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Autore: MissNanna    27/04/2012    2 recensioni
NdA - “Blu;Storia di un lui e di una Lei” ha partecipato al contest "Spiriti Affini" indetto da Carla Volturi e Mathius92 (sul forum di EFP), classificantosi al 5° posto. I partecipanti dovevano consegnare un racconto originale (edito/inedito) che prendesse ispirazione dalla frase di Goethe, tratta da Le Affinità Elettive :
"Un Cuore che cerca sente che gli manca qualcosa;
ma solo il cuore che ha perduto sente cosa gli manca".
Tratto dalla storia:
Ero intontita e lui pareva quasi scioccato. Si scosse i capelli di quel colore che cominciai ad amare.
-Vedi, piccola, io ho i capelli blu per un motivo, lo sai?
Scossi la testa.
-E’ per ricordarmi che sono diverso dagli altri .Per ricordarmi che cose come questa non dovrebbero accadere con persone come te!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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***

Era l’agosto del millenovecentonovantadue. I miei occhi erano liberi dal rancore e dalla paura . Ero scappata da quella casa che ormai non mi apparteneva più da molto tempo. I miei genitori non avrebbero approvato la mia scelta,ma avevo compiuto i miei tanto attesi diciotto anni e non potevano più nulla. I loro continui litigi mi rimbombavano nella mente .Mi rivedevo rannicchiata nel mio piccolo angolo di mondo,nella mia camera e ricordavo quel sentimento opprimente alla bocca dello stomaco. Guardavo le pareti che mi circondavano e udivo le loro grida, dovute ad un amore ormai consumato dalla precarietà della nostra condizione. Mio padre lavorava come ambulante e mia madre era casalinga da quando l’avevano licenziata in tronco dal suo vecchio posto. La casa che avevo lasciato non era più un luogo sano, un luogo in cui poter vivere civilmente , per me era diventata una prigione e i miei erano solo delle guardie carcerarie. Con in tasca i miei pochi risparmi e in spalla un saccone di vestiti , avevo finalmente intrapreso quel viaggio che da tempo sognavo. Non avevo idea di dove poter andare. In quel momento ,la cosa che più avevo agognato, la libertà di fare quello che più volevo, era nelle mie mani. Il vero problema era che forse, non avevo mai pensato a quello che mi sarebbe piaciuto realizzare. L’unica cosa che mi restava  era uno stupido diploma ed ero determinata a rinunciare all’università. Era una cosa per figli di papà ed io ormai ero una donna matura ed indipendente. Tutti questi pensieri mi affollavano la mente ogni volta che mi trovavo a passeggiare per le strade in cerca di un cartello “Cercasi personale” o mentre con un occhio aperto e l’altro chiuso mi addormentavo negli androni dei palazzi mezzi diroccati. Dopo giorni di lerciume e tanta puzza finalmente riuscii a trovare un piccolo locale per famiglie che cercava una cameriera a tempo pieno. Presa dall’entusiasmo non pensai a quanto fossi sporca e assurda nei miei panni di settimane trasandate. Aprii la porta e subito il campanellino avvisò la clientela che stavo arrivando. Ero positiva , non potevo non  ottenere quel posto. Tutti si voltarono e notai l’espressioni di disgusto. Forse anche in modo buffo,mi annusai e compresi quanto facessi ribrezzo in quel momento. Non mi persi d’animo e con i pugni stretti lungo i fianchi a passo fiero mi diressi al bancone. Lì c’era un ragazzo assorto nei suoi pensieri. Era molto bello e non si poteva non notarlo. Aveva i capelli blu. Si, di un blu quasi azzurro. Il viso era molto pallido e gli zigomi erano affilati, perfetti per tenere incastonati i suoi occhi viola. Mai in vita mia avevo visto tanto colore in una persona. Ne restai quasi folgorata, tanto da restare immobile, sotto lo sguardo di tutti a fissarlo come un ebete. Ad un tratto ,però, quegli occhi così straordinari si spostarono verso di me ed io non potei che sobbalzare.

