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Autore: Sallivergron    26/04/2012    1 recensioni
Questa storia parla di una scuola d'arte, la Ohio School of Arts, un istituto che dedicato interamente alle discipline che tutti noi vorremmo fare a scuola- almeno credo - quali il ballo, il canto e la recitazione. I ragazzi saranno sottoposti a due prove e continue novità. Non sempre la loro vita sarà facile. Ogni capitolo sarà narrato in prima persona da un personaggio. Seguite questa storia e fatemi sapere che ne pensate!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurt Hummel, Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Me ne stavo seduta durante l'ora di Letteratura. Guardavo la professoressa leggere e muovere nervosamente la matita bianca e arancione sul libro. Era in arrivo una punizione, lo sentivo. Non stavo seguendo la lezione, avevo la mente da tutt'altra parte. Il mio banco era l'ultimo vicino alla finestra. Il mio compagno era un perfetto idiota, era Puckerman. Mi punzecchiava con il righello.
-Cazzo Puckerman! Smettila di fare l'idiota!- dissi stufa guardandolo con la coda dell'occhio. Lui rise come un perfetto cretino, cosa c'era di tanto divertente? Sbuffai e tornai a fissare insistentemente le mie unghia perfettamente curate. 
-Ehi Lopez!- mi chiamò il ragazzo accanto a me. Mi girai scocciata e lo guardai. Sorrise. -Guarda che faccio adesso!- esclamò e, dopo aver preso unao di quei schifosi liquidi fosforescenti appiccicosi, prese la borsa di Rachel Nasona Berry e lo infilò dentro. -Chiedile un fazzoletto!- mi disse. Dato che mi stavo annoiando sorrisi e accettai. Adoravo fare scherzi a quella ragazza.
-Rachel, hai per caso un fazzoletto da darmi?- chiesi. Questa mi sorrise e prese la borsa, non appena infilò dentro la mano vedemmo la sua espressione cambiare. Estrasse la mano schifata. Io e Noah ci guardammo e scoppiammo a ridere. Tutti si girarono verso di noi. La professoressa era infuriata, Rachel era l'unica che la stava a sentire e che interveniva costantemente. Le guance le erano diventate rosse, gli occhi erano sbarrati, le sopracciglia corrugate.
-Puckerman e Lopez in presidenza, adesso!- esclamò indicando con il braccio l'uscita. Rodendo prendemmo le nostre cose e uscimmo dall'aula. 
-Che diavolo ci fare qui?- chiese la donna seduta dietro la scrivania.
-Ci ha mandato la professoressa di letteratura!- risposi io. 
-Cosa avete combinato?- domandò anche se sapevamo benissimo che non le interessava. Ci guardammo, dato che lui non parlava, risposi io. 
-Abbiamo messo una roba appiccicosa e viscida nella borsa di Rachel Berry e la prof. si è arrabbiata, ma era solo uno scherzetto innocente- sorrisi. La donna mi guardò e non disse nulla per qualche minuto. Poi prese un blocchetto dalla scrivania e ci guardò
-Per questa volta non vi sospendo, solo perché quella ragazzina non mi piace, quindi dovrete rimanere qui oltre l'orario scolastico. Adesso sparite, sto aspettando la parrucchiera!
Uscimmo dall'ufficio e ci guardammo non riuscendo a trattenere le risate.
-Ti avevo dato per scontato, sei divertente!- ammisi.
-Visto Lopez? L'apparenza inganna!- esclamò. Ci incamminammo verso il bar. Cavolo, era la seconda settimana di scuola ed ero stata in punizione ben sei volte e sempre per colpa di Puck. In fondo non era così male come credevo. Ci sedemmo ad un tavolino e aspettammo che Alex, la barista venisse verso di noi. Passammo il tempo parlando del più e del meno, cercando di approfondire la nostra conoscenza. La campanella suonò. Una marea di ragazzi cominciò ad ammicchiarsi difronte alla vetrinetta dei dolci. Guardai il ragazzo che avevo davanti. 
-Andiamo, ti porto in un posto!- esclamò. Non sapevo dove mi stesse portando, ero curiosa e anche stupita. Salimmo le scale sino a raggiungere il terrazzo.
-Puckerman non possiamo uscire!- dissi vedendo la sua mano sulla maniglia della porta che ci separava dal terrazzo.
-Chi ce lo vieta?- mi chiese. Io lo guardai con un sopracciglio alzato e indicai il cartello sulla porta, c'era scritto "NON OLTREPASSARE". Lui lo staccò e misorrise. -Adesso non c'è più niente che ce lo vieta!- disse. Sorrisi, Era un idiota e io in un'altra situazione lo avrei preso a calci, ma quel giorno, in quel momento aveva uno strano potere su di me. Mi porse la mano, la guardai, gliela strinsi e uscimmo sulla grande terrazza. Era un posto spoglio, c'era solo una sedia di legno e un tavolino su cui era posta una piantina. Al centro di essa c'era un unico fiore, una bellissima rosa rossa. 
