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Autore: SkyScraper88    25/04/2012    3 recensioni
Le prime gocce scivolarono silenziose sul viso, infastidendolo. Sbuffò, mentre cercava rapidamente rifugio oltre l’uscio di quel vecchio stabile ubicato alla periferia di Seoul. Gli piaceva la pioggia, ma non quando i capelli gli si schiacciavano sulla fronte e sulle guance, donandogli un aspetto insicuro e trasandato. Aveva lasciato l’ombrello a casa prima di partire, ricordò con un pizzico di irritazione sul bel volto. Attraverso il fitto incedere del temporale osservò la sua nuova città. L’ultima pioggia. L’estate stava arrivando.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro personaggio, Jonghyun, Key, Quasi tutti, Sorpresa
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 01 - Primo giorno di laboratorio
 
Svuotò il contenuto della tazza nel lavandino, arricciando le labbra. Era nervoso… tremendamente nervoso. Controllò un’ultima volta l’orario, e prese il giubbottino bianco che aveva lasciato sul divano. Sulla porta infilò le scarpe, mentre la borsa che aveva appeso intorno al collo rischiava di farlo finire con le labbra a terra.
 
Troppo pesante… magari qualcosa potrei anche lasciarla…
 
Frugò svogliatamente fra la propria roba, poggiando il libro che aveva iniziato a leggere la settimana prima sul tavolo. Alla fine… di tempo libero non ne avrebbe sicuramente avuto. Inspirò profondamente, sistemando sul naso le grosse lenti dalla montatura spigolosa, e aprì la porta del proprio appartamento.
 
Il palazzo di Jinki, una volta trascorsa l’estate, si era riempito rapidamente. Dieci dei quattordici alloggi erano stati affittati, ma Kibum non si era ancora messo alla ricerca del proprio coinquilino. Aveva deciso di rimandare quella fatidica scelta all’inizio delle lezioni. Avrebbe inserito un annuncio nella bacheca dell’università, e avrebbe attentamente esaminato ogni studente che si fosse fatto avanti.
 
Minho comparve proprio in quel momento dal fondo del corridoio, sollevando la mano nella sua direzione. Gli sorrise, andandogli incontro. Avevano fatto amicizia fin dai primi giorni, e si ritrovavano spesso a cenare insieme. Il più piccolo aveva immediatamente attirato la sua attenzione. Serio e basato… si era rivelato una compagnia molto piacevole.
 
“Ciao Hyung!” lo salutò il moro, facendogli storcere le labbra.
 
“Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così!” rispose infastidito il biondo “Sei grande il doppio di me… mi sento preso in giro!” borbottò risentito, incrociando le braccia sul petto.
 
Taemin venne fuori come un lampo, con una fetta di pane tostato ancora tra le labbra. Sorrise, lasciandosi abbracciare dal vicino di casa. Kibum, alla sua vista, sembrava aver recuperato tutto il buon umore. Si affrettò ad aggiustare la sciarpina verde che il ragazzino portava intorno al collo, ricevendo in cambio le proteste dell’altro.
 
“Omma!” strillò questi seccato “Non sono un bambinooo!” si lagnò, con le labbra imbronciate e una strana smorfia di disappunto sul volto fanciullesco.
 
Inutile precisare… che le sue lamentele non servivano proprio a un bel niente con uno come Kibum. Fin da subito soprannominato omma… quello era stato esattamente l’atteggiamento che il più grande assumeva sempre nei suoi confronti. Lo viziava, lo riempiva di coccole… e si assicurava che non prendesse freddo. Taemin di tanto in tanto si lamentava, ma anche lui aveva imparato a volergli bene.
 
“Allora… facciamo così…” annunciò il maggiore, mentre scendevano velocemente le scale “Io e Minho accompagneremo prima te a scuola, giusto per evitare problemi…” spiegò con una leggera scrollata di spalle “Le nostre lezioni iniziano alle nove, e tu entri alle otto e dieci… ce la faremo tranquillamente…” affermò deciso, sorridendo di fronte all’espressione rassegnata del più piccolo.
 