-E tu chi sei?

Mi chiese con un tono di voce quasi scocciato. Era virile, nonostante quella testa assurdi. Deglutii e mi vergognai terribilmente per lo stato pietoso in cui ero.

-Si,ecco, io sono qui per quel posto da cameriera!

Pronunciai quella frase in un soffio. Le sue sopracciglia si alzarono disegnandogli in viso  un espressione divertita . Mi guardò a lungo dall’alto in basso ed io in silenzio cercai di mordermi la lingua più che dargli la soddisfazione di cacciarmi via a calci.

-Sei per caso stata investita da un uragano, piccola?

Mentre mi faceva quella domanda, si posò il viso su una mano .Intanto alle sue spalle sbucarono due cameriere sui pattini a rotelle.

-No,sono scappata di casa ed ho dormito per circa due settimane per strada, quindi mi perdoni il mio look da stracciona,ma non ho potuto provvedere allo stile!

Dissi mio malgrado in modo sin troppo diretto ed acido. Quello che però mi sconvolse di più,fu la sua risposta. Mi guardò negli occhi,lasciandomi arrossire come un peperone,poi sbottò.

-Sai andare sui pattini a rotelle?  

                                                                                  ***

Dopo quelle due settimane in strada non mi sarei aspettata mai tutto quello che mi stava capitando. Ormai il lavoro che mi ero guadagnata quel giorno era diventato il mio posto fisso da quasi un mese e per di più, l’americano strano e fascinoso che mi aveva concesso una possibilità ,mi aveva anche ceduto in affitto l’appartamento subito di fronte al suo. Di conseguenza cercai di essere il più utile possibile. Era stato veramente carino con me, nonostante un carattere molto enigmatico. A volte nel locale non lo si vedeva mai ed altre ancora, sentivo la sua presenza  sulle spalle. Conobbi le due ragazze che insieme a me svolgevano quel lavoro. Carmencita, era spagnola e lavorava in quel posto da due anni. Con i pochi soldi che guadagnava permetteva a suo figlio Juan, che era stato affidato a suo padre, di partecipare alle lezioni di nuoto in una palestra poco distante dal locale, così da poterlo vedere spesso dalle sue parti. L’altra era Mariana, un ex modella che secondo i miei gusti aveva  troppa puzza sotto al naso per permettersi di lavorare in un ristorante di terza categoria. Una volta , forse tre settimane dopo il mio arrivo, sentii il mio caro capo dalla chioma fluente e bluastra parlare in modo fitto con una donna. Dal letto del mio micro appartamento, trotterellai fino alla porta per guardare dallo spioncino. Li colsi nel momento fatale. Lui in slip e lei che lo baciava sul pianerottolo prima di andare via all’alba. Fu un illuminazione che mi fece comprendere il perché lei si trovasse al mio fianco a sculettare su quattro ruote.

Una mattina , circa verso il mio secondo mese , mi ritrovai a fare la mia pausa pranzo sulla terrazza dell’edificio che ci ospitava. Era bel tempo e inoltre non volevo passare anche il break  tra quei tavoli che vedevo ormai tutti i giorni . Mi sedetti sul bordo della terrazza e poggiai il mio pranzo poco più avanti. Da lì riuscivo a vedere tutta la città. Tutte quelle persone che  alle sei del pomeriggio tornavano da lavoro ,i ragazzini che dopo la scuola bighellonavano nei parchi invece di terminare i compiti per il giorno dopo. Sorrisi ripensandomi alla loro età, ma subito mi ritrovai nelle stanze di quella casa ,quando tra quei due estranei che mi avevano messa al mondo ,scoppiava una guerra a chi aveva più colpe. Troppe volte avevo pianto, troppe volte avrei voluto gridargli contro il mio rancore per avermi tolto la serenità, eppure, il più di tutte quelle “troppe volte” restavo in silenzio a fissare il panorama oltre la finestra ,immaginando che quelle urla potessero diventare canti di sirene o semplice vento fresco che si infrange contro gli alberi ricchi di verde. Sbuffai asciugando quell’unica lacrima che mi aveva rigato il viso . Il mio cuore aveva da sempre sentito la mancanza di un tassello importante. Una parte fondamentale di me che da sempre avevo definito libertà di essere. Da quando avevo trovato quello che cercavo però, mi ero resa conto che non era ciò di cui avevo bisogno. Il mio cuore era costretto a scovare in eterno qualcosa che non sarebbe mai arrivato?

