Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |      
Autore: Valechan97    26/04/2012    0 recensioni
Irma e Kayla sono due sorelle che vivono a Valle d'Ombra, e il destino le vuole come oste della locanda "L'Oste" che da decenni è diretta dalla famiglia. Loro però fuggono cercando di sottrarsi a quel destino, e s'imbatteranno nella più avvincente delle avventure, alla ricerca di una principessa che, forse, potrebbe salvare il loro regno dalla distruzione e dalla malvagità di un temibile nemico.
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Irma stava schiacciando un pisolino nell’amaca del giardino, quando fu bruscamente svegliata dalla sorella minore Kayla.
«Irma, devi subito venire a vedere!» le urlò. Molto svogliatamente, Irma si alzò stropicciandosi l’occhio destro con la mano, e arrivò molto lentamente da sua sorella. «Che c’è di così tanto importante da disturbare il mio sonno?» mormorò la maggiore. Kayla sbuffò: «Eh, ormai è scappato! Sei stata lenta!».
«Scappato? Cosa?». «Un Pixie.» Ci fu una pausa. Irma guardava sua sorella come se avesse appena visto un fantasma; l’altra ricambiava lo sguardo con una tran-quillità quasi invidiabile. «Un Pixie?! Ma non ce ne sono più di questi tempi!». «È proprio per questo che t’ho svegliata!». L’altra alzò gli occhi al cielo, si mise una mano sulla fronte e borbottò qualcosa di incomprensibile; poi se ne tornò sull’amaca. «Si può sapere cos’hai?» la disturbò nuovamente Kayla. L’altra si mise seduta e confessò: «Ho sempre desiderato vederne uno, e tu hai avuto una fortuna sfacciata! Però non è questo che m’infastidisce, più che altro è il fatto che non riesco proprio a capire perché quel Pixie sia tornato.» Kayla ci pensò su. «Mah, credo che si sia perso...» confabulò. «Kayla, è da secoli che i Pixie non ven-gono più qui! Se si fosse perso, l’avrà fatto cent’anni fa, non ora!» sbottò Irma.
Dopo una lunga pausa, Kayla prese la decisione più saggia: «Bah, non pensiamoci più. Non è un dettaglio importante.» Fece per andarsene, poi si voltò verso la sorella, dicendo: «Però almeno morirò potendo dire di averne visto uno.» e fece una linguaccia ad Irma, che ricambiò.
 
***
Le due sorelle abitavano con i genitori a Valle d’Ombra, un villaggio immerso nel bosco e parecchio lontano dal fiume che divideva la grande valle di Verdepiano, il fiume Seth. La famiglia Sorinson gestiva da generazioni il locale “Zucchero & Cannella”, diventata ormai una comunissima osteria che i loro genitori ribat-tezzarono “L’Oste”.
Coll Sorinson voleva che anche le sue figlie si dedicassero a quel lavoro, com’era da tradizione, ma loro non ne volevano sapere. Quella sera, però, se ne discusse a tavola.
«Allora, Irma e Kayla» si schiarì la voce Coll «avete ripensato alla mia proposta?»
Le due sorelle si guardarono in faccia complici, e poi si voltarono verso il padre.
«No affatto» risposero all’unisono.
«Benissimo, mi toccherà obbligarvi.»
«Ma papà, perché la mamma non gestisce l’osteria?»
«Perché la mamma non è una Sorinson, e può anche continuare a fare il lavoro che stava già facendo.»
«Quindi è solamente per una stramaledettissima tradizione?!»
«Kayla, non alterarti. Comunque, sì, è per una “stramaledettissima tradizione”»
«Non è giusto!»
«Irma, tu sei la più grande, dovresti capire» intervenne la mamma.
«Oh, capisco benissimo. E non è giusto»
«Ma perché, voi due cosa vorreste fare?»
Ci fu silenzio. In effetti, le due sorelle non avevano mai pensato cosa volessero fare da grandi. Dopo una pausa, Irma e Kayla dissero la cosa più sensata che venne loro in mente: «Di certo non le oste». I genitori si guardarono spazientiti.
«Be’, al limite Kayla potrebbe risparmiarselo» fece la madre.
«Vi ho già detto di no. Non lascio mia sorella a soffrire da sola.»
«Kayla, però tu puoi scegliere. Non sprecare quest’opportunità...»
«Irma. Ho già deciso.» la placò Kayla. Nella famiglia Sorinson, di solito, erano i fratelli maggiori che prendevano il comando della famiglia e mandavano avanti la tradizione; i minori potevano scegliere se aiutare i più grandi o svolgere un’altra professione, ma avrebbero dovuto cambiare il proprio cognome. In poche parole, la famiglia non li avrebbe riconosciuti, perché rifiutare ciò che la famiglia porta avanti da generazioni è come rifiutare la propria famiglia, pensava Coll.
«Ma non potremmo andarcene da zio Bill e finirla qua?»
«Ve l’ho già detto. Kayla può farlo senz’altro. Ma tu, Irma, no; e se Kayla non vuole lasciarti sola, sarà lei a condividere il tuo destino, non il contrario. Questio-ne ufficialmente chiusa.»
«Ma tu non ce l’avevi un sogno?!» urlò Irma. Il padre abbassò lo sguardo, e stet-tero tutti per molti istanti in silenzio, così tanti che Kayla per un momento pensò che l’atmosfera movimentata di prima era meglio.
«Sì che ce l’avevo» rispose infine Coll «ma la famiglia è più importante».
«Allora non ci tenevi poi così tanto» brontolò Irma.
«Sta’ zitta! Cosa ne puoi sapere tu, dei sogni? Non sai nemmeno cosa sono, non ne hai mai avuti! E ora filate a letto senza fiatare!» sbottò il padre, che aveva perso la pazienza. Le due sorelle salirono ognuna in camera loro sbattendo la porta, adirate. Il padre si sedette sulla poltrona, esausto, sbuffando.
«Coll...» lo chiamò la moglie.
«Claire, è tutto a posto.» Claire annuì e sparecchiò la tavola: capiva le figlie, ma sapeva che la cosa giusta da fare era seguire ciò che diceva Coll.
 
