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Autore: Svelge    27/04/2012    0 recensioni
Robert Avaler è l'uomo più odiato di un piccolo paese di confine, frequentemente attaccato da una tribù di orchi provenienti dalle terre libere. Probabilmente non è ancora stato emarginato perché è un ottimo cerusico, nonostante i suoi modi crudi e scontrosi. Ha debiti alla taverna, dal macellaio, dall'erborista e forse anche dal panettiere.
Una storia fantasy, ambientata in un mondo inventato al momento, scritta velocemente e senza troppi impegni, da leggere per passare il tempo e per innamorarsi (odiare) dei personaggi o dell'autore. Prendetelo come uno svago pomeridiano di un semplice ragazzo.
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce fioca della candela traballava pericolosamente, rendendo quel mozzicone di cera poco rassicurante. Il fumo di sigaro riempiva la stanza buia e stretta, insieme ad odore di sudore, alcool e sangue. Gemiti e sospiri, incorniciavano il tintinnio dei proiettili di piombo che cadevano da una pinza nella scodella d’acciaio. Robert si sedette stanco su una vecchia scricchiolante poltrona e fece un lungo rilassante tiro dal suo sigaro. Chiuse gli occhi e distese i muscoli del volto, cercando un piccolo barlume di rilassamento in quella giornata caotica. Lo riportò tristemente al mondo reale un gran gemito e un sordo rumore.
-          Sta calmo… devo ancora metterti i punti di sutura. –
Si alzò di nuovo in piedi, sbuffando e stinse fra i denti il buon sigaro che non riusciva a gustarsi da quella mattina.
      - Bene, adesso calmati che questo picchia duro. –           
Cercava di dimenarsi il paziente seppur stretto nelle cinghie del letto della sala, mentre la sua ferita veniva cucita. Faceva caldo e Robert non era particolarmente rinomato per la sua calma.
      - Non ho mai visto una tale femminuccia! Sta un po’ in silenzio per carità! –
Non gridava, ma la voce stizzita e la sua solita vena sulla fronte indicavano chiaramente il suo stato d’animo. L’occhio sofferente del paziente si iniettò di sangue e Robert se ne accorse, ma quasi scoppiava in una risata per sbeffeggiare la sua ira.
-          Dovresti essermi grato. E poi dov’è finita la robustezza della tua gente? Eh, orco? –
L’orco non si mosse, temendo di essere infilzato dall’ago inutilmente, e chiuse gli occhi in segno di resa.
-          Bravo cucciolo. –
Non ci mise molto per suturargli le ferite e, dopo avergli somministrato dell’oppio, Robert uscì dalla casupola diroccata. Il sole batteva forte e dovette coprirsi il capo con il grande cappuccio che nascose i suoi ricci e crespi capelli rossi. Cercò di gustarsi quello che rimaneva del suo sigaro con una passeggiata in paese. La gente non lo stimava affatto, tutti dicevano che era una maledizione per il villaggio, ma al medico non interessava affatto. Per lui quella gente era parente dei maiali e ne aveva anche l’odore.
-          Il solito. –
La sua voce roca gli raschiò la gola mentre ordinava il suo rum.
-          Non mi sembra il caso! Siete in ritardo con il pagamento che mi dovete. E fatevi quella barba una volta ogni tanto. –
Robert gratto la sua barba incolta e non tagliata da un paio di settimane e con fierezza gonfiò il petto.
-          Tua moglie mi ha detto che le piace così. –
Lo sguardo del taverniere lo fulminò per poi andarsene e lasciarlo al bancone a bocca asciutta. Guardò gli avventori della taverna con un certo disprezzo, geloso del fatto che loro potessero darsi ai piaceri dei liquidi più disparati. Lo sollevò da quella triste situazione solo una mano che picchiettò sulla sua spalla.
-          Ma chi si vede! –
quella voce femminile molto famigliare lo fece ghignare e voltare ad osservare la donna. I capelli castani incorniciavano perfettamente un viso olivastro, che faceva praticamente da supporto per i suoi bellissimi occhi verdi.
-          Hum… Margot… quasi iniziava a mancarmi la visione del tuo perfetto fondoschiena. –
La donna sorrise ampiamente per andare a zampettare  e mettere in bella mostra il sedere. Robert gradì.
-          Come potrei mai farti mancare una visione del genere Robert? Mi arresterebbero per crudeltà! –
La donna si sedette ed il taverniere gli portò un boccale di rum. Il medico non potette trattenere uno sguardo carico d’odio indirizzato all’omone panciuto e baffuto.
-          Uhm… dovrò gustarmelo anche per te, tesoro –
Margot diede un sorso al liquido voluttuosamente, schioccando infine la lingua contro il palato.
-          Immagino che tu non sia venuta da queste parti solo per un boccale e per mostrarmi il tuo bel sedere. Cosa sta progettando quella tua mente malata questa volta? –
La mora alzò un sopracciglio e toccandosi con la punta delle dita le labbra annuì abbastanza compiaciuta dal dire dell’uomo.
-          Tu mi conosci troppo bene Robert, dovremmo proprio sposarci! –
-          Sai che non credo nei matrimoni. Mi spiace. –
-          Peccato, ma ti farò cambiare idea prima o poi! –
-          Bando alle ciance Margot… -
-          Mi piace quando fai l’irascibile. –
Si morse il labbro e fece un lieve gemito, non per desiderio reale, ma per irritare ancora di più il medico, che iniziò a guardare altrove.
-          Ehi! Forse per catturare di più la tua attenzione avrei dovuto indossare una scollatura più ampia. Comunque sia ero venuto per tastare un po’ il terreno in paese. Ho portato con me da Rocca Torva un bel manufatto che vorrei proprio farti vedere. –
-          Sai che non vado pazzo per i tuoi furti. –
-          Non è un furto! Consideralo solo un prestito da… -
Urla giunsero dalla strada e calò un silenzio tombale all’interno della taverna. Si spalancò la porta all’improvviso e vi entrò una donna, ansimante per la corsa e per il pianto. Cadde in ginocchio e nessuno ebbe la forza di muove un muscolo. Ella si strinse nelle vesti, quasi a strapparle e con un filo di voce disse qualcosa di incomprensibile.
-          Parla dannazione! –
Robert sollecitò la donna ad urlare una semplice ed orribile parola.
-          Orchiiiiiiii! –
 
  
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