-Ehi, che fai qui tutta sola?

Mi voltai e mi scontrai con quel viola e quel blu che sotto i colori arancio del tramonto assumevano le tonalità del rosa. La mia risposta alla sua domanda fu una semplice alzata di spalle. Si posò le mani nelle tasche e mi si avvicinò con lo sguardo perso nel nulla, proprio come la prima volta che l’avevo visto e proprio come in quel giorno ,mi ritrovai a guardarlo incantata dalla bellezza dei suoi lineamenti.

-Sono passati due mesi e non mi hai ancora detto perché sei scappata di casa!

Affermò serio ma con un espressione in  parte assente. Non mi aspettavo quell’affermazione il che mi portò in estrema agitazione.

-Cos’è?I tuoi non approvavano il tuo ragazzo?O che ne so, volevano che frequentassi l’università?

Scossi la testa infastidita da quelle sue stupide ipotesi, cercai di celare il nervosismo,ma non ci riuscii molto bene.

-Non sparare affermazioni su cose che non conosci!Non sarei mai scappata per simili sciocchezze!

Lui non si voltò, in compenso si avvicinò sul cornicione e salì sul bordo facendomi quasi prendere un infarto. Cominciò a camminare portando un piede dinnanzi all’altro. Io sobbalzai e mi lasciai sfuggire un grido.

-Scendi subito da li!Sei impazzito?Sono cinque piani, così ti ammazzi!

Mi guardò serio, quasi tagliente.

-Non puoi dire con certezza che mi ammazzerò restando qui!

Le sue parole mi confusero , non ne capivo il senso. Sapevo soltanto che un movimento sbagliato e sarebbe morto.

-Non capisco..io..

Prese un gran respiro,poi fece un salto e scese nuovamente sulle piastrelle della terrazza,lasciandomi così riprendere fiato.

-Quel cornicione è come la vita ,io sono un equilibrista e la morte non mi spaventa. Se Sali lì su per poi restare immobile senza andare avanti,ma neppure tornare indietro,non potrai mai sapere se salirci sia  stata una buona idea o meno. Potresti imparare a volare oppure potresti cadere e morire,ma se non provi non avrai di certo le tue risposte!

Restai impietrita da quel discorso che seppur contorto descriveva in pieno quello che mi stava capitando. Ero andata via di casa, avevo guadagnato la mia libertà eppure avevo paura di star sbagliando qualcosa. Di star cercando la cosa sbagliata,come si era dimostrata essere la libertà o qualcosa che magari non esisteva per niente. Avrei potuto perdere i miei anni migliori in quel modo e quell’uomo così strambo ed attraente aveva colto in pieno. Quando rialzai lo sguardo lui era chinato su di me. L’indice e il pollice della sua mano si posarono sotto il mio mento per rialzarlo verso il suo.

-Grazie per la preoccupazione, Piccolina!

Bastarono quelle parole per farmi arrossire,ma ancor peggio per me fu il bacio che ne seguì. Un bacio stampo che a stento mi aveva lasciato il suo sapore sulle labbra. Lo guardai come una sciocca. Sorrise facendomi l’occhiolino e mi lasciò lì, impalata , con le dita posate sul posto in cui l’avevo sentito su di me , uno stomaco vuoto e tutto attorcigliato dal nervosismo ed infine  un pranzo ormai gelido.

