Mur riuscì ad infilarsi a fatica tra la folla,
scusandosi garbatamente con chi aveva ricevuto una sua
gomitata –in pratica tutti-; Elise, in braccio a lui, di certo non l’aiutava,
dato che lo stava letteralmente soffocando. Sembrava avesse paura anche solo di
sfiorare qualcun altro all’infuori del Gran Sacerdote e se una persona le
passava accanto, lei automaticamente si rannicchiava
di più contro l’uomo; il sguardo era strano, come sperduto, e continuava a
fissare la sala senza in realtà vederla. L’abito bianco di seta con piccole
rose ricamate che Mur era riuscito a trovarle contribuiva a farla sembrare un
fantasma.
Era preoccupata ed impaurita di fronte a quel
mondo di luce ed ombre che per moltissimo tempo aveva abbandonato, così diverso
dall’ospedale, così ostile, piena di gente che si nascondeva dietro maschere di
purezza a volte solo per denaro, piena di persone pronte pugnalarti alle spalle quando meno te lo aspetti...
Era smarrita, e continuò ad esserlo finché non
s’accorse che Mur le stava parlando.
“Cosa?’” fece,
smarrita, evitando il suo sguardo. Lui emise un impercettibile sospiro, ma non
parve seccato; si era accorto del suo strano comportamento.
“Devo parlare con Kanon, ti spiace?” ripeté,
con voce calma e garbata, ma prima che lei potesse rispondergli si ritrovò
adagiata delicatamente tra le braccia di un altro.
“Ehi!” protestò Elise, protendendo le braccia
verso Mur come una bambina che cerca di riafferrare il
proprio giocattolo. Lui le sorrise, scotendo leggermente la testa.
“Perdonami… torno subito, promesso! Intanto
Aldy ti farà un po’ di compagnia.”
E sparì dalla sua vista, inghiottito dalla
folla, sotto lo sguardo perplesso di Aldebaran e di
Elise.
Ci mise un po’ a trovare Kanon, perso com’era
in quel fiume di persone; lo trovò quasi in fondo alla sala, intento a
strofinare per benino la testa di Aioria, sotto lo
sguardo divertito di Libra.
“Mur…” lo chiamò quest’ultimo, alzando una
mano in segno di saluto, un bicchiere di vino stretto in mano.
Kanon alzò lo sguardo e s’irrigidì di colpo quando si ritrovò a fissare un serissimo cavaliere
d’Ariete; capì immediatamente di cosa voleva parlare, ma non comprese subito
cosa fossero quei gemiti di dolore che gli arrivavano all’orecchio.
“Uhm… Kanon?” lo richiamò Dohko, guardandosi
le unghie con fare annoiato. “Potresti smettere di strangolare Aioria?”
Gemini guardò prima Libra, che pareva
trattenersi dal ridergli in faccia, e poi posò lo sguardo su Leo, che in quel
momento aveva assunto una bella sfumatura violacea per la mancanza d’aria. Kanon
si affrettò a lasciare la presa.
“Ops… Scusami…” fece, mentre Aioria tossiva
nel tentativo di riprendere fiato. Si girò verso Mur, che lo stava ancora
aspettando, le braccia incrociate ed un’espressione terribilmente seria.
“Seguimi…” ordinò il Gran Sacerdote, prima di
voltargli le spalle e sparire tra la folla.
Benché Kanon l’avesse perso di vista, non ci impiegò molto a capire dove volesse andare Mur: dopo
essersi scontrato con varie ragazze –due delle quali erano svenute
inspiegabilmente- riuscì a raggiungere l’ampia terrazza a fianco dell’entrata.
Mur era lì, le mani appoggiate alla ringhiera
di marmo bianco, intento a dargli le spalle; il suo sguardo era fisso su
qualcosa di indefinito davanti a sé, forse la volta
celeste che mai come allora era apparsa così limpida e luminosa.
Kanon rabbrividì un poco, stringendo le mani
sugli avambracci incrociati: di certo solo Camus avrebbe resistito con solo una
camicia, sul balcone, in pieno Dicembre.
Aries non si girò subito, gli occhi ora chiusi
come per intraprendere una silenziosa battaglia contro l’aria invernale; il
vento gelido giocava con i suoi capelli, stretti in un codino, ma pareva
accarezzarlo soltanto, come per paura di ferirlo accidentalmente.
Che atmosfera surreale… si ritrovò a pensare
Gemini, posando lo sguardo sui giochi di luci che il bianco bagliore della luna
produceva sulle superfici delle dodici case, carezzandone i contorni di pietra
e provocando tenui ombre.
La voce di Mur parve lontana
quando giunse alle sue orecchie. “Sono d’accordo…
anche se la cosa che trovo più surreale è riuscire a festeggiare quando
siamo in mezzo ad una guerra…”
Kanon non riuscì a trattenere un sorriso; si
mise di fianco al Gran Sacerdote, diede le spalle al paesaggio notturno e si
appoggiò con i gomiti alla ringhiera, lo sguardo rivolto verso il cielo.
“Sapevo che l’avresti detto.. è tipico di te…”
“Mi stai dicendo che sono un inguaribile
pessimista?”
“No, solo che ti stai preoccupando troppo…”
Mur si girò vero di lui. “Io non mi preoccupo troppo!”
“Allora sei un inguaribile pessimista…”
concluse Kanon con un’alzatina di spalle.
Seguì un attimo di silenzio -se così si poteva
definire, con gli schiamazzi che venivano dall’interno della sala-; Mur si
passò una mano tra i capelli, sospirando pesantemente.
“Senti…” mormorò Gemini, tornando a guardarlo.
“Lo so che, con il ruolo che ti ritrovi, accettare tutta questa falsità sia un
po’ difficile…” l’altro si rigirò per fissarlo negli occhi. “Ma
non ti pare di esagerare? Insomma, è solo un modo per non far sentire il peso
della Guerra ai nuovi venuti…” accennò con la testa
alla moltitudine di ragazzi e ragazze presenti alla festa, giovanissimi e
spensierati, che avevano deciso di dedicare la propria vita alla dea Atena.
Il Gran Sacerdote s’incupì di colpo. “Non far
sentire il peso? Kanon, potrebbero morire da un momento all’altro! E sono così giovani!”
“Non sto dicendo che non me ne importa
niente…” borbottò lui di rimando. “Ma se continui ad opprimerli con questa
storia, allora tanto vale non farli vivere
affatto.”
Aries alzò gli occhi al cielo. “Lasciamo
perdere… Non è per questo che ti ho chiesto di
seguirmi…”
“Umh?” fece Kanon, distratto, trattenendo a
stento uno sbadiglio, ed i suoi occhi si offuscarono immediatamente di un
leggero velo di lacrime; annoiato, si sfregò con un gesto fulmineo le palpebre,
per poi volgere gli occhi a cercare il soggetto della preoccupazione di Mur.
E lì, intenta a parlare
con Lady Saori, c’era Ashanti, avvolta nel suo completo verde smeraldo, che
esibiva un sorriso forzato per non lasciar trapelare l’irritazione che
evidentemente sentiva.
Gemini sentì una fredda morsa allo stomaco,
che gli mozzò il respiro; si costrinse a tornare a guardare la volta celeste,
serrando i pugni talmente forte che le nocche gli si
sbiancarono all’improvviso. Mur chiuse gli occhi, l’espressione calma tradita
da una sottile ruga delineata sulla fronte.