-Perché mi hai portata qui?- chiesi. 
-Non lo so!- mi rispose con la sua solita aria da imbecille. Quant'era tenero in quel momento! E pensare che fino a qualche momento prima lo avrei preso volentrieri a schiaffi. 
-Però sei un tipo che ha le idee chaire eh?- dissi sarcastica. Lui rise, semplicemente rise.
-Vieni!- esclamò affacciato. Lo guardai un po' impaurita. 
-Vuoi farmi avvicinare a te per poi buttarmi di sotto?- chiesi con un leggero sorriso sulle labbra. 
-Non lo farei mai, su forza vieni qui!- mi incitò. Andai da lui. -Sai adoro questo posto!- disse fissando il panorame difronte a lui. 
-Ma non c'è niente qui sopra!- esclamai io. Lui sorrise e senza guardarmi rispose.
-è proprio per questo che vi vengo! Qui non c'è nessuno pronto a giudicarmi, qui posso stare solo, posso fare qualunque cosa mi passi per la testa, non c'è nessuno che mi rimproveri e che mi dica che sbaglio!- rispose.
-Wow che pensiero profondo Puckerman, da te non me lo sarei mai aspettata!- dissi cercando il suo sguardo.
-La verità è che nessuno si aspetta mai niente da me, sono tutti prevenuti nei miei confronti, solo perché non ho un passato candido!- esclamò continuando a guardare il panorama, evitando il mio sguardo. Rimasi colpita da quel che disse, non era il solito Puckerman, quello spregevole, strafottente e idiota, era diverso, maturo, profondo.
-Posso farti una domanda?- chiesi. Questa volta si girò e mi guardò.
-Certo, chiedi pure Lopez!- eclamò
-Cos'hai fatto per essere costretto a venire qui?- domandai.
-Tante cazzate, tante!- si limitò a dire, capì che non ne voleva parlare e così rimasi in silenzio. -Sai, mi piace parlare con te, non sei quella stronzetta presuntuosa che credevo che fossi!- affermò. Lo guardai a bocca aperta. 
-Stronzetta presuntuosa? Pensavi davvero questo di me?- domandai sbigottita. Lui annuì.
-Si, è proprio questo che pensavo di te! Mi davi sempre dell'idiota e non ridevi mai ai miei scherzi, sembravi una di quelle snob fastidiose!- rispose. Lo guardai male. -Ma questo lo pensavo!- si affrettò a dire. -Non lo penso più, te lo giuro!- disse mettendo la mano sulla mia pensando che mi fossi offesa! Sorrisi.
-Tranquillo Puckerman, era una tua opinione, non c'è niente di male!- lo tranquillizzai. Lui sospirò. Non ci accorgemmo che le nostre mani erano ancora sovrapposte. Ci guardammo intensamente per qualche secondo, dopodiché lui mi si avvicinò. Io feci lo stesso. In men che non si dica, le nostre labbra si sovrapposero proprio come le nostre mani. Fu un bacio semplice il nostro, dolce, bellissimo. Ci staccammo lentamente. Aprì gli occhi. Gli sorrisi. Nessuno dei due disse nulla, la campanella suonò. 
-Andiamo?- chiesi sorridendogli.
-Andiamo!- rispose. Mi porse la mano. La guardai. La strinsi. Scendemmo mano nella mano, Sam mi vide e mi si avvicinò. 
-Arriva il tuo fidanzato!- esclamò Puckerman. Lo guardai male.
-Non è il mio fidanzato, è il mio migliore amico!- ribatté. Il biondino arrivò e mi salutò dandomi un bacio sulla guancia. Puck strinse la presa alla mia mano. Sorrisi. 
-Ciao tesoro!- disse Sam.
-Ehi!- risposi sorridente. Sentivo la mano di Puck stringere sempre più forte la mia, ogni qual volta Sam mi chiamava Tesoro. 
-Oh ciao Noah!- disse il mio amico. L'altro ragazzo fece un saluto con la testa. Stranamente non aveva notato niente di diverso, il che era strano.
-Sant devo dirti tante cose!- esclamò sorridente. In quel momento mi fu tutto chiaro. Era così felice da non accorgersi di nulla. Ma cosa era successo di cosi bello? Che mi ero persa?
-Ci vediamo in punizione!- disse Puck e mi allontanai con Sam. 
-Come mai sei così felice?- chiesi.
-Non indovinerai mai!- esclmò.
-Ti prego non tenermi sulle spine, racconta!- lo implorai di parlare. Ero curiosa.
