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Autore: Dafne    20/11/2006    4 recensioni
Una ragazzina appena investita con il nome di " Silver Saint di Linx " e con il desiderio di diventare maestra viene assegnata a Milo, portando una ventata di allegria al Grande Tempio... o meglio, un tornado di istinti omicidi. Ma è davvero tutto così allegro? Chi sta tramando nell'ombra, mietendo vittime a non finire? Nuovi personaggi, nuovi combattimenti, nuovi nemici. E stavolta, la posta in gioco è davvero troppo alta, persino per i Gold Saint.
Genere: Romantico, Comico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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+[sala] alza lo sguardo, stalvolta soffermandolo sull'individuo incapucciato, attendendo Lady Myrta

Mur riuscì ad infilarsi a fatica tra la folla, scusandosi garbatamente con chi aveva ricevuto una sua gomitata –in pratica tutti-; Elise, in braccio a lui, di certo non l’aiutava, dato che lo stava letteralmente soffocando. Sembrava avesse paura anche solo di sfiorare qualcun altro all’infuori del Gran Sacerdote e se una persona le passava accanto, lei automaticamente si rannicchiava di più contro l’uomo; il sguardo era strano, come sperduto, e continuava a fissare la sala senza in realtà vederla. L’abito bianco di seta con piccole rose ricamate che Mur era riuscito a trovarle contribuiva a farla sembrare un fantasma.

 

Era preoccupata ed impaurita di fronte a quel mondo di luce ed ombre che per moltissimo tempo aveva abbandonato, così diverso dall’ospedale, così ostile, piena di gente che si nascondeva dietro maschere di purezza a volte solo per denaro, piena di persone pronte pugnalarti alle spalle quando meno te lo aspetti...

Era smarrita, e continuò ad esserlo finché non s’accorse che Mur le stava parlando.

 

Cosa?’” fece, smarrita, evitando il suo sguardo. Lui emise un impercettibile sospiro, ma non parve seccato; si era accorto del suo strano comportamento.

 

“Devo parlare con Kanon, ti spiace?” ripeté, con voce calma e garbata, ma prima che lei potesse rispondergli si ritrovò adagiata delicatamente tra le braccia di un altro.

 

“Ehi!” protestò Elise, protendendo le braccia verso Mur come una bambina che cerca di riafferrare il proprio giocattolo. Lui le sorrise, scotendo leggermente la testa.

 

“Perdonami… torno subito, promesso! Intanto Aldy ti farà un po’ di compagnia.

 

E sparì dalla sua vista, inghiottito dalla folla, sotto lo sguardo perplesso di Aldebaran e di Elise.

 

Ci mise un po’ a trovare Kanon, perso com’era in quel fiume di persone; lo trovò quasi in fondo alla sala, intento a strofinare per benino la testa di Aioria, sotto lo sguardo divertito di Libra.

 

“Mur…” lo chiamò quest’ultimo, alzando una mano in segno di saluto, un bicchiere di vino stretto in mano.

 

Kanon alzò lo sguardo e s’irrigidì di colpo quando si ritrovò a fissare un serissimo cavaliere d’Ariete; capì immediatamente di cosa voleva parlare, ma non comprese subito cosa fossero quei gemiti di dolore che gli arrivavano all’orecchio.

 

“Uhm… Kanon?” lo richiamò Dohko, guardandosi le unghie con fare annoiato. “Potresti smettere di strangolare Aioria?”

 

Gemini guardò prima Libra, che pareva trattenersi dal ridergli in faccia, e poi posò lo sguardo su Leo, che in quel momento aveva assunto una bella sfumatura violacea per la mancanza d’aria. Kanon si affrettò a lasciare la presa.

 

“Ops… Scusami…” fece, mentre Aioria tossiva nel tentativo di riprendere fiato. Si girò verso Mur, che lo stava ancora aspettando, le braccia incrociate ed un’espressione terribilmente seria.

 

“Seguimi…” ordinò il Gran Sacerdote, prima di voltargli le spalle e sparire tra la folla.

 

Benché Kanon l’avesse perso di vista, non ci impiegò molto a capire dove volesse andare Mur: dopo essersi scontrato con varie ragazze –due delle quali erano svenute inspiegabilmente- riuscì a raggiungere l’ampia terrazza a fianco dell’entrata.

 

Mur era lì, le mani appoggiate alla ringhiera di marmo bianco, intento a dargli le spalle; il suo sguardo era fisso su qualcosa di indefinito davanti a sé, forse la volta celeste che mai come allora era apparsa così limpida e luminosa.

Kanon rabbrividì un poco, stringendo le mani sugli avambracci incrociati: di certo solo Camus avrebbe resistito con solo una camicia, sul balcone, in pieno Dicembre.

Aries non si girò subito, gli occhi ora chiusi come per intraprendere una silenziosa battaglia contro l’aria invernale; il vento gelido giocava con i suoi capelli, stretti in un codino, ma pareva accarezzarlo soltanto, come per paura di ferirlo accidentalmente.

 

Che atmosfera surreale… si ritrovò a pensare Gemini, posando lo sguardo sui giochi di luci che il bianco bagliore della luna produceva sulle superfici delle dodici case, carezzandone i contorni di pietra e provocando tenui ombre.

 

La voce di Mur parve lontana quando giunse alle sue orecchie. “Sono d’accordo… anche se la cosa che trovo più surreale è riuscire a festeggiare quando siamo in mezzo ad una guerra…”

 

Kanon non riuscì a trattenere un sorriso; si mise di fianco al Gran Sacerdote, diede le spalle al paesaggio notturno e si appoggiò con i gomiti alla ringhiera, lo sguardo rivolto verso il cielo. “Sapevo che l’avresti detto.. è tipico di te…”

“Mi stai dicendo che sono un inguaribile pessimista?”

“No, solo che ti stai preoccupando troppo…”

Mur si girò vero di lui. “Io non mi preoccupo troppo!”

“Allora sei un inguaribile pessimista…” concluse Kanon con un’alzatina di spalle.

 

Seguì un attimo di silenzio -se così si poteva definire, con gli schiamazzi che venivano dall’interno della sala-; Mur si passò una mano tra i capelli, sospirando pesantemente.

 

“Senti…” mormorò Gemini, tornando a guardarlo. “Lo so che, con il ruolo che ti ritrovi, accettare tutta questa falsità sia un po’ difficile…” l’altro si rigirò per fissarlo negli occhi. “Ma non ti pare di esagerare? Insomma, è solo un modo per non far sentire il peso della Guerra ai nuovi venuti…” accennò con la testa alla moltitudine di ragazzi e ragazze presenti alla festa, giovanissimi e spensierati, che avevano deciso di dedicare la propria vita alla dea Atena.

 

Il Gran Sacerdote s’incupì di colpo. “Non far sentire il peso? Kanon, potrebbero morire da un momento all’altro! E sono così giovani!”

“Non sto dicendo che non me ne importa niente…” borbottò lui di rimando. “Ma se continui ad opprimerli con questa storia, allora tanto vale non farli vivere affatto.

 

Aries alzò gli occhi al cielo. “Lasciamo perdere… Non è per questo che ti ho chiesto di seguirmi…”

“Umh?” fece Kanon, distratto, trattenendo a stento uno sbadiglio, ed i suoi occhi si offuscarono immediatamente di un leggero velo di lacrime; annoiato, si sfregò con un gesto fulmineo le palpebre, per poi volgere gli occhi a cercare il soggetto della preoccupazione di Mur.

