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Autore: VirginiaRosalie    26/04/2012    5 recensioni
Una vita può cambiare a seconda di come la vorremmo noi? Voi direste di no ma io non ci credo.. perché? Perchè ne abbiamo la prova.
Lei una normale ragazza italiana, qualche parente inglese e qualche amica.
Lui un attore famoso, molto successo, molti amici e nemici.
Un amore pieno di ostacoli, paure, illusioni, pianti e tradimenti ed infine, il perdono. E' questo che accade quando lasci il tuo cuore vincere?
"L'aereo atterrò su LAX, il più grande aeroporto di Los Angeles, la città in cui mi stavo trasferendo..."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Taylor Lautner, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Pov Taylor

Lei era ancora lì, stesa sul mio letto accanto a me, le coperte bianche le coprivano il corpo quasi nudo fin sopra il petto. Per qualche istante la guardai, quel viso così angelico e dannatamente bello mi recava dei brividi in tutto il corpo, ero agitato quando stavo con lei anche se non lo davo a vedere altrimenti sarei passato per il solito ragazzo che sbavava appena vedeva un paio di gambe snelle ed un sedere sodo. Ciò che contava veramente era l'aspetto interiore e lei era capace di rendere le mie giornate migliori semplicemente sorridendo, il suo modo di agire e pensare era corretto e puro. Ripensai a quello che aveva detto, era strano ma stupendo e avevo capito quanto anche lei mi desiderasse. 
Avvicinai il mio corpo al suo e le sfiorai un braccio con le dita, sorrisi ma solo dopo mi accorsi della sua espressione dolorante, sembrava non star molto bene infatti, dopo pochi secondi, si alzò di scatto, senza dire niente prese la maglietta che mi aveva tolto la sera prima e la indossò infine corse in bagno.
"Virginia, è tutto ok lì dentro?" chiesi poggiando un orecchio sulla porta per capire cosa dicesse.
Non udii alcuna risposta, soltanto dei lamenti profondi tramite i quali capii che stava smaltendo il troppo alcool bevuto in discoteca. 
Tornai a sedermi sul letto aspettando che uscisse da quello che, probabilmente, era un inferno per lei. Misi la testa tra le mani e scossi la testa sospirando nervosamente, odiavo vederla in quello stato. 
"Mi gira fortemente la testa" disse gettandosi sul letto con pesantezza.
"Almeno ricordi dove sei? Cosa è successo ieri sera?"
"Si, tranquillo" sussurrò chiudendo gli occhi.
Mi sdraiai di nuovo accanto a lei ed iniziai a fissare il soffitto mettendo le mani dietro alla testa.
"Sei davvero brava a letto" dissi ironicamente anche se ne ero certo. 
"Non m'inganni, lo so che non abbiamo fatto niente, ho un ricordo sfocato di te che mi respingi. Strano eh?" disse sistemandosi sotto le coperte.
Ridacchiai sotto i baffi.
"Ricordi nient'altro?"
"Mi sono tolta il reggiseno e ti sono salita addosso. - disse ridacchiando mentre alzava la testa verso di me - Grazie per non esserti approfittato della mia situazione, un altro ragazzo lo avrebbe fatto." Prese la mia mano e la strinse forte, proprio come aveva fatto la sera passata.
"Figurati."
"Sono un disastro."
"No, sei perfetta."
"Ma zitto" mi rimproverò dandomi un piccolo pugno sulla spalla.
"Insomma mi vuoi oggi e per sempre?" chiesi con un pizzico di ironia riferendomi a ciò che aveva detto lei.
"Cosa?"
"Parole tue."
"Ho detto davvero questo?"
"Ti sorprende?"
"No" abbassò lo sguardo e si morse il labbro.
"Hai detto anche che quando sarai sobria e mi respingerai non dovrò arrendermi. Scommetto che non ricordi neanche questo!"
"Vagamente" ammise socchiudendo gli occhi come se stesse cercando di rievocare quella frase.
La guardai un po' deluso, a volte sembrava esser cotta di me, ma in altri momenti sembrava che per lei fossi solo un semplice amico e non qualcuno di cui si era innamorata. Tuttavia credevo in una nostra possibile storia, come aveva accennato lei, non mi sarei dovuto arrendere. 