                                                                                               ***

Da qualche tempo ormai con il mio capo attraente e dagli occhi viola, si era instaurato uno strano rapporto. Da parte sua ,l’ atteggiamento era quello solito. Spavaldo, bello, dolce, enigmatico e si, anche saggio. Da parte mia purtroppo cominciava una strana catena di figuracce . Di notte era uno dei miei sogni fissi e di giorno non facevo altro che fare disastri sempre in sua presenza. Tutto lo staff ormai era a conoscenza della mia cotta per lui e probabilmente anche il ragazzo stesso. Ogni volta che mi veniva accanto per raccomandarmi un tavolo , i miei occhi cominciavano a brillare ed andare in tilt. Lui e le sue donne però non mi aiutavano . Quando non ero impegnata a sognarlo, la sera lo aspettavo sul pianerottolo per scambiare due parole e quando sentivo gemiti femminili,mi ammazzavo obbligandomi ad ascoltare tutto in cerca di qualche dettaglio, un ti amo , un nome, ma nulla. Quelle donne erano tutte da una  scopata e via . Io ero solo una stupida ragazzina che a causa di un bacio e qualche carineria si era fatta infinocchiare dal tipo meno adatto.

Una sera  ,mentre risalivo l’ultimo piano per poi giungere a casa, mi ritrovai ad assistere ad una scena unica nel suo genere. Sentii la voce di Mariana sbraitare contro quello che doveva essere anche il suo di capo, così mi nascosi dietro l’ultima rampa di scale per origliare.

-E tu licenzi me , per salvare il culo a quella lì che è l’ultima arrivata?

Lui scosse la testa.

-Porca miseria,Mariana , lei ha bisogno di questo lavoro,non vedi che non ha nulla?

-Sei solo un lurido bastardo!Io te l’ho data per avere quel posto!

Il ragazzo scoppiò a ridere.

-Mariana  tu la dai a chiunque , altrimenti perché ti avrebbero cacciato da quel mondo?Sbaglio o ti sei scopata il marito della tua agente?

-Bastardo!

Gli urlò contro dandogli uno schiaffo in pieno viso, per poi fuggire verso di me. Io risalii gli ultimi due scalini per arrivare sul piano e le nostre spalle si scontrarono. I suoi occhi mi raggelarono, poi andò via. Io continuai a camminare verso il mio appartamento.

-Ehi, ma che è successo con Mariana?

Chiesi cercando di apparire  nel modo più innocente.

-Non fare la finta tonta, ti ho sentita mentre arrivavi!Eri nascosta proprio dietro la scala!

Sobbalzai colta in fallo e lui tornò a ridere,ma questa volta in un modo più sincero e meno perfido di poco prima.

-Scusa!

Dissi ,dopo aver assunto in viso le tonalità del rosso corallo.

-Dai entra che ti offro la cena!

Lo guardai quasi scioccata. Mi afferrò per un polso e mi tirò dentro. La casa era identica alla mia,una sola stanza con un piccolo angolo cottura e un bagno per una sola persona.

-Ti va bene la pizza?L’avevo appena fatta portare,poi è arrivata Mariana ed ho dovuto lasciarla da parte!

Gli feci un cenno positivo. Mangiammo in silenzio sino a che lui non terminò e cominciò a fissarmi.

-Sai che sei proprio carina?

Corrugai la fronte a quelle sue parole.

-Stai delirando per caso?Hai forse la febbre?

Gli chiesi seriamente preoccupata,facendolo scoppiare ancora a ridere.

-Sei uno spasso ,piccola!

Alzai gli occhi al cielo.

-Diciamo che il ruolo della simpatica di turno toccava a me,mentre i più carini se li beccavano quelle con lo stacco di coscia di due metri!

Continuò a ghignare ed io abbandonai nel piatto quell’ultimo pezzo. Si rialzò quasi come se la sedia gli avesse rilasciato una scossa.

-Che ti prende?

Gli domandai.

-Che ne dici di vedere un film?

Alzai le spalle cercando di apparire quanto meno indifferente,anche i battiti del cuore mi rimbombavano nella testa.

-Che ne dici di vedere Profondo Rosso?