“Non si ricorda niente, vero?” pacata anche la voce, forzatamente lontana.
Kanon scosse la testa, ben deciso a non
guardare il compagno, le mani ora abbandonate sulla
ringhiera. “Pensava di essere semplicemente svenuta… Di certo non può
immaginare di essere morta per
mezz’ora.”
Mur scosse la testa, sospirando appena. “Non
lo saprà mai, dato che tu non dovrai dirle nulla di quanto accaduto.”
“Potrei saperne il motivo?”
“Insomma, l’hai visto con i tuoi occhi, no?”
sbottò il Gran Sacerdote. “Mi hai detto che ha emesso una luce verdastra e che
subito dopo ha smesso di respirare. Non è normale, Kanon, non è assolutamente
normale!”
Lui alzò le mani, come pronto a difendersi da
un’eventuale sfuriata. “D’accordo, perdonami…” mormorò, la voce roca che
lasciava trapelare tutto lo scetticismo che provava. “Ma non ho ancora capito
cosa vuoi da me.”
E Mur gli voltò le spalle, come già prima
aveva fatto, rientrando nella sala appena udì la campanella di
inizio banchetto.
“Tienila d’occhio, Kanon…” gli disse,
fermandosi un momento ed osservandolo oltre la spalla. “Potrebbe essere
pericolosa.”
Avete presente i banchetti di
Natale programmati il giorno prima, quando i vostri genitori hanno la *brillante*
idea di festeggiare in famiglia?
Solitamente, il 100% dei ragazzi di tutto il
mondo è in questa situazione e, tra loro, il 99,9% rinuncerà a festeggiare con
gli amici, cercando di sopportare i vari parenti che si rivedono solo in queste
occasioni e che li torturerà con tiratine di guance, arruffatine di capelli, interrogatorio con le immancabili domandine
imbarazzanti, ecc…
Fate parte dello
0,1%? Bene, buon per voi!
Ma Cris, quel giorno, si sentiva decisamente una delle vittime della percentuale vincitrice;
a questo pensava, mentre si guardava attorno con fare perplesso: ben cinque
lunghe tavole erano state imbandite per l’occasione, eppure la ragazzina sapeva
che la maggior parte dei presenti si sarebbe dovuta accontentare dei gradini
della scalinata come sedia.
Per sua sfortuna, Linx aveva ormai perso di
vista sia sua sorella che June –Shaina si era dileguata quasi subito- e non
sapeva proprio come orientarsi quando udì la campanella d’inizio; vide gran
parte dei ragazzi muoversi in massa formando un vero e proprio fiume vivente,
diretto ad un tavolo ben nascosto e lontano da quello dove si sarebbero dovute
sedere Sua Maestosità Saori e Sua Grandiosità Ashanti,
ovviamente accompagnate da tutti i cavalieri d’Oro.
Cris si girò, tutta intenzionata a seguire
quei baldi giovani, quando uno strattone davvero poco
delicato al suo braccio la costrinse a voltarsi; Ashanti, con un sorriso
alquanto diabolico, la stava tenendo così stretta che per poco le sue unghie
non le penetravano nella carne.
“Dove vai?” chiese,
con una voce stranamente dolce, sebbene i suoi occhi fossero alquanto pericolosi. Senza aspettare una
risposta, la nobile trascinò Linx per tutta la sala, preoccupandosi di
rafforzare ancora di più la presa sul suo braccio e trattenendosi a stento dal
sorridere appena nell’udire la ragazzina gemere di dolore.
Arrivarono al tavolo principale, dove una
sfilza di piatti e posate d’argento faceva bella
mostra di sé; Cris si morse segretamente il labbro, scacciando la smorfia che
altrimenti le avrebbero deformato il viso.
C’è chi
ucciderebbe qualcuno pur di avere anche solo una posata del genere da rivendere
per un pezzo di pane…
E lei, che un tempo
faceva parte di una banda di ladri, ne sapeva qualcosa.
Soffermò lo sguardo su June, che mostrava un
tenue rosa sulle gote, evidentemente imbarazzata; Cris aveva saputo che feste
del genere si tenevano ogni anno –benché non
c’entrasse niente con la mitologia greca-, ma mai era stata tanto sfarzosa e
Chamaeleon non vi aveva ancora partecipato come damigella, poiché da poco era
diventata una maestra.
La ragazza in questione continuava a
torturarsi le mani, cercando di darsi un contegno; sembrava una bambina
sperduta.
Accanto a lei c’era Marin, non ancora seduta,
la mano appoggiata delicatamente sullo schienale della sedia, intenta a parlare
con un Aioria sorridente; Cris sentì una strana morsa allo stomaco, forse
dettata dalla sorpresa: strano vedere sua sorella parlare civilmente con un
ragazzo senza prenderlo a botte! Ma erano così carini…
La stessa cosa non si poteva dire di Shaina e
Camus: lui che fissava ostinatamente il proprio piatto d’argento, il quale gli
restituiva l’espressione corrucciata che aveva in volto, lei che gli si era
seduta appositamente davanti, i gomiti ben piantati
sul tavolo e lo sguardo assassino.
Alle loro spalle, Milo era intento a stringere
affettuosamente il collo di Dohko con il braccio, il quale ricambiò con un
pugno nello stomaco che fece piegare in due il suo aggressore; Shura si mise in
mezzo a loro per evitare il peggio, ma quando iniziò la cena non pareva molto
contento di mostrare un bel livido sotto l’occhio come simbolo del suo
altruismo.
“Alors…”
mormora Ashanti, battendo le mani per richiamare l’attenzione e sorridendo;
Cris storse immediatamente la bocca.
Parla
anche francese, la contessina…
“Sono lieta di poter festeggiare il Natale con
voi…” iniziò l’egiziana, mostrando un sorriso esageratamente falso. “Lady Saori
non poteva farmi regalo più bello…”
Lo sguardo che rivolse alla compagna avrebbe
incenerito anche l’armatura dei Gold, ma nessuno parve farci caso; dopo aver rivolto
un altro grande sorriso ai presenti –saltando
categoricamente Cris-, fece un ampio gesto con la mano, come sogliono fare i
presentatori dei programmi televisivi, verso la porta della cucina. “Spero che
apprezziate un piccolo dono per l’ospitalità che mi avete offerto…”
E subito dopo, come nei film, apparve lo chef con tanto di cappello bianco ed accento
immancabilmente francese accompagnato da interminabili file di carrelli con vassoi
che evidentemente coprivano costose pietanze, mentre le trombe squillavano di
sottofondo facendo un chiasso insopportabile.
Cris fece per sedersi vicino
a Milo, ma Ashanti, come già prima, le afferrò il braccio con tutta la
sua grazia e, prima che la ragazzina potesse accorgersene, si ritrovò seduta
vicino a lei, mentre i camerieri la circondavano posando i vassoi coperti sul
tavolo.
Linx stava già per protestare e saltare
addosso alla miliardaria, ma Milo, sorprendendo tutti
– perfino se stesso- le fece cenno di tacere e le si sedette dall’altro fianco
per farla contenta; ciò non bastò a trattenere la ragazzina dallo scoccare ad
Ashanti uno strano sguardo sadico, mentre di nascosto si sfregava le mani come
un cacciatore di veleni davanti ad un serpente.
