Ma io non ci sto più
E i pazzi siete voi!
(Alice, Francesco De
Gregori)
Duecentocinquantuno
Come Simone di Cirene
Vedere gli occhi di
un uomo che muore
Se n'è andato
sapendo che a te
Non poteva mai dire che aveva ammazzato soltanto per te
(La Ballata del
Miché, Fabrizio De André)
George,
stringendola a sé, sentì come una fitta al cuore.
-Lys, mia
piccola Lys… Sono stato io a uccidere Nikolaj. Siamo stati io e Péter-
Natal’ja
intrecciò le dita alle sue sotto le lenzuola, stringendogli lievemente la mano.
-Non più
di me...-
-No, Lys,
non capisci… Io volevo difenderti-
-Da
Niko?-
-Da Petja-
-Tu eri
in camera mia, Gee… Dormivi! Io ero
andata a prendere i biscotti dalla mamma… Sono stata via solo pochi minuti…-
-Non dormivo, Lys. Avevo troppa paura… Per te.
Péter
Bolkonskij è venuto a cercarmi per le mie precedenti condanne, perché avevo più
esperienza.
Voleva
uccidere tuo cugino… E anche te.
Nikolaj
aveva ucciso suo padre per vendicarti, e...-
-E tu?-
-Io l’ho
pregato, l’ho pregato in ginocchio, te lo giuro, perché ti risparmiasse, perché
Nikolaj aveva fatto soffrire anche te.
Non ero
più l’eroe di Sparta, in quel momento… L’ho supplicato,
Lys.
Lui
sapeva che Niko voleva morire, perché il suo stesso dolore l’aveva provato
anche lui, gli stessi sentimenti, la
stessa malattia.
Sarebbe
bastato un gesto, uno sguardo. Era già troppo fragile.
Ha
cercato di portarlo al suicidio in tutti i modi, parlandogli di te, di Omsk…
Ma non mi
ha detto niente, su questo, ho saputo tutto da te.
Tu eri
come mia sorella, Lys, eri come Cynthia… Io l’ho imparato da te e da lei, a
voler bene a chi non se lo meritava, come tu facevi con Niko e Cyn con me.
A Péter,
vedi, servivo perché a Niko faceva maledettamente male, vedermi con te, e mi ha
fatto giurare di non parlar mai di lui, se mi avessero arrestato, perché aveva
già pagato abbastanza.
Nikolaj
negli ultimi giorni sembrava essersi ripreso, aveva scritto una lettera a Csák…
Ma Petja
l’ha intercettata e gli ha risposto.
Niko,
comunque, non era abbastanza lucido da pensare che da Krasnojarsk a Liverpool
una lettera impiegava anche più di tre mesi, ad
arrivare, e le parole che Péter aveva scritto a nome di Csák l’avrebbero
ferito…
Forse l’avrebbero fatto crollare
di nuovo.
Se avessi
cercato di fermarlo, ti avrebbe uccisa. Anche se alla fine si era convinto,
sai, ti aveva vista piangere, e aveva capito che tu non c’entravi…
Ma quando vedeva Nikolaj non
ragionava più. Poco
prima che s’impiccasse, gli ha sparato.
Parlavano
in russo, in polacco, ed io non capivo… L’ho visto morire, ero affacciato alla
finestra della tua camera…
Lui ha
alzato lo sguardo, piangeva… E guardandomi s’è impiccato.
Péter ha
continuato a sparargli anche dopo, ha finito i colpi anche se
lui era già morto, come Niko aveva fatto con suo padre…-
-…Ivan-
sussurrò Alja, annuendo -Ho scoperto che
Niko l’aveva ucciso solo il 26 Luglio 1838, a Shtorm-
-Già. Poi
ha portato via la corda, qualsiasi cosa potesse far pensare ad un suicidio…
Mi ha
chiesto di scendere, tu non tornavi… Ed io pensavo, sai, pensavo che tu non potessi tornare, perché lui…
Ero disperato, Lys. Mi ha riso in faccia,
Petja, mi ha detto che gli facevo pena, così perdutamente innamorato della
cugina di un assassino…di una Zirovskaja.
Solo per
questo meritavo di scontare la sua pena, la sua condanna, e assumermi tutta la
responsabilità.
Mi ha sputato in un occhio ed è
scappato. Mi ha
gridato dietro: “Salutami Natal’ja!”, e un attimo dopo…l’assassino ero io. Se me l’avessero chiesto, se me l’avesse
chiesto chiunque che non fossi tu, avrei risposto di sì.
Avrei dovuto farlo. Lui sarebbe tornato in Russia, e
anche tu, un giorno… Poteva sempre cambiare idea.
Poteva
cambiare idea e pensare che fossi coinvolta nella morte di suo padre quanto
Nikolaj.
E allora non sarei bastato io, a
difenderti, perché Petja non sapeva più distinguere la realtà dall’incubo, come
tuo cugino.
Per
questo la tua vicina di casa, quella con cui parlavi quel giorno, ti ha detto
che ero stato io, e l’ha detto a tutti…lo
dicevano tutti.
Io non ti
vedevo, e in quel momento, Lys, m’importava
solo di te-
-E perché
non me l’hai detto?-
-Come
potevo? Non parlavamo neanche la stessa lingua, ma ti amavo già così tanto...-
-Sei sempre stato il mio angelo, Gee-
-E non
t’importa, se non ho impedito la morte di Niko, se non l’ho salvato, se...-
-Tu volevi
ucciderlo, Gee? Volevi
che morisse?-
-A volte…
Sì-
-Già-
-No, non
m’importa, sai? Lo
volevo anch’io.
Gli ho
voluto troppo bene, e per mille e mille giorni dopo il 2 Aprile
1836 ho sognato che non fosse successo, che non fosse vero, ma poi ho capito… Nikolen’ka non si era salvato, ma ero
guarita io.
Per
infinite volte avrei voluto scappare, ma ci sono
riuscita solo quella notte, e ora che non posso più tornare indietro so che,
comunque, non l’avrei fatto. C’eri tu,
e gli ho lasciato la sua croce…-
-Per me?-
-Anche
Simone di Cirene l’ha fatto… Anche lui ha lasciato la croce, perché non era lui che doveva morire-
-Ma l’hai
fatto per me?-
-Lo sai
che è così...-
-Sei meravigliosa-
Lys gli sorrise e, affondando la testolina bionda tra le pieghe
della sua camicia, cercò di ricordare il sorriso di Nikolaj.
Non ci riuscì, ma sapeva che la
sua croce l’aveva portata abbastanza.
Se n'è andato
sapendo che a te
Non poteva mai dire che aveva ammazzato perché amava te
(La Ballata del
Miché, Fabrizio De André)
[…]
Domani alle tre
Nella fossa comune sarà
Senza il prete e la messa
Perché d'un suicida
non hanno pietà
(La Ballata del
Miché, Fabrizio De André)
Note
Vedere
gli occhi di un uomo che muore: La Guerra di Piero, Fabrizio De André.
Simone di
Cirene è l’uomo che ha aiutato Gesù Cristo a portare la sua croce fino al
Gòlgota.
E adesso
sappiamo veramente tutto, della morte di Niko, del legame tra Petja e Gee.
La
costante paura di Gee che succeda qualcosa ad Alja, che qualcuno gliela porti
via…
La
lettera che Nikolaj scrive a Csák e la risposta di Péter, ricordo, compaiono
soltanto nel Capitolo 124, ma sono entrambe più che
significative.
Sono
curiosa di sapere se immaginavate che le cose fossero andate così ;)
A presto,
Marty