Sgranai gli occhi. Odiavo gli horror,ma non potevo dirlo,mi vergognavo troppo di svelargli la mia parte più fifona, quella che lanciava grida da stadio,quindi avrei guardato la pellicola e mi sarei tappata la bocca con un cuscino. Quando però quello sceneggiato dell’orrore cominciò non riuscii a non urlare e  sobbalzare come una cretina. Lui sogghignava ad ogni mio gesto. Quelle serate si ripeterono altre volte ed altre ancora, sino a che non accadde per me l’irreparabile. Nel video c’era “Dirty Dancing- balli proibiti “e non ricordo neanche come finimmo ad imitare quei due che ballavano cose assurde. Quando durante una giravolta inciampai sui miei stessi piedi scaraventandoci entrambi sul pavimento ,i nostri visi si fermarono ad un centimetro di distanza. Le sue mani erano ferme sui miei fianchi per impedirmi di schiacciarlo. Il cuore prese un ritmo preoccupante,ma la situazione degenerò quando qualcosa tra le sue gambe si risvegliò. Le mie guance andarono in fiamme e lui sbuffò sollevandomi di peso.

-Scusami, non posso controllarlo!La fantasia viaggia da sola!

Mi sedetti a mani conserte e sguardo basso.

-Non preoccuparti, va bene!

Con il pollice e l’indice mi rialzò il mento.

-E se ti baciassi andrebbe bene anche quello?

Sgranai gli occhi ,non potevo credere a quello che mi stava chiedendo.

-Io credo che..potresti farlo!

Terminai quasi in iperventilazione. Il volto gli si illuminò di un sorriso sghembo e si limitò a prendere un cuscino dal letto e poggiarselo tra le gambe.

-Per stasera passiamo ,però piccola!

Si allungò  verso di me e mi baciò la fronte. Il suo comportamento mi confondeva e quegli stessi sentimenti mi facevano terribilmente paura.

 

                                                                                 ***

Nei giorni seguenti non ci incontrammo quasi mai. Non veniva più in ristorante e a casa non c’era mai. Continuavo ad aspettarlo ogni volta che rientravo. Erano due settimane giuste e quasi mi ero arresa. Mi recai come al solito sulla terrazza del palazzo e lì mi fermai ad osservare ancora una volta il panorama. Come sempre una raffica di pensieri mi invase il cervello. Ritornai al giorno in cui ero scappata di casa,il momento in cui avevo detto addio ai miei genitori per poi fuggire in piena notte. Da piccola quando sognavo il momento in cui sarei andata via non credevo di dover scrivere solo due righe per abbandonarli. “Vado via. Non cercatemi, starò bene!”.Quelle parole mi avrebbero perseguitata per sempre .Ancora una volta mi chiedevo se fossi scappata da loro o solo da me e da quella che sarei potuta diventare. Forse la verità era che volevo ripudiare quell’amore che  si era ormai scalfito, che aveva cancellato tutta la nostra vita per lasciare spazio al rancore ed al silenzio . Io scappavo via dall’amore ,ma al contempo lo rincorrevo cercandolo in quegli occhi viola che non mi avrebbero mai guardato veramente.

-Di nuovo tutta sola? Devo esserti mancato in queste settimane!

Mi voltai di scatto alle mie spalle e una botta nel collo per poco non mi fece svenire dal dolore. Scattai in piedi e mi piegai su me stessa con le mani strette intorno al nodo di muscoli che mi si era creato. Sentii di nuovo la sua risata . Ancora chinata mi voltai verso di lui con sguardo furente.

-Cos’è che ti fa ridere così tanto?

Alzò le spalle e mi si avvicinò sedendosi dov’ero io poco prima. Mi riportai in posizione eretta nonostante il dolore.

-Che fine avevi fatto?Credevo fossi scappato in Papuasia con la tua moglie segreta polacca!

Sogghignò e poi mi guardò malizioso.

-Gelosa della mia moglie polacca?

Alzai un sopracciglio.

-Preoccupata perché non sei rientrato a casa per due settimane!