***
 
 
 
«Irma, sei sveglia?»
La ragazza aprì gli occhi e si ritrovò la sorella davanti.
«Kayla, oggi è la seconda volta che mi svegli mentre dormo tranquillamente.» la rimproverò Irma. «Che c’è?» mentre domandava, accese la luce.
«Stavo pensando a quel Pixie che abbiamo visto oggi» spiegò Kayla «e se stesse succedendo davvero qualcosa? Non sarebbe nostro dovere preoccuparcene?».
«Due future oste che si preoccupano della salvezza delle creature incantate? Figurati» disse Irma facendo una smorfia, e guardò l’orologio: tra qualche minuto sarebbe scoccata la mezzanotte.
«Perché, tu vuoi fare l’oste?»
«Assolutamente no!»
«E allora perché hai parlato in quel modo?»
«Che modo ho di oppormi?»
«Fuggiamo»
Irma non rispose: restò impietrita a fissare la sorella. Come le potevano venire in mente certe cose?
«E... dove?» balbettò.
«Da zio Bill. Lui ci capirebbe»
Di nuovo silenzio. Dopo una lunga riflessione, Irma sentenziò: «Assolutamente no» . Kayla perse la pazienza: «Ma perché? È un’idea così intelligente!»
A quel punto fu Irma a perdere la pazienza. «Intelligente un corno! Non capisci che se papà lo venisse a sapere si preoccuperebbe tanto? O, se preferisci met-terla su un altro piano, non pensi che si arrabbierebbe e costringerebbe pure te? In questo modo metteremo benzina sul fuoco!».
Kayla scostò la lunga treccia di capelli castani e mise il broncio.
«E comunque» concluse Irma «non sono argomenti di cui discutere a mezzanot-te. Fila a letto!». Kayla si limitò a risponderle: «Forse devo fare come ha fatto lo zio Bill: anche lui ha tentato di convincere papà ad opporsi per realizzarsi come uomo, ma papà non ne voleva sapere, tradizionalista com’è. Ad un certo punto, Bill ha perso la pazienza e se n’è andato per conto suo».
Irma aggrottò le sopracciglia: «Certo, rinnegato dalla sua famiglia e senza più né genitori né fratelli».
Kayla ne restò sorpresa: «Quindi sei d’accordo con papà sul tuo futuro?»
«Già, non dovrebbe essere male fare l’oste.» Kayla tentò di trattenere le lacrime: nel suo viso si leggeva una rabbia incommensurabile. Lei e sua sorella per anni avevano lottato insieme per evitare quel destino, si erano confidate, erano diven-tate complici, migliori amiche; adesso tutto si spezzava perché Irma si era arresa al suo destino. «Ti odio, Irma!» le urlò, correndo in camera sua a piangere.
Scoccò la mezzanotte.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Valechan97