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Autore: OliviaP_    27/04/2012    3 recensioni
Questa è una mia personale rivisitazione del finale della saga. Non c'è il "diciannove anni dopo", ma è ambientata ad un solo anno dalla battaglia. Molte cose sono cambiate e tutti sentono il bisogno di ricominciare. Ho voluto "riscattare" i personaggi di Neville e Draco, nonchè quello di Fred, visto che non ho mai accettato e mai accetterò la sua morte. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, Il trio protagonista, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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«E con questo, direi che abbiamo finito».
Il signor Weasley lasciò cadere il pennello nel secchio di vernice e fece qualche passo indietro per ammirare il risultato. 
La parete della stanza era di un bel rosso intenso, interrotto a tratti da decori dorati che risplendevano alla luce del sole che entrava dall'ampia finestra. 

«Allora, avete fatto? Il pranzo è pronto, mancate solo voi due! Non ho ancora capito perchè hai voluto fare alla maniera del babb...»
Molly varcò la soglia e rimase a bocca aperta. 

«Ma...Arthur...Harry...è bellissima!» 
Il marito la guardò sorridente, traboccante di orgoglio. 

«Te lo dicevo che non sarebbe stata più la stessa stanza! Mia cara, un conto è sottovalutare l'ingegno babbano, un altro conto è sottovalutare me...»
La signora Weasley gli tirò uno scappellotto scherzoso e arrossendo come un'adolescente si avviò al piano di sotto; un profumino invitante aveva iniziato a risalire fin lassù e raggiunse le narici di Harry, che senza farselo ripetere due volte la seguì. 
Un anno era passato da quella battaglia, un anno da quando tante vite erano state spezzate, un anno che l'incubo era finalmente cessato, lasciando il posto solo alla voglia di ricominciare. Il numero 12 di Grimmauld Place non era più lo stesso, così come non lo erano le persone che vi abitavano. 
La sala da pranzo, luminosa e accogliente, ospitava i Weasley al completo. Si erano già tutti accomodati intorno al lungo tavolo di mogano e Kreacher aveva iniziato a servire quel che sembrava un appetitoso pasticcio di patate. 

«Finalmente è arrivato padrone, stavamo aspettando lei!» 
L'elfo spinse una sedia verso di lui e Harry si sedette, come sempre, accanto a Ginny. Di fronte a loro Ron stava sussurrando qualcosa nell'orecchio a Hermione, che ridacchiò imbarazzata.

«Ti prego, stiamo per mangiare!» intervenne George forzando un'espressione disgustata. Harry scoppiò a ridere. 
«Fatti gli affari tuoi! Non la vedevo da mesi, è tornata solo stamattina!» sbottò Ron. 
«Beh, scusa tanto se non sono sordo, anche se mi manca un orecchio! Non è colpa mia se gli affari tuoi, come dici tu, li sbandieri in giro!».
I due iniziarono a discutere piuttosto animatamente e Hermione alzò gli occhi al cielo. 

«Allora, quando avrai i risultati dei M.A.G.O.?» Harry distolse lo sguardo da Ron e George e si voltò verso di lei. 
«Dovrebbero arrivare la settimana prossima...cielo, sono così agitata! Non pensavo che in un anno mi sarei arrugginita tanto! E comunque, anche tu e Ronald avreste fatto bene a tornare, un diploma vi avrebbe aperto molte più strade!» 
«Lo dici solo perchè un anno senza noi due è stato probabilmente il più noioso della tua vita»
Hermione fece per ribattere, il dito moralizzatore già alzato, ma la signora Weasley arrivò a placare l'atmosfera. 

«Ma insomma! Vi sembra questo il modo di comportarsi a tavola? Mangiate e svelti, che tra un'ora dobbiamo essere al San Mungo!». 
E come al solito, la minacciosa signora mise tutti a tacere. 

*

Il reparto Janus Thickey Ward per lungodegenti era affollato di guaritori che correvano nervosi da un corridoio all'altro. Harry, Ron, Hermione, Ginny, Percy, Charlie, Bill e i signori Weasley erano in sala d'attesa già da una ventina di minuti. 

«Ogni volta la stessa storia» sbuffò Ron «fortuna che se tutto va bene, non dovremo più sorbirci questa rottura»
Hermione gli assestò una gomitata. 

«Piantala! Possibile che devi sempre lamentarti?»
Lui la guardò torvo e si massaggiò il fianco sinistro, ma non ebbe il coraggio di ribattere. 
«Ehi, ma quello non è Paciock?» 
Percy indicò qualcuno in fondo al corridoio. Tre persone si stavano congedando dal direttore del reparto, due delle quali reggevano delle valigie. 

