Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Scarlett Rose    26/04/2012    2 recensioni
Restauro completato. Grazie per la pazienza!
Sequel di "Aspettami, non scappare!", anche se non è necessario averla letta per seguire questa fanfiction.
Siete convinti che il difficile sia dichiararsi a chi ci piace, ma che poi la strada sia tutta in discesa?
Ebbene, forse Marin ed Aiolia potrebbero non essere d'accordo! Una fanfiction dove l'Aquila ed il Leone dovranno affrontare i grattacapi di una relazione fra Saint e non solo. Ci saranno sorrisi, lacrime, combattimenti e ricongiungimenti. Se sei un Saint, puoi permetteri di amare?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eagle Marin, Leo Aiolia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era ormai tardo pomeriggio. Per quanto cercasse di non pensarci, da tempo Saori sentiva l’impellente bisogno di alzarsi dal trono di pietra sul quale era incollata da dieci ore abbondanti.
“Perché mai” si chiese, muovendosi impercettibilmente “il protocollo non prevede dieci minuti di camminata per sgranchirsi un po’?”. Essendo il primo torneo ufficiale del Santuario al quale presiedeva, il Gran Maestro delle Cerimonie, l’anziano Andros, le aveva detto cosa ci si aspettava che facesse, in che modo, quanto doveva durare il suo discorso di apertura e mille altre cose, che l’avevano riportata con la mente a quando, bambina, si sottoponeva alle lezioni di galateo e portamento. Possibile, si chiese tornando al presente, che nessuno si fosse mai reso conto di quanto fosse scomodo starsene seduto per ore ed ore, perfino per una dea?
Si era augurata di potersi alzare almeno per il pranzo, invece un gruppo di solerti ancelle le aveva portato un tavolino e sistemato sopra il necessario per il pasto, in modo che potesse afferrare il cibo senza dover far altro allungare che il braccio destro. Il massimo del moto l’aveva raggiunto quando aveva dovuto reggere un piatto con entrambe le mani. E così, al formicolio delle gambe, si era aggiunto anche il terrore di mangiare in pubblico, con il rischio di rovesciarsi qualcosa sul vestito immacolato e splendente.
Ormai il torneo si stava avviando alla fine, pensò fissando il quadrato di terra battuta. Erano rimasti nove candidati per le tre Cloth d’argento messe in palio: l’Armatura di Vesta, del Centauro e dell’Auriga.
Kanon ed Aiolia avevano fatto ritorno sugli spalti e tutto sembrava procedere senza intoppi.
Se si escludeva la voglia impellente di alzare il posteriore da quella trappola di pietra, concluse fra sé e sé la giovane dea. Per un attimo lottò contro il senso del dovere, il rispetto che era in obbligo di tributare alle tradizioni secolari del Santuario, poi il suo spirito libero ebbe la meglio e si alzò in piedi, di scatto, prima di rendersene conto.
“Meraviglioso!”pensò beata, muovendo un passo.
Ciò che accadde dopo le confermò che le ci sarebbe voluto ancora del tempo per abituarsi davvero al suo ruolo. Non aveva calcolato che ogni suo gesto era sotto controllo e che alzarsi in piedi significava reclamare l’attenzione sulla sua persona. Shaka diede lo stop ai due contendenti che stavano per entrare in campo e tutti si volsero a fissarla, attendendo…qualcosa.
La fanciulla li guardò sbalordita e fece appello alla saggezza di Athena che giaceva dentro di lei per cavarsi d’impiccio; peccato che la divina stava evidentemente schiacciando un pisolino, perché l’unica cosa che il suo cervello elaborò fu un brillante “Ops!”.
Fissando la platea in fremente attesa, si rese conto di non potersela cavare con un “Scusate, però dovevo davvero sgranchirmi le gambe!”.
Ci voleva qualcosa di sensato, che giustificasse quel gesto inconsueto.
Si schiarì la voce “Proseguite pure, io…ehm… desidero avvicinarmi per osservare meglio i combattimenti.”.
Era la parola di Athena e nessuno obbiettò, però lei scorse il vecchio Andros fissarla sbigottito, mentre scendeva verso la zona dei Gold. Pur rossa in volto per l’imbarazzo, Saori trattenne a stento una risata, un po’ per la sua magra figura, un po’ per aver appena detto addio a qualche secolo di protocollo. I Saint si fecero rispettosamente da parte, lasciandole libero un buon tratto di balaustra. Lei vi appoggiò sopra le mani, saggiando la consistenza della pietra tiepida sotto le dita, poi sorrise voltandosi verso i suoi paladini “Che resti fra di noi, ma stavo diventando parte integrante di quello scranno granitico.”.