 

E lì, intenta a parlare con Lady Saori, c’era Ashanti, avvolta nel suo completo verde smeraldo, che esibiva un sorriso forzato per non lasciar trapelare l’irritazione che evidentemente sentiva.

Gemini sentì una fredda morsa allo stomaco, che gli mozzò il respiro; si costrinse a tornare a guardare la volta celeste, serrando i pugni talmente forte che le nocche gli si sbiancarono all’improvviso. Mur chiuse gli occhi, l’espressione calma tradita da una sottile ruga delineata sulla fronte.

“Non si ricorda niente, vero?” pacata anche la voce, forzatamente lontana.

Kanon scosse la testa, ben deciso a non guardare il compagno, le mani ora abbandonate sulla ringhiera. “Pensava di essere semplicemente svenuta… Di certo non può immaginare di essere morta per mezz’ora.

Mur scosse la testa, sospirando appena. “Non lo saprà mai, dato che tu non dovrai dirle nulla di quanto accaduto.

“Potrei saperne il motivo?”

“Insomma, l’hai visto con i tuoi occhi, no?” sbottò il Gran Sacerdote. “Mi hai detto che ha emesso una luce verdastra e che subito dopo ha smesso di respirare. Non  è normale, Kanon, non è assolutamente normale!”

Lui alzò le mani, come pronto a difendersi da un’eventuale sfuriata. “D’accordo, perdonami…” mormorò, la voce roca che lasciava trapelare tutto lo scetticismo che provava. “Ma non ho ancora capito cosa vuoi da me.

 

E Mur gli voltò le spalle, come già prima aveva fatto, rientrando nella sala appena udì la campanella di inizio banchetto.

 

“Tienila d’occhio, Kanon…” gli disse, fermandosi un momento ed osservandolo oltre la spalla. “Potrebbe essere pericolosa.”

 

 

 

 

Avete presente i banchetti di Natale programmati il giorno prima, quando i vostri genitori hanno la *brillante* idea di festeggiare in famiglia?

Solitamente, il 100% dei ragazzi di tutto il mondo è in questa situazione e, tra loro, il 99,9% rinuncerà a festeggiare con gli amici, cercando di sopportare i vari parenti che si rivedono solo in queste occasioni e che li torturerà con tiratine di guance, arruffatine di capelli, interrogatorio con le immancabili domandine imbarazzanti, ecc…

 

Fate parte dello 0,1%? Bene, buon per voi!

 

Ma Cris, quel giorno, si sentiva decisamente una delle vittime della percentuale vincitrice; a questo pensava, mentre si guardava attorno con fare perplesso: ben cinque lunghe tavole erano state imbandite per l’occasione, eppure la ragazzina sapeva che la maggior parte dei presenti si sarebbe dovuta accontentare dei gradini della scalinata come sedia.

Per sua sfortuna, Linx aveva ormai perso di vista sia sua sorella che June –Shaina si era dileguata quasi subito- e non sapeva proprio come orientarsi quando udì la campanella d’inizio; vide gran parte dei ragazzi muoversi in massa formando un vero e proprio fiume vivente, diretto ad un tavolo ben nascosto e lontano da quello dove si sarebbero dovute sedere Sua Maestosità Saori e Sua Grandiosità Ashanti, ovviamente accompagnate da tutti i cavalieri d’Oro.

Cris si girò, tutta intenzionata a seguire quei baldi giovani, quando uno strattone davvero poco delicato al suo braccio la costrinse a voltarsi; Ashanti, con un sorriso alquanto diabolico, la stava tenendo così stretta che per poco le sue unghie non le penetravano nella carne.

Dove vai?” chiese, con una voce stranamente dolce, sebbene i suoi occhi fossero alquanto pericolosi. Senza aspettare una risposta, la nobile trascinò Linx per tutta la sala, preoccupandosi di rafforzare ancora di più la presa sul suo braccio e trattenendosi a stento dal sorridere appena nell’udire la ragazzina gemere di dolore.

Arrivarono al tavolo principale, dove una sfilza di piatti e posate d’argento faceva bella mostra di sé; Cris si morse segretamente il labbro, scacciando la smorfia che altrimenti le avrebbero deformato il viso.

 

C’è chi ucciderebbe qualcuno pur di avere anche solo una posata del genere da rivendere per un pezzo di pane…

 

E lei, che un tempo faceva parte di una banda di ladri, ne sapeva qualcosa.

 

Soffermò lo sguardo su June, che mostrava un tenue rosa sulle gote, evidentemente imbarazzata; Cris aveva saputo che feste del genere si tenevano ogni anno –benché non c’entrasse niente con la mitologia greca-, ma mai era stata tanto sfarzosa e Chamaeleon non vi aveva ancora partecipato come damigella, poiché da poco era diventata una maestra.

La ragazza in questione continuava a torturarsi le mani, cercando di darsi un contegno; sembrava una bambina sperduta.

 

Accanto a lei c’era Marin, non ancora seduta, la mano appoggiata delicatamente sullo schienale della sedia, intenta a parlare con un Aioria sorridente; Cris sentì una strana morsa allo stomaco, forse dettata dalla sorpresa: strano vedere sua sorella parlare civilmente con un ragazzo senza prenderlo a botte! Ma erano così carini…

 

La stessa cosa non si poteva dire di Shaina e Camus: lui che fissava ostinatamente il proprio piatto d’argento, il quale gli restituiva l’espressione corrucciata che aveva in volto, lei che gli si era seduta appositamente davanti, i gomiti ben piantati sul tavolo e lo sguardo assassino.

 

Alle loro spalle, Milo era intento a stringere affettuosamente il collo di Dohko con il braccio, il quale ricambiò con un pugno nello stomaco che fece piegare in due il suo aggressore; Shura si mise in mezzo a loro per evitare il peggio, ma quando iniziò la cena non pareva molto contento di mostrare un bel livido sotto l’occhio come simbolo del suo altruismo.

 

Alors…” mormora Ashanti, battendo le mani per richiamare l’attenzione e sorridendo; Cris storse immediatamente la bocca.

 

Parla anche francese, la contessina…

 

“Sono lieta di poter festeggiare il Natale con voi…” iniziò l’egiziana, mostrando un sorriso esageratamente falso. “Lady Saori non poteva farmi regalo più bello…”

 

Lo sguardo che rivolse alla compagna avrebbe incenerito anche l’armatura dei Gold, ma nessuno parve farci caso; dopo aver rivolto un altro grande sorriso ai presenti –saltando categoricamente Cris-, fece un ampio gesto con la mano, come sogliono fare i presentatori dei programmi televisivi, verso la porta della cucina. “Spero che apprezziate un piccolo dono per l’ospitalità che mi avete offerto…”

 

E subito dopo, come nei film, apparve lo chef con tanto di cappello bianco ed accento immancabilmente francese accompagnato da interminabili file di carrelli con vassoi che evidentemente coprivano costose pietanze, mentre le trombe squillavano di sottofondo facendo un chiasso insopportabile.

 

Cris fece per sedersi vicino a Milo, ma Ashanti, come già prima, le afferrò il braccio con tutta la sua grazia e, prima che la ragazzina potesse accorgersene, si ritrovò seduta vicino a lei, mentre i camerieri la circondavano posando i vassoi coperti sul tavolo.