«E' proprio Neville...allora è vero che dimettono i suoi genitori! Andiamo a salutarlo!>> Ginny si alzò sorridente e tese la mano a Harry, che la prese e la seguì. 
«Lascia stare mamma, faccio io» il ragazzo alto e dalla faccia tonda afferrò il manico della valigia dalle mani della minuta donna accanto a lui, e alzò gli occhi. 
«Ragazzi! Cosa ci fate qui? Pensavo foste occupati con la ristrutturazione della casa!» Neville li salutò allegro, mostrando i denti leggermente sporgenti. 
«Abbiamo finito giusto oggi di dipingere camera mia, devi venire a vederla»
«Sicuro! Comunque, vi presento i miei genitori. Mamma, papà, questi sono Harry, Ron, Hermione e Ginny» 
La donna allungò una mano pallida ed esile. 
Era ancora visibilmente provata da quei lunghi anni trascorsi nell'oblio in attesa che la sua torturatrice lasciasse il mondo, portandosi via anche la maledizione che teneva lei e il marito prigionieri delle loro stesse menti. Ma adesso tutto era finito, e dietro al velo di tristezza che le offuscava lo sguardo, Harry potè intravedere la luce di chi è pronto a ricominciare. 

«Alice Paciock, molto piacere. Credo di avervi già visto una volta qualche anno fa, ma forse l'ho solo immaginato...» 
«Lo ricordo anche io...forse non ci siamo persi proprio tutto. Io sono Frank» anche l'uomo, alto e un po' stempiato, tese la sua mano verso di loro. 
Il gruppo si intrattenne per qualche minuto a parlare della prodigiosa guarigione dei due ex auror, e Harry fu lieto di vedere Neville così radioso e felice, anche se era palese che volesse andarsene il prima possibile a casa per recuperare gli anni perduti. 

«E' stato bello vedervi ragazzi>> li salutò «adesso dobbiamo andare. Ho promesso loro che gli avrei presentato Luna...».
Ad Harry parve di vedere le guance di Neville diventare rosse come pomodori maturi
.
Frank fece l'occhiolino al figlio e la famiglia si congedò, promettendo di fare una capatina a Grimmauld Place durante l'estate. 
Dall'altra parte del corridoio, una porta bianca si aprì e ne uscì George. 

«Tempismo perfetto, tocca a noi!» esultò Ron.

*

La stanza, le cui pareti erano originariamente bianche, era ora tappezzata da foto, poster e reliquie di ogni genere.
Appena sopra al letto un poster animato dei Cannony di Chudley la faceva da padrone, mentre sul comodino giacevano ormai vuote diverse scatole di Cioccorane. 
Fred era seduto, la schiena appoggiata alla spalliera. Quando i ragazzi entrarono si aprì in un gran sorriso. 
Hermione corse ad abbracciarlo, commossa. 
Quando l'aveva visto l'ultima volta durante le vacanze di Natale era ancora in coma, bianco e immobile come un morto, gli occhi vuoti come quel giorno durante la battaglia. Erano stati mesi terribili quelli, i peggiori che la famiglia Weasley avesse mai vissuto. 
Neanche Harry se l'era passata bene. Ormai tutti loro vivevano con lui a Grimmauld Place, nessuno se l'era sentita di lasciarlo solo in quella casa immensa che gli ricordava Sirius in ogni suo angolo. Gli avevano proposto di andare a vivere alla Tana, ma il numero 12 era più grande, più spazioso, ed offrire una casa di tale valore a quella famiglia che lo aveva accolto come un figlio per tutti quegli anni gli sembrò il minimo che potesse fare per ripagarli. 
E così si erano ritrovati tutti lì, e avevano deciso di restare almeno finchè la ristrutturazione non fosse stata completata. Avevano dipinto, avevano riarredato, avevano buttato vecchi ricordi che non facevano bene a nessuno, perchè lavorare li aiutava a non pensare a Sirius, a Remus, a Tonks e anche a Fred. 
Persino il quadro della signora Black era stato rimosso finalmente da quella parete. 
Era stato George a toglierlo. George, quello che aveva risentito più di tutti della perdita del fratello; sembrava che una parte di lui si fosse assopita con Fred. 
Harry lo sentiva piangere ogni notte nella stanza accanto, ricordava bene le occhiaie che aveva la mattina appena alzato, e fu proprio durante uno di quei traumatici risvegli che la madre di Sirius aveva iniziato a sbraitare "Vi sta bene, traditori del vostro sangue!". 
Lui non ci aveva visto più, con tutta la forza che aveva si era scagliato contro quel dipinto infernale e lo aveva sfondato. L'incantesimo di adesione permanente era stato spezzato e la cornice buttata, neanche Kreacher aveva avuto da ridire. Adesso al suo posto c'erano due belle foto che ritraevano l'Ordine della Fenice originario e quello di qualche anno prima. 
Tonks col pancione spiccava tra tutti con quei suoi capelli color rosa caramella. 
Teddy stava bene, lo andavano sempre a trovare a casa di Andromeda. Stava crescendo a vista d'occhio e sembrava già avere la stoffa da malandrino del padre. Giusto qualche giorno prima la nonna l'aveva portato a vedere i progressi della ristrutturazione e ad aiutare Molly coi preparativi per il ritorno di Fred. 
Sì, perchè Fred, esattamente una settimana prima, si era svegliato. Aveva riaperto gli occhi, si era tirato su e aveva chiesto di Georgie, e con lui anche il gemello aveva ripreso a ridere e a vivere. Ogni giorno passava almeno mezz'ora dietro la porta bianca, da solo con quel fratello che gli era mancato tanto quanto l'aria quando sei sott'acqua. 
Quello sarebbe stato il suo ultimo giorno al San Mungo: l'indomani l'avrebbero rimandato a casa.

