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Autore: vento di luce    27/04/2012    8 recensioni
-Ho fallito,ho fallito- sussurrava Karl scuotendo la testa nello spogliatoio tedesco.
Aveva giocato senza risparmiarsi,incitando i suoi fino alla fine ma avevano perso con il Giappone per due reti a tre.
-Perdonatemi,perdonatemi- continuava a ripetere fino a quando non udì una voce profonda che ben conosceva ...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono ma sono di Yoichi Takahashi.

Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 
Un saluto a chi leggerà questa fanfic! J

 
 
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Parigi

finale Giappone – Germania,mondiali giovanili.


 
    -ho fallito - sussurrava Karl digrignando i denti e scuotendo la testa,seduto su di una panchina nello spogliatoio tedesco,mentre avveniva la premiazione della nazionale giapponese.
   - abbiamo fallito - continuava a ripetere stringendo i pugni sulle ginocchia,il volto dalle lunghe sopracciglia contratto ed i capelli biondi appiccicati dal sudore  – ci siamo allenati duramente per mesi ed abbiamo perso -
 Aveva giocato senza risparmiarsi,correndo da una parte all’altra del campo,recuperando palloni impossibili e tirando in porta con tutta la potenza che aveva in corpo,incitando i suoi fino alla fine,ma non era bastato.
 La Germania aveva perso con il Giappone per due reti a tre.
 Al fischio dell’arbitro,che aveva decretato la vittoria degli avversari,aveva sbarrato gli occhi guardandosi intorno incredulo,mentre i ragazzi giapponesi correvano al centro del campo esultando,abbracciandosi e gridando per la gioia.
  -Ragazzi non abbiamo niente da rimproverarci,abbiamo dato il massimo,vedrete che la prossima volta ci prenderemo la rivincita – aveva detto Karl ai suoi accennando un sorriso,dopo essersi complimentato con gli avversari.  Ma rimasto negli spogliatoi, solo non aveva retto ad una simile delusione. Tutta la tensione che aveva accumulato in quei giorni era ora esplosa facendo quasi tremare ogni muscolo del suo corpo stremato.
  -Mamma,papà,sorellina perdonatemi - mormorava  trattenendo a stento le lacrime che gli rigavano il volto,tenendo la testa fra le mani,la pelle diafana accaldata  – lo so quanto ci tenevate. Anche voi amici,il vostro capitano non ha saputo condurvi alla vittoria. Perdonatemi,perdonatemi … -
  -Karl- sentì ad un tratto sussurrare da una voce profonda che ben conosceva,mentre continuava a scuotere il capo reclinato in avanti.
 Lo alzò a stento fino ad incontrare quelle iridi scure,velate dall’immancabile berretto.
  -Genzo-  bisbigliò sgranando i grandi occhi azzurri nello scorgere il portiere vicino alla porta dello spogliatoio. Osservandolo da quella posizione sembrava ancora più imponente,le spalle larghe e definite,l’addome ampio e scolpito,le lunghe gambe muscolose.
  - Il calcio è un gioco di squadra Karl – disse il giovane avvicinandosi all’attaccante – non potevi certo vincere da solo. -
  -Avevi ragione tu Genzo- rispose l’altro increspando le labbra in una smorfia . - Tsubasa è davvero un grande giocatore.-  Nemmeno la potenza e l’abilità di Muller sono riuscite a fermarlo. Non ho mai visto un ragazzo con una grinta simile,sono sicuro che nei prossimi mondiali la nazionale giapponese darà del filo da torcere a tutte le grandi squadre europee. -
  -Te l’avevo detto – rispose Genzo con un sorriso sghembo - Roberto Hongo,il grande attaccante brasiliano ha deciso di portarlo nel suo paese,dove potrà apprendere le tecniche del calcio sudamericano ed affinare il suo talento. -
  - Tsubasa partirà con lui? – Esclamò il biondo giocatore,schiudendo le labbra rosee.
  - Sicuro – rispose Genzo -si conoscono da molti anni,Roberto è un vecchio amico di suo padre e sono convinto che lo farà diventare uno dei calciatori più forti al mondo.
  Il tedesco annuì sfiorandosi un polso,volgendo di nuovo lo sguardo a terra. - Io invece dopo questa avventura starò un po’ con miei genitori,in attesa di riprendere gli allenamenti. Erano venuti ad assistere alla finale e purtroppo li ho delusi. –
