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Autore: apochan kenshiro    27/04/2012    1 recensioni
Una mattinata, delle persone, un patto: costringere con la forza i due sweeper più testoni del Giappone a dichiararsi! Riuscirà la banda di personaggi più pericolosi e scalmanati dell'universo di Hojo Tsukasa a far ragionare i loro altrettanti scalmanati amici? Non vi resta che scoprirlo ...
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Un risveglio traumatico

Il sommesso cinguettio dei passerotti risvegliò i suoi sensi diventando sempre più nitido e meno ovattato. Era ora di svegliarsi.

Fece per aprire gli occhi ma non ci riuscì. Provò allora a muovere le gambe, le braccia, ma niente ancora. Era completamente intorpidita. Da quando alzarsi per lei era diventato così difficoltoso? Eppure era sempre stata mattiniera …

Si sforzò di riacquistare sensibilità nei proprio arti, muovendo ripetutamente gambe e braccia con piccoli ma decisi movimenti.

Deglutì. Era come bloccata da capo a piedi, da una corda invisibile. Fece allora per deglutire, un po' in ansia, ma trovò la sua bocca impastata. Ebbe un sussulto. Aveva, aveva forse …. bevuto?! Lei che era sempre stata ligia alla sua salute? Eppure più si sforzava e più non ricordava niente della sera precedente … La sera precedente! Ma cosa aveva fatto?!

“Mh...”

Un mugolio le sfuggì nel tentativo di ricordare. Sentiva come una fascia stretta ed implacabile che le stringeva la calotta cranica, senza che niente di materiale lo facesse.

Tentò allora di nuovo di aprire i propri occhi. Bene … ora i suoi riflessi cominciavano a darle retta …

Mosse con lentezza le proprie mani, posandole poi con delicatezza sulle proprie palpebre. Stropicciò gli occhi con energia, sentendo le piccole membrane come riattivarsi. Lentamente li aprì, scoprendo che la luce del mattino era accecante.

Portò istintivamente una mano a pararle lo sguardo, scoprendo che ancora qualcosa le dava fastidio. Sbatte diverse volte le palpebre, in modo da abituarsi alla forte luce che entrava nella camera.

Una volta che la sua vista si abituò alla situazione, notò subito che non era proprio il sole che irrompeva dalla sua finestra, ma un fascio luminoso che filtrava tra le tende tirate. Girò lievemente il capo. Tende? Da quando lei dormiva con le tende tirate? Erano proprio i raggi solari che la svegliavano ogni giorno!

Più acquistava lucidità, più una serie di particolari non le tornavano. Ad esempio, da quando il colore delle sue pareti tendeva al grigio? Che fosse un effetto dovuto alle tende tirate? Di nuovo le tende … chi poteva averle tirate?

Si girò supina sul materasso, mentre il lenzuolo la scopriva fin sotto all'addome. Lenzuolo? Ma se lei a marzo dormiva ancora con due o tre coperte? Una strana sensazione cominciò a serpeggiarle lungo la schiena.

Ancora una volta il suo sguardo percorse le pareti della stanza, grande, quadrata, con pochi mobili essenziali. Le superfici erano scarne, nemmeno uno specchio od una piccola cornice ad adornarle, solo quella tinta neutra a coprirle.

Ridusse le sue palpebre a delle fessure, per mettere a fuoco un particolare: la porta. Un sussulto scosse la sua persona. No … quella non era decisamente la sua porta … quelle non erano le sue pareti, quelle non erano le sue tende, quello non era il suo lenzuolo, quello non era il suo letto: quella non era la SUA stanza.

Buttò un'occhiata sul pavimento. Assi di legno nude. No. In camera sua c'era un tappeto … in tutta la casa c'erano tappeti, tranne, tranne …

Il cuore prese a batterle forte nel petto, all'impazzata, minacciando di esplodere da un momento all'altro. No. No. NO. Non poteva essere vero. Quello era un sogno, sì, stava sicuramente sognando!

Si dette allora un pizzicotto, ma niente: tutto rimaneva lì davanti a lei, sempre più nitido, man mano che il sonno e la stanchezza la abbandonavano. No, non era un sogno, era un incubo! Come, come poteva essere?