*

Il campanello suonò per la seconda volta. 

«Arrivo!» urlò la signora Weasley dalla cucina. Fece cenno al numeroso gruppo di correre al piano di sopra e andò ad aprire la porta. 
Arthur era sulla soglia. Accanto a lui, su una sedia a rotelle c'era Fred, ancora troppo debole per camminare ma talmente felice di essere di nuovo a casa da sembrare rinato. 

«Oh oh mamma, hai fatto la tua zuppa di cipolle? Si sente l'odore da quaggiù!» 
«La tua preferita!» Molly gli scompigliò i capelli e li fece entrare. 
Fred guardò meravigliato quella casa che ricordava vecchia, buia e polverosa. Adesso era completamente ristrutturata e arredata con eleganti mobili dallo stile vittoriano. 
Le pareti nere avevano lasciato il posto alla vernice color crema dai decori vermigli, che rendeva l'ingresso estremamente luminoso. 
Il parquet di mogano scricchiolò leggermente al passaggio della sedia, ma non si mosse; dopotutto il signor Weasley ci sapeva fare con i lavori babbani. 
Molly accompagnò il figlio in cucina, al centro della quale Kreacher aveva apparecchiato per tre un piccolo tavolo. 

«Tre? Ma dove sono tutti gli altri?» Fred rimase stupito e un po' deluso. 
«Tesoro, mi dispiace ma non saranno di ritorno prima di domani. Percy è stato promosso e sono andati tutti al Ministero per festeggiare...» la madre lo guardò con sguardo compassionevole e gli spinse davanti il piatto. 
Fred aveva appena affondato il cucchiaio nella zuppa, borbottando rassegnato chissà quali maledizioni, che un boato si levò dal piano di sopra facendolo sobbalzare; il piatto volò in aria e improvvisamente fuochi d'artificio animati invasero la cucina, componendo la scritta BENTORNATO FREDDIE. 
Dietro ai fuochi una valanga di persone spuntò fuori ad abbracciarlo. 
C'erano proprio tutti: i Weasley al completo, Harry, Hermione con i suoi genitori, Fleur, Lee, Angelina e Baston con tutta la squadra di Grifondoro al seguito, Luna, Dean, Seamus, le gemelle Patil, Hannah Abbott e l'amica Susan, Ernie, Justin e tutti quelli che George era riuscito ad invitare. E poi a chiudere la fila, inaspettatamente, c'era Draco. 
Tutti gli altri studenti lo guardarono storto, tranne Fred che parve più che altro sorpreso. 
Malfoy si avvicinò a lui, e ad occhi bassi gli dette un goffo abbraccio. 

«Però, in un anno che non ci sono stato il mondo si è capovolto!» 
Draco arrossì, tutti gli occhi erano puntati su di lui. 

«Io...beh. Mi dispiace. Per tutto. Per come mi sono comportato con te e la tua famiglia, per come ho trattato Pot...Harry per tutti questi anni. Ho approfittato di questo giorno per chiedere scusa ad ognuno di voi».
Si voltò verso la piccola folla e continuò. 
«Sono stato un idiota. Ma l'anno scorso mi avete fatto capire che ci sono cose più importanti della purezza di sangue e del potere...e vorrei che mi deste un'altra possibilità. Chi mi ha invitato qui l'ha già fatto, e per questo gliene sarò sempre grato»
«Chi l'ha invitato?» bisbigliò qualcuno. 
Un ragazzo si fece avanti; gli scompigliati capelli castani gli ricadevano inevitabilmente sugli occhi verde smeraldo e lasciavano intravedere sulla fronte una sbiadita cicatrice a forma di saetta. 

«Io» sorrise Harry. 
E guardando in lontananza l'arcigno volto di Piton nella foto appesa alla parete si disse che dopotutto, non è mai troppo tardi per fare scelte migliori...
  
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