Dietro di loro, il moro non protestò. Si erano già accordati il mese prima, tutti e tre insieme. O meglio… Kibum decideva, e loro due abbassavano la testa con accondiscendenza. Il carattere del biondo era imprevedibile. Se lo sapevano tenere buono… era la persona più dolce e amorevole del pianeta. D’altro canto però, se si correva il rischio di istigare la sua suscettibilità... beh… allora le sue reazioni potevano diventare mostruose!
 
Sarà meglio non stuzzicarlo. Tanto più che… anche a me non va particolarmente a genio l’idea di mandare il ragazzino a scuola da solo. Avrà anche diciotto anni… ma è talmente ingenuo che chissà in quale casino sarebbe capace di cacciarsi!
 
Così… Minho, Taemin e Kibum… si incamminarono con calma verso la scuola del più piccolo. Chiacchieravano e ridevano allegri, senza curarsi del cielo che si stava coprendo di nuvoloni scuri… e senza badare ai sentimenti agitati, che ognuno di loro covava nel fondo del cuore.
 
Quel giorno, rappresentava per tutti quanti un nuovo inizio. Minho e Kibum si sarebbero addentrati nel mondo universitario… entrambi lontani dalle proprie famiglie, e con la voglia di aiutare quel piccolo ragazzino che era diventato la loro mascotte. Quest’ultimo, d’altra parte, non viveva una situazione molto piacevole… ma ogni mattina si sforzava di ricacciare indietro la propria tristezza… affrontando insieme agli amici la separazione dai propri genitori.
 
Rimasto orfano da appena un anno, aveva pregato i nonni per sei mesi interi… chiedendo loro di lasciarlo studiare nella capitale. Non ne poteva più di quella vita. Ascoltare i pianti della sorella… vivere tra quelle mura che, un tempo, avevano ospitato il calore della famiglia che aveva perduto. Aveva bisogno di cambiamenti… di un’atmosfera più leggera… e di volti nuovi a fargli compagnia.
 
Alla fine la sua richiesta era stata accolta. A Seul aveva conosciuto Minho, Kibum e Jinki… che con la loro vicinanza e i loro sorrisi, erano stati capaci di restituirgli quella serenità che gli era stata ingiustamente strappata via.
 
Era proprio questo a cui pensava, mentre… con il cuore finalmente più libero… lasciava che la sua nuova famiglia si prendesse cura di lui.
 

*****

 
Quando Jonghyun entrò in laboratorio, tutti gli altri compagni avevano già preso posto. L’assistente lo fissò apprensivo, mentre il professore lanciava un’occhiata poco felice in direzione del nuovo arrivato. Il ragazzo dagli occhi scuri parve non accorgersene, e si diresse a passo spedito verso il secondo bancone a sinistra.
 
Kibum mantenne lo sguardo basso, continuando a sfogliare il libro che aveva davanti. Jinki sospirò, constatando quanto quei due fossero diversi. Aveva conosciuto Jonghyun mesi prima, per un colloquio di lavoro. Adesso faceva l’aiutante presso il negozio che apparteneva ai suoi nonni, e si era iscritto al primo anno della sua stessa università.
 
Il più grande scosse la testa, sorridendo del modo impacciato con il quale il ragazzo in seconda fila si stava liberando del cappotto. Sembrava che non si fosse portato niente dietro… neanche una penna e un foglio di carta. Come aveva intenzione di seguire la lezione?
 
Lo sguardo di Jonghyun si posò due secondi dopo sul suo volto perplesso, proprio mentre Kibum si voltava verso il compagno di banco. Gli occhi felini scivolarono silenziosi sulla figura del nuovo arrivato… soffermandosi sui jeans strappati e l’assenza di un qualsiasi mezzo per prendere appunti. Jinki lo vide sospirare, irritato, mentre chiudeva il libro con un gesto infastidito.
 
Allo stesso tempo, il ragazzo al suo fianco, aveva sollevano una mano in direzione dell’assistente… salutandolo. Gli occhi nocciola del maggiore gli sorrisero, e la lezione iniziò.
 
Jonghyun apparve perplesso per la stragrande maggioranza del tempo, e anche vagamente agitato. Kibum scriveva veloce sul proprio block notes, senza degnarlo della minima considerazione. A Jinki un po’ dispiacque quella situazione. Conosceva le abitudini del professore che accompagnava. Se quei due avessero diviso il banco il primo giorno… allora sarebbero dovuti rimanere insieme per tutto il resto dell’anno accademico.
 
