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Autore: Believe97    25/04/2012    1 recensioni
è una storia d'amore misto odio
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Mia madre non fa che dirmi che sono stupenda e capace di grandi cose, lei non mi mentirebbe mai, e poi perché mai dovrebbe mentire su una cosa del genere? 

Al contrario di mia madre quando mi guardo allo specchio vedo una semplice ragazza un po’ timida con un ammasso di capelli castani- biondi tra il liscio e il mosso, lunghi fino alle spalle, due occhi blu- verdi, bocca carnosa e una faccina un po’ troppo rotonda, cosa c’è di speciale in me? Niente, perché, se ci fosse stato qualcosa di speciale, mio padre non mi avrebbe abbandonata a sette anni, se ero così speciale mia madre mi avrebbe dato ascolto e non avrei cambiato scuola proprio al quarto anno delle superiori, ma lei insisteva, dicendomi che sarebbe stato meglio per entrambe cambiare aria e lasciare la nostra vecchia vita alle spalle ed io ho ceduto, perché non sono capace di ribellarmi. Oltretutto ho paura di cambiare scuola e città, non credevo che sarebbe stato così difficile lasciare quelle pesti dei miei compagni di scuola, anche se non mi erano mai piaciuti fino in fondo; so che dovrebbe essere più un bene che un male ma è così difficile farsi degli amici, e se poi lì non me ne faccio nemmeno uno? Sarebbe solo peggiorata la situazione ed io ho proprio paura di questo: che le cose possano peggiorare. Per questo ho deciso che quando arriverò in California sarò una ragazza del tutto nuova.

Cambiare? Parola troppo dura e dolorosa, per alcune persone può essere bello e semplice ma per altre spiacevole e doloroso.

Nel mio caso è la seconda opzione.

. . .

 

Mia madre guidava, seria in viso. Da quando mio padre ci ha lasciato non l’ho più vista sorridere, neanche una smorfia, solo tristezza. 

Le ore di macchina sono state pesanti e io sono stata sempre a guardare il panorama. 

La pioggia era battente sulla strada, produceva una malinconica sinfonia, sembrava che rispecchiasse il suo umore. Il cielo di grigio spento, proprio come i suoi occhi, come la sua vita. Il vento sembrava parlasse, emetteva acuti sussurri, volve farsi sentire, voleva far capire al mondo intero che non è secondo a niente.

Povero vento, quanto ti capisco, molti credono di conoscerti, ma in realtà sanno molto poco di te. 

Credono che porti solo sventura e distruzione, ma non conoscono il tuo lato sensibile, di quando accarezzi le foglie e fai volare i desideri.

A volte mi chiedo: chi ci conosce davvero?

. . .

 

Arrivate in California è tutta un’altra storia, sole, aria fresca e tempo sereno. Dovrei imitare il tempo ed essere felice, non dovrei far finta di essere invisibile e far vedere a tutti che esisto, ci sono. Cambierò ...e se questo è un gioco del destino, allora eccomi pronta ad  iniziare a giocare,

Perché solo giocando si saprà chi vincerà ...

. . .

 

La casa è molto più grande di quello che si aspettava. Ha tre bagni, quattro stanze, una cucina, una sala da pranzo, due salotti, due piscine (una all’interno e una all’esterno), soffitta, e un pezzo di spiaggia tutto loro.

Al diavolo la vecchia Luce Williams, adesso c’è né un’altra: ambiziosa, sicura di se e alla moda.

- Luce, aiutami, non rimanere impalata come una mummia – 

- Si mamma scusa, vengo subito – 

Luce corse verso la madre, pronta per un nuovo inizio. La madre, al solito, la guardava seria, ma con una scintilla di compiacimento.

- Entriamo Luce, iniziamo la nostra nuova vita – la madre gli prese la mano ed entrarono nella loro nuova casa, anzi no, la loro nuova vita.

. . .

 

La camera di Luce era ancora sommersa di pacchi ma a lei già piaceva da morire, come se fosse stata fatta proprio per lei, i muri scuri con un viola spento, gli scaffali neri lucenti, un letto a due piazze, un balcone gigantesco, da dove poteva ammirare la Luna riflessa nel mare, le stelle in quel cielo spento e la meravigliosa spiaggia. 

