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Autore: Ignoto    26/04/2012    3 recensioni
Pulsazioni di polvere, corriamo nel fango e all'improvviso, sul più bello, inciampiamo nel bagliore del sonno. Thanatos ci travolge carezzandoci gli occhi, e non diventiamo altro che polvere. Siamo morti.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                   L'Uomo Senza Nome

Oscuro bagliore onirico.

Oscuro bagliore, accecante, che non dava segno di volersi affievolire: un colore cupo ed accecante, oscuro e lucente, come mosso da un mistico batter d’ali di qualche spirito divino.
Nella confusa, dolente mente dell'Uomo Senza Nome fluttuavano una quantità pazzesca di informazioni, di domande, che correvano all'impazzata, da un lobo all'altro del cervello, scontrandosi, fondendosi, contraddicendosi. Probabilmente aveva pensato più in quel momento che in tutta la sua vita.
Si sentiva incastrato in una gabbia, una gabbia splendente che lo costringeva a pensare. Aveva un corpo? L'Uomo Senza Nome non sapeva neppure quello. Cosa ricordava? Sprazzi, bagliori, suoni trascendentali.  Si accavallavano ricordi, nella povera mente, impossibilitata a vedere da degli occhi troppo presi dal colossale bagliore per inviare informazioni al resto del corpo.

"Sono un uomo? Che vuol dire uomo? Che suono bizzarro questa parola, cos'è un uomo?"
Il fato gioca con carte truccate, lancia i dadi della nostra sorte sapendo già come andrà a finire. Si diverte a beffarci mirabilmente, in un bizzarro gioco perpetuo. Ci affanniamo, nella durata della nostra vita..
"Vita? Cos'è una vita?"
alla ricerca di qualcosa che in realtà non esiste..
"Realtà?"
Cadiamo, ci rialziamo e da buoni lottatori di boxe incassiamo gancio su gancio, schiviamo qualche jab, e finiamo dritti al tappeto, per rialzarci ancora..
"Come mi chiamo?"
Viviamo nelle nostre scatole, pitturate di colori inesistenti, sopravviviamo  con carta stampata, compriamo, vendiamo, trattiamo per pagare altre scatole in cui vivono uomini potenti e bombardare paesi lontani,
"Cos'è un paese?"
Pulsazioni di polvere, corriamo nel fango e all'improvviso, sul più bello, inciampiamo nel bagliore del sonno. Thanatos ci travolge carezzandoci gli occhi, e non diventiamo altro che polvere. Siamo morti, e nulla più conta.

I pensieri dell'Uomo Senza Nome risuonavano nell'aura meravigliosamente buia. Facevano a pugni, pur di essere espressi, ma finivano per sopraffarsi a vicenda. L'Uomo ansimava, bisbigliava qualche urlo, gridava qualche vocabolo insensato, blaterava frasi deliranti amplificate dal vuoto circostante. Tutte le parole si sgretolavano lentamente, come castelli di sabbia al mare. Era immobile, era accecato, non aveva idea di dove fosse, non aveva idea di chi fosse. Non riusciva a respirare: ogni ansimo sembrava l'ultimo, ogni bisbiglio sembrava avidamente torgliergli minuti di vita.
Pianse, ma neppure una lacrima bagnò il suo viso contratto. Imprecò, ma le parole si trasformarono in bisbigli senza senso.
Provò a muoversi, con tutta la forza dei muscoli che aveva in corpo, ed in quell’attimo si rese conto che il bagliore lo copriva, immobilizzandolo. Probabilmente non aveva neppure più un corpo. Probabilmente non era neppure più un essere umano.  Avrebbe mosso ogni singolo muscolo, senza ritegno, senza controllo, come in un impeto epilettico per uscire da quell’incubo: contrasse tutti i legamenti, irrigidì le articolazioni, stremò il suo cervello, imponendogli dei movimenti violenti, troppo inusuali, troppo inumani.
Non rispondeva nulla. Non riusciva a vedere nulla. Chiuse gli occhi sfiniti, ma l’accecante luce non smise di brillare.
Cos'era, quella strana forma, oltre la soglia illuminata e cupa? Era...una lastra? 
Scalciò il vuoto, tentò di immaginare dove fosse, perché era finito in quella situazione. Non ricordava nulla. Era destinato a rimanere lì dentro? No, non era possibile, non poteva finire così. Prese a pugni l'immensa luce che lo ricopriva, scoprì ancora una volta amaramente di non poter muovere gli arti.

"Tiratemi fuori da questo dannato posto!" Urlò a gran voce, cercando di muoversi in quella strana luce. I suoi urli svanirono, soffocati dal nulla.
Chiuse gli occhi, per l'ultima volta.


Parole al vuoto, sbuffi di inesistenza dell’Uomo Senza Nome, dal basso di tre metri di terra, nella sua bara di cedro.
                                                                                                          
  
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