Ora
vedrai…
“Si comincia!” esclamò Ashanti, battendo
un’altra volta le mani, al che i camerieri si mossero nello stesso istante,
sollevando i coperchi dei vassoi con fare teatrale e scoprendo il magnifico
cenone a base di… verdure.
Le trombe di sottofondo parvero strozzarsi e
lasciare il posto ad un silenzio di tomba, interrotto solo da qualche leggero
brontolio di stomaco; Cris fissò il volto accigliato dei Gold, cercando di
capire se fossero inorriditi o semplicemente perplessi, spostando poi lo
sguardo sulle due miliardarie: Saori ed Ashanti sorridevano amabilmente, solo
una ruga sottile comparsa sulla loro fronte mostrava un educato segno di incredulità per il comportamento dei Cavalieri, talmente
educato da rasentare l’ipocrisia.
“Uhm, beh, l’apprendistato di un cavaliere
insegna ad affrontare la morte in tutte le sue forme, no? Ed
allora perché siete così terrorizzati?” chiese Cris, cercando di sdrammatizzare,
la frase che fu seguita da una risatina acuta: Shaina evidentemente aveva
trovato la battuta molto spiritosa, cosa che spiazzò completamente la ragazzina.
Ophiucus le sorrise, incoraggiante, e Cris non poteva
far a meno di sentirsi compiaciuta: forse Shaina non era più arrabbiata con
lei.
La stessa cosa non si poteva
dire di Ashanti, dato che, non avendo gradito la battuta, le aveva piantato
il gomito nel costato, di nascosto, strappandole un grido di dolore. Dio, che
male…
I Gold parvero risvegliarsi di scatto,
iniziando subito a servirsi delle pietanze vegetariane che, sebbene formassero
vari motivi geometrici molto graziosi, sicuramente non erano costose; Marin
represse a fatica una smorfia quando si vide passare
sotto il naso un piatto a base di broccoli –evidentemente ordinato da Saori,
assieme alle poche pietanze a base di carne per cui alcuni Cavalieri si stavano
quasi picchiando-.
Cris si costrinse a guardare le posate, il
sopracciglio che si inarcava sempre di più mentre
faceva vagare lo sguardo sulla sfilza di cucchiai, forchette e coltelli.
“No, non quello!!!”
le sussurrò Milo, allarmato, fermandola nell’atto di afferrare uno dei
coltelli. “Quello è per il pesce!”
“Non ce n’è di pesce in ‘sto
tavolo…” ribatté Cris, cercando di ignorare l’espressione accigliata del suo maestro e concentrandosi sul piatto
che le stava porgendo Ashanti.
“Pollo, cara?” chiese
l’egiziana, con fare estremamente gentile. “Saori mi ha assicurato che la carne
ordinata da lei è di altissima qualità…”
“Uhm… Sì, vi ringrazio…” rispose lei,
lanciandole un’occhiata sospettosa.
Poi, dopo essersi servita abbondantemente,
afferrò la forchetta con fare trionfale –al coltello aveva rinunciato-,
alzò il braccio, l’espressione determinata a mangiarsi finalmente il pollo, e…
“Come mai stai impugnando la forchetta per il
dolce, cara?”
La voce di Ashanti, così dolce e smielata, mai
era stata così odiosa.
“fanculo…” le borbottò in modo che solo lei
potesse sentirla, poi, lasciando cadere la posata sul tavolo con gran fracasso,
afferrò il cibo con le mani e se lo ficcò in bocca, azzannando il pollo come un
vero animale.
Sentì Milo borbottare qualcosa del tipo “ti
manca la ciotola con la scritta e potresti passare tranquillamente per un cane”, ma non le importava: l’espressione di Ashanti era
impagabile.
Uno a
zero per Cris, palla al centro.
Finito di sbranare il suo pollo, la ragazzina azzardò
uno sguardo verso gli altri Gold: qualcuno, Camus in particolare, le stava
lanciando delle occhiate intimidatorie, chiari avvertimenti di ciò che le
sarebbe accaduto se non avesse smesso di comportarsi da poppante; ma poi,
l’algido Aquarius fu costretto a distogliere lo sguardo, riuscendo a
raccogliere per un pelo il vassoio che Shaina, invece di passargli civilmente,
gli aveva quasi lanciato.
“Ops… Ma che sbadata…” mormorò Ophiucus,
affrettandosi a passargli un altro vassoio con la stessa rapidità di prima,
mantenendo comunque un portamento educato e non
esagerato; Cris pensò che fosse una brava attrice, Camus che fosse
semplicemente troppo vendicativa.
“Senti… ehm… Maestro…” la ragazzina si voltò
verso Milo, il quale rischiò di strozzarsi con l’acqua: era la prima volta che
lo chiamava con quell’appellativo.
“Dimmi…” mormorò, passandosi il tovagliolo
sulle labbra dopo esser tornato composto.
“Dov’è il nobile Shaka?” chiese lei, lo
sguardo fisso sulla figura minuta di June, decisamente
silenziosa durante la cena.
Milo si passò una mano sul collo, con fare
pensieroso, la voce cha risultò parecchio soffusa
appena proferì la risposta.
“Dimentichi che è Buddista, è rimasto nel suo
Tempio a meditare…”
Cris parve alquanto scettica. “Ma allora neanche noi dovremmo festeggiare il Natale…”
“Beh, Athena ha deciso così. Anche se,
effettivamente, alcuni pensavano che festeggiasse il giorno della sua nascita.”
“Altro che festeggiare… Scommetto che il sommo
Zeus avrebbe preferito tenersi l’emicrani-AHIA!” strillò lei, sebbene cercò di
controllare il grido, le mani che leste andavano a posarsi sul capo,
massaggiando il punto in cui il maestro l’aveva colpita.
Milo ritrasse il pugno, tornando a
concentrarsi sul piatto, con fare noncurante; l’allieva, da parte sua, si
promise di stare buona, infilzando con la forchetta la carne al sugo che aveva
davanti e portandola alla bocca.
Dapprima non successe
niente; in seguito, stranamente, il colorito pallido di Cris lasciò il posto ad
una bella sfumatura rossastra, che poi virò al viola e subito dopo al giallo;
tremando e cercando di non tossire o fare altro, si portò il proprio bicchiere
alle labbra e mandò giù l’acqua tutta d’un fiato.
Quando gli occhi le smisero di lacrimare, Linx
voltò appena la testa di lato, giusto in tempo per notare Ashanti con in mano una boccetta di vetro da condimento, contenente
una polvere rossa. Una strana smorfia di rabbia repressa le apparve in volto.
Peperoncino.
Goal di
Ashanti, uno pari.
L’arrivo di un Gran Sacerdote alquanto
trafelato fece desistere la ragazzina dal far ingoiare una bottiglietta di
lassativo ad Ashanti.
“Perdonate il ritardo…” mormorò, con fare estremamente cortese e gentile, prima di sedersi vicino a
Kanon; quest’ultimo, avvicinandosi un po’ più a lui, gli chiese: “Aldebaran
dov’è?”
“Sul terrazzo…” La risposta fu accompagnata da
una scrollatine di spalle. “Ma
non so se si può dire in dolce compagnia…”
La serata proseguì abbastanza civilmente,
senza incidente alcuno –tralasciando i silenziosi battibecchi tra Cris ed
Ashanti-; erano esattamente le otto e un quarto quando alcuni maggiordomi,
armati di violino, attaccarono una melodia lenta ed
opprimente.
