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Autore: Jenny18    27/04/2012    2 recensioni
Dante. Eva. Elena.
Nomi d'altri tempi. Persone d'altri tempi. Ragazzi d'altri tempi. Italiani. Lontani dalla patria. Lontani tra loro.
New York. Parigi. Atene. Tre città. Tre modi di essere. Diversi. Lontani. Unici. Tre ragazzi. Tre storie. Un unico destino.
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E' la mia prima storia. Gradirei qualche recensione in modo da capire dove e in cosa migliorarmi. Spero che la storia sia di vostro gradimento. Non lasciatevi ingannare dal genere Romantico. Non sarò sdolcinata/patetica. Il tutto avrà il giusto equilibrio. Tremendi segreti vi aspettano ;)
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Tuo Fratello?

“Ehy”, un urlo interruppe i suoi pensieri, si voltò infastidita ma non riconobbe nessuno e quindi pensando che non fosse rivolto a lei continuò imperterrita per la sua strada.

“Ehy, signorina. Dico a lei!”, uno scossone la bloccò mentre una mano sulla sua spalla la faceva girare verso l’uomo che la chiamava e che lei non conosceva. Si divincolò con forza spaventata, indietreggiando.

“Ecco, mi sembrava di conoscerla!”, lo sconosciuto sorrise.
“Deve essersi sbagliato. Io non la conosco. E poiché non assomiglio a nessuno, credo che lei debba farsi controllare la vista!”, non sopportava quelli che la fermavano per strada con patetiche scuse solo per conoscerla. Non voleva conoscere nessuno lei. Odiava conoscere la gente e da quando era a New York aveva già conosciuto due persone e queste le bastavano. Erano speciali e meritavano la sua considerazione, ma aveva esaurito la sua gentilezza con loro.

“Beh sì, sono sicuro che lei non assomigli a nessuno. Infatti sono certo di conoscerla. Forse lei non si ricorderà di me, ma io sì. Ho una grande memoria e ricordo sempre una bella donna.”
“Ah davvero?”, la ragazza finse di cedere alla lusinga.
“Sì davvero. E può smetterla di fingere che le importi il mio complimento. So perfettamente di non essere di fronte a una di quelle donne facilmente lusingabili!”
“Bene. Sono contenta che lo abbia capito, senza il bisogno di sprecare ulteriore fiato. Ora se vuole scusarmi…”, fece per allontanarsi, ma l’estraneo la bloccò prendendola per un braccio.
“Che vuole ancora? E mi lasci.”, liberò il braccio dalla stretta.
“Scusi,”, quello alzò le mani in segno di resa, “non voglio disturbarla, ma credo davvero di conoscerla e voglio solo esserne sicuro. Posso farle una domanda?”

“Me ne ha appena fatta una.”, distaccata, disinteressata.

“Mi dica comunque.”, scocciata.

“Lei è la stessa ragazza che non temeva la tempesta e che se ne stava tranquilla mentre l’aereo ci sballottava?”
Mentre quello parlava gli occhi di Eva guardavano un punto indefinito appena oltre la spalla dell’uomo, ma a sentire queste parole lo guardò dritto negli occhi per la prima volta.

Occhi neri, caldi e intensi. Come i suoi.

Puliti però, si disse, mentre lo guardava.

Per quanto il colore dei loro occhi potesse essere simile, lui aveva uno sguardo pulito. I suoi occhi erano pieni di calore, mentre quelli di Eva erano gelidi e vuoti, e facevano pensare a due tunnel immersi nel buio. Il suo sguardo era gelido, ghiacciato, ma era lei a renderlo tale. Indossava una maschera da tanto tempo e non aveva alcuna intenzione di toglierla. Era stata distrutta, lacerata e aveva speso minuti, ore, giorni, settimane ad analizzare una situazione; cercando di mettere insieme i pezzi, giustificando cosa sarebbe potuto accadere o cosa sarebbe stato giusto che accadesse. E poi era stata costretta a lasciare i pezzi sul pavimento e ad andare fottutamente avanti.

Non aveva spiegazioni, non aveva giustificazioni, provava solo disgusto.

“Allora?”, l’uomo la riscosse dai suoi pensieri e lei si accorse che lo stava fissando.
“Sì sono io. Allora lei è il ragazzo dell’aereo?”, chiese pur conoscendo benissimo la risposta.
“Sì certo. Ha visto che mi conosce?”
“Già.”, non si scusò della sua scortesia, non si giustificò.
“Allora le piace New York? E posso darle del tu?”
“Sì.”
“Sì a quale delle due domande?”
“A entrambe. Ora devo andare.”, disse lei improvvisamente frettolosa.

