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Autore: Slits    27/04/2012    2 recensioni
Lasciò passare qualche altro istante ed entrò.
Una candela su un mobiletto rischiarava a fatica il legno malandato della nave. Sanji chiuse la porta e si accese una sigaretta.
- Aiutami! -
Quando la spense, pochi minuti più tardi, la voce era oramai sparita da un pezzo.

[Sanji/Trafalgar] [nonsense]
[To Seiko] perchè lei sa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanji, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sail Away [Until The End]


Uscì sul ponte e si mise a sedere accanto ad una vecchia cassa. Era quasi buio. Si sentì il fischio acuto del vento in lontananza e la porta della cambusa si chiuse. A poco a poco si lasciò alle spalle le luci soffuse della cucina ed il tepore delle candele, spente sul tavolaccio in legno.
Lentamente, con la flemma dovuta al buio quasi palpabile che inondava il ponte della nave, i suoi occhi cominciarono ad abituarsi al colore della notte.
C’era qualcuno in mare, canticchiava e faceva battere forte due catene l’una contro l’altra. Sanji si voltò verso la cambusa, che ormai era un tutt’uno con l’oscurità e dai minuscoli oblò ai lati faceva fischiare ancora più forte l’eco della musica e del vento.
- Le catene si spezzano e noi con loro. Il padrone ci ripudia e ci svende per un nuovo pezzo d’oro. -
Osservò lo straniero alla luce della luna alta. Gli parve pallido, stanco.
- Ti senti bene? -
Si voltò e gli sorrise. C’era qualcosa nei suoi modi che gli ricordava un rispetto maturato in altri tempi.
- Giù dall’inferno gridiamo, ma per disperdere le voci basta a malapena uno sparo. Il padrone ci uccide e gioca con il nostro fato. -
- Chi sei? -
- Il principe vuole giocare e, per questa sua strana voglia, una famiglia ha improvvisamente uno dei più piccoli a mancare. -
Il biondo lo ignorò e cercò di accendersi una sigaretta. Si sedette davanti alla cassa, inzuppata dal lavoro certosino della salsedine, con l’intento di ripararsi dal vento, come stava facendo da inizio serata.
- La tempesta. – disse il ragazzo, pacato.
Sanji fece scattare ancora una volta l’accendino. L’altro agitò le catene.
- La tempesta presto arriverà ed il padrone della vita dello schiavo le mani con quella stessa acqua si laverà. -
- Ma che stai dicendo? -
Il moro alzò un dito e lo puntò in direzione di alcune nubi nere in lontananza.
- Salvami. -
In sottofondo si poteva ancora sentire il frastuono dei tuoni, come l’eco di un grido lontano.

Poco più tardi un rumore improvviso strappò Sanji a uno stato di semi incoscienza. La nave era in penombra. Si poggiò alla balaustra e lo sentì ancora. Urla, soffocate e vicine. Preoccupato, si sporse ancora e lanciò un’occhiata oltre la polena. Il rumore proveniva dall’imbarcazione del bambino. Passò e ripassò davanti alla prua della nave, camminando in tondo. Lo schiavo si sbracciava dalla minuscola barca. Gridava, piangeva. Implorava aiuto.
- Salvami! -
Sanji lo fissò in silenzio. Nessuna risposta.
Si voltò ed incominciò a discendere i freddi gradini della cambusa. Gli occhi del moro ancora brillavano in fondo al corridoio scuro di correnti e flutti. Il bambino urlò ancora più forte e si sporse, fino a sfiorare l’acqua con i gomiti. Il biondo continuò a camminare. In fondo, un filo di luce filtrava da una porta socchiusa.
Lasciò passare qualche altro istante ed entrò. Una candela su un mobiletto rischiarava a fatica il legno malandato della nave. Sanji chiuse la porta e si accese una sigaretta.
- Aiutami! -
Quando la spense, pochi minuti più tardi, la voce era oramai sparita da un pezzo.  



- Qualcosa… fa’ qualcosa… -
Trafalgar Law alzò gli occhi dal libro che stava leggendo. Il biondo dormiva, con la fronte poggiata al cuscino. Tremava tutto ed il lenzuolo, impregnato di sudore, gli aderiva al corpo come un sudario. Si portò una mano alla faccia ed in quel momento l’altro riuscì a vedere che persino i capelli gli si erano incollati al viso. Incuriosito, mise il libro da parte e si avvicinò al letto.
- Oi. -
Si sporse in avanti per controllare se avesse febbre, ma la mano di Sanji lo afferrò con una forza inaspettata.
- Il vento… - mormorò con la bocca impastata ed un tono di voce talmente scosso da sembrare quasi raccapricciante – fa’ qualcosa per salvarlo. Fa’… qualcosa –
I suoi occhi annacquati dalla febbre cercarono quelli del chirurgo. Qualcosa in quello sguardo costrinse l’uomo ad ubbidire ancora una volta. Per la prima volta dopo decenni.
Si alzò e raggiunse a lente falcate la finestra della camera.
- Le catene si spezzano ed il padrone con loro. Lo schiavo diviene signore e del rimorso del padrone ne fa un bene più prezioso dell’oro. – canticchiò prima di chiudere entrambe le imposte.
Fuori era ormai buio.


---
M
eriteresti molto di più, ma questa è una delle poche cose che so fare.
   
 
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