Shaina si stava ancora
pulendo le labbra con il tovagliolo, quando una presenza, dietro di lei la
paralizzò all’istante.
“Vieni?” le chiese la voce atona di Camus,
fredda e distante come la mano che le stava porgendo.
Ophiucus ci mise un po’ a recepire
il messaggio, lo sguardo che continuava a vagare dalla mano dinnanzi a lei al
proprietario, le sopracciglia che andavano ad inarcarsi sempre più.
“Sì..” mormorò poi,
risposta accompagnata da un cenno d’assenso. Shaina si alzò, con una
delicatezza che credeva di non possedere, per poi raggiungere con il Cavaliere
il centro della sala.
“Odio la musica classica…” disse, quando
Aquarius si arrestò, voltandosi verso di lei per dare inizio alle danze; dietro
di loro, altre coppie si stavano già preparando.
Camus non rispose –che strano-, si limitò a
posarle una mano sul fianco; Shaina rabbrividì leggermente a quel contatto,
forse perché la mano del Cavaliere era gelida, ma non diede comunque
segno di essere infastidita. Musica a parte. “Qui ci vorrebbe un pezzo rock…”
Lui non fiatò neanche stavolta, le posò una
mano sul fianco e l’attirò a sé, ben attento a tener comunque
una certa distanza. Shaina cercò di mantenersi in equilibrio, benché il gesto
del Gold fosse alquanto improvviso. “Tu non sai apprezzare le cose belle,
Shaina.” La rimproverò poi, con tono freddo,
stringendole l’altra mano; la ragazza sbuffò, indispettita, iniziando a muovere
i primi passi con una lentezza che lasciava trapelare la noia ch’ella provava.
Uno… Due… Tre…
Shaina si sentiva strana, una sensazione
indefinita le attanagliava lo stomaco in una morsa quasi dolorosa; si ritrovò a
pensare che, sebbene vi siano solo pochi centimetri tra lei e Camus, il
Cavaliere sembrava lontano anni luce da lei.
Distante,
altero, imperturbabile.
Uno strano luccichio proveniente dalla camicia
bianca di lui la riscosse; la ragazza socchiuse appena gli occhi, per riuscire
ad identificare la fonte di quella luce.
Un sorriso affiorò sulle sue labbra e per
quanto ambiguo potesse essere, di sicuro non era lo
stesso ghigno sadico di poco prima.
“Allora neanche quel ciondolo è bello?” chiese
Shaina, quasi sussurrando parola per parola, lo sguardo fisso sulla catenina
che il cavaliere portava; si sentiva un po’ sollevata, ora, d’altronde lei ce ne aveva messo di tempo, il giorno prima, per riuscire a
trovare un ciondolo carillon adatto al Gold.
Posò lo sguardo su Camus, gli occhi verdi
decisi a non mollare finché non avessero ottenuto risposta. Il Gold sospirò
appena, con fare esausto.
“È un regalo…” mormorò lui, alzando
leggermente le spalle; come al solito, non dava mai
risposte sensate.
Giravolta, movimenti sciolti, avanti. Uno…
due… tre.
Indietro.
“Non mi hai risposto…” l’avvisò lei, gli occhi
che mandavano lampi.
Lui si limitò a scuotere la testa. “Lo so.”
Shaina sbuffò di nuovo, premurandosi di risultare tremendamente indispettita; sembrava trattenersi
dal disintegrarlo all’istante. “Non è un regalo… Prima o poi
mi farò risarcire…”
“Davvero, sei una persona impossibile…”
“E tu sei uno
stronzo.”
Giravolta, movimenti alquanto rigidi.
E di nuovo, avanti.
Camus inarcò un sopracciglio, mentre alzava il
braccio fin sopra la testa della soave fanciulla, per permetterle di eseguire un’altra giravolta.
“Non mi dire che sei ancora arrabbiata…”
“No.” Sbottò lei, scorbutica, sebbene avesse
un sorriso falsissimo stampato sulle labbra onde
evitare di attirare l’attenzione. “Sono furiosa. È diverso…”
Come a confermare il suo dire, Camus sentì la mano di lei stritolare la sua, con gesto deciso; Aquarius
non cambiò espressione, si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
“Per il Sommo Zeus, Shaina, sei manesca!” le
sussurrò all’orecchio, come se rimproverasse una bambina dispettosa.
Lei, da parte sua, rialzò lo sguardo e piantò
di nuovo gli occhi verdi su quelli blu dell’uomo; i lampi che mandavano le sue
iridi nascondevano ben poco la rabbia che provava: voleva tagliarlo a
pezzettini e cuocerlo a fuoco lento, di sicuro, ma la ragazza si limitò a
mordersi segretamente il labbro inferiore.
“Insomma, mi hai invitata a ballare solamente
per farmi la predica???” esclamò, stizzita,
arrestandosi di colpo. Camus inarcò un sopracciglio.
“Prego?” chiese, algido
come non mai.
Shaina l’avrebbe preso a schiaffi; le sue
mani, ricadute inermi lungo i fianchi, ora si aprivano e si chiudevano a
scatti, con fare nervoso. “Pensavo volessi scusarti…” confessò, la voce improvvisamente
roca, al che il Gold parve ancora più perplesso.
“Scusarmi?” ripeté, il tono freddo venato di incredulità. “E di cosa, scusa?”
Persino i violini
parvero fermarsi, in quel momento; Shaina aveva la bocca spalancata, la poca
grazia che possedeva sparita del tutto con quel gesto, gli occhi che
minacciavano di uscirle dalle orbite.
Seguì un attimo di silenzio, durante il quale
Camus ebbe modo di riflettere sulla risposta che aveva dato: aveva forse detto
qualcosa di male?
I suoi occhi indugiarono sulla figura che
aveva davanti, aspettandone una reazione che neanche Mur avrebbe potuto
prevedere. Shaina era fatta così… Imprevedibile,
forse, il termine più adatto a lei.
E delicata
quello che meno le si addiceva, si ritrovò a pensare
Aquarius quando la fanciulla in questione alzò leggermente la gamba e piantò con
violenza il piede sul suo stomaco, senza preoccuparsi degli sguardi allibiti che si posavano su di
loro.
Al Gold mancò il fiato e fu costretto ad
inginocchiarsi, il corpo piegato in due dal dolore; lei ritirò la gamba,
fumante di rabbia.
“Vaffanculo, Camus!” gridò, girando i tacchi e
dirigendosi con fare ben poco femminile verso la terrazza, i pugni talmente
stretti che le nocche assunsero un colorito cereo.
Cris e June, rimaste sedute, si voltarono
contemporaneamente verso l’amica, interrompendo il loro discorso. La bionda,
dopo un attimo di indecisione, s’alzò e dopo essersi
scusata s’apprestò a raggiungere Shaina; con la coda nell’occhio, Linx notò anche
Marin allontanarsi verso il terrazzo, seguita a ruota da Aioria che continuava
a guardarsi intorno con fare sospettoso.
Cris allora cercò di attaccare discorso con Milo,
ma lui, con grande rammarico della ragazzina, venne
immediatamente accerchiato da una folla di ragazze adoranti e fu costretto a
sparire prima di venir travolto.
