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Autore: _Milla3    25/04/2012    3 recensioni
Ciao! Premetto che, per motivi miei, mi sono affezionata molto alla 'coppia' inesistente Lleca - Aleli, e mi è sembrata una cosa carina fare una FF su di loro. Li ho sempre visti bene insieme, sono così adorabili! Ci tengo molto, e non scherzo, al vostro parere, quindi recensite, per favore!
Piccoli cambiamenti rispetto alla serie:
Lleca e Aleli hanno tre anni di differenza.
Vale e Simon non sono rimasti nel futuro, mentre Kika e Teo sì.
Vale e Rama e Melody e Simon stanno insieme.
Torito non è presente nella storia.
Tanti baci, ciau
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alelì, Lleca
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13
 

Era incredibile pensare che ero in Spagna da quasi un mese, ed avevo visto Lleca solo a cena e di notte. Che poi non che di notte l'avessi visto tanto, visto che dormivamo. Dormivamo, ci terrei a specificare. Beh, vero, a volte parlavamo, a volte ci baciavamo, ma nulla di più, e comunque solo per poco, visto che lui la mattina si svegliava presto. Era surreale pensare che Mercedes e Marcelo non se ne fossero accorti, ma in fondo sapevano che non facevamo niente. O almeno, spero lo sapessero. Ma un altro pensiero mi si affacciava nella mente: Magari per loro era normale, magari non ero la prima ragazza a dormire in quel letto.
Scossi la testa e scacciai quell'idea, perché quello era un giorno importante. Dopo un mese di vacanza, Lleca aveva una settimana libera. Sarebbe tornato dagli allenamenti per pranzo, e poi potevamo stare insieme, appiccicati, per sette lunghi giorni. Il campanello che suonava mi fece sussultare, provocando una risata divertita da parte di Mercedes. In effetti, ero piuttosto buffa. Mi ero preparata per uscire - Lleca mi aveva promesso di portarmi da qualche parte subito dopo aver mangiato - ed ero lì, seduta su quella sedia, solo ad aspettare lui. 

«Buongiorno...!» La chioma bionda di Lleca spuntò dalla porta, seguita da quella di Marcelo, che si fermò sulla porta a salutare la moglie, che era andata ad aprire. Il mio ragazzo, invece, venne vicino a me, che mi ero alzata in piedi, vedendolo. «Passata una buona giornata, piccola?» Il modo in cui lui mi chiamava piccola mi faceva emozionare, sempre. Mi faceva sentire speciale, se non pensavo a tutte le ragazze a cui, sicuramente, l'aveva detto prima di me. 
'Insomma, Aleli, vuoi smetterla di farti questi problemi?'. Era assurdo! Ogni volta che lui faceva un gesto carino, mi diceva una frase dolce, ogni volta che mi baciava o mi sfiorava il viso, mi ritrovavo a pensare al passato. Alle ragazze che aveva avuto, a quelle che avrebbe potuto avere in futuro, se si fosse stancato di me. 'Ma lui non si stancherà di te, d'accordo?'. Sapevo di essere l'amore della sua vita, come lui era il mio. Allora perché tante paranoie? 