Il ragazzo dai capelli scuri era un tipo dolce… socievole. Trattava le persone con gentilezza, ed era un gran lavoratore. Sperava solo che, contro ogni previsione, Kibum gli avrebbe concesso la possibilità di mostrargli i suoi pregi.
 
Gli occhiali scuri del biondo vennero poggiati con un sospiro sul grande ripiano grigio, e la penna venne abbandonata sul block notes. La prima ora… era giunta al termine.
 

*****

 
Gettai un’occhiata fugace al ragazzo che mi sedeva a fianco. Lui teneva lo sguardo fisso sulle mani, e sembrava essersi perso in chissà quale fantasia. I capelli erano leggermente schiariti… di un caldo colore castano, molto simile ai suoi occhi. Il profilo era deciso, e le labbra strette fra i denti. Sembrava nervoso.
 
Il fisico non era male. Asciutto… muscoli al punto giusto. Era l’abbigliamento che proprio non sopportavo. Svogliato, quasi trasandato... sembrava essersi appena ritirato da una serata in discoteca. Senza contare poi… che non aveva prestato la minima attenzione a quello che il professore diceva!
 
Lo avevo osservato, di tanto in tanto, mentre lui lasciava vagare lo sguardo su un punto non ben definito oltre la cattedra. Non gliene fregava assolutamente nulla della chimica, oppure… cosa peggiore… magari non ci capiva proprio niente di quella materia! Ammetto che, la seconda ipotesi, mi parve anche la più probabile.
 
Jinki si incamminò verso di me, e io avvertii il suo sguardo amorevole posarsi sulla mia figura. Sollevai gli occhi nella sua direzione, e rimasi piacevolmente sorpreso dalla carezza che mi lasciò sulla testa. Credevo che in facoltà avrebbe evitato quegli atteggiamenti affettuosi, ma… per fortuna… mi ero sbagliato.
 
“Tutto bene?” mi chiese tranquillo, mentre l’insistente attenzione che una seconda persona mi stava rivolgendo... mi costrinse a voltarmi nuovamente verso il mio compagno di banco.
 
Quel tizio mi fissava in modo sfacciato, e io sollevai un sopracciglio… irritato. Lo vidi arrossire, e chinare velocemente il capo. Fu in quel momento che Jinki gli si avvicinò, rivolgendo anche a lui la stessa domanda a cui avevo appena risposto. Sbattei le palpebre… non capivo. Si conoscevano forse?
 
“L’appartamento in cui sto è abbastanza lontano da qui” stava dicendo il ragazzone al mio fianco “Ho calcolato male i tempi…” giustificò così il proprio ritardo.
 
Gli occhi nocciola dell’assistente si puntarono su di me, e io sgranai gli occhi nella sua direzione… scuotendo velocemente la testa. Non dirglielo! Non dirglielo, ti prego! Sto tipo già non mi piace, non lo sopporterei come vicino di casa!
 
Jinki parve intuire i miei pensieri, e sospirò rassegnato… cambiando discorso. Continuarono a parlare del più e del meno… e da quel poco che ascoltai mi parve che, quel tizio di nome Jonghyun, non dovesse avere le idee molto chiare. Non sapeva dove si sarebbe tenuta la prossima lezione… né tantomeno “quale” lezione fosse.
 
“Forse saresti dovuto rimanere a dormire!” mi lasciai scappare, infastidito… tornando ad aprire il libro che stavo sfogliando prima del suo arrivo.
 
Nessuno dei due rispose alla mia provocazione e… anzi… entrambi cercarono più volte di introdurmi nella loro conversazione. Mi rivolgevano qualche domanda, ma io rispondevo solo a monosillabi… evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di quel ragazzo incredibilmente irritante. Poi una mano si tese verso di me, e io fui costretto a stringerla.
 
“Kim Jonghyun…” mi disse semplicemente, sorridendomi gentile.
 