“Uff…” sbottò Linx, lo sguardo che si spostava
sui volti di coloro rimasti ancora seduti: Shura oramai era più che ubriaco, la
testa appoggiata sul tavolo ed un’espressione da semi-veglia difficilmente
credibile; vicino a lui, Aphrodite, che aveva evitato di incrociare lo sguardo
Cris per tutta la sera, stava dando lezioni di bellezza ad una folla di
ragazzine adoranti –alcune delle quali appartenevano anche al fan club di Milo-;
Kanon, invece, pareva semplicemente sollevato di non essere stato punito per
aver osato rimanere solo con la camicia ed ora parlava tranquillamente con Mur,
non notando, forse di proposito, le strane occhiate che gli lanciava
Ashanti. Cris ridusse gli occhi a due fessure, lo sguardo che si spostava dalla
miliardaria a Gemini. Possibile che…?
“Non balli?”
Una voce improvvisa la fece sussultare di
sorpresa; presa alla sprovvista, ci mise un po’ a calmarsi e, voltando appena
la testa, si ritrovò a fissare due occhi azzurri che la scrutavano con fare
divertito. La ragazza inarcò un sopracciglio, squadrando il
nuovo giunto che lei, dopo aver fatto mente locale, si rese conto di non
aver mai visto.
“Non so ballare….” Rispose di getto, ignorando
il commentino acido di Ashanti sul fatto che lo sconosciuto, evidentemente, era
matto per averle chiesto di danzare.
Lui rise, scuotendo la testa. “Neanche io!” esclamò,
le parole che, nonostante fossero accompagnate da un sorriso, risultavano alquanto dure per l’accento usato. Ashanti si
girò verso di loro, evidentemente pensando di trovarsi davanti ad un succulento
pettegolezzo.
“Tedesco?” gli chiese Cris, mentre si alzava
cercando di essere delicata come Shaina; non le riuscì
per niente.
Il ragazzo si portò una mano
sul cuore con gesto plateale, chinandosi con fare cortese; con la coda
nell’occhio, Cris notò Ashanti far finta di tagliarsi le vene con
l’indice diritto a mo’ di coltello. “Nein, svizzero.” Mormorò, sorridente,
prima di tornare diritto e porgerle la mano. “Il mio nome è…”
Ma Cris non sarebbe riuscita a saperlo, almeno
non quella sera: il ragazzo s’arrestò subito, la mano ancora a mezz’aria ma il volto d’un tratto serio, i lineamenti marcati che
gli conferivano un’espressione dura, ora, mentre lo sguardo andava a posarsi
sul terrazzo. Cris, da parte sua, si sentiva strana: le sembrava di percepire
qualcosa, una diversa atmosfera nell’aria, e sapeva di non essere l’unica: Mur
e Kanon, d’improvviso, s’alzarono contemporaneamente dal tavolo, allarmati.
“Non è possibile…” mormorò Kanon, impallidendo
di colpo.
Saori era agitata,
continuava a torturare il fazzoletto di lino bianco fino a ridurlo in
uno stato pietoso. “Non oggi…” sembravano dire i suoi occhi, in una muta
preghiera che la faceva sembrare così dannatamente umana.
Mur si voltò verso Cris, serio come non mai.
“Linx, porta immediatamente Lady Saori e Lady Ashanti via da questo post-”
Non ebbe il tempo di finire la frase che uno
strano rumore attirò la sua attenzione, costringendolo ad alzare lo sguardo. “ma cosa…?”
Il grande lampadario di
cristallo iniziò ad oscillare piano, con lentezza, come una foglia d’autunno
che cade dall’albero; al centro della sala, alcuni apprendisti non si accorsero
di niente finché uno di loro, forse dopo aver udito il rumore, alzò lo sguardo
e prese ad indicare con il dito il lampadario, con fare confuso.
“SPOSTATEVI!” urlò Kanon, in preda all’orrore.
Troppo tardi.
Il grosso lampadario, dopo un’ultima
oscillazione, cedette, allontanandosi da soffitto e dirigendosi a tutta
velocità verso il pavimento.
Shura ed Aphrodite, seguiti subito da Mur e
Kanon, riuscirono a spostare gli apprendisti appena in tempo: la lumiera, che
finora era stata fonte di luce, s’infranse al suolo con un rumore assordante.
Ebbe inizio un caos senza precedenti: alcune
ragazze urlarono, altri iniziarono a correre da tutte le parti, in preda al
panico, investendo i compagni con il solo intento di mettersi al riparo; gli
unici quattro apprendisti che avevano mantenuto un sangue freddo invidiabile
–compreso lo strano svizzero che poco prima si era presentato a Cris- cercavano
ora di aiutare i Gold a riportare ordine e calma tra quella folla di disperati.
Dietro di loro, con uno strano gemito
strozzato, Ashanti iniziò a tremare vistosamente,
impallidendo a vista d’occhio; Cris rimase per un attimo a guardarla, senza
sapere cosa fare: non aveva mai visto nessuno così impaurito.
“PORTALA VIA!” le ordinò Kanon, intento a fermare
due ragazzini contemporaneamente; il tono era talmente allarmato che Linx non
fiatò neanche. Si inginocchiò vicino ad Ashanti e le
prese un braccio, ma lei non si mosse, come inchiodata a terra.
“Ashanti, dobbiamo andare!” intervenne allora
Saori, che nonostante l’agitazione mostrava di avere comunque
sangue freddo. Strattonò l’amica per una spalla, nel tentativo di scuoterla, ma
quella rimase dov’era, chiusa in una paura così forte da impedirle ogni
movimento.
“Moriremo…” mormorò l’egiziana, lo sguardo
vuoto nonostante il viso contorto dalla paura; cadde in ginocchio, come in trance.
Saori l’afferrò per le spalle, con fare
spazientito; ora il suo volto lasciava trasparire chiaramente il panico che
provava. “Svegliati, stare qui è pericoloso!”
“Moriremo…”
“Ashanti, dannazione, dobbiamo
andarcen-AHHHHHHHHHHH!!!”
Saori venne sbalzata
all’indietro, ritrovandosi catapultata almeno una ventina di metri lontano da
Ashanti; atterrò male, il peso del corpo, per quanto esile, si concentrò tutto
sul suo polso destro.
L’osso si piegò in modo innaturale,
accompagnato da un rumore sinistro; Saori serrò gli occhi, l’altra mano che
andava veloce ad avvolgere il polso rotto, cercando di contenere il dolore, ma la
dea non riuscì a non urlare di dolore alle fitte lancinanti che si stavano
propagando per tutto il braccio, arrivando violentemente al cervello.
Nessuno, però, ebbe il tempo di soccorrerla:
Ashanti si prese la testa tra le mani, come se sentisse il cranio spaccarsi in
due, ed iniziò ad emettere una strana luce verde.
“Diamine…” Kanon si morsicò il labbro
inferiore talmente forte che il canino penetrò nella carne, restituendogli almeno
un po’ di autocontrollo; l’apprendista svenuta che
aveva soccorso ora, tra le sue braccia, iniziava già a riprendere colorito ed
il Cavaliere la mollò, seppur con delicatezza, in braccio ad uno dei quattro praticanti
che lo affiancava.