Linx stava già per protestare e saltare addosso alla miliardaria, ma Milo, sorprendendo tutti – perfino se stesso- le fece cenno di tacere e le si sedette dall’altro fianco per farla contenta; ciò non bastò a trattenere la ragazzina dallo scoccare ad Ashanti uno strano sguardo sadico, mentre di nascosto si sfregava le mani come un cacciatore di veleni davanti ad un serpente.

 

Ora vedrai…

 

“Si comincia!” esclamò Ashanti, battendo un’altra volta le mani, al che i camerieri si mossero nello stesso istante, sollevando i coperchi dei vassoi con fare teatrale e scoprendo il magnifico cenone a base di… verdure.

 

Le trombe di sottofondo parvero strozzarsi e lasciare il posto ad un silenzio di tomba, interrotto solo da qualche leggero brontolio di stomaco; Cris fissò il volto accigliato dei Gold, cercando di capire se fossero inorriditi o semplicemente perplessi, spostando poi lo sguardo sulle due miliardarie: Saori ed Ashanti sorridevano amabilmente, solo una ruga sottile comparsa sulla loro fronte mostrava un educato segno di incredulità per il comportamento dei Cavalieri, talmente educato da rasentare l’ipocrisia.

 

“Uhm, beh, l’apprendistato di un cavaliere insegna ad affrontare la morte in tutte le sue forme, no? Ed allora perché siete così terrorizzati?” chiese Cris, cercando di sdrammatizzare, la frase che fu seguita da una risatina acuta: Shaina evidentemente aveva trovato la battuta molto spiritosa, cosa che spiazzò completamente la ragazzina. Ophiucus le sorrise, incoraggiante, e Cris non poteva far a meno di sentirsi compiaciuta: forse Shaina non era più arrabbiata con lei.

La stessa cosa non si poteva dire di Ashanti, dato che, non avendo gradito la battuta, le aveva piantato il gomito nel costato, di nascosto, strappandole un grido di dolore. Dio, che male…

I Gold parvero risvegliarsi di scatto, iniziando subito a servirsi delle pietanze vegetariane che, sebbene formassero vari motivi geometrici molto graziosi, sicuramente non erano costose; Marin represse a fatica una smorfia quando si vide passare sotto il naso un piatto a base di broccoli –evidentemente ordinato da Saori, assieme alle poche pietanze a base di carne per cui alcuni Cavalieri si stavano quasi picchiando-.

 

Cris si costrinse a guardare le posate, il sopracciglio che si inarcava sempre di più mentre faceva vagare lo sguardo sulla sfilza di cucchiai, forchette e coltelli.

 

“No, non quello!!!” le sussurrò Milo, allarmato, fermandola nell’atto di afferrare uno dei coltelli. “Quello è per il pesce!”

“Non ce n’è di pesce insto tavolo…” ribatté Cris, cercando di ignorare l’espressione accigliata  del suo maestro e concentrandosi sul piatto che le stava porgendo Ashanti.

Pollo, cara?” chiese l’egiziana, con fare estremamente gentile. “Saori mi ha assicurato che la carne ordinata da lei è di altissima qualità…”

“Uhm… Sì, vi ringrazio…” rispose lei, lanciandole un’occhiata sospettosa.

 

Poi, dopo essersi servita abbondantemente, afferrò la forchetta con fare trionfale –al coltello aveva rinunciato-, alzò il braccio, l’espressione determinata a mangiarsi finalmente il pollo, e…

 

“Come mai stai impugnando la forchetta per il dolce, cara?

 

La voce di Ashanti, così dolce e smielata, mai era stata così odiosa.

 

“fanculo…” le borbottò in modo che solo lei potesse sentirla, poi, lasciando cadere la posata sul tavolo con gran fracasso, afferrò il cibo con le mani e se lo ficcò in bocca, azzannando il pollo come un vero animale.

 

Sentì Milo borbottare qualcosa del tipo “ti manca la ciotola con la scritta e potresti passare tranquillamente per un cane”, ma non le importava: l’espressione di Ashanti era impagabile.

 

 

Uno a zero per Cris, palla al centro.

 

Finito di sbranare il suo pollo, la ragazzina azzardò uno sguardo verso gli altri Gold: qualcuno, Camus in particolare, le stava lanciando delle occhiate intimidatorie, chiari avvertimenti di ciò che le sarebbe accaduto se non avesse smesso di comportarsi da poppante; ma poi, l’algido Aquarius fu costretto a distogliere lo sguardo, riuscendo a raccogliere per un pelo il vassoio che Shaina, invece di passargli civilmente, gli aveva quasi lanciato.

 

“Ops… Ma che sbadata…” mormorò Ophiucus, affrettandosi a passargli un altro vassoio con la stessa rapidità di prima, mantenendo comunque un portamento educato e non esagerato; Cris pensò che fosse una brava attrice, Camus che fosse semplicemente troppo vendicativa.

 

“Senti… ehm… Maestro…” la ragazzina si voltò verso Milo, il quale rischiò di strozzarsi con l’acqua: era la prima volta che lo chiamava con quell’appellativo.

 

“Dimmi…” mormorò, passandosi il tovagliolo sulle labbra dopo esser tornato composto.

“Dov’è il nobile Shaka?” chiese lei, lo sguardo fisso sulla figura minuta di June, decisamente silenziosa durante la cena.

Milo si passò una mano sul collo, con fare pensieroso, la voce cha risultò parecchio soffusa appena proferì la risposta.

 

“Dimentichi che è Buddista, è rimasto nel suo Tempio a meditare…”

Cris parve alquanto scettica. “Ma allora neanche noi dovremmo festeggiare il Natale…”

“Beh, Athena ha deciso così. Anche se, effettivamente, alcuni pensavano che festeggiasse il giorno della sua nascita.

“Altro che festeggiare… Scommetto che il sommo Zeus avrebbe preferito tenersi l’emicrani-AHIA!” strillò lei, sebbene cercò di controllare il grido, le mani che leste andavano a posarsi sul capo, massaggiando il punto in cui il maestro l’aveva colpita.

 

Milo ritrasse il pugno, tornando a concentrarsi sul piatto, con fare noncurante; l’allieva, da parte sua, si promise di stare buona, infilzando con la forchetta la carne al sugo che aveva davanti e portandola alla bocca.

 

Dapprima non successe niente; in seguito, stranamente, il colorito pallido di Cris lasciò il posto ad una bella sfumatura rossastra, che poi virò al viola e subito dopo al giallo; tremando e cercando di non tossire o fare altro, si portò il proprio bicchiere alle labbra e mandò giù l’acqua tutta d’un fiato.

 

Quando gli occhi le smisero di lacrimare, Linx voltò appena la testa di lato, giusto in tempo per notare Ashanti con in mano una boccetta di vetro da condimento, contenente una polvere rossa. Una strana smorfia di rabbia repressa le apparve in volto.

 

Peperoncino.

 

Goal di Ashanti, uno pari.

 

L’arrivo di un Gran Sacerdote alquanto trafelato fece desistere la ragazzina dal far ingoiare una bottiglietta di lassativo ad Ashanti.

