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Autore: gemellina    19/11/2006    19 recensioni
“Ieri sera non ti ho vista alla festa, perché ti ostini a non voler divertirti?” Non ce la faceva. Lei adorava le feste, ma non se la sentiva di parteciparvi, non avrebbe retto quando il suo sguardo si sarebbe posato sul ragazzo che popolava i suoi sogni e sulla sua pseudo amica. Avrebbe preferito la morte. “Non me la sento.”, disse semplicemente, cercando di tornare alla preparazione della manifestazione. Ma Draco sembrava non demordere.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non so perché ma m’è venuta in mente questa storia… non so cosa ne sia venuto fuori, ma non sarà lunghissima, non arriverà mai a toccare i 35 capitoli della mia fanfiction “Chi l’avrebbe mai detto?”…. lo so che state gioendoJJJ

Voglio anche dirvi che io non amo la coppia Draco/Ginny quindi questa coppia avrà vita breve^______^

Comunque adesso basta… vi lascio in pace, spero leggiate e magari lasciatemi un commentino per vedere cosa ne pensate e se ne vale la pena postare quegli altri capitoletti.

Buona lettura.

 

 

Il Ragazzo della Mia Migliore Amica

 

 

 

La detestava, non avrebbe retto ulteriormente se l’avesse sentita ancora parlare di lui.

Grazie a quell’insopportabile piattola era arrivata alla conclusione che l’amicizia tra donne non esisteva e che era solo uno stare insieme per opportunismo.

Credeva comunque che certe cose non sarebbero mai potute accadere tra lei e la piattola, ma si sbagliava di grosso.

La piattola in questione era proprio Ginny, la piccola, innocente e ultima discendente di casa Weasley.

Quanto la odiava.

Mentre tutto il settimo anno era ad una festa clandestina organizzata dai Serpeverde e dai Corvonero a base di alcool, fumo e musica assordante, lei, Hermione Granger era accoccolata davanti al camino nella solitudine della Sala Comune dei Grifondoro.

Grattastinchi aveva bisogno delle sue coccole, ma quando la sua padroncina gli conficcò le unghie sulla schiena facendolo miagolare di dolore decise che era meglio rifugiarsi in un angolo buio.

Adesso Hermione era realmente sola.

“Ma bene, neanche il mio gatto gradisce stare in mia compagnia!”

Rimase lì a guardare il fuoco e a immaginare che a bruciare in quelle ardenti fiamme ci fosse proprio la sua simpaticissima amica dai capelli rossi.

 

Quando la mattina venne svegliata dai miagolii di Grattastinchi si rese conto di essersi addormentata sul divano dinnanzi al fuoco che ormai era ridotto a qualche flebile fiammella.

Sbadigliò sonoramente e notò Seamus e Dean addormentati per terra, con accanto una chiazza di vomito.

La serata doveva essere stata terribilmente distruttiva.

Decise di alzarsi e pulire la sala con un efficace Gratta e netta, che fece tornare la sala alla normalità.

Dopo essersi data una rinfrescata e dopo aver indossato la divisa decise di andare a fare colazione.

 

Quando giunse in Sala Grande notò che il settimo anno di ogni Casa non era presente.

Era anche ovvio.

Si accomodò al suo posto e si servì di porridge e di un bicchiere di succo di zucca.

Neanche Ginny era presente, ovviamente.

Stava per portare il bicchiere alla bocca, quando un ragazzino Grifondoro del secondo anno le toccò la spalla per catturare la sua attenzione.

Hermione posò i suoi occhi sul ragazzino, che si sentì un po’ impaurito nel notare gli occhi della ragazza solitamente vispi e gioiosi, terribilmente spenti e tristi.

“Ha detto la professoressa McGrannitt che tu e Malfoy dovete presentarvi nel suo ufficio per organizzare la festa in onore dei fondatori di Hogwarts.”, disse con voce tremula, non sapeva il perché, ma aveva paura che la Caposcuola potesse ucciderlo con il solo sbatter delle ciglia.