Era attratta da quel ragazzo e non poteva permetterselo.

“Aspetta. Io sono Kevin. Ti va se una sera andiamo a bere qualcosa?”, chiese esitando appena.

Lei lo fissò per un istante, era tentata, ma aveva deciso di non uscire più con nessun uomo, non dopo ciò che aveva passato.

“Piacere Eva. E comunque no.”
“Non ti va?”
“Non amo ripetermi.”
“Oh.. non devo piacerti per niente allora.”, disse lui abbassando lo sguardo dispiaciuto.
“Non è questo. Io non esco con nessuno.”, detto questo si allontanò senza altre spiegazioni.
 
*
 
“Allora ripetimelo. Un figo pazzesco, occhi neri, fisico illegale, sorriso da urlo e sedere di cui è meglio non parlare ti chiede di uscire e tu rifiuti? Cosa fumi tesoro? Avanti New York è la patria della tolleranza, ma la droga è illegale anche qui.”, Elena aveva visto Eva e il gran pezzo da novanta, come lo aveva chiamato, parlare e appena aveva visto Eva rientrare l’aveva sottoposta ad un durissimo interrogatorio. E ora, stesa sul suo letto, era davvero delusa da quello che le sue orecchie udivano.

“Non fumo, cara.”, Eva alzò un sopracciglio, “ma io non esco con gli uomini.”

“Ah capisco. Sei lesbica?”
“No. Avresti qualche problema nel caso?”
“Assolutamente no. Anzi potrei perfino chiederti di uscire.”, Elena scoppiò a ridere, “diresti di no anche a me?”, chiese tra una risata e l’altra.
“Ovviamente no. Con te uscirei anche ora.”
“Oooh lo dicevo io. Hai buon gusto, ragazza.”, Elena si tirò su a sedere e appoggiò la testa alle ginocchia.

“Perché gli hai detto di no? E non dirmi che non ti piace!”

“Infatti mi piace, ma io non esco con gli uomini. Non più, Elena!”
“Non più? Ma perché?”
“Tu perché non esci con gli uomini?”

“Sono lesbica.”, Elena le fece una linguaccia.

“Ah ah ah”, Eva sorrise sarcastica, “E io sono Bill Clinton.”
“Non gli assomigli”, Elena fece una faccia buffa e continuò, “No seriamente, io sono persa per l’idiota dagli occhi verdi, ma tu?”
“Io niente. E che mi dici dell’idiota dagli occhi verdi? Dopo quel bacio dell’altra sera ha raggiunto miglior vita?”
“Seh magari. In realtà mi sta addosso. Mi riempie di fiori e biglietti, messaggi, chiamate, ma io non sono pronta a tornare con lui.”
“E perché? In realtà non ho mai capito perché vi siate lasciati.”
“Io l’ho lasciato perché dopo aver fatto sesso con me, è sparito per una settimana e quando è tornato ha detto che non era sicuro di ciò che aveva fatto. E io sono fuggita. Ero distrutta. Io lo amavo!”

“Ah, beh dì pure che lo ami e non che lo amavi. Ma se è così merita una seconda possibilità. Magari ha capito di aver fatto una stupidaggine.”
“Non lo so, ci penserò. Ma non cambiare discorso. La sera del bacio stavi per dire qualcosa, avanti, devi sfogarti. Qualsiasi cosa sia!”
“Io.. non so.. non amo parlarne!”
“Non ti fidi di me?”
“Non è questo.”, una pausa, “è solo che è molto difficile Elena.”
“Ok. Se non vuoi parlarne non fa niente. Rispetto il tuo silenzio.”
“Io.. Io..”, Eva fece un lungo respiro, sembrava avesse bisogno di farsi forza. Elena rimase in silenzio a guardarla.

“C’è stato un uomo. Abbiamo avuto una storia, no non una storia, un flirt. Insomma, ci siamo conosciuti, lui mi ha corteggiata, siamo finiti a letto insieme e poi ho scoperto una cosa tremenda.”

“Era sposato?”

“No. Magari. Era italiano.”

“Non ti piacciono gli italiani?”

