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Autore: somochu    25/04/2012    10 recensioni
[Thadastian, Slash]
La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare



Due settimane.
Sono passate due settimane da che Harwood si comporta come se non esistessi. DUE SETTIMANE.
È… Indignitoso che io venga snobbato in questo modo da qualcuno; in più Nixon dei miei stivali continua a blaterare cose stupide sull’amore e su dei miei eventuali sentimenti.
No, davvero, qui chi si credono di essere per anche solo pensare di trattarmi come uno di loro?










 

Era successo altre mille volte: davvero, quasi una volta al giorno praticamente.

Ormai era una prassi che veniva naturale; negli ultimi tempi non pensava quasi più, agiva e basta. Infondo per una sveltina non c’era mica bisogno di mettersi a ragionare su ciò che muoveva l’umanità.

Tizio appena conosciuto, occhiolino, ammiccamento, bagno e piacere. Stop.

Adescare qualcuno non era poi difficile – Sebastian si considerava parecchio appetibile -, quindi tutto procedeva ogni giorno con una facilità assoluta. Divertimento assicurato a ogni Bar.

Davvero, era una delle cose che gli riuscivano meglio.

… Ma allora perché quel giorno aveva così tanti problemi?

La sera prima – dopo essersi ritrovato la maledetta faccia della piattola dappertutto – aveva rinunciato alla sua dose quotidiana di sesso. Era stato piuttosto deprimente, ma sapeva che si sarebbe rifatto il giorno dopo.

E invece.

Cosa c’era che non andava?

Perché il piccolo “mini-me”, lì sotto, non voleva collaborare? Perché no, accidenti?

Avrebbe voluto parlargli, capirlo, aiutarlo, ma farlo davanti ad uno sconosciuto forse non era il caso.

Il tizio-sconosciuto-di-cui-non-ricordava-neanche-il-nome si abbassò a baciargli il collo, lasciando una scia di saliva che magari un tempo lo avrebbe eccitato, mentre in quel momento gli dava solamente il voltastomaco.

Anche se, in effetti, sembrava uno che se la cavava – soprattutto visto dove la sua mano era andata finire già dai primi minuti –, eppure… Niente.

“Dai, bello mio, fai il bravo,” si ritrovò a sussurrare.

 Il ragazzo sconosciuto si staccò dal suo collo, alzando improvvisamente gli occhi su di lui: “Come, scusa?”

Effettivamente a occhio esterno quella situazione era leggermente ridicola.

… Meglio togliere il leggermente.

“Senti amico,” disse Sebastian, deciso. “Non hai attrattiva, non riesco a provare nulla. Sei talmente sciapo che eccitarmi è un’impresa.”

Meglio preservare almeno l’orgoglio.

La faccia dell’altro si tinse di rosso, mentre socchiudeva gli occhi con rabbia.

“Non è colpa mia se sei impotente.”

Che. Cosa?

“Sebastian Smythe NON è MAI impotente,” disse, parlando lentamente.

Stava cominciando a innervosirsi di brutto, soprattutto perché c’era un fondo di verità in quello che aveva detto il cretinetti lì presente.

“Probabilmente se tu non sbavassi come un Mastino del cazzo io riuscirei anche a non provare ribrezzo, che dici?” sputò fuori, alzando un sopracciglio.

Infondo i suoi gioielli di famiglia non funzionavano più – momentaneamente, si ripeté mentalmente -, ma la sua risposta pronta ancora non l’aveva persa.

“Ma se vai a fanculo, che dici?” gli rispose quello, probabilmente troppo arrabbiato anche solo per guardarlo. “Non il mio, di certo, visto che sei tu ad essere troppo occupato a stare giù.”

Mentre l’altro usciva, Sebastian perse immediatamente l’aria superiore che aveva preso ad avere, per abbandonarsi a una molto più impanicata.

Non era possibile.









La missione del giorno era più complicata del previsto.