 

“Perdonate il ritardo…” mormorò, con fare estremamente cortese e gentile, prima di sedersi vicino a Kanon; quest’ultimo, avvicinandosi un po’ più a lui, gli chiese: “Aldebaran dov’è?”

 

“Sul terrazzo…” La risposta fu accompagnata da una scrollatine di spalle. “Ma non so se si può dire in dolce compagnia…”

 

La serata proseguì abbastanza civilmente, senza incidente alcuno –tralasciando i silenziosi battibecchi tra Cris ed Ashanti-; erano esattamente le otto e un quarto quando alcuni maggiordomi, armati di violino, attaccarono una melodia lenta ed opprimente.

 

Shaina si stava ancora pulendo le labbra con il tovagliolo, quando una presenza, dietro di lei la paralizzò all’istante.

“Vieni?” le chiese la voce atona di Camus, fredda e distante come la mano che le stava porgendo.

 

Ophiucus ci mise un po’ a recepire il messaggio, lo sguardo che continuava a vagare dalla mano dinnanzi a lei al proprietario, le sopracciglia che andavano ad inarcarsi sempre più.

 

“Sì..” mormorò poi, risposta accompagnata da un cenno d’assenso. Shaina si alzò, con una delicatezza che credeva di non possedere, per poi raggiungere con il Cavaliere il centro della sala.

 

“Odio la musica classica…” disse, quando Aquarius si arrestò, voltandosi verso di lei per dare inizio alle danze; dietro di loro, altre coppie si stavano già preparando.

Camus non rispose –che strano-, si limitò a posarle una mano sul fianco; Shaina rabbrividì leggermente a quel contatto, forse perché la mano del Cavaliere era gelida, ma non diede comunque segno di essere infastidita. Musica a parte. “Qui ci vorrebbe un pezzo rock…”

 

Lui non fiatò neanche stavolta, le posò una mano sul fianco e l’attirò a sé, ben attento a tener comunque una certa distanza. Shaina cercò di mantenersi in equilibrio, benché il gesto del Gold fosse alquanto improvviso. “Tu non sai apprezzare le cose belle, Shaina. La rimproverò poi, con tono freddo, stringendole l’altra mano; la ragazza sbuffò, indispettita, iniziando a muovere i primi passi con una lentezza che lasciava trapelare la noia ch’ella provava.

 

Uno… Due… Tre…

 

Shaina si sentiva strana, una sensazione indefinita le attanagliava lo stomaco in una morsa quasi dolorosa; si ritrovò a pensare che, sebbene vi siano solo pochi centimetri tra lei e Camus, il Cavaliere sembrava lontano anni luce da lei.

 

Distante, altero, imperturbabile.

 

Uno strano luccichio proveniente dalla camicia bianca di lui la riscosse; la ragazza socchiuse appena gli occhi, per riuscire ad identificare la fonte di quella luce.

Un sorriso affiorò sulle sue labbra e per quanto ambiguo potesse essere, di sicuro non era lo stesso ghigno sadico di poco prima.

“Allora neanche quel ciondolo è bello?” chiese Shaina, quasi sussurrando parola per parola, lo sguardo fisso sulla catenina che il cavaliere portava; si sentiva un po’ sollevata, ora, d’altronde lei ce ne aveva messo di tempo, il giorno prima, per riuscire a trovare un ciondolo carillon adatto al Gold.

Posò lo sguardo su Camus, gli occhi verdi decisi a non mollare finché non avessero ottenuto risposta. Il Gold sospirò appena, con fare esausto.

 

“È un regalo…” mormorò lui, alzando leggermente le spalle; come al solito, non dava mai risposte sensate.

 

Giravolta, movimenti sciolti, avanti. Uno… due… tre.

Indietro.

 

“Non mi hai risposto…” l’avvisò lei, gli occhi che mandavano lampi.

Lui si limitò a scuotere la testa. “Lo so.”

Shaina sbuffò di nuovo, premurandosi di risultare tremendamente indispettita; sembrava trattenersi dal disintegrarlo all’istante. “Non è un regalo… Prima o poi mi farò risarcire…”

 

“Davvero, sei una persona impossibile…”

E tu sei uno stronzo.”

 

Giravolta, movimenti alquanto rigidi.

E di nuovo, avanti.

 

Camus inarcò un sopracciglio, mentre alzava il braccio fin sopra la testa della soave fanciulla, per permetterle di eseguire un’altra giravolta. “Non mi dire che sei ancora arrabbiata…”

“No.” Sbottò lei, scorbutica, sebbene avesse un sorriso falsissimo stampato sulle labbra onde evitare di attirare l’attenzione. “Sono furiosa. È diverso…”

 

Come a confermare il suo dire, Camus sentì la mano di lei stritolare la sua, con gesto deciso; Aquarius non cambiò espressione, si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

 

“Per il Sommo Zeus, Shaina, sei manesca!” le sussurrò all’orecchio, come se rimproverasse una bambina dispettosa.

Lei, da parte sua, rialzò lo sguardo e piantò di nuovo gli occhi verdi su quelli blu dell’uomo; i lampi che mandavano le sue iridi nascondevano ben poco la rabbia che provava: voleva tagliarlo a pezzettini e cuocerlo a fuoco lento, di sicuro, ma la ragazza si limitò a mordersi segretamente il labbro inferiore.

 

“Insomma, mi hai invitata a ballare solamente per farmi la predica???” esclamò, stizzita, arrestandosi di colpo. Camus inarcò un sopracciglio.

“Prego?” chiese, algido come non mai.

Shaina l’avrebbe preso a schiaffi; le sue mani, ricadute inermi lungo i fianchi, ora si aprivano e si chiudevano a scatti, con fare nervoso. “Pensavo volessi scusarti…” confessò, la voce improvvisamente roca, al che il Gold parve ancora più perplesso.

 

“Scusarmi?” ripeté, il tono freddo venato di incredulità. “E di cosa, scusa?”

 

Persino i violini parvero fermarsi, in quel momento; Shaina aveva la bocca spalancata, la poca grazia che possedeva sparita del tutto con quel gesto, gli occhi che minacciavano di uscirle dalle orbite.

 

Seguì un attimo di silenzio, durante il quale Camus ebbe modo di riflettere sulla risposta che aveva dato: aveva forse detto qualcosa di male?

 

I suoi occhi indugiarono sulla figura che aveva davanti, aspettandone una reazione che neanche Mur avrebbe potuto prevedere. Shaina era fatta così… Imprevedibile, forse, il termine più adatto a lei.

 

E delicata quello che meno le si addiceva, si ritrovò a pensare Aquarius quando la fanciulla in questione alzò leggermente la gamba e piantò con violenza il piede sul suo stomaco, senza preoccuparsi  degli sguardi allibiti che si posavano su di loro.

Al Gold mancò il fiato e fu costretto ad inginocchiarsi, il corpo piegato in due dal dolore; lei ritirò la gamba, fumante di rabbia.

 

“Vaffanculo, Camus!” gridò, girando i tacchi e dirigendosi con fare ben poco femminile verso la terrazza, i pugni talmente stretti che le nocche assunsero un colorito cereo.

 

Cris e June, rimaste sedute, si voltarono contemporaneamente verso l’amica, interrompendo il loro discorso. La bionda, dopo un attimo di indecisione, s’alzò e dopo essersi scusata s’apprestò a raggiungere Shaina; con la coda nell’occhio, Linx notò anche Marin allontanarsi verso il terrazzo, seguita a ruota da Aioria che continuava a guardarsi intorno con fare sospettoso.