Hermione annuì e lo congedò con un gesto della mano, sicuramente comportarsi così freddamente non era da lei, ma se lo faceva e se i bambini la evitavano doveva solo ringraziare quella dannata piattola.

Finita la colazione si presentò a lezione di Piton, dove poco dopo fecero capolino anche gli altri; nessuno naturalmente era in grado di svolgere una lezione, soprattutto se si trattava di Pozioni.

 

“Spero abbiate fatto il tema di cinquanta centimetri sulle proprietà del fegato di Dinosauro.”, disse il professore con voce melliflua passando in rassegna tutti gli studenti di Grifondoro e Serpeverde.

Alla parola “fegato”, molti credettero di dare di stomaco, non era propriamente idilliaco sentir pronunciare quella parola dopo una sbronza di dimensioni colossali.

Con un colpo di bacchetta Piton fece arrivare tutte le pergamene sulla cattedra e sorrise soddisfatto notando che alcune non riuscivano a raggiungere i venti centimetri.

Sarebbe stata una T sicuro, e lui amava affibbiare le T ai compiti, soprattutto se appartenevano ai Grifondoro.

La lezione trascorse come al solito e l’unica a brillare fu Hermione, con scontento del professore che uccise con gli occhi i suoi due migliori pozionisti, Draco Malfoy e Blaise Zabini che giusto quella mattina sembravano dormire.

 

“Ho urgentemente bisogno di un caffè o di qualcosa che gli si avvicini!”, la prima frase della mattinata proferita da Blaise Zabini.

“Io voglio solo un letto.”, rispose Malfoy accasciandosi malamente su uno degli scalini.

Hermione gli si avvicinò a grandi falcate.

“Mi dispiace deluderti Malfoy, ma oggi dopo pranzo dobbiamo presentarci nell’ufficio della McGrannitt per discutere della festa…”

Malfoy si girò verso la ragazza.

“Grazie per la deliziosa notizia, Mezzosangue, puoi benissimo dire a qual gufaccio che il Caposcuola Malfoy non ha tempo da perdere con le sue insulse festività.”

“Certamente Malfoy, ma puoi benissimo riferirglielo tu, è proprio dietro di te.”, rise soddisfatta e lasciò il rampollo della famiglia Malfoy a sorbirsi la ramanzina del gufaccio.

 

Questa volta non lo aveva fatto per cattiveria, ormai tra lei e Draco c’era una sorta di rispetto anche se non era riuscita a fargli cessare di chiamarla Mezzosangue.

La tregua era nata poiché costretti a collaborare per via della loro carica e poi anche perchè ormai Draco Malfoy era il ragazzo di Ginny Weasley.

Intuibile dunque perché Hermione aveva preso a detestarla con tutta se stessa.

 

Negli ultimi tre mesi lei e Draco erano stati costretti a frequentarsi e avevano scoperto che stare insieme non era poi così male.

Ovviamente non era da Draco essere gentile con la sua Mezzosangue preferita, ma Hermione aveva notato che l’ironia era meno pungente e che sotto molti punti di vista Draco era un ragazzo esattamente come lei.

Ginny nutriva una specie di cotta nei confronti del bel biondino, ripeteva in continuazione che era stanca delle sue relazioni lampo e che aveva bisogno di una relazione più duratura con un ragazzo che la facesse sentire protetta.

Guarda caso la scelta era caduta sul ragazzo meno affidabile di Hogwarts.

Cosa ne era stato di Harry Potter?

Amore svanito come una bolla di sapone.

Ginny Weasley credeva di essere una ragazza matura, ma si sbagliava di grosso.

Aveva chiesto ad Hermione se poteva aiutarla nell’avere un approccio con Draco Malfoy e lei da buona amica le aveva detto di si.

Nell’ultimo periodo lei e Draco passavano molti pomeriggi insieme e Ginny si era intrufolata nei loro pomeriggi.