Flint erano due ore che passeggiava con Wes in attesa che qualche Usignolo gli desse il segnale.

Non avevano ancora deciso che segnale sarebbe stato, quindi era tutto parecchio improvvisato; inoltre Wes era un tipo noiosissimo e rompiballe, il che rendeva la vita di Flint – in quel momento – piuttosto triste.

“Devo studiare anche il programma della settimana prossima per…”

Francamente non stava ascoltando quello che stava blaterando, piuttosto concentrato a guardarsi intorno in attesa di qualcosa.

“Così poi posso liberamente andare al campo studi il prossimo fine-settimana…”

Basta.

“Vi prego, aiutatemi” sussurrò.

Come se lo avessero sentito, Flint vide un Jeff piuttosto scapicollato che spuntando da dietro al muro gli indicava la porta alla sua destra; continuava a fargli segno come un ossesso e fu solo dopo qualche minuto che Flint capì.

“Scusa, Wes, ti spiace se entriamo due secondi qui?”

Non aveva idea di cosa ci fosse aldilà della porta, e per fortuna neanche Wes. Lasciò che il compagno entrasse prima di lui, precedendolo, per poi afferrare di botto la maniglia e chiudergli la porta alle sue spalle, chiudendolo da solo dentro.

Sorrise, vittorioso, sentendo i passi degli altri Usignoli che si avvicinavano.

“Ottimo lavoro, amico mio,” gli sentì dire da Thad, mentre una mano, forse quella di Nick, gli si poggiava sulla spalla con rispetto.

Tutti loro avevano un bicchiere, ma solo tre potevano sentire ciò che accadeva all’interno della porta: Jeff, ovviamente – l’ideatore di tutto ciò -, Nick – perché era il ragazzo di Jeff e come tale nessuno poteva scalfirlo – e Flint, come colui che ha sopportato Wes per tutto quel tempo.

I tre si appiccicarono il dietro del bicchiere all’orecchio, per poi attaccarsi alla porta.

“Si sente tutto,” approvò Nick, soddisfatto.

All’interno della stanza, Wes era immobile di fronte alla professoressa Johp, la quale si stava cambiando – era il bagno dei professori – e, in reggiseno e in gonna, lo osservava con gli occhi spalancati.

Gli usignoli non potevano vedere la scena, ma immaginare il rossore di Wes e sentire i suoi tentativi vani di aprire la porta erano troppo divertenti.

“Scusi… Prof… La… Porta è bloccata e io…”

Sentirono ancora qualche borbottio, probabilmente Wes che ancora si scusava, finché sentirono una frase. Anzi, LA frase.

“Non preoccuparti, Montgomery, restiamo qui finché qualcuno non viene ad aiutarci.”

Il tono della professoressa era gentile, in netto contrasto con il tono duro e contrito che usava con tutti gli altri Usignoli. Aveva una nota… Strana.

“Oddio,” sussurrò Nick.” Non posso più ascoltare.”

“Neanche io.”

Non pensavano che potesse succedere davvero qualcosa tra quei due, volevano fare solo uno scherzo idiota a Wes. Il tono della professoressa, tuttavia, sembrava quello di un piccione che tuba e il ribrezzo verso un eventuale malizia della professoressa era troppo.

“Certo professoressa… Ma lei sa che assomiglia a una ninfa?” sentirono provenire da dentro.

“Mio dio, ragazzi…” disse Jeff, guardandoli uno ad uno. “Che cosa abbiamo creato?”











Thad e Jeff erano seduti al tavolino della mensa per uno spuntino pomeridiano; il bello della Dalton erano le merende in compagnia che la scuola forniva: dolci a volontà.

Jeff era fermo a osservare Thad che mangiava – o meglio, s’ingozzava -, pensieroso.

“Che succede, Jeff?” gli chiese Thad, ancora masticando, stupito dal comportamento dell’amico.