«Certo amore, tu?» «Meravigliosa, anche se non sono riuscito a concentrarmi sugli allenamenti, pensavo solo a te.» E poi se ne usciva con frasi così, ed io mi dimenticavo di respirare. «Leòn, Aleli!» La voce di Mercedes ci fece girare «A mangiare, su. Così poi siete liberi di fare ciò che volete» Ci sedemmo a tavola, e mangiammo. Quando tutti ebbero finito, lui chiese il permesso di alzarci. «Allora, dove mi porti?» Fu la mia domanda, dopo che fummo usciti. Lui mi guardò e mi prese la mano. «Sorpresa, sii paziente.» Mi appoggiai a lui, ed iniziammo a camminare.
Con Lleca era tutto così misterioso, ogni volta. Ci trovavamo a Siviglia, e lui mi portò a visitare tutte le piazze più belle, le cattedrali, i monumenti. Mi raccontò la storia che lui, in quei sei mesi, aveva avuto modo di conoscere - Ancora non capisco QUANDO, visto che era sempre occupato con gli allenamenti. Mi portò a visitare delle bancarelle assolutamente meravigliose, dove mi comprò una collana stupenda. Camminammo tanto, tutto il giorno, e cenammo fuori. L'idea che ci restassero ancora sei giorni mi elettrizzava, nonostante il fatto che uno fosse già trascorso mi impediva di godere appieno di quella consapevolezza. Però, in fondo, eravamo solo ad inizio luglio. E lui avrebbe avuto tutto il mese di agosto libero, quindi non mi era andata poi così male.

«Se non torniamo a casa, stanotte?» La sua proposta, così improvvisa ed allettante, mi lasciò pietrificata. Cosa avrebbe implicato dirgli di sì? Sarebbe successo qualcosa? D'altro canto, dire no era fuori discussione, preferivo mille volte stare con lui fuori, che dormire nella camera di fianco a quella dei suoi genitori. Tuttavia non me la sentivo di accettare. «Ehmm...Non credo che i tuoi la prenderebbero bene.» «Ho il loro permesso.» Mi disse, lasciandomi interdetta. Non avevo più scuse, dovetti accettare. E mentre lui mi prendeva la mano e mi portava fuori dal ristorante, sentivo l'adrenalina salirmi in corpo. 
Arrivammo avanti un edificio 'Suites Murillo', lessi sull'insegna. Ne avevo sentito parlare, era un hotel costosissimo. 
«Amore, stai scherzando?» Gli chiesi, mentre mi trascinava dentro. «Solo il meglio per te» Sorrise lui, continuando a tenermi stretta la mano, anche mentre pagava il soggiorno per la notte. Quando entrammo in camera mi resi conto che aveva davvero esagerato. Quella non era una camera, era una casa vera a propria! E per dormirci entrambi, aveva speso tantissimo! Centottanta euro, che - se mi ero bene informata - coincidevano a circa settecentoventi pesos. Insomma, cifre da capogiro, che mi sembravano eccessive. In fondo, ero sempre io, Aleli. E non doveva far colpo su di me, come magari avrebbe fatto con qualcun'altra (Accidenti, ancora il pensiero di una possibile altra!).
«Sei sicuro non sia troppo?» Gli chiesi, avvicinandomi a quella che, ad occhio e croce, sembrava proprio una cassaforte. Lui rise, e mi si avvicinò, abbracciandomi da dietro e tenendomi per i fianchi. «Te l'ho detto Ale..» Mi sussurrò nell'orecchio «Niente per te è troppo.» Mi girai verso di lui e lo baciai, ma lui sembrava trattenuto. Lo guardai interrogativa. «Prima voglio spiegarti una cosa.» Senza nemmeno aspettare una mia risposta - non che ce ne sarebbe stata una, se lui avesse aspettato -, iniziò a parlare. «Ammetto che in questi mesi sono stato un po' distante, ma...Cioè, non volevo starti troppo addosso. So che è difficile essere lontani, e volevo che tu fossi libera di decidere se continuare o no, senza le mie pressioni e senza di me a confonderti. Perché tu sai che non è finita qui, vero? Tu sai che ci sarà dell'altro, che dovremmo ancora resistere, quando sarai andata via da qui?» Lo guardavo, e lo ascoltavo. Da un lato ero triste, nel rendermi conto che non era stata una mia impressione, che davvero era stato distaccato, mentre io ero ancora Buenos Aires. D'altro canto, le sue parole lasciavano trapelare tutto l'amore che provava per me. E quello nessuno poteva togliermelo. 
Se sapevo che sarebbe stato difficile? Sì, lo sapevo. Ma ero pronta a resistere per lui, per noi. 
«Lo so. E so anche che ti amo. Mi spiace per te, Benitez» gli dissi, ridendo «Ma non ti sarà tanto facile sbarazzarti di me.» Lui fece una faccia preoccupata, che si trasformò in una risata quando capì che scherzavo. Mi baciò e mi buttò sull'enorme letto - era largo due metri! - che c'era nella stanza, iniziando a farmi il solletico. Era un vizio, il suo! Dopo un po' si fermò, e restammo lì, a parlare, stesi sul letto. «Tu sai, vero, che non abbiamo il pigiama?» Gli dissi. Lui sorrise, maliziosamente. «Forse non ne avremmo bisogno.» Ridendo, gli diedi uno schiaffo piano sul braccio «No, dai, seriamente!» Lui annuì energicamente «Seriamente.» Sguardo storto da parte mia. Sbuffò e si diresse verso la porta «Nell'hotel c'è un negozio, vado a comprarlo» ed uscì. 
Tornò circa cinque minuti dopo, e mi lanciò un pigiama molto simile a quello che portavo a casa. 
«Avevo visto anche un babydoll, ma ho pensato che non avresti gradito, anche se a me avrebbe fatto molto piacere.» Disse, mentre mi dirigevo verso il bagno per cambiarmi «Ah, per una volta hai pensato qualcosa di giusto, qui c'è da festeggiare!» Lo presi  in giro, mentre mi cambiavo. Uscii poco dopo, e lui aveva già i pantaloni del pigiama addosso. Rimasi un momento incantata ad osservare il suo torace muscoloso. Poi mi resi conto che sarebbe rimasto così tutta la notte.
«Non hai intenzione di coprirti?» Dissi, alquanto in imbarazzo. «No, non ne ho intenzione» Mi rispose, prendendomi per un braccio e trascinandomi sul letto, dove lui era già seduto. Lo baciai, e sentii le sue mani percorrere i miei fianchi, lentamente, sfiorarmi piano per poi ritrarsi, quasi impaurite. Ma stranamente io non avevo più paura, non lo fermai. Continuammo per un po', mentre lui si faceva sempre più sicuro. «Ne sei convinta?» Mi disse, guardandomi negli occhi. Ed in quegli occhi vidi la conferma a tutte le mie certezze. «Con te mi sento al sicuro».
E mentre le sue mani e le sue labbra scivolavano sul mio corpo, io fui certa che non ci sarebbe mai potuto essere niente di meglio che stare con lui.


