Un’amicizia è casuale.
Può essere costruita in molti anni, ma può anche nascere in un secondo.
In ogni caso, finché vedendo l’amica non ti brillano gli occhi, non hai creato un’amicizia.
“E qui di occhi sbrilluccicosi ne vedo pochi”
Selene, sotto gli strati di matita, vedeva. Vedeva con i suoi brillanti occhi blu le ragazze, vicine una all’altra solo per comodità.
La 2c delle scuole medie di New York era una classe di vere amiche.
Selene aveva paura della falsità. Aveva paura di sbagliare, dei cani, delle cavallette….ma la falsità la spaventava.
Sin da quando aveva pochi anni, si era fatta la promessa di non dire mai una bugia.
Forse per proteggersi si era rifugiata nel trucco pesante, nei capelli piastrati. Nei vestiti scuri.
Quell’ eyeliner la aiutava, forse. O forse era solo un’idea.
Adorava gli abiti cremosi, spumeggianti, rosa e azzurri.
Ma…da ben due anni lei si era chiusa in quel look, in quel ruolo.
Le sembrava di recitare, ma così aveva una scusa per sigillarsi, per nascondersi dentro una ragazza molto più grande di lei.
Presto, alle superiori, avrebbe cambiato città.
Forse avrebbe trovato nuove amiche, con cui essere la vecchia Sel.
La bambina che aveva promesso di non truccarsi mai, di non indossare mai una maschera, di rimanere sempre LEI.
Invece ora si truccava. Non era più lei.
Ma non le sembrava di mentire, no.
Lei recitava.
Recitava bene, potevano fare un film su di lei.
“La ragazza che mentiva a se stessa.”
Selene chiuse il quaderno su cui stava scrivendo. Erano le sette e quaranta, ora di uscire. Doveva andare a scuola. Prese il suo rifugio, lo indossò e uscì.