NO, doveva essere un caso, qualche strano scherzo del destino. Forse, forse … ma certo! Una stanza degli ospiti! Ce ne erano tante! E non erano molto dissimili da quella …

Allora rifletté: non poteva essere QUELLA stanza: le pareti erano riempite di ben discutibili “opere” …

Tirò un sospiro di sollievo, stiracchiando il resto del corpo, ancora lievemente intorpidito. Stava per girarsi ed alzarsi da quel letto, pronta a lasciarsi alle spalle quella strana “avventura”, quando avvertì un movimento accanto a sé.

Mentre cercava di reprimere i brividi che le scuotevano il corpo, sentì tutte le sue solide congetture sbriciolarsi, mente “qualcosa” le piombava addosso.

Un urlo mostruoso proruppe libero dalla sua gola.

 

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Era seduto. No. Stava disteso . Le braccia incrociate sorreggevano la sua testa. Il suolo era caldo, accogliente … sabbia, calda, dorata …

Una lieve brezza marina, con tutto il profumo di salsedine scompigliava i suoi capelli. Era piacevole stare lì in pace, in tranquillità, come mai nella sua vita.

Il sole si stagliava all'orizzonte, un disco rosso fuoco che si immergeva nel mare calmo e brillante. Un tramonto mozzafiato che metteva in pace i suoi sensi.

Stava così, come sospeso nel vuoto, in quell'angolo di paradiso, quando una risata argentina riverberò nell'aria. Chi era che veniva?

Ancora una volta, come un'eco, come se fosse nella sua testa … era la voce di una donna, una voce melodiosa, familiare …

Si alzò dal suo giaciglio naturale, guardandosi intorno, mentre il sole continuava a scendere giù, sempre più giù, creando spettacolari giochi di luce con le nuvole rade e con l'acqua. La sua esplorazione visiva continuò, finché sulla sinistra, in fondo alla spiaggia sulla battigia, vide una sagoma.

Non era molto nitida e non era possibile scorgere i lineamenti del suo volto, ma le sue forme parlavano chiaro. Non era estremamente prosperosa, ma le sue curve erano ben dosate; aveva poi delle lunghe gambe affusolate che lo stavano mandando in subbuglio.

La figura si fece più nitida. Vide finalmente il contorno dei suoi capelli, corti e sbarazzini, ribelli, mentre un sorriso bianco, illuminava il suo volto. Sorrise a sua volta, come contagiato e di nuovo quella risata riempì le sue orecchie, il suo cuore. Scorse ancora degli occhi, luminosi, color nocciola, che brillavano sotto lunghe ciglia e le palpebre leggermente socchiuse.

Ancora una risata, delle mani affusolate che lo richiamavano. Non riusciva proprio a capire chi fosse, sentiva solo una bellissima sensazione di sicurezza, di familiarità, mentre le stava andando incontro, senza nemmeno rendersene conto.

“Ciao ...”

La sua voce uscì sommessa, quasi roca, dalla sua bocca, mentre quella creatura gli regalava ancora un luminoso e caldo sorriso.

Non riuscì a capire come, ma qualche attimo dopo, gli stava correndo incontro. Vide i raggi del sole allora illuminarla di una calda luce dorata. Portava un leggero vestitino da spiaggia, spumoso, come le onde che placide si stavano infrangendo sulla spiaggia. Scorse su fino al volto. Vide la sua bocca, perfetta, rosea; erano due labbra non molto carnose, ma comunque sembravano morbide, invitanti.

Deglutì, pensando alle sue labbra sulle sue. Sentiva già un calore diffuso che invadeva il suo corpo.

Senza nemmeno rendersene conto anche lui ormai stava correndo incontro a quell'angelo, un angelo di porcellana. Voleva stringerla fra le sue braccia ed assaporare le sue dolci labbra … dolci, perché non potevano essere altrimenti …

Con il tramonto sullo sfondo correvano l'uno incontro all'altra, finché non si trovarono di fronte.

Ancora quella risata celestiale, ancora quel sorriso. Sentiva il cuore sciogliersi ed il desiderio farsi strada dentro di lui.

“Sono qui ...”