“L’affido a te…” disse, con tono solenne; poi,
poco prima che la ragazza si svegliasse, si voltò
rapido, dirigendosi in terrazza con il cuore che batteva a mille.
Fa’ che
non sia quello che tutti noi temiamo…
ab
Se all’interno della
sala il caos regnava sovrano, allora si poteva tranquillamente dire che fuori
era iniziata l’Apocalisse.
Acqua, Vento, Fuoco, Terra; niente pareva
ostacolare quella furia innaturale dei quattro elementi, forza distruttiva che persino
i Gold facevano fatica a reprimere.
Stringendo convulsamente la ringhiera del
terrazzo, gli occhi disperati fissi su quello spettacolo orribile, Cris di Linx
si sentì come un’inutile bambola di porcellana, immobilizzata dalle proprie
paure ed incapace di comprendere dove avesse trovato la forza per alzarsi ed
uscire in terrazza, lasciando Ashanti e Saori alla sicura protezione di Mur.
Vedeva i giovani apprendisti cadere uno ad uno, i loro occhi spalancati che riflettevano l’orrore di
quella battaglia mentre i loro corpi cadevano a terra, incapaci di muoversi più.
Cris non riusciva più a capire quella
situazione tanto assurda; le urla di terrore degli apprendisti che stavano
combattendo le arrivavano come un eco lontano e gli avvertimenti dei Gold si fecero
confuse nella sua testa, una confusione tale ch’ella
non si rese conto di scivolare seduta su quel marmo bianco, gelido come la neve
d’inverno, le braccia incapaci di sorreggerla.
Debole, pareva dirle un
ricordo lontano, soffuso, sepolto nella memoria. Debole, le ripeteva un’altra voce, stavolta più fresca,
appartenente ad uno dei suoi vecchi maestri.
Debole…
Ancora, ancora l’accusavano, i pensieri che si
accavallavano ancora di più, la testa che le girava ed uno strano ronzio nelle
orecchie.
E poi un’altra voce, un
eco lontano, che si faceva prepotentemente strada nella sua testa,
interrompendo quel fiume di pensieri che per un attimo l’aveva travolta.
“Cris!” si sentì chiamare, poi; e Linx non era
mai stata così felice di rivedere un volto amico.
“Elise…” borbottò, confusamente, riconoscendo
la ragazza stesa vicino a lei. “Come mai sei…?”
“Lascia perdere.” Sbottò l’amica, cercando di
tirarsi su con i gomiti; solo il busto si alzò: con le gambe immobilizzate, la
giovane faceva fatica ad eseguire anche il più piccolo movimento. “Se non hai
intenzione di combattere, faresti meglio a metterti al riparo.” L’avvertì, il tono stanco che si sforzava di apparire
autoritario, mentre le si avvicinava sempre più
puntellandosi con i gomiti.
Ma Cris non l’ascoltava, lo sguardo fisso
sulla battaglia che aveva di fronte: più sotto, nei pressi della Dodicesima
Casa, Milo e Libra, supportati da Marin, stavano
cercando di respingere quello che aveva tutta l’aria di essere un altro servitore dei nuovi nemici; come
colui che tempo prima aveva attaccato Cris, infatti, indossava una strana
armatura, più simile ad un abito degli antichi gladiatori romani che ad un
Cloth; il volto coperto da un elmo argentato, lasciava intravedere solo
profondi occhi castani.
Circondato da lingue d’acqua con una strana
sfumatura verde, che s’intrecciavano formando intricate spirali attorno al suo
corpo, il rivale pareva davvero l’incarnazione di un demonio. Con gesto lento, come se fosse annoiato, il cavaliere misterioso levò
il braccio in alto, il palmo della mano aperta rivolto verso gli avversari.
Subito dopo, Marin ricevette un violento attacco d’acqua all’altezza dello
stomaco che la fece cadere all’indietro, picchiando la schiena contro i gradoni
di pietra.
Non sembrava un colpo da niente, ma la
Sacerdotessa riuscì a rimettersi in piedi, seppur con fatica, tenendosi il
braccio mentre una smorfia di dolore le deformava il viso: forse aveva battuto
il gomito durante la caduta.
“Non combatto con una donna.” Sibilò il
cavaliere, tornando ad occuparsi dei due Gold che avevano iniziato ad attaccarlo
con più violenza.
Più sotto, ad una decina di metri di distanza,
Camus non sembrava essere messo molto bene contro l’avversario che più di tutti
temeva: il fuoco.
“Dannazione…” mormorò
Aquarius a denti stretti, evitando l’ennesima fiammata da parte dell’avversario
che, a giudicare dalla voce, era sicuramente una donna.
Il Gold congiunse le mani, alzando le braccia
in alto con fare deciso, il viso corrugato per la concentrazione; l’atmosfera
parve raggelarsi quando dietro il cavaliere comparve una
figura femminile con un’anfora, simile alle statue greche che ancora oggi si
possono ammirare in giro.
“Aurora
Execution!” gridò Camus, le braccia che si abbassarono di colpo come a
menar un fendente; un raggio ghiacciato scaturì da quella postura, travolgendo
l’avversaria con una potenza inaudita contro la quale la ragazza non riuscì a
far altro che creare una barriera di fuoco.
I due colpi si scontrarono con un rumore
secco, dando origine ad una spessa coltre di nebbia che avvolse totalmente il
cavaliere del fuoco.
Sembrava una figura divina, Camus, con
l’armatura d’oro che brillava in tutto il suo splendore ed i piccoli cristalli
di ghiaccio scaturiti dall’attacco che attorno a lui scintillavano come
diamanti alla flebile luce della luna; l’intera figura del Gold venne avvolta da un Cosmo splendente, conferendogli un senso
mistico di aurea e gelida bellezza.
“Il solito esibizionista!” gli gridò Milo,
senza girarsi a guardarlo, mentre si preparava a lanciare una Scarlet Needle
contro l’avversario con cui era occupato.
Da lontano, Cris si sorprese per la violenza
del colpo, ammirando per l’ennesima volta la forza di un Cavaliere d’Oro. “Ha vinto!”
esclamò, sorridente, mostrando l’indice ed il medio ad Elise
in segno di vittoria.
Ma l’amica scosse la
testa, il volto serio e preoccupato rivolto verso Aquarius; titubante, Linx
seguì lo sguardo della ragazza fino a posare nuovamente gli occhi sul Gold dei
ghiacci. Un monosillabo sorpreso sfuggì dalle sue labbra, niente di più.
Il cavaliere del fuoco, infatti, riemerse da
quella spessa coltre di fumo creatasi dall’incontro dei due colpi e che aveva
celato per un istante la sua presenza; il volto di una giovane donna, libero dall’elmo che
ora giaceva ai suoi piedi, si definì chiaramente, mostrando persino le profonde
rughe d’irritazione che le solcavano le fronte.
Era un po’ ammaccata e di sicuro aveva usato
buona parte delle sue energie per parare il colpo, ma era viva; e questo, per
il crudele mondo dei Saint, non era sicuramente un
bene.
“Come hai osato…” sibilò lei, gli occhi che le
diventarono improvvisamente bianchi mentre stringeva i
pugni con così tanta forza che rivoli di sangue iniziarono a colarle lungo i
palmi. “Come hai osato rivolgermi un colpo volgare come quello??”
