di prenderla sottobraccio e viaggiare con lei in carrozza, di fare il suo ingresso a Thornfield insieme a lei.
 
Decise di accantonare i pensieri suscitatigli dalla conversazione con Matt per dare spazio al clima allegro e frizzante della serata, sereno ed elegante, in quella sala da ballo curata nei minimi dettagli.
Dopo essere giunti a palazzo si lasciarono trasportare dalle chiacchiere degli sconosciuti, agitarono calici di champagne tra le dita discutendo con gente di alta lega di argomenti che conoscevano poco, come una perfetta coppia di giovani quasi adulti che si fa spazio nella società.
Come auspicato da sua madre, quella sera Antonia fu al centro dell’attenzione dei più; uomini e donne si soffermavano sull’aspetto inusuale di quella ragazza, sulla sua pelle bruna, sulla cascata di ricci corvini, gli occhi verdi e scavati e il contorno delle labbra pronunciate, il petto e la schiena valorizzati dall’ampia scollatura dell’abito scarlatto. Sembrava così ricca di difetti quella quasi donna, era poco più di una ragazzina, ma i particolari del suo volto e di tutto il suo corpo al completo riuscirono a guadagnarsi l’ammirazione da parte di chiunque.
Lei, che con lo sguardo correva da un angolo all’altro di quell’ampia sala, era rimasta avvinghiata al suo accompagnatore come sorretta da una sorta d’incantesimo che li teneva stretti, qualcosa che non poteva sciogliersi, che perse d’intensità solamente quando il ballo vero e proprio ebbe inizio.
Improvvisamente e senza saperlo, Antonia venne trascinata da un paio di damigelle con cui aveva da poco scambiato qualche parola su un angolo della sala, in una lunga fila dirimpetto a quella degli uomini. Allarmata volse i suoi occhi a loro cercando di riconoscere il corpo di Daniel che tuttavia non c’era, era assente in quella specie di processione. Magari lui era riuscito a sfuggirgli.
La melodia proveniente da un angolo remoto della stanza ebbe inizio ed uomini e donne si mossero verso il centro della sala, unendosi al proprio partner per dare il via al ballo di corte, mentre il resto dei presenti addossati alle pareti si scambiavano opinioni su chi, di contro a loro, aveva avuto il coraggio di ballare.
Quando Antonia vide le ragazze accanto a lei avanzare verso il centro ebbe un sussulto interiore, e per un attimo rimase indecisa se imitarle o correre via a gambe levate, infangando così la sua reputazione e quella di sua madre.
Così, improvvisamente spinta dal timore di fare brutta figura davanti a tutte quelle famiglie importanti e di andare via senza aver prima risolto la questione per cui aveva deciso di infilarsi in quel disastro, si lanciò al centro della sala posandosi tra le braccia di un uomo alla cieca, senza neanche guardarlo in volto, senza rendersi conto di chi, con delicatezza e maestria, la stava facendo volteggiare tra quella flotta di ballerini impettiti ed esperti.
“Non ti agitare, penso a tutto io”le sussurrò Martin avvicinandosi al suo orecchio con voce carezzevole. “Isolati da tutto il resto… ci siamo soltanto noi due.”
Continuarono a danzare finché la melodia non si interruppe, e allora le coppie si sciolsero e quelli addossati alle pareti li raggiunsero al centro, creando una gran confusione entro cui riuscirono a crearsi un varco e a sgattaiolare nel cortile esterno, lì dove il cielo era rimasto coperto e luna e stelle non erano spuntate.
Passeggiarono per breve tempo lungo i giardini ben curati di Thornfield, immersi nei cespugli alti fino ad arrivare ai margini del bosco. Possedevano entrambi un aspetto così curato ed elegante quella sera, così buffo e curioso per loro due, impossibile da tenere addosso ancora a lungo. Adesso che erano lontani dal palazzo, distanti da tutta quella gente, potevano lasciar cadere gli inutili fronzoli, sdraiarsi a terra e restare lì fino a che il tempo glielo avesse concesso.
“Forse dovrei tornare da Daniel…” improvvisò Antonia preda dell’imbarazzo, mentre lui giaceva supino sull’erba, con le braccia incrociate dietro la testa.
“Sono certo che non gli mancherai, l’ho visto scambiarsi quattro chiacchiere con Daiana. Siediti.”
“Ma io…”
“Ti prego.”
Fece come le aveva detto, s’inginocchiò a poca distanza da lui e volse lo sguardo altrove. Avrebbe voluto mettere da parte i convenevoli, rinunciare a giri di parole inutili e finire come in biblioteca, a baciarsi lì, subito, all’insaputa del resto del mondo.
Era capace di scoprirsi così impulsiva quando si trovava con lui, così dannatamente irragionevole. Avrebbe messo da parte le raccomandazione fattele da Bea, i discorsi dolorosi di suo padre, si sarebbe concessa con tutta se stessa se solo avesse avuto la possibilità di farlo.
Se solo lui l’avesse amata con la stessa forza che possedeva lei.
“C’è qualcosa che ti preoccupa” le disse improvvisamente, drizzandosi e sollevandole il mento con due dita. “Che succede, Antonia?”
Antonia reclinò il capo mentre gli occhi di Martin la fissavano in attesa di una risposta, docili e pericolosi al tempo stesso, limpidi e oscuri, chiari e incomprensibili.
“Perché mi hai portata qui?” gli chiese soffocando un singhiozzo, e in tutta risposta lui accennò a un breve sorriso e socchiuse le labbra sulle sue, trascinandola via da ogni cattivo pensiero.
 