Si fecero più vicini, pochi centimetri l'uno dal volto dell'altra. Gli prese allora il volto fra le mani. Dio, che mani … mani di seta, mani di un angelo. Fisse allora il suo sguardo in quello di lei. Di nuovo quei bellissimi occhi, che gli donavano calma e sicurezza.

Cinse la sua vita con le sue braccia possenti e la avvicinò al suo petto. Voleva assaggiare le sue labbra, le sue dolci labbra …

Si avvicinò, chiudendo gli occhi. Poteva sentire il suo respiro mescolarsi con il proprio, le fronti ormai si sfioravano. Un piccolo sorriso percorse il suo volto, mentre un'ultima volta riapriva gli occhi sui suoi.

Stava ormai per sfiorare le sue labbra …

 

“AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!”

Un urlo belluino trapassò da parte a parte i suoi timpani risvegliandolo dal suo sogno.

Spalancò frastornato gli occhi e quello che vide lo sconcertò: cosa diamine ci faceva Kaori nel suo letto?! Ma soprattutto, cosa cavolo ci faceva lui su di lei?!

Shoccato, vide che la donna stava tremando, rossa in volto, tendente al magenta, ed i suoi occhi spalancati dicevano solo una cosa: rabbia. Ancora peggio: erano pericolosamente vicini, mentre il suo amico “salutava” di primo mattino.

Si discostò da lei in fretta e furia, sedendosi sul letto e prendendo ad agitare le braccia davanti a se, come scudo.

“Kaori, ecco, io … no, non è come pensi … io ...”

Sentiva i sudori freddi prenderlo da capo a piedi, mentre un'aura spaventosa si stava espandendo dalla sua socia; ora era nera.

“Kaori, non, non so … ti prego ...”

La sua voce era ridotta ad un sussurro, qualche ottava sopra il suo solito tono.

“Ryo...”

La voce di Kaori era un sussurro roco, quasi un ringhio, mentre fra le sue mani si materializzava un martello metallico gigantesco.

“Kaori ...”

Non fece in tempo ad esalare il suo nome, che il mastodontico oggetto, con su scritto “DEPRAVATO N° 1”, lo aveva ormai reso un tutt'uno con le assi del pavimento. Ma non era ancora finita.

Ancora per metà seppellito fra legno e acciaio, si sentì prendere per la maglietta. Maglietta? Ma lui andava a letto rigorosamente nudo!

“Tu … lurido verme profittatore … cosa diavolo mi hai fatto?!?”

Kaori era letteralmente furiosa. I suoi capelli castano rossicci fluttuavano nella sua aura nera ed i suoi occhi mandavano scintille. Sembrava un drago risvegliato dal suo sonno.

Sotto continua minaccia, Ryo buttò la prima cosa che gli venne, la verità:

“E che ne so?”

Kaori non ci vide.

“COME NON LO SAI?! Ti sembra normale che io mi svegli nel tuo letto con te addosso?! Che cavolo è successo ieri sera, mi hai fatto ubriacare, mi hai drogato?!”

L'uomo strabuzzò gli occhi. Ma cosa … ?

“Che?! Ma come diamine ti vengono certe idee?! Ma per chi mi hai preso? Io non ricorro a certi mezzucci!! Le donne cadono spontaneamente ai miei piedi!”

Ora si sentiva offeso. Mai, mai avrebbe fatto una cosa ad una donna.

“E per la cronaca, non ricorro di certo a determinati affari per le tavole da stiro!”

Un altro centinaio di tonnellate volarono sulla sua testa, incastrandolo più a fondo nel pavimento. Ancora un colpo ed avrebbe fatto una salutino al piano di sotto.

“Ma la vuoi piantare di colpirmi!!”

Kaori digrignava i denti minacciosa.

“Solo se ti decidi a darmi una risposta decente, deficiente da strapazzo!”

“E va bene! E finiscila di offendermi!”

Soppesò la situazione. Ed ora che cavolo le raccontava? Più provava a darsi una risposta logica, più non la trovava. Aveva bevuto fino a quel punto la sera precedente? No, non sentiva l'odore dell'alcool, nemmeno dalla sua socia. Di una cosa era certo: alla sua socia non aveva torto un capello, nonostante l'equivoco risveglio.

Squadrò dunque la donna da capo a piedi, con sguardo pensoso, mentre lei, ancora astiosa, brandiva un martello da cento tonnellate.