"Taylor, sto scherzando. E' l'unica cosa chiara nella mia testa."
Quelle parole mi rassicurarono. Essendo un attore potevo sembrare una persona aperta, sicura di sé e di ciò che faceva ma non era così, la mia insicurezza batteva ogni sensazione bella. 
I nostri volti erano a poca distanza, questa volta decisi di avvertire prima di baciarla.
"Ti sto per baciare" dissi avvicinando sempre più le mie labbra alle sue.
"Anche io" sorrise e finalmente il bacio arrivò più intenso che mai. 
Purtroppo questo piacere fu interrotto dallo squillo del cellulare, Virginia si staccò da me e allungò il braccio verso il comodino, prese il telefono e sbloccò la tastiera per poi leggere il mittente.
"Matthew?" disse ad alta voce.
"Matthew?" ribadii curioso.
"E'.. un amico - disse premendo i piccoli tasti - Dio mio, l'ho lasciato al centro della pista ieri.." affermò mettendo una mano sulla faccia.
"Ah… Matthew lo spasimante?" m'ingelosii. 
"No, cioè.."
"Me l'hai detto tu ieri."
"Non è un mio spasimante - si alzò a sedere - è solo… - fece una piccola pausa - ha provato a baciarmi."
"Cosa?"
"Mi sono fermata in tempo, sono scappata e probabilmente lui se n'è andato" sicuramente stava pensando ad alta voce perché sapeva che non sarebbe stata una buona idea raccontare a me, proprio a me, cosa era successo con i suoi precedenti ragazzi. 
"Lasciamo stare…" mormorai, presi la sua mano e l'attirai verso di me cercando di baciarla ma lei, inaspettatamente, si spostò.
"No Taylor, devo richiamarlo."
"Perchè?"
"E' mio amico!" affermò quasi sorpresa da ciò che avevo detto.
Compose il numero e potei sentire i piccoli squilli poi una voce maschile. Avvicinai il mio orecchio cercando di sentire cose si sarebbero detti.
"Pronto?"
"Matt, mi dispiace per ieri sera."
"Credevo fossi diversa."
"P… perché?"
"Non posso parlare, ti richiamo."
"Ma.." 
"Che c'è?" chiesi guardandola mentre fissava il cellulare con una lacrima in guancia.
"Credo si arrabbiato con me."
"E questo ti preoccupa?"divulgai.
"Ascolta.. io e te non stiamo insieme. Non mi piace questo tuo comportamento, ok?" fece per alzarsi dal letto ma prima che poté poggiare entrambi i piedi a terra, l'afferrai per il braccio a tornai a baciarla senza sosta, e lei non si oppose.
"Scusa" dichiarai sulle sue labbra poi scesi a baciarle il collo mentre il suo corpo era sopra di me.
"Non fermarti" bisbigliò ansimando. 
Virginia era una ragazza stupenda, non potevo dir niente su di lei ma ultimamente sembrava molto incoerente, un attimo prima stavamo discutendo e due secondi dopo mi chiedeva di non smettere di baciarla. Comunque fui felice della sua richiesta.
Misi entrambe le mani sui suoi glutei e le feci scorrere sotto la maglietta mentre le accarezzavo i fianchi. La mia lingua toccò a fatica la sua, i nostri respiri erano affannati e le sue mani percorrevano i miei pettorali. I suoi capelli coprirono appena i nostri volti ed istintivamente glieli accarezzai portandoli dietro le sue orecchie. 
Oh give me love like her.. il suono del cellulare di Virginia si fece risentire, quella canzone era così bella, non credevo che la conoscesse. Questa volta non fu un messaggio ma la ragazza sopra di me fu costretta a fermarsi.
"Spencer?" rispose affannosamente e passando una mano sulla faccia.
Rimasi immobile sul letto e portai appena la testa indietro, era la seconda volta che ci interrompevano, questa volta lei non era ubriaca e stavamo facendo ciò che entrambi desideravamo ardentemente.
"Niente, stavamo solo…Esatto."
Scoppiai in una piccola risatina non sonora.