*
 

“Conrad, non mi aspettavo di vederti adesso. Non ricordo di aver fissato un incontro…”
“Nessun incontro Hector, si tratta di una cosa urgente. Dov’è quel criminale?”
“Ma di chi parli? Devi aver bevuto, qui ci siamo solo io e mia moglie. Ehi, ma dove vai?!”
“Dov’è tua figlia, Hector? Antonia, dov’è!?”
“E’ a Thornfield, si trova in buone mani, gli Hamilton hanno organizzato una festa da ballo per inaugurare il loro arrivo.”
“C’è anche quel Martin? Rispondimi Hector, c’è anche Martin?!”
Il signor Moore vacillò un momento, incuriosito e, al tempo stesso, innervosito dai modi bruschi e quasi maleducati che il suo vecchio amico aveva utilizzato per introdursi in casa sua e per rivolgersi a lui.
“E’ probabile, in quanto Thornfield è anche casa sua. Ma perché tutto questo allarmismo, cosa…”
“Non c’è più bisogno di coinvolgere Antonia, non c’è più bisogno di coinvolgere nessun altro. Anzi, faremmo meglio a raggiungere quel palazzo di corsa e ad assicurarci che tua figlia si trovi realmente in buone mani.”
“Che cosa vuoi dire? Spiegati Conrad, maledizione, spiegati!!”
“…Quel Martin Harris… è tutto ciò che di più pericoloso esista al mondo per Antonia.”

 



Angolo dell’autrice

Vi annuncio che ormai mancano pochi capitoli per arrivare alla fine e che, se da ora in poi la situazione vi sembrerà capovolta be’…tutto normale! xD
No, sappiate solo che mi piace giocare sull’effetto sorpresa e che tutto quello che accadrà nei prossimi capitoli è ciò che meno vi aspettare –forse per niente.
Aspetto di conoscere il vostro parere e magari anche quello di chi resta sempre in silenzio, le letture sono “abbastanza” e a volte mi abbatto credendo che siano solo da parte di chi si ritrova a cliccare su questa storia per caso e poi abbandona subito ç_ç
Ah, e nel caso vorreste, potete parlarmi, insultarmi, chiedermi di smettere di scrivere stron**te anche qui (https://www.facebook.com/groups/294149033979760/?notif_t=group_r2j) , sono accette qualsiasi tipo di critiche! :D
Al prossimo aggiornamento, un abbraccio a tutte quelle che continuano a seguirmi e che non mi hanno abbandonata <3
   
 
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