Rimasi per un attimo lì imbambolato a fissarlo. Ma l’aveva capito che non lo sopportavo? Oppure era completamente suonato, e non riusciva a cogliere un dettaglio così importante che… a onor del vero… gli avevo più volte sbattuto in faccia, in quegli ultimi dieci minuti.
 
“Kim Kibum” risposi secco, separandomi immediatamente dalla sua pelle calda. La mia mano bruciava, e io abbassai velocemente lo sguardo sul libro.
 
Non ci fu altro. Il professore tornò in classe, Jinki si allontanò, e una nuova ora di lezione era sul punto di cominciare. Non lo guardai più… neanche una volta. Presi i miei soliti appunti, attesi lo scoccare delle undici… e poi raccolsi rapidamente le mie cose, andando via.
 
Fuori dall’aula incontrai Minho. Verificammo a vicenda gli orari dell’altro, e constatai piacevolmente che avremmo passato diverso tempo insieme. Anche la lezione successiva era in comune, e ci incamminammo l’uno di fianco all’altro verso la nostra meta.
 
Qualcuno mi sfiorò il braccio, e quel ragazzo di nome Jonghyun mi sorpassò veloce. Si voltò un attimo nella mia direzione, salutandomi con un gesto del capo. I nostri occhi si incrociarono per una frazione di secondo, e poi il suo bel corpicino scomparve in mezzo alla marea di studenti che aveva invaso il corridoio.
 
Si lo ammetto… mi dava su i nervi, però… non lo si poteva certo definire brutto!
 
“Lo conosci?” mi giunse la voce interessata di Minho, mentre anche il suo sguardo seguiva la figura atletica del mio compagno di laboratorio.
 
“Il tizio che mi è capitato affianco durante chimica…” risposi con un’alzata di spalle, riponendo il block notes dentro la borsa “Muoviamoci!” aggiunsi, controllando l’orario “Dobbiamo arrivare fino al secondo piano”.
 

*****

 
Le lezioni finirono alle tre e mezza. Taemin era già a casa da più di due ore, e si stava annoiando a morte. Recuperò da sopra il tavolo la chiave di emergenza che Kibum gli aveva consegnato, e si incamminò spedito verso l’appartamento del suo vicino.
 
La porta del 22/B cigolò rumorosamente verso l’interno, e una grossa macchia scura corse incontro al nuovo arrivato. Il ragazzino dai capelli castani si chinò velocemente in avanti, facendo sparire le manine delicate in mezzo al pelo di quel dolce cagnolone che gli saltellava intorno.
 
“Lucy, tesoro!” la chiamò divertito, lasciandosi gettare a terra dall’irruenza dell’animale “Che dici se andiamo a prendere i due Hyung?! La mia omma sentirà sicuramente la tua mancanza!” esclamò euforico, mentre la coda del cane iniziava a scattare velocemente da un lato e poi dall’altro. Sembrava che fosse riuscita a capirlo.
 
Taemin prese la cordicella rossa dalla camera di Kibum, allacciandola al collare di Lucy. Venne immediatamente trascinato fuori dall’appartamento, riuscendo giusto in tempo a chiudersi la porta alle spalle. Poi… con un gran sorriso sulle labbra, il più piccolo si incamminò verso l’università degli amici.
 
Le strade erano piene di auto, e di ragazzi che rientravano a casa dalla scuola. Una donna stava cullando tra le braccia un bimbo molto piccolo… gli sussurrava paroline dolci, e la tenera creaturina che si stringeva al petto chiuse docilmente gli occhietti. Il ragazzino non riuscì a sopportare quella vista, e distolse velocemente lo sguardo.
 
Il naso umido del cane, che gli trotterellava a fianco… sfiorò la sua mano, reclamando le sue attenzioni. Grato per quella distrazione, Taemin asciugò frettolosamente le poche lacrime che erano state sul punto di scendere… e sorrise raggiante in direzione dell’animale.
 
Lucy non si fece ingannare da quella falsa allegria, e leccò piano le dita che avevano cercato di accarezzarla. Gli animali, si sa… hanno un certo senso per queste cose. Vuoi l’istinto… vuoi l’affetto che, soprattutto i cani, maturano nei confronti dei volti più familiari… fatto sta che, quel giorno, quegli occhioni scuri avevano riconosciuto la tristezza nel cuore di quel ragazzino.
 