“Allora? Ora che hai da guardare?”

Un sorrisetto furbo comparve sul volto di Ryo.

“Beh, direi che ho appena trovato la prova lampante che non ti ho sfiorato. Guardati un po' ...”

Kaori, leggermente istupidita, prese a guardarsi. Che cosa c'era di così chiaro e lampante? Aveva addosso i suoi vestiti … i suoi vestiti!

Il martello le sfuggì dalle mani, rimbalzando sul letto, alle sue spalle. Perché aveva ancora i vestiti del giorno prima?!

“Ma, ma … com'è possibile? Questi sono i pantaloni e la camicetta che indossavo ieri ...”

Ryo annuì, ormai seduto comodo a gambe incrociate sul parquet. Aveva un'espressione saccente e tronfia in volto.

“Secondo te, se ti avessi … “sedotta”, come insinui tu, avresti ancora addosso le tue cose?”

Kaori virò improvvisamente al rosso scarlatto, prendendo a torturarsi le mani.

“Ehm, beh, ecco, no di certo … Però questo non spiega perché mi trovassi nel tuo letto!”

Replicò, ripreso un po' di coraggio ed energia.

Ryo sfoggiò un sorriso ebete e malizioso.

“Beh, forse hai tentato tu di sedurre lo “stallone di Shinjuku”, ehehe ...”

Questa volta un konpeito a forma di mazza chiodata lo scaraventò, spalmandolo sulla parete di fronte.

“Sei sempre il solito idiota! Io vado giù a preparare la colazione!”

E detto ciò sparì, marciando come un soldato alla volta del piano inferiore.

Ryo si rialzò, osservando la devastazione della sua camera. Raccolse martelli e konpeito, con l'intenzione di disfarsene; fece poi per aprire la finestra, ma ebbe una sorpresa.

“Ma che ...”

Più tentava di sforzare i cardini e la serratura più quella faceva resistenza. Le cose strane quella mattina stavano decisamente andando moltiplicandosi. Fece allora per andare al suo armadio, per scegliere qualcosa di pulito, ma con orrore constatò che “qualcosa” mancava sopra le sue lisce ante.

“AAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRGGGGGGGGGGHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!”

Come una furia schizzò fuori dalla stanza, precipitandosi letteralmente al piano inferiore. Ora Kaori lo avrebbe sentito, eccome se lo avrebbe sentito!

“Kaoriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!”

Le strillò con voce isterica, mentre lei stava insolitamente inerte difronte alla porta d'ingresso.

“Ehi, mi ascolti?”

Non un segno. Quel giorno la donna stava avendo dei singolari sbalzi d'umore, molto più del solito.

“Dimmi subito che fine hai fatto fare ai miei poster mokkori, SUBITO!!!”

Niente. Una statua di sale.

Ryo si calmò un attimo. Forse con le buone glielo avrebbe detto.

Si avvicinò, sporgendosi verso di lei, ancora di spalle, dirimpetto alla porta.

“Kaori …?”

Continuava a non rispondergli.

Stava per spazientirsi nuovamente, quando, nuovamente avvicinatosi, notò che continuava meccanicamente a girare il pomello della porta, come un automa. Uno strano presentimento cominciò a farsi strada in lui.

Le toccò lievemente la spalla e lei si voltò. Lacrimoni giganteschi scendevano continuamente lungo le sue guance, mentre una smorfia indecifrabile solcava il suo volto.

La voce le uscì flebile come un sussurro.

“Sia … sia … siamo chiusi dentro ...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E … eccomi qua! Ryo e Kaori hanno avuto un bel po' di sorprese, con un risveglio decisamente rocambolesco. Come procederà ora la loro mattinata dopo tutte queste scoperte? A voi prossimamente scoprirlo.

Che dire? Riprendere con una storia comica dopo tanto tempo fa davvero piacere quindi mi ci metterò sotto il più possibile ^^

Intanto ringrazio caldamente tutti coloro che hanno seguito fino a questo capitolo, specialmente Anna Veronica, che ha recensito, ed angle, cece, giova71, ninjarock e shaula, che hanno inserito la storia fra le loro preferite, grazie davvero!

Alla prossima!

  
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