Il
passo giusto
Lo spigolo rigido e cartonato del Giovane
Holden premeva contro il suo fianco magro, una fitta di dolore
sottile e costante che sembrava trapassarlo da una parte all'altra di
quel suo corpo ossuto. Era una posizione decisamente tesa e scomoda,
ma Lavi non si sarebbe spostato da lì per niente al mondo; non
ora che, dopo tanti sforzi, era riuscito a convincere Yu a salire in
camera propria.
Il pretesto era stato quello di capire una delle
recenti stranezze sull'Innocence raccolta nell'ultima missione,
compito che spettava a quei fannulloni della scientifica, più
che ad un Esorcista misantropo con la minima conoscenza della lingua
inglese e ad un apprendista Bookman esageratamente pigro. Ma
l'escamotage aveva funzionato, meglio del previsto a dire il vero,
anche se erano finiti per leggere solo le prime tre pagine degli
esaurienti rapporti sgraffignati dall'ufficio di Komui Lee quella
mattina stessa.
“Si chinò in avanti e me lo porse.
Io lo lessi subito appena lui me lo diede, e poi lo ringraziai
eccetera eccetera e me lo misi in tasca.” Lavi
tentò con tutta la propria buona volontà di
concentrarsi sulla quattordicesima riga della fottuta pagina
duecentoundici, solo vagamente consapevole di averla letta già
quattro o cinque volte nell'ultimo minuto, e di non averla ancora
capita. “Io lo lessi subito appena lui me lo diede, e
poi lo ringraziai eccetera eccetera..”.
Un
sospiro e Kanda si sistemò meglio su di lui, appoggiando il
naso proprio sulla curva che determinava l'incavo tra il collo e la
spalla, in quell'angolo preciso dove la pelle era sensibile e le vene
in rilievo, che, accidenti a loro, pulsavano davvero fortissimo. Lavi
provò a darsi un contegno, degludendo sonoramente e
aggiustandosi il cuscino dietro alla schiena, ben attento a non
svegliare Yu -placidamente addormentato su un fianco e con le braccia
stese sul proprio addome-, prima di riprendere a leggere. “Si
chinò in avanti e me lo porse...”
Allontanare
dalla mente il pensiero di Yu Kanda steso nel proprio letto, e per
amor di precisione letteralmente schiacciato su di sé, era uno
sforzo troppo grande per il proprio già stremato
autocontrollo. Comportarsi come se niente fosse mentre
chiacchieravano e bisticciavano, buttati sul materasso ad una piazza
di una camera chiusa a chiave, era stato faticoso; ma nel momento in
cui l'altro gli si era addormentato su una spalla, la situazione era
degenerata in maniera critica. Fino a quel pomeriggio Lavi avrebbe
dato qualsiasi cosa per avere Yu nella propria stanza, sul proprio
letto. Adesso, invece, riusciva solo a pensare a quanto fosse teso e
nervoso.
Non riusciva ad allontanare dalla mente come avrebbe
potuto rovinare quel momento in centinaia di modi, i mille e passa
gesti che doveva trattenersi dal compiere per non far precipitare la
situazione in una catastrofe; come un inopportuno brontolio del suo
stomaco, ad esempio, o una rozza gomitata involontaria. E soprattutto
non poteva proprio non pensare a come sarebbe stato imbarazzante se
Yu, svegliandosi, si fosse accorto che era tremendamente eccitato
solo dal fatto di trovarsi così vicino a lui.
Dopo un
sospiro esasperato, il Bookman rinunciò definitivamente alla
lettura del Giovane Holden,
posizionando il libro aperto sulle proprie coscie nel tentativo
(insufficiente) di mimetizzare la fastidiosa reazione. L'idea di
addormentarsi a sua volta l'aveva sfiorato, ma era stata scartata
quasi subito dopo aver chiuso gli occhi e debitamente convenuto che,
in quello stato d'agitazione, il sonno non l'avrebbe raggiunto mai.
Per più di dieci minuti si era rigirato sul suo posto in cerca
di una soluzione, ma il massimo a cui era riuscito ad arrivare era
stato prendere il primo libro che gli capitava sotto mano e cercare
di distrarsi. Missione decisamente fallita.
- Sei faticoso perfino
quando dormi, Yu-chan. - sussurrò stancamente, rivolgendogli
un'occhiata indecisa tra la tenerezza e il disappunto. Alla fine
capitolò per la tenerezza, emettendo uno sbuffo bizzarro.
Il
viso di Yu addormentato era qualcosa di incredibilmente affascinante.
Non che da sveglio non lo fosse, ma in quel caso era un fascino del
tutto differente, la bellezza da duro, tutto quel suo fare cattivo e
super maschile che ogni tanto veniva minato da dei bronci
assolutamente adorabili. Da addormentato, invece, con i muscoli del
viso rilassati e non intenti nelle loro solite espressioni truci,
prevaleva tutta la dolcezza dei suoi lineamenti.
Yu Kanda era
bello, bello in quanto uomo, e questa era la cosa che più
aveva spaventato Lavi nell'accorgersi di sentirsi attratto da lui.
Non erano i tratti più femminili di lui che gli piacevano, non
era perchè aveva i capelli lunghi o le mani piccole: Kanda gli
piaceva in quanto ragazzo, gli piaceva perchè
ragazzo, e questa era stata una scoperta allarmante e non proprio
facile da mandar giù. Ma si era fidato subito dei suoi
sentimenti, e in quei lunghi mesi di silenzio, non se n'era pentito
mai.
Indugiò a studiare con attenzione le sue ciglia,
lunghe e nere e folte, e le sue guance, pallide quanto la luna. Il
suo naso era dritto, la sua pelle liscia, e la sua bocca era quanto
di più indecente Dio avesse creato. La bocca di Yu, beh, non
aveva rivali. Gli era entrata nella fantasia un giorno e non ne era più uscita; Lavi faticava a ricordare di aver fatto sogni
erotici, prima di aver visto quella bocca.
- Sei proprio..
faticoso.. -
Gli scostò i capelli dietro l'orecchio, con
delicatezza, avvicinandosi al suo viso. Sentiva sulla pelle il soffio
leggero di quel suo respiro regolare, poteva contare i tremiti delle
sue palpebre, e quel modo strano e bellissimo (e assolutamente
peccaminoso) di socchiudere le labbra, ma solo un poco, quasi lo
facesse apposta ad impiastricciargli tutti i pensieri. Yu Kanda era
bello, di una bellezza irraggiungibile, e Lavi odiava esser sempre un
passo indietro a lui. Non per invidia, ma perchè solo Dio
sapeva quanto avrebbe voluto finalmente raggiungerlo e portarlo via
con sé.
Lo baciò chiudendo gli occhi. Lo baciò
piano, come stesse baciando un fiore, e lo baciò odiando sé
stesso.
- Tsk.. Ancora un po' e rischiavo di addormentarmi
davvero. -
Quando si allontanò da quel viso, Yu aveva gli
occhi aperti, e lo guardava con addosso una consapevolezza quasi
dolorosa. Ma la sua bocca, quella sua bocca incredibile e indecente,
che era bella sempre (sia che urlasse, parlasse o tacesse), adesso era
bella come non lo era mai stata. Sorrideva.
Fu mentre le loro
labbra si scontravano di nuovo, che Lavi capì di aver
finalmente fatto il passo necessario, per raggiungere Kanda Yu.