Jeff fece una finta faccia schifata. “Stai sputando, coglione,” gli disse, dandogli una spintarella.

Ridacchiarono entrambi, finché il biondo decise che era arrivata l’ora di svuotare il sacco.

“È vera la voce che oggi passerai la notte con Jenny?”

Thad quasi si strozzò con l’hot dog.

“Chi te l’ha detto?”

“Tu dimmi solo se è vero.”

Thad rimase per un attimo in silenzio, ponderando se fosse il caso di dire o no la verità.

“N… Sì,” si arrese, infine.

“Thad, lo sai che non è giusto,” gli disse Jeff, sventolando il dito a destra a sinistra per sottolineare la sua disapprovazione. Sembrava più che altro spastico, ma Thad evitò di farglielo notare. “Tu sei ancora evidentemente preso da Sebastian.”

Thad abbassò lo sguardo, facendo finta di prestare attenzione al panino piuttosto che alle parole di Jeff.

“No, sai che non è così, ormai è acqua passata,” rispose, convinto, senza però alzare lo sguardo.

“Mmm, se lo dici, tu,” rispose Jeff, allungando la mano. “Mi fai dare un morso?”

Thad gli passò il panino, ma poi notò lo sguardo di Jeff che si era spostato verso qualcosa alle sue spalle. Ma che…?

“Oh, Sebastian,” disse Jeff, con faccia stupita.

Thad ci mise cinque secondi a pettinarsi i capelli con la mano, a darsi una sistemata alla divisa e a mostrare un’aria superiore, prima di voltarsi verso il compagno di stanza.

… Peccato che non ci fosse.

“Jeff!” urlò, indignato da quell’inganno losco e crudele.

Gli aveva fatto credere che Sebastian fosse dietro di loro e lui c’era cascato come una pera cotta: tra l’altro quello di sistemarsi era stato un riflesso incondizionato dettato dalla presenza di Sebastian – in quel caso falsa - … No, davvero, Jeff non poteva plasmarlo in questo modo.

Era difficile avere migliori amici.

“Che c’è? Ti serviva una prova, no? Eccotela servita.”

L’indignazione crebbe alle stelle, soprattutto guardando il ghigno soddisfatto dell’amico, tuttavia Thad non trovò nulla per ribattere.

Cazzo, Jeff aveva perfettamente ragione.

“Senti…” disse, passandosi una mano sugli occhi. “Io non voglio aspettarlo tutta la vita, ok? Jenny mi aiuta a dimenticarlo e… Con lei sto bene, sul serio. Un giorno scorderò Smythe, lo so.”

Jeff ancora non era d’accordo, ma non se la sentì di rovinare le speranze del suo amico. Infondo anche lui meritava la sua pace.

“Lo spero, Thad, lo spero,” disse. Poi decise di alleggerire l’atmosfera. “Comunque sei proprio sfigato a fare il grande passo con Jenny dopo quasi un mese che state insieme, non trovi anche tu?”

Thad lo guardò male, fregandogli dalle mani il suo pezzo di panino rimasto.

“Solo perché tu e quell’altro vi date da fare come ricci non vuol dire che  io sia sfigato,” borbottò.

“Sì, che lo sei,” rimarcò il concetto, poggiando i gomiti sul tavolino e fissandolo con malizia. “E poi non è colpa mia se è impossibile non saltarmi addosso. Perdona Nick, su.”

Thad sbuffò, alzandosi per tornare in stanza a giocare con Jeff a Cluedo; prese la cartella, ma non mosse un passo, notando che Jeff guardava pensieroso la finestra.

“… Jeff?” disse, preoccupato.

“Oh, scusa,” disse l’altro. Poi fece come per asciugarsi una lacrima appena caduta dagli occhi. “Ero solo occupato a ripensare alla tua dolce innocenza che sta per andarsene.”

Inutile dire che Thad lo mandò a quel paese per la settima volta solo in quella giornata.