Taemin sorrise ancora. Un sorriso triste, ma infinitamente più sincero. La dolce cagnolina camminò docilmente al suo fianco, fino all’università, distraendolo con la propria allegria dai pensieri negativi che lo avevano travolto. Il ragazzo parve rincuorato da quel comportamento, e… un po’ alla volta… anche quel momento difficile passò.
 

*****

 
Lo vidi venirci tranquillamente incontro, con Lucy al seguito. Mi sorrise, ma i suoi occhi lucidi non riuscirono a prendermi in giro. Kibum non l’aveva ancora visto. Con le spalle al nuovo arrivato, era tutto intento a fermare, con l’aiuto di una puntina da disegno, uno sgargiante volantino fucsia alla bacheca dell’università.
 
Inarcai un sopracciglio, leggendone velocemente il contenuto. La ricerca del coinquilino era finalmente iniziata, a quanto sembrava. Ci sarebbe stato da ridere. Chissà se esisteva davvero… qualcuno in grado di compiacere al 100% la nostra cara prima donna. Scossi la testa, divertito a quel pensiero… e la mano delicata di Taemin si poggiò sul mio braccio.
 
“Che fa?” mi chiese curioso, indicando Kibum con un gesto del capo.
 
Quest’ultimo sobbalzò appena, riconoscendo la voce del suo piccoletto. Si voltò verso di noi come un tornado, catapultandosi addosso al ragazzo con cui dividevo l’appartamento. Il ragazzino barcollò, perdendo l’equilibrio, e alla fine fui costretto a sorreggere entrambi.
 
“Yah, Hyung!” mi lamentai con il più grande “Ma non vedi che riesce a malapena a reggersi in piedi!” aggiunsi irritato, guadagnandomi un’occhiata sdegnata da parte di tutti e due.
 
Lucy nel frattempo si era avvicinata scodinzolante al padrone, strusciandosi contro le sue gambe. Kibum parve ridestarsi, e iniziò ad accarezzare con foga il pelo del grosso cane. Rideva, felice come un bambino delle elementari… senza notare il ragazzo dietro di noi, che si era fermato proprio in quel momento di fronte al volantino che aveva lasciato in bacheca.
 
Guardò il pezzo di carta alquanto appariscente, e poi i suoi occhi si spostarono sorpresi in direzione della risata cristallina di Kibum. Quest’ultimo era nel frattempo finito a terra, praticamente intrappolato sotto il peso del cane giocherellone. Non si lamentava però, neanche quando il suo giubbotto iniziò a sporcarsi e la gente ad osservare la scena.
 
Lui si godeva le attenzioni di Lucy, e continuava a ridere. Il ragazzone dagli occhi scuri staccò velocemente il volantino dalla bacheca, infilandoselo in tasca. I nostri occhi si incrociarono, e lui mi sorrise titubante. Pensava forse che lo avrei fermato? Risposi al suo sorriso, e questi sospirò grato.
 
Quando ci passò accanto, il muso del cane di Kibum si sollevò interessato nella sua direzione. Il padrone lo notò, e i suoi occhi felini si puntarono sul nuovo arrivato. Storse le labbra, infastidito, rimettendosi velocemente in piedi. Non lo degnò di attenzione, incitandoci a tornare a casa. Io scrollai le spalle, seguendolo… e Taemin fece lo stesso, ignaro di quello che stava accadendo.
 
Lucy però sembrava di tutt’altro avviso. Trotterellò allegramente verso la mano che era stata tesa verso di lei, e Kibum la fissò indignato. Il ragazzo dagli occhi scuri sorrise all’animale, accarezzando con dolcezza il suo pelo lungo. La coda si agitò immediatamente... chiaro segno dell’approvazione che il cane aveva concesso allo sconosciuto.
 
Gli occhi felini si strinsero in due fessure sottili, mentre il mio vicino di casa pestava a terra con un piede. Sbuffò pesantemente, rimettendosi in marcia. Lucy avvertì l’assenza del padrone… e dopo essersi concessa un’ultima carezza, gli corse rapidamente dietro. Kibum borbottò qualcosa in direzione dell’animale, e continuò a camminare impettito.
 