 Genzo nell’udire quelle parole si sedette sulla panchina e lo ascoltò senza interromperlo.
  -Volevo far comprendere a mia madre quanto fosse duro il mondo del calcio e quanto mio padre avesse sofferto dopo l’esonero dall’Amburgo.- continuava a dire l’attaccante sospirando,pentendosi però subito dopo per quella confessione improvvisa. Non aveva mai parlato con nessuno della sua vita privata,nemmeno ad Hermann che lo conosceva da tanto tempo. I problemi dovevano rimanere fuori dal campo da calcio,questa era la promessa che si era fatto sin da quando era entrato nelle giovanili dell’Amburgo.
  -Vedi Karl- rispose allora Genzo con tono cupo,scrutando quelle iridi cristalline  -io crescendo senza i miei genitori ho compreso che bisogna fare qualcosa prima di tutto per noi stessi e non per compiacere gli altri. -
  Karl sussultò,colpito da quelle parole,così dure eppure così vere e pensò che lui e Genzo fossero più simili di quanto non sembrasse.
 Anche quest’ultimo aveva sofferto per il rapporto con i suoi genitori,eppure aveva trovato la forza di andare avanti,cercandola solamente dentro se stesso. Ora si spiegava il perché di certi atteggiamenti.
  Lo osservava stare in silenzio,con le grandi mani appoggiate sulle ginocchia. Così grintoso in campo sembrava essere in quel momento più dolce e riflessivo.
 Quei lineamenti regolari dalle folte sopracciglia nere e dalle labbra imbronciate si erano distesi in un’espressione di pacata malinconia.
 Quel ragazzo venuto da tanto lontano era l’unico in grado di comprenderlo,i suoi malumori,i suoi silenzi ,la sua determinazione,la sua apparente durezza  assomigliavano tanto a quelli del tedesco che pensava di averlo conosciuto da sempre.
   - E tu Genzo cosa farai adesso?- Esclamò poi Karl a bassa voce,squarciando quel velo di cnfidenze che per un istante li aveva allontanati.
  -Tornerò in Giappone per un periodo,con i miei vecchi compagni.- replicò il portiere intrecciando le dita delle mani - Mi sembra ieri quando giocavamo nelle squadre delle nostre rispettive scuole,mentre adesso ognuno di noi percorrerà la sua strada e forse si affaccerà al mondo del calcio professionistico.
  - Tutti i giocatori che hanno disputato questo torneo hanno avuto grande visibilità e sono sicuro che qualcuno è stato notato ed entrerà presto a far parte dei grandi club europei. -
  - Lo credo anch’io. - affermò Genzo - Comunque non mi riposerò per molto,il campionato tedesco è alle porte e per allora voglio essere al massimo della forma.  La nostra sfida è ancora aperta  Schneider,non te lo scordare  – esclamò con la solita grinta che lo contraddistingueva.
  - Puoi contarci Wakabayashi. – replicò tagliente il biondissimo centravanti.
   - In questa finale sei riuscito a segnarmi due gol ma mi allenerò duramente – asserì ancora il portiere sistemandosi il berretto rosso,mentre un guizzo gli attraversava le iridi scure – così duramente,il doppio,anche il triplo se necessario che nessuno potrà oltrepassare quella porta,nemmeno il Kaiser di Germania.-
  -ed io perfezionerò ancor di più la potenza e la precisione del mio destro,la prossima volta non avrai scampo – ribatté ancora il tedesco.
  - Non ci contare troppo - disse infine il portiere inarcando un sopracciglio,mentre le labbra si distendevano in un sorriso malizioso.
  - Lo vedremo –affermò sicuro l’altro.
  - Allora a presto Karl – mormorò il giapponese beffardo,mentre con le dita della mano destra sfiorava una coscia marmorea del giovane,facendolo trasalire.
  - A presto – ripetè l’altro,seguendo quegli ardenti occhi neri,fino a che non lo vide richiudere la porta dietro di se.
  -Genzo - bisbigliò l’attaccante dopo esser rimasto solo,mentre distendeva le gambe e reclinava la testa all’indietro,guardando il soffitto. – oh Genzo,sei l’unico che può parare il mio tiro di fuoco,preparati.-
  - Karl - disse il portiere strofinandosi il naso,mentre percorreva il lungo corridoio  che portava nello spogliatoio della sua nazionale -Solo quando ci sei tu in campo mi sento ribollire il sangue,mi sento vivo,aspettami.–
 La loro sfida era appena cominciata.

 
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