-Ok, te lo dico... Ho un appuntamento!- esclamò felice.
-Davvero?- chiesi. -Con chi?- lo guardai. Mi faceva piacere vederlo così, dopo la rottura con la sua ex era sempre triste e aveva perso quella luce che notai quel giorno nei suoi occhi. 
-Con Quinn, Quinn Fabray!- esclamò con un sorriso enorme sulla faccia. 
-Come scusa? Con Quinn?- chiesi stupita e un po' delusa. Ero contenta, ma avevo paura di questa situazione, erano i miei migliori amici, se tra loro non avrebbe funzionato, come avrei dovuto comportarmi? 
Sam notò la mia espressione e mi chiese cosa avessi. 
-Nulla sono solo un po' sorpresa- risposi.
-Ma sei felice? Ti fa piacere?- chiese con la sua aria innocente.
-Certo! Sono felicissima per voi, siete le persone a cui tengo di più!- esclamai.
-Cosa ci facevi mano nella mano con Puckerman?- chiese Quinn spuntando alle mie spalle, non appena vide Sam gli sorrise timidamente, lo stesso fece lui. Erano terribilmente carini e fortunatamente talmente tanto presi l'uno dall'altro da non accorgersi che avevo tagliato la corda. Mentre mi dirigevo al corso di danza, il mio cellulare squillò. Posai la borsa per terra.
-Pronto?- chiesi. 
-Sono io e tu sei una stronza, te ne sei andata senza avermi dato una risposta!- rispose una voce dall'altra parte dell'apparecchio. 
-Quale domanda?- chiesi facendo la vaga.
-Non fare la vaga, sai benissimo di che parla, dai San, sai che sono curiosa!- mi disse.
-Si Quinn, lo so!- esclamai. 
-Allora?- domandò.
-Allora niente- risposi.
-Niente? Eravate mano nella mano!- strillò lei. 
-Shh...- cercai di farla stare in silenzio. -Quinn ho lezione e non voglio tardare, dopo ti racconto!- dissi.
-Ok, va bene, per curiosità, che lezione hai?- domandò.
-Danza classica!- risposi.
-Con Adela?- chiese.
-Si!- risposi.
-Oh... ok!- esclamò -Ci vediamo dopo, un bacio, ti voglio bene- aggiunse e riagganciò. Sorrisi, adoravo quella ragazza. Entrai in aula con un unico pensiero, la punizione. Non vedevo l'ora di entrare in quella stanza puzzolente per poter vedere Puck, mi trovavo davvero bene con lui, era divertente, bello e profondo. Avevo voglia di conoscerlo meglio.
-Lopez dove hai la testa oggi?- mi chiese la prof.
-Mi dispiace, sono un po' stanca- cercai di giustificarmi.
-Basta fermi tutti!- disse arrabbiata dopo che per colpa mia la coreografia era stata un disastro. -Santana va a cambiarti, hai finito per oggi!- esclamò girandosi verso lo stereo. La guardai a bocca aperta. Mi innervosì, presi la mia borsa ed andai nello spogliatoio. Mi feci una doccia, indossai altri abiti e uscì. Non sapevo come passare il tempo, così decisi di tornare sul terrazzo. Mi portai un po' d'acqua e annaffiai la pianta. La guardai, era bellissima. Sentì una mano poggiarsi sulla mia spalla, mi girai spaventata e mi trovai difronte Puck.
-Ti piace questo posto?- chiese. Annuì sorridendo. Lui si sedette accanto a me, sul tavolo. Calò il silenzio. 
-Mi sono fatto due anni per furto e qualche mese per una rapina  a mano armata, ma per fortuna hanno scoperto che ero innocente!- disse. Lo guardai. 
-Non devi dirmelo per forza!- dissi.
-Voglio farlo, ti sembrerà strano, ma mi piace parlare con te!- esclamò. Gli misi una mano sulla spalla. 
-Mi fa piacere, davvero!- affermai. Lui mi guardò e mi abbracciò.
-Sai non è stato facile, non lo è tuttora!- esclamò. -Tutte le volte promettevo ai miei che non ci sarei ricascato, ma puntualmente venivo trascinato dai miei vecchi amici, se così si possono definire!- aggiunse. Mi fece tanta tenerezza. Era così indifeso. Lo abbracciai. 
-Voglio essere tua amica, se hai bisogno di qualcuno con cui parlare, sfogarti, io ci sono e per quanto possa sembrare strano, dato che fino a qualche ora fa non ci eravamo neanche mai parlati seriamente, credo di volerti bene!- esclamai. Cosa cavolo mi era venuto in mente? Sino a qualche ora prima lo consideravo un cretino e adesso gli stavo dicendo che a lui ci tenevo. Che diavolo mi stava succedendo?




 
  
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