 

Cris allora cercò di attaccare discorso con Milo, ma lui, con grande rammarico della ragazzina, venne immediatamente accerchiato da una folla di ragazze adoranti e fu costretto a sparire prima di venir travolto.

 

“Uff…” sbottò Linx, lo sguardo che si spostava sui volti di coloro rimasti ancora seduti: Shura oramai era più che ubriaco, la testa appoggiata sul tavolo ed un’espressione da semi-veglia difficilmente credibile; vicino a lui, Aphrodite, che aveva evitato di incrociare lo sguardo Cris per tutta la sera, stava dando lezioni di bellezza ad una folla di ragazzine adoranti –alcune delle quali appartenevano anche al fan club di Milo-; Kanon, invece, pareva semplicemente sollevato di non essere stato punito per aver osato rimanere solo con la camicia ed ora parlava tranquillamente con Mur, non notando, forse di proposito, le strane occhiate che gli lanciava Ashanti. Cris ridusse gli occhi a due fessure, lo sguardo che si spostava dalla miliardaria a Gemini. Possibile che…?

 

“Non balli?”

 

Una voce improvvisa la fece sussultare di sorpresa; presa alla sprovvista, ci mise un po’ a calmarsi e, voltando appena la testa, si ritrovò a fissare due occhi azzurri che la scrutavano con fare divertito. La ragazza inarcò un sopracciglio, squadrando il nuovo giunto che lei, dopo aver fatto mente locale, si rese conto di non aver mai visto.

 

“Non so ballare….” Rispose di getto, ignorando il commentino acido di Ashanti sul fatto che lo sconosciuto, evidentemente, era matto per averle chiesto di danzare.

 

Lui rise, scuotendo la testa. “Neanche io!” esclamò, le parole che, nonostante fossero accompagnate da un sorriso, risultavano alquanto dure per l’accento usato. Ashanti si girò verso di loro, evidentemente pensando di trovarsi davanti ad un succulento pettegolezzo.

 

“Tedesco?” gli chiese Cris, mentre si alzava cercando di essere delicata come Shaina; non le riuscì per niente.

 

Il ragazzo si portò una mano sul cuore con gesto plateale, chinandosi con fare cortese; con la coda nell’occhio, Cris notò Ashanti far finta di tagliarsi le vene con l’indice diritto a mo’ di coltello. “Nein, svizzero.” Mormorò, sorridente, prima di tornare diritto e porgerle la mano. “Il mio nome è…”

 

Ma Cris non sarebbe riuscita a saperlo, almeno non quella sera: il ragazzo s’arrestò subito, la mano ancora a mezz’aria ma il volto d’un tratto serio, i lineamenti marcati che gli conferivano un’espressione dura, ora, mentre lo sguardo andava a posarsi sul terrazzo. Cris, da parte sua, si sentiva strana: le sembrava di percepire qualcosa, una diversa atmosfera nell’aria, e sapeva di non essere l’unica: Mur e Kanon, d’improvviso, s’alzarono contemporaneamente dal tavolo, allarmati.

 

“Non è possibile…” mormorò Kanon, impallidendo di colpo.

Saori era agitata, continuava a torturare il fazzoletto di lino bianco fino a ridurlo in uno stato pietoso. “Non oggi…” sembravano dire i suoi occhi, in una muta preghiera che la faceva sembrare così dannatamente umana.

Mur si voltò verso Cris, serio come non mai.

 

“Linx, porta immediatamente Lady Saori e Lady Ashanti via da questo post-”

Non ebbe il tempo di finire la frase che uno strano rumore attirò la sua attenzione, costringendolo ad alzare lo sguardo. “ma cosa…?”

 

Il grande lampadario di cristallo iniziò ad oscillare piano, con lentezza, come una foglia d’autunno che cade dall’albero; al centro della sala, alcuni apprendisti non si accorsero di niente finché uno di loro, forse dopo aver udito il rumore, alzò lo sguardo e prese ad indicare con il dito il lampadario, con fare confuso.

 

“SPOSTATEVI!” urlò Kanon, in preda all’orrore. Troppo tardi.

 

Il grosso lampadario, dopo un’ultima oscillazione, cedette, allontanandosi da soffitto e dirigendosi a tutta velocità verso il pavimento.

Shura ed Aphrodite, seguiti subito da Mur e Kanon, riuscirono a spostare gli apprendisti appena in tempo: la lumiera, che finora era stata fonte di luce, s’infranse  al suolo con un rumore assordante.

 

Ebbe inizio un caos senza precedenti: alcune ragazze urlarono, altri iniziarono a correre da tutte le parti, in preda al panico, investendo i compagni con il solo intento di mettersi al riparo; gli unici quattro apprendisti che avevano mantenuto un sangue freddo invidiabile –compreso lo strano svizzero che poco prima si era presentato a Cris- cercavano ora di aiutare i Gold a riportare ordine e calma tra quella folla di disperati.

 

Dietro di loro, con uno strano gemito strozzato, Ashanti iniziò a tremare vistosamente, impallidendo a vista d’occhio; Cris rimase per un attimo a guardarla, senza sapere cosa fare: non aveva mai visto nessuno così impaurito.

 

“PORTALA VIA!” le ordinò Kanon, intento a fermare due ragazzini contemporaneamente; il tono era talmente allarmato che Linx non fiatò neanche. Si inginocchiò vicino ad Ashanti e le prese un braccio, ma lei non si mosse, come inchiodata a terra.

 

“Ashanti, dobbiamo andare!” intervenne allora Saori, che nonostante l’agitazione mostrava di avere comunque sangue freddo. Strattonò l’amica per una spalla, nel tentativo di scuoterla, ma quella rimase dov’era, chiusa in una paura così forte da impedirle ogni movimento.

 

“Moriremo…” mormorò l’egiziana, lo sguardo vuoto nonostante il viso contorto dalla paura; cadde in ginocchio, come in trance.

 

Saori l’afferrò per le spalle, con fare spazientito; ora il suo volto lasciava trasparire chiaramente il panico che provava. “Svegliati, stare qui è pericoloso!”

 

“Moriremo…”

“Ashanti, dannazione, dobbiamo andarcen-AHHHHHHHHHHH!!!”

 

Saori venne sbalzata all’indietro, ritrovandosi catapultata almeno una ventina di metri lontano da Ashanti; atterrò male, il peso del corpo, per quanto esile, si concentrò tutto sul suo polso destro.

 

L’osso si piegò in modo innaturale, accompagnato da un rumore sinistro; Saori serrò gli occhi, l’altra mano che andava veloce ad avvolgere il polso rotto, cercando di contenere il dolore, ma la dea non riuscì a non urlare di dolore alle fitte lancinanti che si stavano propagando per tutto il braccio, arrivando violentemente al cervello.

Nessuno, però, ebbe il tempo di soccorrerla: Ashanti si prese la testa tra le mani, come se sentisse il cranio spaccarsi in due, ed iniziò ad emettere una strana luce verde.