Lei s’immedesimava in ognuna di queste cose, così diverse, ma anche così simili: 

Era come se la natura cercasse di dirle qualcosa. 

Mentre cercava di immaginarsi su quella spiaggia, stesa al sole intravide qualcuno, che cammina annoiato, o forse affascinato dalla natura che lo circondava. Una strana sensazione la percorse, come tanti serpenti striscianti sul corpo, era un misto tra piacere e dolore, una cosa che non si può descrivere solo a parole, non era solo brividi, tutto il suo corpo era attratto da lui e dopo una scintilla....

Lui la stava guardando.

 

 

 

 

 

 

Un’altra giornata noiosa, ragazze che mi circondano dalla mattina alla sera, la mia ragazza che mi assilla, mio fratello che è un rompi palle pensa solo alla vendetta.

Mi sono veramente rotto, che vita di merda, è sempre la stessa routine, l’unica cosa che amo di questo mondo è la spiaggia, sentire il vento che mi scompiglia i capelli e che mi fa desiderare di volare, di andarmene per sempre, di non pensare al futuro, le onde che s’infrangono come scaglie di vetro sulla spiaggia indifesa, la luna che riflette la sua luce sul mare blu come il cielo.

. . .

 

Prese il suo Sub nero argentato, stava per partire quando il cellulare vibrò, era suo fratello, e adesso cosa voleva? Inutile rispondere. Riattaccò il telefono.

Il cielo si stava oscurando piano e la luna sorgeva mostrando tutta la sua bellezza. Non vedeva l’ora di staccare il cervello da tutti i suoi pensieri, non vedeva l’ora di camminare a piedi scalzi sulla sabbia tiepida.

. . .

 

Arrivo sulla spiaggia privata della loro vecchia casa, bella come non mai; ma oggi aveva un non so che di strano. C’erano le luci accese, le finestre spalancate, era come se tutti i ricordi che aveva cercato invano di dimenticare tornavano a galla. 

Lui da piccolo con suo fratello che giocavano nel giardino, mia madre in cucina che preparava i suoi buonissimi biscotti in casa e ... suo padre che leggeva il giornale ... quel ricordo gli fece male più degli altri perché sullo stesso giornale ci sarà scritta la sua morte. Quel bruttissimo giorno di fine estate, dove quel bastardo è venuto a derubarci e mettere la parola fine alle vite dei loro genitori e rovinare per sempre quella sua e di suo fratello il corpo di quel criminale non era stato ritrovato ma credevano fosse morto in un incidente stradale. Lo travolse un’ondata di odio.

Quella casa un’altra volta illuminata, un’altra volta piena di gente, di vita, non lo sopportava, non poteva tollerare che altre persone occupassero quella casa piena di ricordi e piena di significati per la sua adolescenza, ma... anche se ormai non doveva pensarci e doveva essere felice per le persone che avevano comprato la casa voleva sapere chi ci abitava adesso. In quel preciso istante dal balcone della sua vecchia camera uscì una ragazza, bellissima, una strana sensazione lo percorse, come tanti serpenti striscianti sul corpo, era un misto tra piacere e dolore, una cosa che non si può descrivere solo a parole, non era solo brividi, tutto il suo corpo era attratto da lei e dopo una scintilla...

Lei lo stava guardando ...

Non ci posso credere, non può essere lei, non deve essere lei, perché a me? Adesso si che potevo definire la mia esistenza una merda totale, un’altra ondata di odio mi percorse ma stavolta molto più violenta, ma come diavolo si permette di ritornare? E in casa mia? No, ero quasi riuscito a far smettere quel deficiente di mio fratello con i suoi pensieri di vendetta e tu ... tu ritorni? Me la pagherai. Ti odio.

Daniel voleva affrontarla, dirle di andarsene immediatamente, ma lei ovviamente non avrebbe capito. La gamba gli stava vibrando, era di nuovo il cellulare, lo prese senza staccare gli occhi da lei. Non ci riusciva.