Nessuno si aspettava una battuta di spirito da parte mia!, considerò vendendo il loro stupore. Quando ad Aldebaran sfuggì un colpo di tosse, evidente camuffamento di una risata, non potè più trattenersi e scoppiò a ridere a sua volta. I presenti sorrisero, scambiandosi occhiate ammiccanti.
*
Non consideravamo mai quanto dura potesse essere la vita di Athena, ed il suo scoppio di ilarità ci aveva colti completamente di sorpresa.
Davamo tanto per scontato che lei fosse l’invincibile dea guerriera da scordarci che aveva diciassette anni e che traboccava di voglia di vivere, esattamente come ogni fanciulla nel pieno della sua giovinezza.
Era bello vederla spensierata, almeno per un poco e per qualche ora, senza il peso dell’umanità a gravarle sulle spalle esili. La nostra dea era felice e noi ci concedevamo il lusso di esserlo con lei, pensai, fissando Aldebaran che lottava per trattenere le risate.
Lanciai un’occhiata al trono di milady e dovetti convenire che, nonostante il cuscino di velluto rosso adagiato sul sedile, non doveva essere la più confortevole delle seggiole.
La dea invitò chi lo desiderava ad avvicinarsi a lei “Dubito che da lì possiate vedere bene, anche se forse per voi questi combattimenti devono essere la routine.”.
Milo si fece avanti con un piccolo inchino “È vero che nelle arene di allentamento spesso si assiste a combattimenti di questo genere, mia signora, tuttavia oggi sono tutti molto più carichi e motivati. Non capita di frequente l’assegnazione di ben tre Cloth.”.
“Ne sei felice anche se non è un bel presagio?”.
Athena si voltò a sostenere lo sguardo cupo di Kanon, anche se la domanda non era stata rivolta al Saint di Scorpio. Fissò il nostro compagno con serenità “Capisco come ti senti, Gold Saint di Gemini e, stanne certo, condivido la tua apprensione. Quando ho divinato il futuro all’Altura delle Stelle ed ho visto che tre nuovi Saint sarebbero sorti, non ho fatto i salti di gioia.”. Si interruppe, facendo cenno a Kanon di avvicinarsi “Sapevo benissimo che quando i Cloth si risvegliano è per segnalare un nuovo pericolo. Sa il Cielo se non avrei voluto garantirvi un po’ di pace, dopo che vi siete sacrificati per sconfiggere Hades, ma nessuno di noi può contrastare il Fato, neppure una dea.
Vedo che sei angosciato per le sorti della Terra, però ti prego di rasserenare il tuo cuore, perché sappi che io, invece, non nutro il minimo dubbio che ce la farete anche questa volta.”.
Gli porse la mano e Kanon si chinò e la baciò, in segno di rispetto.
Sapevo che il mio compagno d’arme era quello che, più di tutti noi, era pronto a compiere ogni sorta di sacrificio pur di proteggere l’umanità. In passato aveva commesso un terribile errore unendosi alle schiere di Nettuno, ma quando aveva riconosciuto il suo torto non aveva esitato a fare ammenda.
Dopo che Athena ci aveva strappati all’Ade, aveva avuto ufficialmente il suo perdono ed il riconoscimento come legittimo Saint di Gemini, tuttavia, anche se non l’aveva mai detto a parole, capivo che non si sentiva del tutto a posto con sé stesso. Il ricordo delle passate gesta, del fatto di aver quasi fatto annientare la vita sulla Terra, ogni tanto tornava a fargli visita e questo lo spingeva a prendere ancora più seriamente il suo ruolo di difensore dell’umanità.
Lo sapevo perché riconoscevo il suo sguardo. Era lo stesso che avevo avuto io per tanti anni.
Ero conscio, da bambino, di cosa significasse essere considerato il ricordo vivente di una colpa, non ignoravo che al Santuario la macchia sul nome della mia famiglia non avrebbe mai potuto essere cancellata.
Per questo mi allenavo più di chiunque altro, sputando sangue per raggiungere i miei obbiettivi, sopportando in silenzio sguardi di odio e disprezzo, spaccandomi le ossa in allenamenti sempre più duri, ansioso di allontanare da me lo spettro di Aiolos.
Non piangevo quando fallivo nel frantumare una roccia, rompendomi in compenso le dita, non mi lamentavo per la durezza degli allenamenti o per le botte ricevute durante i combattimenti, anche se a volte mi addormentavo ancor prima di raggiungere il letto e gli ematomi non riuscivo nemmeno a contarli.