“No. L’ho conosciuto durante la vacanza di un anno che ho fatto in Italia. Quando mia madre è venuta a trovarmi, contavo di presentarglielo come il mio ragazzo. Quando ci ha visti insieme lei è stata davvero felice. E’ corsa ad abbracciarci al solo vederci da lontano. Ha abbracciato anche lui e io ero davvero confusa. Lo conosceva già.”
“Oddio.Aveva avuto una storia con lui?”


“No. Era suo figlio. Alberto. Io e Alberto abbiamo avuto una storia.”
“Tuo fratello?”.


Due parole. Tuo fratello. Le riportarono alla mente tanti ricordi, ricordi che odiava, che avrebbe voluto cancellare.
 
 
“Sono felice che tu abbia conosciuto Alberto. Ti avrà già raccontato la storia? So che sarà difficile da accettare, ma questo viaggio aveva proprio lo scopo di farti conoscere tuo fratello.”, Eva si guardò intorno senza capire. Rivolse uno sguardo vacuo a sua madre e poi guardò Alberto.
“Mio fratello? E chi sarebbe, di grazia, mio fratello?”, chiese confusa.
“Ma come? Alberto, chi altri se no!”, sua madre la guardò sorridendo.
“Spero che tu riuscirai a perdonarmi, ma tra me e tuo padre c’erano già molti problemi. Infatti abbiamo divorziato poco dopo. Tu eri piccola, non puoi ricordartene e non sono mai riuscita a raccontarti la storia. Così ho pensato che magari Alberto potesse farlo meglio.”, continuò la donna spiegando velocemente.
“Alberto è mio fratello?”, Eva era agghiacciata e indietreggiò di un passo.
“Certo, Eva. Ma non sapevi nulla?”, la madre si rivolse ad Alberto, “Non glielo avevi ancora detto?”
“Tu lo sapevi?”, Eva si rivolse repentinamente verso il ragazzo dei suoi sogni, il ragazzo a cui si era concessa per la prima volta, il ragazzo che adesso scopriva avere il suo stesso sangue.
“Sì, certo.”, due parole, un sorriso.
Il sorriso di Alberto.
Appariva totalmente tranquillo. Come se nulla fosse successo.


“Cosa? Ma.. allora..”, Eva indietreggiò, “Spiegami razza di lurido essere, perché hai fatto sesso con me?”, la sua rabbia esplose come il sole a mezzogiorno e urlò, urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
“Cosa?”, la voce di sua madre la raggiunse come da un altro mondo.
“Perché mi piacevi e in fondo non abbiamo lo stesso padre, quindi che problema c’è?”,

Alberto continuava a sorriderle.


“Tu.. lurido..”, Eva si avvicinò barcollando come un ubriaca.
“MI FAI SCHIFO.”, lo schiaffeggiò con violenza. Poi svenne.
 
 
“Sì mio fratello.”, con le immagini che ancora le scorrevano davanti agli occhi, raccontò la sua storia ad Elena che rimase seduta sul letto, con lo sguardo sconvolto.
“Io.. non credevo.. Scusami, non volevo costringerti a raccontarlo.”
“Non ci sono problemi. Avevo bisogno di parlarne. Non l’ho mai detto a nessuno, ma ora sto meglio. Dovevo parlarne. Grazie.”
“Non ringraziarmi. A che servono gli amici altrimenti”, Elena si alzò velocemente dal suo letto e si avvicinò a quello di Eva. Si sedette accanto a lei e la abbracciò mentre le lacrime della ragazza iniziavano a bagnarle la maglietta.

Eva pianse, tutte le sue lacrime e tutto il suo dolore.

“Non hai sbagliato nulla. Non avercela con te stessa, tu non lo sapevi.”, cercò di rassicurarla Elena. 


“Abbracciami.”

Elena la strinse più forte e così abbracciate, si addormentarono. 

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Spazio Autrice: Eccomi qui con il nuovo capitolo. Adesso il segreto di Eva è finalmente uscito fuori. Lei non l'ha ancora superato, ma almeno è riuscita a confidarsi con Elena. Questo misterioso dio greco all'orizzonte la aiuterà? Parlo di Kevin e di chi altri se no? Se volete scoprirlo dovrete seguirmi. Ed Elena cederà alle lusinghe di Vilco? 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Come sempre un grazie immenso va a Sweet Pink che continua a seguirmi (spero sia di tuo gradimento e non uccidermi per i fiori che Vilco manda ad Elena xD) e a Max (Grazie anche a te : ) spero ti piaccia il capitolo). Un ringraziamento a tutti i lettori. Una recensione è sempre gradita. Un bacione. Jenny18
  
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