E stavolta fu il suo
corpo a sprigionare un Cosmo potentissimo, vermiglio come il sangue; ma, a
differenza di Camus, l’unica cosa che la ragazza trasmetteva era un terribile
istinto assassino.
Con un sibilo acuto, mille raggi infuocati si
diressero verso Aquarius, che fu costretto a compiere balzi in tutte le
direzioni per evitare di essere ferito.
Fortunatamente, solo una freccia infuocata
sfiorò l’avambraccio di Camus, procurandogli una semplice bruciatura senza
altri danni; ma l’avversaria sembrava impazzita, continuava a muoversi ed a indirizzare attacchi ovunque, anche nella direzione
opposta a dove si trovava il Gold.
Notevoli furono gli apprendisti che finirono
carbonizzati sul colpo; una ragazza, urlante, iniziò a correre con il corpo
completamente avvolto dalle fiamme, raggiungendo uno dei lati della Grande
Scalinata oltre i quali regnava il vuoto.
Forse spinta dal
dolore cieco o forse dalla speranza che quella tortura finisse, la ragazza si
buttò, a volo d’angelo, senza lasciare il tempo ai compagni di intervenire.
“Maledetta!” esclamò Camus, il volto contratto
dalla rabbia; la donna non si impressionò, anzi,
pareva divertita da quella rappresentazione dell’Inferno.
La sua risata, spietata e folle, venne accompagnata da un’altra ondata di fuoco.
“Attento, pollastro, o ti faccio arrosto!”
esclamò la donna, la voce talmente acuta e stridula che non lasciava dubbi
sulla sua salute mentale, mentre le mani si agitavano frenetiche
come serpenti.
Ironia della sorte, fu proprio un
serpente a pararsi dinnanzi a lei, o meglio, un cobra, scostando da parte Camus
con fare assai poco delicato.
“Togliti di mezzo, ora come ora sei inutile
contro un avversario del genere.” Sbottò la soave voce
di Shaina, il viso pallido come non mai; era stata lei la prima a cercare di
fermare il suicidio di quella giovane apprendista, ma non era arrivata in tempo.
E ora la rabbia, l’odio
e la vendetta avevano creato nell’animo della Sacerdotessa un mostro assai
pericoloso.
“Preparati!” urlò Ophiucus, lanciandosi contro
il cavaliere della fiamma.
Dalla sala interna provenivano urla strazianti
almeno quanto quelle dei feriti; la luce verde attorno al corpo di Ashanti era
aumentata e la ragazza sembrava nel pieno di una crisi epilettica. Vicino a
lei, Saori stava espandendo il proprio Cosmo, creando così una barriera
difensiva anche per gli apprendisti superstiti che si rannicchiavano attorno a
lei, forse impressionati dalla sua forza di volontà, nonostante il dolore per
il polso rotto; d’altronde, alcuni erano ancora dei bambini…
A nulla valse l’intervento di Mur per calmare
Ashanti, c’era qualcosa che impediva al Gold di intervenire, come una rete
invisibile.
Dietro di lui, al centro della sala, era
ricomparso Aldebaran che ora era impegnato in una lotta contro un cavaliere spuntato
da chissà dove, evidentemente capace però di usare il potere della terra;
aiutato da Aioria, Tauros sembrava avere la meglio sull’avversario…
… almeno finché questi non decise, con uno
sbuffo d’impazienza, di fare davvero sul
serio.
“Siamo nei guai…” mormorò Elise, lo sguardo
fisso su Mur; le parole le sfuggirono di bocca in un sussurro appena
percettibile: aveva usato tutta la forza che le rimaneva per trascinarsi
lontana dagli scontri, dove sarebbe risultata solo
d’impiccio, ed ora era allo stremo.
Cris si costrinse a distogliere lo sguardo dai
corpi martoriati e senza teste dei giovani apprendisti con cui poche ore prima
aveva sorriso e scambiato qualche parola; la ragazzina si conficcò le unghie
nella carne per reprimere il senso di nausea.
“Che diavolo ci fate
voi due qui?”
La voce brusca di June, solitamente dolce e
gentile, fece sobbalzare sia Cris che Elise, costringendole ad alzare lo
sguardo.
Numerosi tagli e bruciature facevano bella
mostra di sé, risaltando nella pelle diafana della bionda; l’elegante vestito
nero era in pessime condizioni, ma tralasciando il labbro spaccato ed un lungo
taglio alla tempia, la Sacerdotessa sembrava stare bene.
“Venite con me, qui non sarete per niente al
sicuro…” fu l’ordine perentorio della ragazza, la mano che stringeva il braccio
di Linx con una stretta decisa, nel tentativo di spronarla.
Purtroppo, non riuscì a nascondere le due in
tempo: quando si voltò per far loro strada, la bionda si ritrovò il quarto
cavaliere nemico, finora rimasto nascosto, proprio davanti al volto.
“Merda…” sibilò June, parandosi davanti a Cris
ed Elise nel tentativo di proteggerle; il ghigno che apparve da sotto l’elmo
aveva un qualcosa di sinistro.
“Oh, anche per me è un onore fare la
conoscenza di una ragazza così bella…” sogghignò, la voce che risultava atona, fredda, camuffata evidentemente da un
apparecchio metallico. “Ma penso vi conoscerò meglio…
dopo avervi uccisa…”
Non finì neanche il discorso che già aveva puntato
la mano contro June, senza smettere di sogghignare; la ragazza ebbe appena il
tempo di proteggersi il volto con le braccia che soffi di vento tagliente si
abbatterono su di lei, con una violenza inaudita.
“JUNE!” esclamò Cris, mentre abbracciava Elise
nel tentativo di proteggerla, notando le profonde ferite che quel colpo aveva
recato alla Sacerdotessa; nonostante ora il sangue caldo fuoriuscisse a fiotti
dalle ferite, la bionda rimase ferma nella sua posizione, abbassando le braccia
solo per lanciare al cavaliere uno sguardo di sfida.
“Tutto qui quello che sai fare?” sbottò,
mentre la mano sinistra estraeva dal nulla una frusta irta di piccoli arpioni; doveva
fare male…
Il diretto interessato scosse
la testa, come se in realtà non gliene fregasse niente di combattere con
lei. “Dovete scusarmi se vi faccio fuori subito… Non siete voi il mio
obbiettivo…”
Le iridi azzurre, splendenti come l’acqua, si
posarono sulla figura di Cris, inginocchiata proprio davanti all’ingresso della
Sala; la ragazzina dapprima parve non capire, lo sguardo confuso che vagava da
June al cavaliere.
Poi, come per magia, una voce venne in suo
aiuto.
“Non ti permetterò di avvicinarti a Nasser.” Fu il commento secco del ragazzo appena apparso –un gran
bel ragazzo-, che, per quanto ne sapeva Cris,
corrispondeva al nome di Kanon di Gemini.
Il cavaliere del vento non sembrava sorpreso
di trovarsi di fronte due Saints di Athena, dai suoi
movimenti lenti trapelava visibilmente una gran noia.
“Basta giocare…” sbottò, di rimando, alzando
il braccio verso il cielo e recitando una strana filastrocca a voce bassa, il
ghigno ancora stampato sul volto.
La sua attenzione era tutta rivolta verso
Kanon, gli occhi ridotti a fessure che sembravano quasi divertiti, quando ad un
certo punto un rumore secco squarciò l’aria, accompagnato da un grido di dolore
del cavaliere del vento; una gran quantità di sangue
prese a scendergli lungo il braccio, costringendolo a ritirare l’arto e ad
annullare l’attacco.