Lo sentii sospirare e con molta noncuranza si distese di schiena con le mani sotto il capo.

-Smettila di spiarmi, piccola!

Mi irrigidii .

-Come scusa?

Gli chiesi con il fumo che mi fuoriusciva dalle orecchie.

-Smettila di spiarmi. Smettila di aspettarmi fuori casa, smettila , okay?

Si riportò seduto a fissarmi con il viola delle sue iridi. Quelle parole così dirette e ingiuste seppur vere, mi paralizzarono. Si sedette con la testa tra le mani e i capelli blu che fuori uscivano tra le sue dita.

-Senti, scusami è un periodo abbastanza stressante,però ho le mie ragioni per dirti che innamorarti di me sarebbe un vero disastro ,okay?

Strinsi i pugni contro i fianchi .Ormai il dolore dell’umiliazione aveva surclassato anche quello al collo. Tremavo per il mio orgoglio ferito .In questo ero ancora una bambina.

-Sei uno stupido bastardo , tu e i tuoi dannati capelli da deficiente!Cosa volevi dimostrarmi con queste affermazioni?Che sei troppo per me?Che non ti merito?Che una ragazzina come me non ti va bene?

Terminai afferrandolo per il colletto della maglia. Lo strattonai forte e solo in quel momento notai le profonde occhiaie che contornavano il viola dei suoi magnifici occhi. La pelle non era del colore rosastro che avevo visto pochi giorni prima e le labbra erano secche e spaccate. Sembrava sofferente eppure non me ne curai.

-Forse non hai pensato che quello che non è giusto per te sia io?

Mi bloccai e non un solo suono uscì dalle mie labbra.

-Non mi hai mai parlato della tua famiglia, del perché te ne sei andata,ma dalla prima volta che ti ho vista ho capito che cercavi tutto quello che avevo cercato io alla tua età. Libertà, voglia di vivere , voglia di essere, ma c’era molto altro che non potevo sapere da solo. C’è tanto altro che non so di te che mi interessa. C’è molto altro di cui hai bisogno, ma io non potrò dartelo, non potrei dare nulla a nessuno in questo momento!

Restai in silenzio ,mentre da solo si arrovellava il cervello per confessarmi i suoi pensieri su di me. Quei pensieri che da sempre avrei voluto conoscere,ma che non avevo mai avuto il coraggio di chiedere.

-Tu meriti tutto quello che io non posso darti ,okay?

I miei occhi erano come delle saette.

-Ora ripartirai con la serie di balle più vecchie del mondo?”Scusa,ma non sei tu , sono io!”,”Perdonami sono io che ti ho dato un ‘impressione sbagliata”… o che altra stronzata?

Si rialzò venendo verso di me.

-No, userò la scusa dell’Aids.

Si riportò le mani tra i capelli e cominciò a passeggiare in modo trasandato.

-Che dici?Sei stupido?Potresti anche solo dirmi che non ti vado bene, sono giovane potrei riprendermi!

Continuai sulla mia linea d’onda.

-Non sono uno di quelli che spara cazzate. Io ho l’HIV!

Restai impalata. A quei tempi la malattia non era ancora ben conosciuta. Si sapeva il modo in cui si trasmetteva e che non ci fosse alcuna cura, ma tutto il resto proprio mi sfuggiva.

-Com ..come è possibile, tu sei giovane!

Affermai da ebete qual’ero .Scoppiò a ridere come giusto che fosse .

-Chi prende l’HIV, non ha un età!Ed io l’ho presa a diciotto anni se proprio vuoi saperlo .Oggi sto peggio di ieri e domani probabilmente finirò peggio di oggi, ora capisci perché innamorarti di me non ha senso?

Strinsi i pugni lungo i fianchi e mi feci coraggio, ormai le carte erano tutte sul tavolo.

-Questa è una stronzata bella e buona!Io sono libera di innamorarmi di chi voglio e non sarai di certo tu a dirmi se la cosa ha o non ha un senso, va bene?

