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Autore: havingthetimeofmylife    26/04/2012    0 recensioni
Lei desiderava solamente il suo ritorno e la verità.
Lui era scappato, come al solito, e lei ha semplicemente perso se stessa.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primo incontro.  Dopo diversi anni di atroci sofferenze e delirante depressione, i dottori mi costrinsero a settimanali incontri con uno psicologo. Lo studio era composto da una sola ma incredibilmente spaziosa e lucente stanza arancione dove la luce, proveniente dalle numerose finestre, rendeva l'ambiente caldo e accogliente. Mi sentivo stranamente a mio agio.  Il medico, che pareva fosse stato disegnato insieme alla stanza, sembrava gentile e sin dal primo momento mi chiesi se fosse veramente felice e si caricasse solamente addosso le sofferenze altrui o se fosse nascosto dietro un'eccelsa maschera.  Si sedette elegantemente sulla poltrona di pelle nera e con aria vagamente incuriosita mi chiese le mie generalità ma il suo sguardo muto' notevolmente quando lesse la mia cartella clinica. Mi scappo un sorrisetto e una fievole risata. Non so se fosse più spaventato dalle numerose depressioni e o dal numero troppo elevato di incontri con l'anoressia. I suoi occhi strabuzzati erano fonte di un'inaspettata ilarità.  Chiuse la cartella, posiziono gli occhiali neri che erano scivolati sulla punta del naso durante la lettura e spostò i capelli biondicci da davanti agli occhi. Assunse un'aria professionale e mi fece alcune domande sulla mia vita, i miei interessi, che scuola frequentassi, il tennis... Le classiche domande e le risposte lo incuriosirono e divertirono simultaneamente, ero sempre stata una grande oratrice. La parola era un mio dono e il linguaggio forbito la giusta ricompensa. Passo velocemente la prima ora e con fare imbarazzato, mi chiese di parlargli del perché di tutti i miei problemi. Divenni rossa in volto, mi porse un pacco di fazzoletti, cominciarono a cadere lacrime calde e rapide. Si avvicinò e notai gli occhi verdi, mi disse, con voce rassicurante, che non c'era fretta e di prendermi il mio tempo, di pensare e di parlarne solamente quando mi sarei sentita pronta. Accese la radio, ero abbastanza sicura che avesse già parlato con mia padre perché pareva impossibile che avesse i miei stessi gusti musicali, e canticchiò forever young.  Lo guardai divertita, aveva poco meno di 30 anni e si divertita come un ragazzino di sedici ascoltando una canzone che parlava di adolescenti ribelli, chissà qual era la sua storia.  Presi coraggio e, singhiozzando, comincia a urlare:" ti prego, ricordati di me quando diventarlo chi hai sempre desiderato essere. Ti prego, ricordati di me quando realizzerai il tuo sogno e apparirai sui giornali, quando ogni donna ti vorrà. Ricordati dei miei occhi ogni volta che sentirai un suono di chitarra, ricordati delle mie lacrime ogni volta che ascolterai i clash e delle mie risate quando vedrai un campo di terra rossa. Ricordato delle mie foto quando vedrai un flash e non donare a loro quel sorriso che avevi giurato solo a me, ricordati dei miei problemi quando avrai la farina sulle dita. Ti chiedo solamente di pensare al mio profumo quando comprerai un libro nuovo e del suono della mia voce quando incontrerai un'altra ragazza ribelle e piena di problemi che ti amerà come ho fatto io.  Quante notti ti ho regalato pensandoti, quante lacrime versate, quanti ricordi cercati di dimenticare o solamente cercati, quante foto ti ho scattato segretamente. Non ti chiedo di tornare e di dimenticare quello che secondo te e' accaduto, semplicemente ti chiedo di non rendere vani i nostri momenti insieme e ciò che e' stato fra noi."  Lo guardai e mi affrettai a chiarire che quelle sarebbero dovute essere le nostre ultime parole ma che ci eravamo detti addio semplicemente fissandoci e restando in silenzio. Erano proprio quei silenzi che mi avevano spinta a fare quello che avevo fatto e prima a rovinare quello che eravamo.  Il dottore mi guardava muto ma i suoi occhi verdi dicevano molto.  La mia "storia" aveva forse riportato a galla qualche ricordo? O era semplicemente turbato?  Non lo capii mai veramente. Continuai a guardarmi intorno quando l'imbarazzante silenzio venne interrotto dalle sue parole:" ok, per oggi e' finita. Ti accompagno nella tua stanza."  Pareva veramente turbato e spaventato, vedevo quanto fosse pensieroso e che dentro la sua razionale mente qualcosa si era mosso. Lo ringrazia e con un sorriso stucchevole, mi allontanai.  Lasciandoli un foglio di carta: "special needs-placebo" 
  
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