“Tu…” sibilò l’avversario
mentre si afferrava il braccio, gli occhi furenti rivolti verso June.
La bionda ritirò la frusta con un gesto
fulmineo, l’espressione talmente seria che Cris stentava a riconoscerla; portò
il braccio all’indietro, preparandosi a colpire di nuovo, ma stavolta il
cavaliere fu più veloce: una violenta tromba d’aria si abbatté sulla ragazza,
scaraventandola giù dalla terrazza prima ancora che lei potesse rendersene
conto.
“NO!” gridò Elise, scattando verso la
ringhiera e riuscendo per un pelo ad afferrare la mano della bionda,
trattenendola con tutta la poca forza rimastale; June si sentì strattonare
violentemente per un braccio, serrando i denti in una smorfia di dolore: forse
le era uscita la spalla fuori posto…
Il cavaliere del vento non sembrava per niente
contento, mentre evitava i pugni di Kanon che, per quanto veloce, stava già
dando segni di stanchezza. “Di che t’impicci tu?” chiese,
glaciale, voltandosi verso Elise con fare minaccioso.
Non riuscì a muovere neanche un passo, però:
uno spesso strato di ghiaccio gli congelò la gamba sinistra, costringendolo ad
arrestarsi e ad incassare nolente il violento attacco di Gemini.
“Non distrarti…” lo avvertì Kanon, il pugno
ancora alzato in aria; il cavaliere a terra non sembrava ascoltarlo, la sua
attenzione rivolta altrove: dietro il Gold, infatti, Cris era ancora
inginocchiata, le mani aperte tutte e due rivolte verso l’avversario ed il
sorriso di chi è riuscito a rendersi utile compiendo
un gesto sensato; uno strano Cosmo brillava attorno a lei, fasciandola come un
delicato velo di ghiaccio, gelido come quello di Aquarius, ma allo stesso tempo
completamente diverso…
Il nemico rimase in silenzio, gli occhi che
sembravano voler trafiggere Cris per aver osato interferire; poi, invece, abbassò
la testa ed iniziò a sussultare piano, come se fosse colto da un eccesso di
risatine. “Ho capito…” disse, spezzando con un gesto secco lo strato di
ghiaccio che gli imprigionava la gamba; poi, alzandosi e togliendosi la polvere
di dosso, ignorò il fatto che Kanon stesse preparando
uno dei suoi attacchi migliori, gli occhi gelidi fissi su Cris.
La sua voce era tremendamente divertita. “Come
pensava Noir… Sei davvero la figlia di Axis…”
All’interno della Sala, in quel preciso
momento, le urla femminili che fino ad allora avevano
continuato a farsi sentire si acquietarono: la luce verde attorno al corpo di
Ashanti, come la fiamma di una candela che si spegne, iniziò lentamente a
svanire.
“Di già?” mormorò dispiaciuto il cavaliere
della terra all’interno del Salone, parando l’ultimo colpo di
Aioria e lanciando un’occhiata al compagno sulla terrazza, annuendo al
suo silenzioso ordine.
Poi, prima che qualcuno riuscisse a capire cosa stesse succedendo, i quattro cavalieri svanirono nel
nulla proprio come erano apparsi, lasciando dietro di loro una strage
terribile.
“Dannazione…” imprecò Aioria, lanciando un
pugno contro il muro, la rabbia cieca che traspariva
chiaramente.
Sul terrazzo, con lo stesso stato d’animo,
Kanon avrebbe sicuramente distrutto la prima cosa che gli capitava tra le mani
se June, con un gemito di dolore, non avesse attirato
la sua attenzione; Gemini si apprestò ad aiutare Elise a tirare su la
Sacerdotessa, la cui spalla non sembrava essere messa molto bene.
“Uff… grazie, Kodak…” mormorò Elise,
sgranchendosi le braccia indolenzite con fare stanco ed ignorando l’ occhiata perplessa del Gold; voltando appena la testa di lato, la ragazza incrociò
lo sguardo smarrito di Cris, che era rimasta in disparte come se fosse
immobilizzata.
“Tutto bene?”
“Non è possibile..”
“Uhm?” le chiese, preoccupata; la ragazzina le
rivolse uno sguardo vuoto, come se in realtà non la vedesse veramente.
“Non è possibile…” ripeté Cris, senza
ascoltare la domanda dell’amica, la voce in preda allo sconforto, mentre Elise inarcava
un sopracciglio con fare confuso.
Non è
possibile che quegli assassini conoscano mia madre…
Allora… ^^; innanzitutto chiedo
perdono se vi ho fatto aspettare tanto (ma non sono
molto in ritardo, vero? T_T? d’altronde, l’avevo detto
che avrei aggiornato una volta al mese T___T) ma direi che con 20 pagine di
questa storia mi sono fatta perdonare…. Vero? ^^;;???
È che la scuola mi sta massacrando, è disorganizzata al massimo e io sono anche
riuscita a farmi rispondere male dalla Vice Preside (beh, però la colpa non è
mia! è_é! )
Comunque, la storia
a questo punto è arrivata a metà e non la lascerò per niente al mondo ** wah,
la mia prima long-fic che finisce ** pensare che ho già scritto la fine :PPPP
Noto che Ashanti sia simpatica a
tutti, eh? ^^;; beh, sappiate comunque che avrà un
ruolo anche lei importante ^O^!
Per quanto riguarda Saori, in
questo capitolo ho cercato di mettere in risalto il fatto che abbia sangue
freddo, perché è vero che è una piaga (almeno per me), viziata, ecc…. ma è anche una capace di uccidersi o tagliarsi le vene senza
un gemito di dolore °___°;;; impressionante! °___°;;;
e ora, passiamo
ai ringraziamenti!!! *O*
-
synnovea: simpatica
la mia Ashanti, vero? XDDD viziata al punto giusto, chissà se Kanon riuscirà a
sopportarla… beh, a te l’ardua sentenza ^O^! grazie er
il commento **
-
Ladynotorius: ti prego, scusami per il ritardo ><;;;; e grazie per aver continuato a seguirmi ^^
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Ombra: sono contenta che ti piaccia, non c’è niente di più
gratificante che sentirmelo dire per me ^^ mentre l’altra è ferma, ti conviene
lasciar perdere…
-
lord Martiya:
oh beh, c’è andata vicina, non trovi? XD
-
Jaly Chan: e qui, la domanda fatidica… secondo te Camus mi ucciderà
per le botte che ha ricevuto da Shaina? ^^;;; (Posso
risponderti io ** ndCamus_con_fare_assassino
KYAHHHHH!!!! ndMe) comunque è belo risentirti,
compare ** grasshie per il commy ^^
-
Killkenny: ecco, a dire il vero la cosa mi attirerebbe, ma non ci
riuscirei… La trama è già prefissata (anche se non
sembra ^^;;;) e io personalmente non riuscirei a muovere un personaggio che non
sia di mia invenzione… Non lo sentirei di mia proprietà, ecco XD Comunque ti ringrazio
per l’offerta ^^
Bene, ora non mi resta che sperare
che ve la passiate meglio di me ^^;;;
Bacioni a tutti!!!!
Dafne