"Ok, arrivo. - sbuffò - A tra poco."
"Devo accompagnarti a casa?" dissi controllando l'orario: erano appena le 7. 
"Si" rispose alzandosi dal letto per vestirti.
"E… quello che stavamo per fare?" chiesi camminando verso l'armadio attento a non incrociare il suo sguardo per l'imbarazzo.
Toc Toc… Qualcuno bussò alla porta, interrompendo quel momento d'imbarazzo che si era creato. Prima di aprire controllai che la ragazza fosse pronta.
"Ian.. ciao."
"Pronto per il penultimo giorno di lavoro? Non vedi l'ora di tornare a casa, eh?"
Strizzai gli occhi sperando che Virginia non avesse sentito ma così non fu, venne alla porta e mi guardò confusa. Probabilmente mille domande le stavano passando per la testa o, conoscendola avrebbe sicuramente voluto darmi uno schiaffo, dopotutto non le avevo detto che il mio alloggiò qui era temporaneo poi sarei dovuto tornare nel Grand Rapids.
"E lei è…"
"Sono Virginia" disse porgendo la mano al mio manager.
"Devo riaccompagnarla a casa" affermai nervosamente.
"Oh.. o.. ok, parliamo appena torni di quell'affare."
"Sicuramente…" lo salutai con la mano mentre si allontanava dalla mia stanza.
La ragazza scosse la testa, gli occhi le si riempirono di lacrime, mi avvicinai a lei cercando di accarezzarle la guancia ma si spostò delusa.
"Perché non mi hai detto niente? Che saresti tornato nel Grand Rapids? Mi avresti lasciata qui?" singhiozzò.
"No, certo che no - dissi avvicinandomi - ti avrei portata con me."
"E lasciare mia cugina, i miei zii e le mie amiche?"
"Mi dispiace…" non sapevo cosa altro dire, ero stato un'idiota, non avevo pensato ad una cosa fondamentale per un rapporto: non doveva crescere un'eccessiva distanza, avrebbe indebolito il legame. 
"Accompagnami a casa"si asciugò le lacrime, mise in tasca il cellulare e aspettò che m'infilassi una maglietta.
Per fortuna l'ascensore era già presente al piano, entrammo dentro il saliscendi e, per tutto il viaggio, non aprimmo bocca. Usciti a pian terreno attraversammo tutta la hall e uscimmo dall'albergo. 
I paparazzi erano lì fuori, muniti di telecamere, macchinette fotografiche professionali e microfoni, quest'ultimi non sarebbero serviti a niente tanto avrebbero scritto ciò che gli sarebbe convenuto, anche se non era la verità. 
"Stringi forte la mia mano" sussurrai rivolgendomi a Virginia che, fortunatamente, fece ciò che le avevo chiesto.
C'inoltrammo tra la gentaglia e tra essi riconobbi Steve Travor, il bastardo della situazione.
"Virginia, guardati come sei ridotta!" affermò con fare antipatico.
"Vattene Steve" rispose la ragazza.
"Circa una settimana fa io e te eravamo proprio in questo punto, non volevi che tornassi a casa, mi chiedesti di venire in camera tua, ricordi?"
"No. Ho rimosso tutto dalla mia mente."
Continuammo a camminare, strinsi i denti per non picchiare, di nuovo, quel coglione. Era davvero insopportabile, qualunque cosa lei avesse risposto, lui ne avrebbe fatto un articolo. 
"Lascia stare.." ripetei alla ragazza.
"Uhhh, scommetto che hai qualcos'altro per la testa, tipo il corpo nudo di Lautner."
"Perché non scrivi un articolo su di te? Ho io un'idea per il titolo 'Grande bastardo tradisce Virginia, la ragazza avvistata con Taylor Lautner', non so, potresti mettere una foto di te e Alice - disse prontamente - Si, so di voi due. Mentre baciavi me pensavi a lei, mentre mi chiedevi di uscire pensavi a lei e no, non è stato Taylor a dirmelo, l'ho scoperto da sola… la tua ragazza parla a voce troppo alta con le sue amiche." 