Io e Taemin lo seguimmo, e il ragazzo dagli occhi scuri scomparve nuovamente tra la folla.
 

*****

 
Jinki uscì dal proprio appartamento che erano le sette di sera passate. Tra le mani reggeva una piccola cassetta di birra, e lo sguardo perplesso continuò a vagare dalla porta del 22/B a quella del 24/D.
 
Da quale di loro avremmo dovuto cenare questa sera? Aishh… che testa che ho! Ha ragione mia madre… dovrei proprio iniziare una cura a base di fosforo!
 
La porta dell’alloggio di Kibum si aprì proprio in quel momento, e il più piccolo sventolò allegramente una mano nella sua direzione. Se non altro… adesso sapeva dove doveva andare. Percorse con un sorriso la distanza che li separava, scomparendo oltre la soglia del 22/B.
 
Taemin e Minho erano seduti sul divano, intenti a seguire una partita alla televisione. Jinki fece una piccola smorfia… a lui lo sport non interessava. Lucy gli andò incontro, scodinzolando felice. Il padrone di casa appoggiò le bevande sul lavandino, e si chinò ad accarezzare il suo pelo scuro.
 
Quando Kibum gli aveva chiesto di poterla tenere, doveva ammettere che l’idea non gli aveva certo fatto fare i salti di gioia. Il più piccolo era stato però estremamente convincente… inondandolo con un lungo discorso strappa lacrime che alla fine gli aveva fatto ottenere il suo permesso. A onor del vero, dopo più di cinque mesi, non si era affatto pentito della propria scelta.
 
Lucy era una cagnolina tranquilla, piena di attenzioni ed affetto nei confronti del suo padrone. Anche con loro, seppur non dal primo istante, si era dimostrata dolce e vogliosa di coccole. Due occhi curiosi si puntarono sullo scambio di effusioni che il più grande e l’animale si stavano scambiando, e la voce profonda del moro risuonò per la cucina.
 
“Avresti dovuto vederla questa mattina… come pendeva dalle labbra di quel tizio!” affermò divertito, e il ragazzo dagli occhi nocciola sollevò lo sguardo interrogativo nella sua direzione.
 
Appena rientrato nella stanza, Kibum aveva evidentemente ascoltato la sua ultima battuta, borbottando qualche lamentela incomprensibile. Lucy gli era andata velocemente incontro, forse conscia del suo malumore… e lui aveva volutamente pestato un piede a terra, facendola scappare.
 
“Non puoi certo prendertela con lei!” disse ancora Minho, scoppiando in una fragorosa risata. Anche Taemin parve divertito da quell’osservazione, e si chinò velocemente verso l’animale con l’intenzione di consolarlo.
 
“Non ci sto capendo nulla…” mormorò Jinki confuso, lasciando scorrere lo sguardo perplesso sul volto degli altri tre.
 
“Quel tipo del laboratorio!” lo informò scocciato Kibum, sbuffando pesantemente “Appena l’ha visto… avresti dovuto vederla!” continuò irritato, storcendo le labbra “Gli è scodinzolata incontro e si è lasciata accarezzare come se lo conoscesse da una vita!” concluse imbronciato, lasciandosi cadere sul divano.
 
“Parli di Jonghyun?” chiese il più grande, ricevendo un grugnito in risposta “Beh… è un ragazzo gentile… le avrà fatto simpatia…” gli occhietti affilati si puntarono verso di lui, incenerendolo.
 
“Piuttosto… com’è che tu conosci quella scimmia?!” volle sapere il biondo, rimarcando con eccessiva enfasi il nomignolo che aveva appena appioppato al suo compagno di banco.
 
“Lavora in negozio con mia madre…” spiegò Jinki, cercando di soppesare bene la propria risposta. Kibum appariva già abbastanza irritato, ancora un po’… e la crisi isterica sarebbe stata assicurata “Se gli dessi modo di farsi conoscere, sono sicuro che…”
 
“Non se ne parla!” lo interruppe immediatamente l’altro, balzando in piedi “Non voglio avere niente a che fare con quello scansafatiche!” annunciò deciso, mentre… senza volerlo… pensava ancora una volta al sorriso di Jonghyun.

  
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