Il mio scopo era lavorare sodo ed ottenere un’Armatura. Avrei riscattato il mio onore, sarei stato il Saint migliore di tutto il Santuario. A volte, i ricordi dei tempi felici trascorsi con il fratello che veneravo cercava di riemergere da dove l’avevo sepolto, ma io lo ignoravo. Aiolos di Saggiter, colui che mi aveva cresciuto con amore e dedizione, occupandosi di me, insegnandomi a distinguere tra Bene e Male, alla fine mi aveva abbandonato e nel modo peggiore di tutti. Non dovevo più pensare a lui.
Quando poi la verità era venuta a galla e, da fratello del peggior traditore mai esistito nella storia del Santuario, ero diventato il fratello di un eroe, mi ero concesso di respirare.
Avevo pianto lacrime di gioia, quando Athena era tornata tra di noi, ed avevo potuto pensare ad Aiolos senza amarezza o rimpianti, anzi, con lo stesso affetto che avevo sempre nutrito per lui.
Il boato esultante della folla mi risvegliò e guardai di sotto: Anthenos aveva battuto il suo avversario e si stava alzando esultante, cercando Marin con lo sguardo, mentre la folla applaudiva e chiamava il suo nome a gran voce.
*
"Ce l’ha fatta! Ce l’ha fatta!
Marin avrebbe voluto mettersii a saltare, gridare e ballare dalla gioia.
Il suo allievo era diventato Silver Saint di Vesta!
Alzò il pugno al cielo, per rispondere al suo saluto e, quando vide apparire Shaina,mancò poco che le saltasse al collo. Che Shaina si stupisse era scontato, certo non se l’aspettava da una persona controllata come Marin, però accidenti, quante volte nella vita si può assistere all’ascesa di un allievo tra i ranghi dei Saint rimanendo di ghiaccio?!
Lo squillo di trombe annunciò la prima vittoria di quel torneo e la nascita di un nuovo Saint. La gente che occupava gli spalti applaudì ed esultò ancor più rumorosamente.
Solo il protocollo, che imponeva a Marin di rimanere nella zona a bordo campo le impedì di correre dal ragazzo, ormai un suo pari!, per abbracciarlo. Era stato perfetto, magnifico, aveva svelato un controllo del Cosmo molto superiore alle sue pur rosee aspettative. Sapeva per esperienza che l’esplosione cosmica, rafforzata dall’adrenalina di una vera battaglia, poteva sfuggire di mano ai più inesperti, mentre Anthenos, per quanto sotto pressione, non si era lasciato prendere la mano. Aveva calcolato ogni colpo, evitato lo spreco di energie, mirato e, alla fine, colpito.
Lo guardò piena di orgoglio avvicinarsi alla scalinata che conduceva al trono di Athena.
La dea stava scendendo i gradini di pietra ocra, mentre alle sue spalle due servitori portavano con reverenza il Silver Cloth di Vesta e lo appoggiavano davanti a lei.
Milady alzò la mano in un gesto vagamente benedicente, verso il neonato Saint che le si era inginocchiato davanti “ Alzati, mio Saint. È con grande gioia che ti accolgo nelle schiere di coloro che si battono per costruire un futuro di pace e giustizia. Sii sempre motivo di orgoglio per il Santuario, metti la tua forza al servizio di chi ne ha più bisogno, custodisci nel cuore gli insegnamenti impartiti dalla tua maestra. Benvenuto, nuovo Silver Saint di Vesta.”.
A quelle parole Anthenos aprì con decisione lo scrigno e, in meno di un battito di ciglia, la Cloth si dispose sul suo corpo, riconoscendolo come legittimo possessore “Mia signora,” esclamò il giovane  “sono il vostro devoto servitore. Giuro solennemente di non coprire mai con l'infamia ed il disonore ciò che questa Cloth rappresenta.”.
Dopo un altro inchino alla dea, Anthenos corse dove Marin lo stava aspettando e, finalmente, poterono scogliere la tensione in un abbraccio tanto goffo quanto sentito.
“Ce l’ho fatta, Marin! Ora sono un Saint!”gridò, senza nascondere un tremito di commozione nella voce. Rise, Marin, ricambiando la stretta “Congratulazioni, Anthenos!”.Si scostò lievemente da lui “Ricorda in ogni istante della tua nuova vita questo giorno ed il giuramento che hai fatto. Ti sei assunto un’enorme responsabilità e dovrai sempre trovare la forza di mantenerti saldo nei tuoi ideali.”
“Lo farò, Marin, ti renderò fiera di me.”.
La sacerdotessa annuì “Lo sono già.”.
 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Scarlett Rose