Mi si avvicinò con sguardo duro. Le sue mani si alzarono verso di me e si posarono sul collo ancora dolorante. Mi spinse contro di sé e le nostre labbra dopo due mesi, finalmente si incontrarono. La cosa peggiore fu comprendere che la mia bocca era stata creata per accogliere la sua,per amarlo con tutta me stessa. Quel bacio divenne sempre più bagnato e desiderato ,al punto che le mie mani vagarono sino all’interno della sua t-shirt chiara .Le bloccò il secondo dopo e con uno schiocco terminò quello che a me parve il miglior bacio della mia vita.

Ero intontita e lui pareva quasi scioccato. Si scosse i capelli di quel colore che cominciai ad amare.

-Vedi, piccola, io ho i capelli blu per un motivo, lo sai?

Scossi la testa.

-E’ per ricordarmi che sono diverso dagli altri .Per ricordarmi che cose come questa non dovrebbero accadere con persone come te!

Fu un secondo. Giusto il tempo di voltarsi e scappare giù per le scale lasciandomi da sola , con la luce arancio di quel sole che tramontava. Restai immobile per qualche tempo , sino a che le mie ginocchia non cedettero al peso della sofferenza. Le mie guancie cominciarono a rigarsi di lacrime e il cuore e lo stomaco mi facevano un male cane.

"Un Cuore che cerca sente che gli manca qualcosa; ma solo il cuore che ha perduto sente cosa gli manca". Ero scappata troppo a lungo dalle sofferenze di quell’amore finito che aveva devastato quella che era stata la mia famiglia. Ero scappata così a lungo , fisicamente e mentalmente, che non mi ero resa conto che l’unica cosa che veramente mi mancava era un Amore vero.

                                                                                                     ***

Quella stessa notte non chiusi occhio. Lui non era rientrato in casa e sapendo quello che mi aveva detto ero ancora più in ansia. A scuola non ci dicevano nulla, ma sapevo da me che era una malattia molto delicata. Una malattia trasmissibile che con il tempo arrivava a divorarti prendendo con sé tutto quello che sei stato. Deglutii il groppo alla gola e senza pensarci su corsi in bagno a prendere quel tubetto di colore che avevo comprato quella sera tornando da lavoro. Una volta giunta dinnanzi al lavandino,posai le mani sui bordi e guardai la mia immagine riflessa nello specchio. Guardai per un ultima volta quella che ero stata e mi ricordai che quello che stavo per fare, non era per qualcuno, non era solo per lui, quanto per me stessa. Presi un lungo respiro ed afferrai i guanti.

                                                                                                     ***

Il giorno seguente con lo sguardo basso e la mente assorta nei miei mille pensieri entrai nel locale. Il campanellino suonò come di consueto avvisando del mio arrivo. Sentii la risata cristallina di quell’uomo che mi stava facendo impazzire. Rialzai di scatto lo sguardo e lo notai ,mentre era seduto al tavolo con delle ragazze. Scherzavano e giocavano tra loro e compresi che nel gruppo c’era un certo livello di intimità e confidenza .Mi strinsi il cappello di lana che avevo adoperato per nascondere i miei capelli. Mi sentii una deficiente in piena regola e anche andando contro me stessa corsi verso il loro tavolo e mi fermai proprio dinnanzi a lui con i pugni tremanti e stretti lungo i fianchi.

-Sei uno stronzo,bugiardo ed egoista!

Gli urlai contro per poi correre verso l’interno delle cucine. Il cuoco e l’aiuto cuoco mi fissarono perplessi non appena lasciai sbattere la porta in modo violento.

-Cos’avete da guardare?Tornate a lavoro!

                                                                                                   ***

Ero distesa sulle mattonelle del pavimento di quel terrazzo, testimone dei miei tanti pranzi, dei miei mille pianti. Non c’ero mai stata di mattina e il cielo era bellissimo. Di un azzurro intenso tappezzato di nuvole bianche. Non mi tolsi il cappello. In quel momento mi vergognavo di quel gesto che avevo fatto,ma sapevo che non me ne sarei pentita in seguito. Respirai a pieni polmoni l’aria fresca di quella mattina e cercai di calmare la rabbia che mi aveva aggredita poco prima. La porta alle mie spalle si aprii con un gran tonfo ,ma io non me ne curai,sapevo di chi si trattasse. Mi corse davanti coprendomi dal sole. Dal basso sembrava ancora più alto  di quanto fosse.