 

“Diamine…” Kanon si morsicò il labbro inferiore talmente forte che il canino penetrò nella carne, restituendogli almeno un po’ di autocontrollo; l’apprendista svenuta che aveva soccorso ora, tra le sue braccia, iniziava già a riprendere colorito ed il Cavaliere la mollò, seppur con delicatezza, in braccio ad uno dei quattro praticanti che lo affiancava.

 

“L’affido a te…” disse, con tono solenne; poi, poco prima che la ragazza si svegliasse, si voltò rapido, dirigendosi in terrazza con il cuore che batteva a mille.

 

Fa’ che non sia quello che tutti noi temiamo…

 

ab

 

Se all’interno della sala il caos regnava sovrano, allora si poteva tranquillamente dire che fuori era iniziata l’Apocalisse.

Acqua, Vento, Fuoco, Terra; niente pareva ostacolare quella furia innaturale dei quattro elementi, forza distruttiva che persino i Gold facevano fatica a reprimere.

 

Stringendo convulsamente la ringhiera del terrazzo, gli occhi disperati fissi su quello spettacolo orribile, Cris di Linx si sentì come un’inutile bambola di porcellana, immobilizzata dalle proprie paure ed incapace di comprendere dove avesse trovato la forza per alzarsi ed uscire in terrazza, lasciando Ashanti e Saori alla sicura protezione di Mur.

 

Vedeva i giovani apprendisti cadere uno ad uno, i loro occhi spalancati che riflettevano l’orrore di quella battaglia mentre i loro corpi cadevano a terra, incapaci di muoversi più.

Cris non riusciva più a capire quella situazione tanto assurda; le urla di terrore degli apprendisti che stavano combattendo le arrivavano come un eco lontano e gli avvertimenti dei Gold si fecero confuse nella sua testa, una confusione tale ch’ella non si rese conto di scivolare seduta su quel marmo bianco, gelido come la neve d’inverno, le braccia incapaci di sorreggerla.

Debole, pareva dirle un ricordo lontano, soffuso, sepolto nella memoria. Debole, le ripeteva un’altra voce, stavolta più fresca, appartenente ad uno dei suoi vecchi maestri.

Debole…

Ancora, ancora l’accusavano, i pensieri che si accavallavano ancora di più, la testa che le girava ed uno strano ronzio nelle orecchie.

 

E poi un’altra voce, un eco lontano, che si faceva prepotentemente strada nella sua testa, interrompendo quel fiume di pensieri che per un attimo l’aveva travolta.

 

“Cris!” si sentì chiamare, poi; e Linx non era mai stata così felice di rivedere un volto amico.

 

“Elise…” borbottò, confusamente, riconoscendo la ragazza stesa vicino a lei. “Come mai sei…?”

“Lascia perdere.” Sbottò l’amica, cercando di tirarsi su con i gomiti; solo il busto si alzò: con le gambe immobilizzate, la giovane faceva fatica ad eseguire anche il più piccolo movimento. “Se non hai intenzione di combattere, faresti meglio a metterti al riparo. L’avvertì, il tono stanco che si sforzava di apparire autoritario, mentre le si avvicinava sempre più puntellandosi con i gomiti.

 

Ma Cris non l’ascoltava, lo sguardo fisso sulla battaglia che aveva di fronte: più sotto, nei pressi della Dodicesima Casa, Milo e Libra, supportati da Marin, stavano cercando di respingere quello che aveva tutta l’aria di essere  un altro servitore dei nuovi nemici; come colui che tempo prima aveva attaccato Cris, infatti, indossava una strana armatura, più simile ad un abito degli antichi gladiatori romani che ad un Cloth; il volto coperto da un elmo argentato, lasciava intravedere solo profondi occhi castani.

Circondato da lingue d’acqua con una strana sfumatura verde, che s’intrecciavano formando intricate spirali attorno al suo corpo, il rivale pareva davvero l’incarnazione di un demonio. Con gesto lento, come se fosse annoiato, il cavaliere misterioso levò il braccio in alto, il palmo della mano aperta rivolto verso gli avversari. Subito dopo, Marin ricevette un violento attacco d’acqua all’altezza dello stomaco che la fece cadere all’indietro, picchiando la schiena contro i gradoni di pietra.

Non sembrava un colpo da niente, ma la Sacerdotessa riuscì a rimettersi in piedi, seppur con fatica, tenendosi il braccio mentre una smorfia di dolore le deformava il viso: forse aveva battuto il gomito durante la caduta.

 

“Non combatto con una donna.” Sibilò il cavaliere, tornando ad occuparsi dei due Gold che avevano iniziato ad attaccarlo con più violenza.

 

Più sotto, ad una decina di metri di distanza, Camus non sembrava essere messo molto bene contro l’avversario che più di tutti temeva: il fuoco.

 

“Dannazione…” mormorò Aquarius a denti stretti, evitando l’ennesima fiammata da parte dell’avversario che, a giudicare dalla voce, era sicuramente una donna.

Il Gold congiunse le mani, alzando le braccia in alto con fare deciso, il viso corrugato per la concentrazione; l’atmosfera parve raggelarsi quando dietro il cavaliere comparve una figura femminile con un’anfora, simile alle statue greche che ancora oggi si possono ammirare in giro.

Aurora Execution!” gridò Camus, le braccia che si abbassarono di colpo come a menar un fendente; un raggio ghiacciato scaturì da quella postura, travolgendo l’avversaria con una potenza inaudita contro la quale la ragazza non riuscì a far altro che creare una barriera di fuoco.

I due colpi si scontrarono con un rumore secco, dando origine ad una spessa coltre di nebbia che avvolse totalmente il cavaliere del fuoco.

 

Sembrava una figura divina, Camus, con l’armatura d’oro che brillava in tutto il suo splendore ed i piccoli cristalli di ghiaccio scaturiti dall’attacco che attorno a lui scintillavano come diamanti alla flebile luce della luna; l’intera figura del Gold venne avvolta da un Cosmo splendente, conferendogli un senso mistico di aurea e gelida bellezza.

 

“Il solito esibizionista!” gli gridò Milo, senza girarsi a guardarlo, mentre si preparava a lanciare una Scarlet Needle contro l’avversario con cui era occupato.

 

Da lontano, Cris si sorprese per la violenza del colpo, ammirando per l’ennesima volta la forza di un Cavaliere d’Oro. “Ha vinto!” esclamò, sorridente, mostrando l’indice ed il medio ad Elise in segno di vittoria.

Ma l’amica scosse la testa, il volto serio e preoccupato rivolto verso Aquarius; titubante, Linx seguì lo sguardo della ragazza fino a posare nuovamente gli occhi sul Gold dei ghiacci. Un monosillabo sorpreso sfuggì dalle sue labbra, niente di più.

 

Il cavaliere del fuoco, infatti, riemerse da quella spessa coltre di fumo creatasi dall’incontro dei due colpi e che aveva celato per un istante la sua presenza; il volto di una giovane donna,  libero dall’elmo che ora giaceva ai suoi piedi, si definì chiaramente, mostrando persino le profonde rughe d’irritazione che le solcavano le fronte.

Era un po’ ammaccata e di sicuro aveva usato buona parte delle sue energie per parare il colpo, ma era viva; e questo, per il crudele mondo dei Saint, non era sicuramente un bene.

 

“Come hai osato…” sibilò lei, gli occhi che le diventarono improvvisamente bianchi mentre stringeva i pugni con così tanta forza che rivoli di sangue iniziarono a colarle lungo i palmi. “Come hai osato rivolgermi un colpo volgare come quello??”