 

Ben presto Draco e Pansy si erano lasciati, lasciando a Ginny campo libero e così approfittando delle debolezze del ragazzo. Perché è risaputo che i maschi appena scaricati hanno bisogno di coccole.

Perché Pansy Parkinson aveva lasciato il bello e dannato?

Hermione durante una delle sue ronde notturne aveva involontariamente captato una discussione tra Pansy e Daphne.

“Quello stronzo… spero che la Granger non ceda alle sue avances… deve rimanere solo come un cane…”.

Non era stato difficile per Hermione capire che Draco aveva preso a trascurarla per colpa dei mille impegni che aveva insieme a lei.

Secondo la grifoncina, Pansy era stata esagerata.

Draco stava bene con Pansy, di questo ne era sicura.

La ragazza Serpeverde non poteva realmente pensare che il Purosangue per eccellenza avesse un interesse verso una Mezzosangue. Era inammissibile, ma forse era solamente un qualcosa a cui nessuno aveva mai pensato.

 

La morale della favola era che Ginny e Draco ben presto divennero una coppia, facendo andare su tutte le furie Hermione.

Hermione non sapeva che dopo quella notizia sarebbe scattata in lei la molla della gelosia.

Era innamorata di Draco Malfoy?

Non lo sapeva.

Sapeva semplicemente che Ginny doveva morire.

 

Le lezioni erano finite e lei stava passeggiando per l’immenso parco persa nei suoi pensieri.

Ron ed Harry erano in infermeria. La festa era stata distruttiva anche per i suoi migliori amici.

“Ehi Hermione…”, la ragazza in questione venne destata dai suoi pensieri da una Ginny piuttosto affaticata.

“Ciao Ginny, qualche problema?”

“Ti riferisci a Draco? No, con lui nessun problema!”

Aveva forse specificato di che tipo di problema voleva sapere? Non le risultava.

La verità è che Ginny sembrava farlo a posta.

Sembrava si divertisse a girare il coltello nella piaga.

Sorrise, un sorriso di circostanza, ovviamente.

“Volevo sapere se oggi potevo assistere alla vostra riunione.”, disse la rossa guardando l’amica speranzosa.

“Oggi lavoreremo nell’ufficio della McGrannitt l’ingresso è vietato a chi non sia né me né Draco Malfoy!”, disse risoluta, almeno questo le stava facendo tornare un minimo di felicità. Niente piattola per più di due ore.

“Capisco, ok grazie lo stesso. A dopo!”, e così dicendo corse verso il campo di Quidditch, lasciando di nuovo Hermione nei suoi pensieri.

 

Non che fosse cattiva, ma si stava riscoprendo piuttosto vendicativa.

Si era sentita usata. La piccola piattola la cercava semplicemente quando le tornava utile per passare un po’ di tempo con Malfoy.

Non ne poteva più.

Lanciò un intensa occhiata al Platano Picchiatore e si diresse all’entrata del Castello, doveva recarsi all’appuntamento, odiava non essere puntuale.

 

Quando arrivò davanti l’ufficio, Draco era già lì davanti con sguardo pensoso.

“Ben arrivata Granger, grazie ancora per il tiro mancino che mi hai tirato questa mattina!”, esclamò il ragazzo con fare beffardo.

“Per te questo ed altro, Malfoy!”

A quelle parole lui sorrise.

Come poteva essere così perfetta quella ragazza?

Bella, intelligente, ironica, acuta e soprattutto alla sua altezza?

Ogni sua battuta per quanto acida veniva incassata dalla ragazza con stile, era una qualità che non aveva mai riscontrato in nessun altra.

Perché quella Mezzosangue lo attirava così tanto?

“Signor Malfoy, sono contenta si sia presentato.”, la professoressa li accolse così.

 

Dopo che la donna ebbe dato loro le indicazioni i due rimasero nell’ufficio soli nel disperato tentativo di organizzare qualcosa.

“Io aprirei la manifestazione con qualcosa di musicale… magari un piccolo concerto per onorare la memoria dei quattro fondatori, che ne pensi Malfoy?”