-Che credevi di fare, prima?Non sei risultata di certo molto simpatica!

Era agitato e cominciava a gesticolare.

Irritata da quell’atteggiamento mi riportai seduta poggiando il peso sui gomiti.

-Non mi interessava apparire simpatica .Io sono questa e se penso qualcosa preferisco dirla al diretto interessato!

Si chinò verso di me per poi inginocchiarsi. Sospirò quasi rassegnato.

-Che significa questo cappello ,ora?

Sobbalzai alla sua domanda. Il suo umore sembrava esser mutato.

-Io..ho..

Non mi fece terminare la frase che me lo strappò’ via lasciando così ricadere i miei lunghi capelli Blu sulle spalle. I suoi occhi scioccati sembravano cercare una risposta per il mio gesto.

-Perché … perché l’hai fatto?

Mi chiese poi con la voce tremante. Deglutii e raccogliendo tutta la forza che potevo trovare mi riportai alla sua altezza e posai le mani dietro il suo collo. Con le dita accarezzavo i suoi corti capelli dello stesso colore del mio. I miei occhi nocciola erano fissi nelle sue iridi viola. Il silenzio durò qualche secondo,giusto il tempo di trovare il coraggio di fare quello che stavo per fare. Mi allungai verso di lui e poggiai le mie labbra sulle sue . Fu un bacio dolce , ricco di significato. Fu una carezza estremamente lenta e solo quando mi sentii relativamente appagata lo spinsi via posando le mie mani sul suo petto. Quando lo guardai era ancora ad occhi chiusi ed ansimante.

-L’ho fatto perché tu possa capire che non ci sono differenze tra me e te. L’ho fatto perché non c’è niente di più giusto di questo bacio.

Lui mi fissò a lungo con sguardo serio.

-Ho passato questa malattia a molte persone!

Deglutii. Non era di certo stato qualcosa di estremamente  morale, ma potevo capire e perdonare.

-Va bene, così. Gli errori si commettono .Io posso perdonarti, quelle donne probabilmente non lo faranno.

Una lacrima gli percorse la guancia.

-Non voglio farmi odiare da te.

Gli sorrisi , mentre le mie braccia si avvolgevano ancora intorno alle sue spalle.

-Non potrei odiarti. Ti ho cercato io.

Chinò la testa.

-Non ci conosciamo per niente e tu non sai cosa significa avere questo fardello nella vita..

Posai le mie labbra sulla sua fronte.

-Potrai dirmelo tu e cominceremo a conoscerci ogni giorno di più!

Lo sentii sospirare.

-Uno di questi giorni potrei morire e lasciarti da sola!

Cercai di reprimere le lacrime e lo strinsi ancora di più.

-Potrei farlo anch’io. La vita ha solo una certezza e tu come me sai che è la morte, arriveremo tutti a quel punto, chi prima e chi dopo!

Rialzò il viso alla mia altezza. Non l’avevo mai visto con quell’espressione in viso.

-Non posso farti questo!

Scrollai le spalle.

-Non puoi farci nulla se non sei tu a farmi nulla. Sono io che mi sono innamorata di te!

Sorridemmo sotto quel cielo sereno di una mattina di inizio autunno. Il sole risplendeva tra i nostri capelli di quel colore così assurdo, ma pur così personale. Quel colore poteva dire a tutti , che noi così diversi non avevamo paura di mostrarlo. Non sapevo cosa ci riservasse il futuro, sapevo solo che avremmo vissuto  qualche difficoltà in più,ma per il resto la nostra  storia sarebbe stata come qualunque altra storia, Di un Lui e di una Lei e di un grande sentimento.

 

   
 
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