E stavolta fu il suo corpo a sprigionare un Cosmo potentissimo, vermiglio come il sangue; ma, a differenza di Camus, l’unica cosa che la ragazza trasmetteva era un terribile istinto assassino.

Con un sibilo acuto, mille raggi infuocati si diressero verso Aquarius, che fu costretto a compiere balzi in tutte le direzioni per evitare di essere ferito.

 

Fortunatamente, solo una freccia infuocata sfiorò l’avambraccio di Camus, procurandogli una semplice bruciatura senza altri danni; ma l’avversaria sembrava impazzita, continuava a muoversi ed a indirizzare attacchi ovunque, anche nella direzione opposta a dove si trovava il Gold.

 

Notevoli furono gli apprendisti che finirono carbonizzati sul colpo; una ragazza, urlante, iniziò a correre con il corpo completamente avvolto dalle fiamme, raggiungendo uno dei lati della Grande Scalinata oltre i quali regnava il vuoto.

Forse spinta dal dolore cieco o forse dalla speranza che quella tortura finisse, la ragazza si buttò, a volo d’angelo, senza lasciare il tempo ai compagni di intervenire.

 

“Maledetta!” esclamò Camus, il volto contratto dalla rabbia; la donna non si impressionò, anzi, pareva divertita da quella rappresentazione dell’Inferno.

 

La sua risata, spietata e folle, venne accompagnata da un’altra ondata di fuoco.

“Attento, pollastro, o ti faccio arrosto!” esclamò la donna, la voce talmente acuta e stridula che non lasciava dubbi sulla sua salute mentale, mentre le mani si agitavano frenetiche come serpenti.

Ironia della sorte, fu proprio un serpente a pararsi dinnanzi a lei, o meglio, un cobra, scostando da parte Camus con fare assai poco delicato.

“Togliti di mezzo, ora come ora sei inutile contro un avversario del genere. Sbottò la soave voce di Shaina, il viso pallido come non mai; era stata lei la prima a cercare di fermare il suicidio di quella giovane apprendista, ma non era arrivata in tempo.

 

E ora la rabbia, l’odio e la vendetta avevano creato nell’animo della Sacerdotessa un mostro assai pericoloso.

 

“Preparati!” urlò Ophiucus, lanciandosi contro il cavaliere della fiamma.

 

 

Dalla sala interna provenivano urla strazianti almeno quanto quelle dei feriti; la luce verde attorno al corpo di Ashanti era aumentata e la ragazza sembrava nel pieno di una crisi epilettica. Vicino a lei, Saori stava espandendo il proprio Cosmo, creando così una barriera difensiva anche per gli apprendisti superstiti che si rannicchiavano attorno a lei, forse impressionati dalla sua forza di volontà, nonostante il dolore per il polso rotto; d’altronde, alcuni erano ancora dei bambini…

A nulla valse l’intervento di Mur per calmare Ashanti, c’era qualcosa che impediva al Gold di intervenire, come una rete invisibile.

 

Dietro di lui, al centro della sala, era ricomparso Aldebaran che ora era impegnato in una lotta contro un cavaliere spuntato da chissà dove, evidentemente capace però di usare il potere della terra; aiutato da Aioria, Tauros sembrava avere la meglio sull’avversario…

 

… almeno finché questi non decise, con uno sbuffo d’impazienza, di fare davvero sul serio.

 

“Siamo nei guai…” mormorò Elise, lo sguardo fisso su Mur; le parole le sfuggirono di bocca in un sussurro appena percettibile: aveva usato tutta la forza che le rimaneva per trascinarsi lontana dagli scontri, dove sarebbe risultata solo d’impiccio, ed ora era allo stremo.

 

Cris si costrinse a distogliere lo sguardo dai corpi martoriati e senza teste dei giovani apprendisti con cui poche ore prima aveva sorriso e scambiato qualche parola; la ragazzina si conficcò le unghie nella carne per reprimere il senso di nausea.

 

Che diavolo ci fate voi due qui?”

 

La voce brusca di June, solitamente dolce e gentile, fece sobbalzare sia Cris che Elise, costringendole ad alzare lo sguardo.

Numerosi tagli e bruciature facevano bella mostra di sé, risaltando nella pelle diafana della bionda; l’elegante vestito nero era in pessime condizioni, ma tralasciando il labbro spaccato ed un lungo taglio alla tempia, la Sacerdotessa sembrava stare bene.

 

“Venite con me, qui non sarete per niente al sicuro…” fu l’ordine perentorio della ragazza, la mano che stringeva il braccio di Linx con una stretta decisa, nel tentativo di spronarla.

Purtroppo, non riuscì a nascondere le due in tempo: quando si voltò per far loro strada, la bionda si ritrovò il quarto cavaliere nemico, finora rimasto nascosto, proprio davanti al volto.

 

“Merda…” sibilò June, parandosi davanti a Cris ed Elise nel tentativo di proteggerle; il ghigno che apparve da sotto l’elmo aveva un qualcosa di sinistro.

 

“Oh, anche per me è un onore fare la conoscenza di una ragazza così bella…” sogghignò, la voce che risultava atona, fredda, camuffata evidentemente da un apparecchio metallico. “Ma penso vi conoscerò meglio… dopo avervi uccisa…”

 

Non finì neanche il discorso che già aveva puntato la mano contro June, senza smettere di sogghignare; la ragazza ebbe appena il tempo di proteggersi il volto con le braccia che soffi di vento tagliente si abbatterono su di lei, con una violenza inaudita.

 

“JUNE!” esclamò Cris, mentre abbracciava Elise nel tentativo di proteggerla, notando le profonde ferite che quel colpo aveva recato alla Sacerdotessa; nonostante ora il sangue caldo fuoriuscisse a fiotti dalle ferite, la bionda rimase ferma nella sua posizione, abbassando le braccia solo per lanciare al cavaliere uno sguardo di sfida.

 

“Tutto qui quello che sai fare?” sbottò, mentre la mano sinistra estraeva dal nulla una frusta irta di piccoli arpioni; doveva fare male…

 

Il diretto interessato scosse la testa, come se in realtà non gliene fregasse niente di combattere con lei. “Dovete scusarmi se vi faccio fuori subito… Non siete voi il mio obbiettivo…”

 

Le iridi azzurre, splendenti come l’acqua, si posarono sulla figura di Cris, inginocchiata proprio davanti all’ingresso della Sala; la ragazzina dapprima parve non capire, lo sguardo confuso che vagava da June al cavaliere.

Poi, come per magia, una voce venne in suo aiuto.

 

“Non ti permetterò di avvicinarti a Nasser. Fu il commento secco del ragazzo appena apparso –un gran bel ragazzo-, che, per quanto ne sapeva Cris, corrispondeva al nome di Kanon di Gemini.

 

Il cavaliere del vento non sembrava sorpreso di trovarsi di fronte due Saints di Athena, dai suoi movimenti lenti trapelava visibilmente una gran noia.

 

“Basta giocare…” sbottò, di rimando, alzando il braccio verso il cielo e recitando una strana filastrocca a voce bassa, il ghigno ancora stampato sul volto.

