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Autore: Natalja_Aljona    26/04/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Ma io non ci sto più

E i pazzi siete voi!

(Alice, Francesco De Gregori)

 

Duecentocinquantuno

Come Simone di Cirene

Vedere gli occhi di un uomo che muore

 

Se n'è andato sapendo che a te
Non poteva mai dire che aveva ammazzato soltanto per te

(La Ballata del Miché, Fabrizio De André)

 

George, stringendola a sé, sentì come una fitta al cuore.

-Lys, mia piccola Lys… Sono stato io a uccidere Nikolaj. Siamo stati io e Péter-

Natal’ja intrecciò le dita alle sue sotto le lenzuola, stringendogli lievemente la mano.

-Non più di me...-

-No, Lys, non capisci… Io volevo difenderti-

-Da Niko?-

-Da Petja-

-Tu eri in camera mia, Gee… Dormivi! Io ero andata a prendere i biscotti dalla mamma… Sono stata via solo pochi minuti…-

-Non dormivo, Lys. Avevo troppa paura… Per te.

Péter Bolkonskij è venuto a cercarmi per le mie precedenti condanne, perché avevo più esperienza.

Voleva uccidere tuo cugino… E anche te.

Nikolaj aveva ucciso suo padre per vendicarti, e...-

-E tu?-

-Io l’ho pregato, l’ho pregato in ginocchio, te lo giuro, perché ti risparmiasse, perché Nikolaj aveva fatto soffrire anche te.

Non ero più l’eroe di Sparta, in quel momento… L’ho supplicato, Lys.

Lui sapeva che Niko voleva morire, perché il suo stesso dolore l’aveva provato anche lui, gli stessi sentimenti, la stessa malattia.

Sarebbe bastato un gesto, uno sguardo. Era già troppo fragile.

Ha cercato di portarlo al suicidio in tutti i modi, parlandogli di te, di Omsk…

Ma non mi ha detto niente, su questo, ho saputo tutto da te.

Tu eri come mia sorella, Lys, eri come Cynthia… Io l’ho imparato da te e da lei, a voler bene a chi non se lo meritava, come tu facevi con Niko e Cyn con me.

A Péter, vedi, servivo perché a Niko faceva maledettamente male, vedermi con te, e mi ha fatto giurare di non parlar mai di lui, se mi avessero arrestato, perché aveva già pagato abbastanza.

Nikolaj negli ultimi giorni sembrava essersi ripreso, aveva scritto una lettera a Csák…

Ma Petja l’ha intercettata e gli ha risposto.

Niko, comunque, non era abbastanza lucido da pensare che da Krasnojarsk a Liverpool una lettera impiegava anche più di tre mesi, ad arrivare, e le parole che Péter aveva scritto a nome di Csák l’avrebbero ferito…

Forse l’avrebbero fatto crollare di nuovo.

Se avessi cercato di fermarlo, ti avrebbe uccisa. Anche se alla fine si era convinto, sai, ti aveva vista piangere, e aveva capito che tu non c’entravi…

Ma quando vedeva Nikolaj non ragionava più. Poco prima che s’impiccasse, gli ha sparato.

Parlavano in russo, in polacco, ed io non capivo… L’ho visto morire, ero affacciato alla finestra della tua camera…

Lui ha alzato lo sguardo, piangeva… E guardandomi s’è impiccato.

Péter ha continuato a sparargli anche dopo, ha finito i colpi anche se lui era già morto, come Niko aveva fatto con suo padre…-

-…Ivan- sussurrò Alja, annuendo -Ho scoperto che Niko l’aveva ucciso solo il 26 Luglio 1838, a Shtorm-

-Già. Poi ha portato via la corda, qualsiasi cosa potesse far pensare ad un suicidio…

Mi ha chiesto di scendere, tu non tornavi… Ed io pensavo, sai, pensavo che tu non potessi tornare, perché lui…

Ero disperato, Lys. Mi ha riso in faccia, Petja, mi ha detto che gli facevo pena, così perdutamente innamorato della cugina di un assassino…di una Zirovskaja.

Solo per questo meritavo di scontare la sua pena, la sua condanna, e assumermi tutta la responsabilità.

Mi ha sputato in un occhio ed è scappato. Mi ha gridato dietro: “Salutami Natal’ja!”, e un attimo dopo…l’assassino ero io. Se me l’avessero chiesto, se me l’avesse chiesto chiunque che non fossi tu, avrei risposto di sì.

Avrei dovuto farlo. Lui sarebbe tornato in Russia, e anche tu, un giorno… Poteva sempre cambiare idea.

Poteva cambiare idea e pensare che fossi coinvolta nella morte di suo padre quanto Nikolaj.

E allora non sarei bastato io, a difenderti, perché Petja non sapeva più distinguere la realtà dall’incubo, come tuo cugino.

Per questo la tua vicina di casa, quella con cui parlavi quel giorno, ti ha detto che ero stato io, e l’ha detto a tutti…lo dicevano tutti.

Io non ti vedevo, e in quel momento, Lys, m’importava solo di te-

-E perché non me l’hai detto?-

-Come potevo? Non parlavamo neanche la stessa lingua, ma ti amavo già così tanto...-

-Sei sempre stato il mio angelo, Gee-

-E non t’importa, se non ho impedito la morte di Niko, se non l’ho salvato, se...-

-Tu volevi ucciderlo, Gee? Volevi che morisse?-

-A volte… -

-Già-

-No, non m’importa, sai? Lo volevo anch’io.

Gli ho voluto troppo bene, e per mille e mille giorni dopo il 2 Aprile 1836 ho sognato che non fosse successo, che non fosse vero, ma poi ho capito… Nikolen’ka non si era salvato, ma ero guarita io.

Per infinite volte avrei voluto scappare, ma ci sono riuscita solo quella notte, e ora che non posso più tornare indietro so che, comunque, non l’avrei fatto. C’eri tu, e gli ho lasciato la sua croce…-

-Per me?-

-Anche Simone di Cirene l’ha fatto… Anche lui ha lasciato la croce, perché non era lui che doveva morire-

-Ma l’hai fatto per me?-

-Lo sai che è così...-

-Sei meravigliosa-

Lys gli sorrise e, affondando la testolina bionda tra le pieghe della sua camicia, cercò di ricordare il sorriso di Nikolaj.

Non ci riuscì, ma sapeva che la sua croce l’aveva portata abbastanza.

 

Se n'è andato sapendo che a te
Non poteva mai dire che aveva ammazzato perché amava te

(La Ballata del Miché, Fabrizio De André)

 

[…]

 

Domani alle tre
Nella fossa comune sarà
Senza il prete e la messa

 Perché d'un suicida non hanno pietà

(La Ballata del Miché, Fabrizio De André)

 

 

 

 

Note

 

 

Vedere gli occhi di un uomo che muore: La Guerra di Piero, Fabrizio De André.

Simone di Cirene è l’uomo che ha aiutato Gesù Cristo a portare la sua croce fino al Gòlgota.

 

E adesso sappiamo veramente tutto, della morte di Niko, del legame tra Petja e Gee.

La costante paura di Gee che succeda qualcosa ad Alja, che qualcuno gliela porti via…

La lettera che Nikolaj scrive a Csák e la risposta di Péter, ricordo, compaiono soltanto nel Capitolo 124, ma sono entrambe più che significative.

Sono curiosa di sapere se immaginavate che le cose fossero andate così ;)

 

A presto,

Marty

 

  
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