Nota dell'autrice:
Oddiosanto.Sono stata tipo mezz'ora solo sugli ultimi cinque righi. In fondo la storia è pur sempre a rating verde, e dovevo pensare a qualcosa che fosse un dico-nondico. Mi dispiace per chi voleva scene piccanti (?) :'D
Sentite, sapete che ci ho messo circa un'ora a cercare notizie su Siviglia e sui suoi alberghi? Ho scelto il più costoso che ho trovato. Avete scoperto perché Lleca è stato distante e..Che altro? Ah, già, una cosa di cui non ho parlato qualche capitolo fa. Come avete notato Aleli, nonostante abbia diciassette anni, ha già finito la scuola, perché in Argentina è così, e mi sono attenuta alla realtà. Per quanto riguarda, invece, i mesi, ho fatto un po' di confusione. Lì la scuola inizia a marzo e finisce a dicembre. Ma sarebbe stato troppo strano, per me, scrivere 'Era dicembre, e andavo al mare con il mio ragazzo', per fare un esempio, quindi ho lasciato i mesi italiani.
Altra cosa che cambia è il tempo. Essendo 'dicembre', in Spagna dovrebbe fare freddo. Non ho parlato del fatto che lì poteva fare caldo, ma comunque nel caso non penserò troppo a queste differenze e mi prenderò qualche 'licenza poetica'. Alla prossima, vi amo ! <3

  
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