-Amoreeeeeeeeeeeeeeee!!!!! Ma dove sei? Ti ho cercato tanto oggi, non ti sei fatto sentire, né vedere a scuola, cos’è mi stai evitando? Stai male? Oh, il mio povero cucciolo, hey ci sei? –

-S...s...scusa ...ci sono, ho solo avuto un piccolo contrattempo e... – Daniel non fece in tempo a finire la frase che la sua ragazza lo bombardò di infinite domande su ogni genere di argomento, lui rigirò gli occhi “ dio quant’è pesante a volte” pensò lui, ancora guardando quella ragazza.

- Amore, James ti cerca, dice che ti deve dirti una cosa molto importante, non ho capito bene di che cosa si tratta ma continuava a dire come un pazzo maniaco che lei è tornata ... lei chi???? SENTI DANIEL SE E’ UNA TUA EX OK , MA SE MI TRADISCI IO ... – 

Il resto della frase non la sentì. E’ vero, lei è tornata.

- Devo andare – 

_ COSAAAAA???? EH NON MI VUOI DIRE CHI E’? DANIEL, NON RIATTACCARE, DANIEL ... –

Si sentì solo il bip del cellulare, ormai lui era al colmo della collera.

Prese furiosamente le chiavi della macchina e sbatté violentemente la portiera, guidò come un ubriaco verso casa, l’unico suo pensiero era di trovare il fratello e parlarci immediatamente, forse la sua mania di vendetta non era del tutto sbagliata.

 

 

 

“è un incubo. Uno di quelli talmente reali da sembrare veri; ma ho come il presentimento che non sia solo un sogno”

James era disteso sul letto, baciato dal sole del pomeriggio, che gli illuminava il viso abbronzato, quando ebbe uno strano presentimento, un senso di rabbia e eccitazione. Spalancò ferocemente gli occhi. Gridò. 

“Non può essere lei, non deve essere lei” pensò mentre si alzò dal letto. 

Corse in salotto, si mise le scarpe e senza neanche allacciarsele uscì con la rabbia e la disperazione dipinta in faccia. Il cuore gli martellava nel petto e tante piccole spine lo trafiggevano da per tutto. Continuava a pensare:“devo chiamare Daniel, devo chiamare Daniel”.

Lo sapeva, lei è qui, anche se non l’aveva ancora vista lui era certo che lei era vicina, anche se non ci voleva ancora credere, lo voleva vedere con i suoi occhi.

Salì sulla jeep e, dopo poca strada, parcheggiò accanto alla loro vecchia casa. La vide ammirare la vecchia casa di James, insieme alla madre. 

Ripensava ai giorni in cui lui e lei erano felici insieme, erano solo all’asilo ma lui già l’amava, com’era bella. Traboccava di gioia ogni volta che erano vicini. Adesso provava tutt’altro che amore.

. . .

 

Aveva provato a chiamare Daniel quella sera, ma non aveva risposto.

James girava in torno al tavolo in preda all’ansia.

Gli occhi freddi, blu come il mare; i capelli neri sudati che gli grondavano sulla faccia e la luna e le stelle che sembrava volessero dare solo lui la loro luce, per illuminare i suoi muscoli, così belli da sembrare irreali.

Decise di chiamare Bella, era l’unica che lo potesse aiutare.

1,2,3,4 squilli. Finalmente al quinto rispose:

- Pronto-

- Pronto, Bella. Ti devo chiedere un favore-

- Dimmi-

. . .

 

Provò a richiamare Daniel, ma era occupato. Forse Bella era riuscita a dirglielo, forse lo stava avvertendo.

Ripensando a quello che era successo gli venne uno strano brivido per tutto il corpo. Doveva smetterla di pensare a Luce.

 

 

  Ed ' eccoci ancora qui , tra un pò farò anche il secondo capitolo, bene più o meno si inizia a capire sono tutte e 3 i protagonosti che narrano la storia e il loro punto di vista. ora vi lascio che scrivo il secondo 
 
  
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