La sua attenzione era tutta rivolta verso Kanon, gli occhi ridotti a fessure che sembravano quasi divertiti, quando ad un certo punto un rumore secco squarciò l’aria, accompagnato da un grido di dolore del cavaliere del vento; una gran quantità di sangue prese a scendergli lungo il braccio, costringendolo a ritirare l’arto e ad annullare l’attacco.

 

“Tu…” sibilò l’avversario mentre si afferrava il braccio, gli occhi furenti rivolti verso June.

La bionda ritirò la frusta con un gesto fulmineo, l’espressione talmente seria che Cris stentava a riconoscerla; portò il braccio all’indietro, preparandosi a colpire di nuovo, ma stavolta il cavaliere fu più veloce: una violenta tromba d’aria si abbatté sulla ragazza, scaraventandola giù dalla terrazza prima ancora che lei potesse rendersene conto.

 

“NO!” gridò Elise, scattando verso la ringhiera e riuscendo per un pelo ad afferrare la mano della bionda, trattenendola con tutta la poca forza rimastale; June si sentì strattonare violentemente per un braccio, serrando i denti in una smorfia di dolore: forse le era uscita la spalla fuori posto

 

Il cavaliere del vento non sembrava per niente contento, mentre evitava i pugni di Kanon che, per quanto veloce, stava già dando segni di stanchezza. “Di che t’impicci tu?” chiese, glaciale, voltandosi verso Elise con fare minaccioso.

Non riuscì a muovere neanche un passo, però: uno spesso strato di ghiaccio gli congelò la gamba sinistra, costringendolo ad arrestarsi e ad incassare nolente il violento attacco di Gemini.

 

“Non distrarti…” lo avvertì Kanon, il pugno ancora alzato in aria; il cavaliere a terra non sembrava ascoltarlo, la sua attenzione rivolta altrove: dietro il Gold, infatti, Cris era ancora inginocchiata, le mani aperte tutte e due rivolte verso l’avversario ed il sorriso di chi è riuscito a rendersi utile compiendo un gesto sensato; uno strano Cosmo brillava attorno a lei, fasciandola come un delicato velo di ghiaccio, gelido come quello di Aquarius, ma allo stesso tempo completamente diverso…

 

Il nemico rimase in silenzio, gli occhi che sembravano voler trafiggere Cris per aver osato interferire; poi, invece, abbassò la testa ed iniziò a sussultare piano, come se fosse colto da un eccesso di risatine. “Ho capito…” disse, spezzando con un gesto secco lo strato di ghiaccio che gli imprigionava la gamba; poi, alzandosi e togliendosi la polvere di dosso, ignorò il fatto che Kanon stesse preparando uno dei suoi attacchi migliori, gli occhi gelidi fissi su Cris.

La sua voce era tremendamente divertita. “Come pensava Noir… Sei davvero la figlia di Axis…”

 

All’interno della Sala, in quel preciso momento, le urla femminili che fino ad allora avevano continuato a farsi sentire si acquietarono: la luce verde attorno al corpo di Ashanti, come la fiamma di una candela che si spegne, iniziò lentamente a svanire.

 

“Di già?” mormorò dispiaciuto il cavaliere della terra all’interno del Salone, parando l’ultimo colpo di Aioria e lanciando un’occhiata al compagno sulla terrazza, annuendo al suo silenzioso ordine.

 

Poi, prima che qualcuno riuscisse a capire cosa stesse succedendo, i quattro cavalieri svanirono nel nulla proprio come erano apparsi, lasciando dietro di loro una strage terribile.

 

“Dannazione…” imprecò Aioria, lanciando un pugno contro il muro, la rabbia cieca che traspariva chiaramente.

Sul terrazzo, con lo stesso stato d’animo, Kanon avrebbe sicuramente distrutto la prima cosa che gli capitava tra le mani se June, con un gemito di dolore, non avesse attirato la sua attenzione; Gemini si apprestò ad aiutare Elise a tirare su la Sacerdotessa, la cui spalla non sembrava essere messa molto bene.

 

“Uff… grazie, Kodak…” mormorò Elise, sgranchendosi le braccia indolenzite con fare stanco ed ignorando l’ occhiata perplessa del Gold; voltando  appena la testa di lato, la ragazza incrociò lo sguardo smarrito di Cris, che era rimasta in disparte come se fosse immobilizzata.

 

“Tutto bene?”

“Non è possibile..

“Uhm?” le chiese, preoccupata; la ragazzina le rivolse uno sguardo vuoto, come se in realtà non la vedesse veramente.

“Non è possibile…” ripeté Cris, senza ascoltare la domanda dell’amica, la voce in preda allo sconforto, mentre Elise inarcava un sopracciglio con fare confuso.

 

Non è possibile che quegli assassini conoscano mia madre…

 

 

 

 

 

Allora… ^^; innanzitutto chiedo perdono se vi ho fatto aspettare tanto (ma non sono molto in ritardo, vero? T_T? d’altronde, l’avevo detto che avrei aggiornato una volta al mese T___T) ma direi che con 20 pagine di questa storia mi sono fatta perdonare…. Vero? ^^;;??? È che la scuola mi sta massacrando, è disorganizzata al massimo e io sono anche riuscita a farmi rispondere male dalla Vice Preside (beh, però la colpa non è mia! è_é! )

 

Comunque, la storia a questo punto è arrivata a metà e non la lascerò per niente al mondo ** wah, la mia prima long-fic che finisce ** pensare che ho già scritto la fine :PPPP

Noto che Ashanti sia simpatica a tutti, eh? ^^;; beh, sappiate comunque che avrà un ruolo anche lei importante ^O^!

Per quanto riguarda Saori, in questo capitolo ho cercato di mettere in risalto il fatto che abbia sangue freddo, perché è vero che è una piaga (almeno per me), viziata, ecc…. ma è anche una capace di uccidersi o tagliarsi le vene senza un gemito di dolore °___°;;; impressionante! °___°;;;

 

e ora, passiamo ai ringraziamenti!!! *O*

 

-         synnovea: simpatica la mia Ashanti, vero? XDDD viziata al punto giusto, chissà se Kanon riuscirà a sopportarla… beh, a te l’ardua sentenza ^O^! grazie er il commento **

-         Ladynotorius: ti prego, scusami per il ritardo ><;;;; e grazie per aver continuato a seguirmi ^^

-         Ombra: sono contenta che ti piaccia, non c’è niente di più gratificante che sentirmelo dire per me ^^ mentre l’altra è ferma, ti conviene lasciar perdere…

-         lord Martiya: oh beh, c’è andata vicina, non trovi? XD

-         Jaly Chan: e qui, la domanda fatidica… secondo te Camus mi ucciderà per le botte che ha ricevuto da Shaina? ^^;;; (Posso risponderti io ** ndCamus_con_fare_assassino  KYAHHHHH!!!! ndMe) comunque è belo risentirti, compare ** grasshie per il commy ^^

-         Killkenny: ecco, a dire il vero la cosa mi attirerebbe, ma non ci riuscirei… La trama è già prefissata (anche se non sembra ^^;;;) e io personalmente non riuscirei a muovere un personaggio che non sia di mia invenzione… Non lo sentirei di mia proprietà, ecco XD Comunque ti ringrazio per l’offerta ^^

 

 

 

Bene, ora non mi resta che sperare che ve la passiate meglio di me ^^;;;

Bacioni a tutti!!!!

 

Dafne

 

 

 

 

  
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