“Io farei anche ballare qualcosa al Cappello Parlante, non è geniale Granger?”

Hermione sbuffò indispettita.

“La serietà non è il tuo forte, vero Malfoy?”

“Vedo che mi consoci piuttosto bene, ma per una volta vorrei che fossi tu a divertirti.”

Hermione lo trucidò con lo sguardo; stava forse insinuando che lei non sapeva divertirsi?

“Cosa vorresti dire?”, chiese con una nota di preoccupazione nella voce.

Draco si alzò dalla sua postazione e le si mise davanti con fare provocante.

“Ieri sera non ti ho vista alla festa, perché ti ostini a non voler divertirti?”

Non ce la faceva.

Lei adorava le feste, ma non se la sentiva di parteciparvi, non avrebbe retto quando il suo sguardo si sarebbe posato sul ragazzo che popolava i suoi sogni e sulla sua pseudo amica.

Avrebbe preferito la morte.

“Non me la sento.”, disse semplicemente, cercando di tornare alla preparazione della manifestazione.

Ma Draco sembrava non demordere.

“Smettila Granger, sei strana. So di non conoscerti abbastanza, ma so riconoscere quando ad una ragazza solare come te succede qualcosa.”

Perché si stava interessando così tanto a lei?

Hermione non riuscì a sostenere il suo sguardo.

Quegli occhi erano come lame affilate. Si sentiva sola e stava facendo di tutto per isolarsi.

“Stasera c’è una festa da noi Serpeverde, non accetterò un no come risposta. Ti aspetto!”

E la aspettava realmente.

Non avrebbe sopportato di non vederla.

Era una creatura deliziosa per soffrire così.

 

Il pomeriggio trascorse silenzioso e l’argomento non venne più toccato.

Hermione si era buttata a capofitto in quella maledetta organizzazione, quando tutto di lei chiedeva semplicemente di scappare lontano e sfogarsi in santa pace, ma invece era costretta a stare nella stessa stanza con quell’angelo tentatore.

Non ce la faceva davvero più. Era terribilmente stanca… stanca di tutto.

 

Stava per dire la parola d’ordine alla Signora Grassa, quando dal ritratto uscì un Ron visibilmente sconvolto.

“Ron, vuoi dirmi cos’è successo?”, chiese la grifoncina, ma il rosso sembrava incapace di proferire parola.

“Ginny è caduta dalla scopa e si è rotta una gamba. Durante gli allenamenti di Quidditch”, Harry rispose al posto dell'’amico “Stiamo andando da lei per vedere se si è ripresa dallo shock… poverina… cadere da quell’altezza…”

Hermione annuì comprensiva, ma in realtà dentro di lei stava gioendo.

Forse il pancreas e i polmoni si erano uniti in un’improvvisata Danza della Felicità.

“Poso questi appunti e vi raggiungo in infermeria.”

I due ragazzi e annuirono e sparirono lungo il corridoio.

Forse quella sera sarebbe andata alla festa.

Odiava essere così, ma non poteva farci niente.

 

Draco Malfoy stava fumandosi una sigaretta seduto in riva al lago quando un primino Serpeverde gli dette la notizia.

Niente strani sconvolgimenti, addirittura non gliene fregava nulla e così con quei pensieri rimase a fumare la sua sigaretta.

Cosa provava per la Weasley?

Amore non era, non lo aveva mai provato per nessuno.

Con Pansy qualcosa aveva provato, altrimenti non sarebbero stati insieme per un anno. Con le altre erano solo state fugaci notti di sesso, ma con la Weasley cos’era?

Non aveva neanche il coraggio di completare il loro rapporto…

Stava forse iniziando a vederla come una sorellina più piccola?

O era come la semplice affezione che si nutre nei confronti di un animale domestico?

Forse era davvero semplice affezione.

Distese le labbra in un amaro sorriso a quell’ultima constatazione.

 

 

  
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