Quella risposta lasciò tutti a bocca aperta, compreso Steve, non si sarebbe aspettato una reazione del genere e, a dir la verità, neanche io. Quella ragazza mi sorprendeva di giorno in giorno, sembrava così fragile ma dentro era forte più di chiunque altro. 
Mentre gli altri paparazzi si limitavano a scattare foto e fare video, Steve fece qualche passo indietro e se ne andò furioso, tanto che gettò a terra la sua stessa macchina fotografica. 
"Fateci passare."
Arrivammo davanti alla mia auto, presi le chiavi dalla tasca e feci entrare Virginia poi mi sedetti sul sedile del guidatore, misi in moto e partimmo.
Mi voltai verso la giovane, sembrava arrabbiata, potevo capirla, ne aveva passate tante e chissà perché sapevo che ne avrebbe affrontate molte altre, magari io l'avrei aiutata. 
"Che fai?" le chiesi scrutandola mentre componeva un numero.
"Sto chiamano Matty."
"Ancora?"
"Non risponde" disse preoccupata.
"Che t'importa."
"Non torniamo su questo argomento, ok?"
"Perché no?"
"Non voglio litigare" rispose componendo di nuovo il numero.
"Non chiamarlo allora" allungai una mano verso di lei.
"Lasciami - disse dandomi uno schiaffo sul braccio - Perché ti comporti così?"
Bella domanda. Non sapevo neanche io perché stavo reagendo il quel modo, ero geloso da morire, avevo paura che quel ragazzo avrebbe potuto portarmela via visto che aveva provato a baciarla. Sembrava interessarsi più a lui che a me, e questo fatto era snervante. Ero preoccupato, io sarei tornato dai miei genitori chissà per quanto tempo e lei sarebbe rimasta qui, in compagnia dei suoi parenti, delle sue amiche e di qualche ragazzo desideroso di portarsela a letto. In qualche modo mi sentivo in dovere di proteggerla, come se appartenesse solamente a me, come se fosse la parte migliore di me. 
Guardai la strada davanti a me, proseguimmo per la strada principale che ci avrebbe portati dritti a casa di sua cugina.
"Non capisci che ti amo?" dissi alzando la voce.
Poggiò il cellulare sulle gambe e mi guardò intensamente, i suoi occhi sembravano brillare ma probabilmente era anche arrabbiata e delusa. 
"Se mi ami dovresti lasciarmi fare ciò che voglio."
"A costo di perderti?"
"Forse" sussurrò e prese di nuovo il cellulare, lo portò all'orecchio attendendo che qualcuno rispondesse.
"Basta con quel cellulare" urlai preso da non so quale tipo di rabbia; sentivo un bruciore allo stomaco. 
"Basta con questa assordante gelosia! - affermò lei - Non sei il mio ragazzo." 
"Sai cosa sei? Una ragazzina egoista e immatura, ecco cosa sei" non era quello che intendevo, non avrei mai voluto ferirla.
"Sei un coglione - scoppiò a piangere - Quando scenderò da questa macchina, dovrai dimenticarti di me, cancella ogni ricordo, ogni cosa che ti ho detto ieri sera. Questo sarà un vero addio" disse singhiozzando e gesticolando con le mani.
"Dio mio. Virginia, perché non capisci cosa provo?"
"Capisco invece. Sei pieno d'ira e non dire che sei arrabbiato con me perché mi ami…"
"Io…" non mi lasciò finire la frase che prese di nuovo il telefono e compose un numero.
"Sto chiamando mia cugina, lasciami qui, mi verrà a prendere lei" il suo tono era serio e freddo.
"No… ferma…" allungai le mani verso di lei per prendere il cellulare senza successo.
A quel punto persi completamente il controllo del volante, l'auto sembrava andare da sola e, siccome il terreno era bagnato, le gomme slittavano da una parte all'altra facendo sbandare la macchina. 
"Taylor fermati!" urlò Virginia in preda al panico.
"Ci sto provando!"
Proprio quando ero quasi riuscito a fermare l'automobile, un camion enorme comparve davanti a noi e ci venne contro. Entrambi i mezzi, in poco tempo si ribaltarono e finimmo contro un palo. Mi voltai verso la ragazza accanto a me prima di perdere completamente i sensi.

  
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