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Autore: Joy Lynch    26/04/2012    0 recensioni
Inserire accenno alla trama della storia (breve riassunto o anticipazione) e/o citazione dal testo. No linguaggio SMS, No tutto maiuscolo, No Spoiler! NON C'E' BISOGNO DELL'HTML PER ANDARE A CAPO IN QUESTA INTRODUZIONE.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Honey camminava lentamente nel bel mezzo della città, in un sabato pomeriggio primaverile tiepido, tenendo il muso all’insù per osservare il cielo terso. Non aveva mai visto prima un colore azzurro tanto caldo e intenso. Amava quel colore perché si avvicinava alla sfumatura dei suoi occhi.
Mentre passeggiava per le vie principali della città, vide una folla immensa che si avviava verso un centro commerciale.
Honey deglutì. Odiava gli spazi chiusi ed affollati.
Nonostante fosse curiosa di conoscere il motivo di cotanta gente, la sua attenzione venne attirata da un bambino disperato che cercava la sua mamma. In mezzo alla folla.
Si tolse il golfino nero e rimase in una semplice canotta lunga a righe verdi e bianche. Si allacciò la stringa della scarpe che una qualche signora le aveva tirato e si avvicinò velocemente al ragazzino con un bastone in mano. Fissava il vuoto anche quando urlava il nome – Mamma! -, in attesa che qualcuno gli rispondesse.
Allora Honey capì che quel bambino era non vedente e fece più attenzione nel parlargli, per farlo sentire al sicuro.
- Ehi, bambino, ciao. -. Il bambino si fermò un attimo e analizzò la voce del suo interlocutore.
- Tu non sei la mia mamma. – disse dopo qualche minuto.
- No, ma ho visto che tu ti sei perso. -.
- Sì, è vero. Non mi risponde più la mia mamma e poi … - cominciò, per poi fermarsi.
- Poi cosa? – lo incitò lei.
- Io sono cieco. – la voce del bambino ebbe un sussulto.
- Lo so. È per questo che voglio aiutarti. Ti ha detto dove è andata? -.
- Ti ringrazio. Mia mamma ha detto che entrava là, in un centro commerciale per prendere gli autografi dei One Direction per mia sorella. Ha detto che sarebbe tornata subito, ma ormai è sparita da più di un’ora … - la voce tremolante del bambino spinse Honey ad abbracciarlo. La faccia del bambino apparve più rilassata, anche se il suo sguardo fissava il vuoto.
- Gli One Direction? Sono lì dentro? -.
- Non lo so. Mi puoi dire l’ora? -.
Honey prese l’orologio e disse – 17.40. -.
- Allora arriveranno a momenti. Solo che ho sentito che c’è molta gente. È vero? -.
- Moltissima. Ora ci impegniamo a trovare la tua mamma. -.
- Come faremo? Io non posso descrivertela … - chiese il bambino, con aria sommessa.
Honey sorrise. – Non preoccuparti. Ho un’idea. Mi dai la mano? – gliela prese delicatamente e con un bel respiro si incamminarono dentro il centro commerciale.
La folla era sovrumana, non si riusciva a camminare perché ti schiacciavano i piedi. Quante persone ci saranno state? Mille? Duemila sì, forse duemila.
- Non mi hai detto come ti chiami.-.
-Io mi chiamo Tommy. E tu? -.
- Piacere, Tommy. Io sono Honey. -.
- Mi piace il nome Honey. -.
- E a me piace il tuo. -.
La situazione era critica, molto critica. Sarebbe stato impossibile trovare sua mamma in mezzo a tutta quella gente.
- Vieni in braccio o ti schiacceranno. Sono dei bufali. -. Lo prese in braccio. – Ok. Ora vediamo se il mio piano funziona. Il nome di tua mamma? -.
- Paige Kutroff. -.
Arrivarono a stento davanti all’enorme tavolo dove questi ‘cantanti’ avrebbero avuto la signing session. Due o più agenti erano lì a controllare la gente e la spintonava indietro. “Ma chi saranno mai questi qui per attirare tanta gente? Fenomeni da baraccone?” si chiedeva continuamente Honey.
- Ascolta: tu non lasciare mai la mia spalla, ok? Ora noi scavalcheremo queste transenne, saliremo sui banconi e prenderemo il megafono. Ce n’è uno davanti a noi. Capito? – spiegò Honey a Tommy, sperando che lui la capisse.
- A che serve il megafono? -.
- Chiamerò il nome di tua mamma perché è qui dentro e tutti ci udranno, visto che saremo sul tavolo. Dobbiamo solo stare attenti a non farci fermare dai bodyguard. -.
- Sono grandi e forti? -.
- Fortissimi, con grossi muscoli. -.
- Secondo me tu sei bellissima, Honey. Si capisce dalla tua voce. Sei bella? -.
- Sì, come te. Ora però troviamo la tua mamma. -.
Tommy arrossì visibilmente e saldò la presa sul collo della ragazza.
Era il momento. Girò intorno alle transenne e prima che quei bestioni potessero afferrare sia lei che il bambino, saltò sul tavolo, senza urtare le tazze e i pennarelli.
Primo passo: x fatto.
Tutta la gente cadde nel silenzio più assoluto fissando i due ragazzini. Persino i due bodyguard che avevano cercato di acciuffarla, rimasero immobili. Solo per un secondo, però.
Le porte del centro commerciale vennero chiuse e Honey tirò un respiro di sollievo.
- Scenda subito, per favore! Che pensa di fare? Vuole vedere i One Direction e pensa di ballare? Si metta in fila! – le frasi a raffica degli inservienti furono spazzate via dalla voce del megafono.
- Scusate, scusate se ho fatto irruzione qui, all’improvviso. Non sono venuta qui per questi qui, non li conosco nemmeno. Me ne andrò subito dopo questo annuncio importante. – iniziò. Intanto i One Direction erano entrati e stavano assistendo alla scena da vicino. La ragazza li colpì subito e si domandarono cosa ci facesse sul tavolo. – Fuori da questo centro commerciale ho trovato questo bambino, Tommy, molto simpatico. Purtroppo è non vedente e ha perso la sua mamma. Mi ha detto che era entrata qui, ma sarebbe stato impossibile trovarla nella folla.. È davvero un bambino adorabile. Quindi, se la sua mamma è qui tra la folla, si faccia viva. Noi staremo qui, vicino al tavolo. – disse Honey, indicando il tavolo dei ragazzi.
- Ok, adesso scendete. – il bodyguard mise giù dal tavolo i due ragazzini.
- È stato carino il tuo gesto. – disse Niall, il biondino del gruppo.
- Dovere. -.
Pochi minuti dopo la mamma di Tommy si avvicinò loro e, ringraziandola, si riprese il figlio con sé.
I ragazzi chiesero il nome della fanciulla che si era presa cura del bambino.
- Mi chiamo Honey. -.
- Bel nome, Honey. -.
- Anche i vostri non sono male. – sorrise lei, avviandosi verso l’uscita.
   
 
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