Trent era tranquillo sulla sedia, quando una furia scura gli si avventò contro; si ritrovò Sebastian di fronte, un Sebastian particolarmente incazzato, nel giro di pochi secondi.

In realtà sembrava posato come al solito, ma i suoi lanciavano lampi impossibili da ignorare.

“Cosa mi hai fatto?” disse, scuotendolo per la giacca.

Trent sbatté le palpebre, allibito.

“… Cosa?” domandò, piuttosto stupidamente.

“Cosa. Cazzo. Mi. Hai. Fatto?”

“Non capisco, cosa ti avrei dovuto fare?” chiese ancora, non capendo il comportamento dell’altro.

“Qualche strano… Lavaggio del cervello, o trucchetto magico o psicologico, che so, ma qualcosa mi hai fatto.”

Trent a quel punto capì. E ghignò.

“Oh, la tua cotta sta peggiorando, vero?”

Sebastian si staccò, fissandolo con sguardo malevolo e sistemandosi il blazer con cura.

“Io non ho nessuna cotta e tu mi hai coinvolto con queste strane idee su Harwood. Me lo hai… Ficcato in testa! È per questo che non riesco a fare altro che pensare a lui.”

Trent stava gongolando talmente tanto che quasi si sollevava da terra.

“Capisco… Molto, molto grave, allora.”

“Grave? Cosa è grave?”

“Dovresti dirglielo, amico.”

“Dirgli cosa? E a chi?”

“Soprattutto prima che Thad vada con Jenny, stasera”

“…”

Sebastian scosse un attimo le spalle, guardando Trent con sguardo misto tra lo stupito e l’arrabbiato.

“Ancora con questa storia? Non lo vuoi capire, allora,” rispose Sebastian, con sguardo duro. “Non mi interessa con chi va a letto la piattola. Era divertente giocare con lui per fargli cambiare sponda, ma stop, non c’è altro.”

Ora Sebastian era più calmo e soprattutto più freddo.

“Lo so che per voi è difficile da capire, soprattutto per chi prova certi sentimenti. Harwood ha avuto coraggio ad ammetterlo, ma è comunque un povero idiota che non ha capito che per me non conta assolutamente nulla.”

Trent però non stava fissando lui, ma bensì guardava alle sue spalle con sguardo mortificato.

Capì immediatamente; voltandosi, infatti, si ritrovò la faccia stupita di Harwood, seguito dal suo compare Sterling.

Per un attimo nessuno disse niente, tutti troppo occupati a digerire la scena appena avvenuta, poi Thad sembrò quasi risvegliarsi da un sogno lungo anni. “Oh, ciao Trent, come va?” chiese, con un sorriso e avvicinandosi.

… Lo aveva ignorato di nuovo.

Si stava comportando come se Sebastian non lo avesse praticamente rifiutato una seconda volta – e anche più brutalmente.

“Ah, ehm, bene grazie,” rispose Trent, con un sorriso forzato.

“Harwoo…” cominciò Sebastian.

“Io devo andare.”

Sebastian fece giusto in tempo a guardare la sua espressione ferita, prima che Thad si fiondasse per il corridoio con passo sveltissimo.

 “Smythe, sei un uomo morto.”

Ci mancava solo il coretto Nixon-Sterling per finire in bellezza.

Cazzo.










___________________________________________
... Cos'è sta roba? Boh. È diciamo un capito di "transizione", mi serve soprattutto per alcune cose che accadranno nel prossimo (che non vedo l'ora di scrivere).
Spero apprezziate lo stesso, anche con Sebastian che si comporta da idiota, come al solito, 'naggia a lui.
Vi ho già detto che siete gentilissimi?
Non merito tanto amore da parte vostra ç_ç

Comunque provvederò a rispondere alle recensioni o stasera, o appena possibile. Ci tengo a dire la mia e a "chiacchierare" con voi. Soprattutto a ringraziarvi come si deve. Un bacio, Somo


   
 
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