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Autore: Rey Sullivan    27/04/2012    0 recensioni
Ricordo che quando salii in auto ero così felice. Non potevo credere che li avrei visti a Long Beach. Non avrei mai pensato che grazie a quel concerto avrei incontrato lei, Frà. Non avrei mai creduto che grazie a loro avrei conosciuto Anna e Crì... Dannazione. Loro sono stati il motivo della mia felicità.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
 
Mi svegliai ancora assonnata. Eravamo andati a letto tardi, ci eravamo persi in chiacchiere e il lavoro era finito tardi... Molto tardi. Mi alzai dal letto e andai in bagno, dopo mi vestii. Pantaloncini e t-shirt. Rimasi scalza e mi diressi per la cucina. Mi fermai di colpo.
«Oh buongiorno. Che fai?»
«'Giorno. Sto preparando la colazione». Mi avvicinai e lo salutai con un bacio sulla guancia priva di barba e guardai la padella. Uova e pancetta...
"Mhm... Bene. Mi sentirò male... Merda".
Mi andai a sedere e aspettai che la colazione fosse pronta.
«Sai, Jack, non c'era bisogno che ti mettessi a cucinare. Oggi abbiamo la giornata libera e tu che fai? Cucini. Wow non credevo che la tua passione potesse arrivare fino a tanto». Lo sentii ridere.
«Beh, Jessica, io amo cucinare non ne posso fare a meno. Credevo fosse anche la tua di passione... Non è così?»
«Io, ehm... A me piace stare in cucina ma la mia passione è un'altra.»
«Ti va di dirmi quale sarebbe?»
«La mia più grande passione è sempre stata la musica.»
«Ehi, io a casa ho una chitarra. Non ho mai imparato a suonarla e così non l'ho più toccata. Se te la porto mi suoneresti qualcosa?»
«Ma... Ma io non so suonare. Mi piacerebbe imparare ma non ho mai avuto la possibilità» risposi. Si girò e mi guardò. Prese due piatti e ci mise la colazione. Posò un piatto davanti a me e iniziai a mangiare.
«Com'è nata la tua passione per la musica?»
«Oh beh, ero piccola quando iniziò a piacermi la musica». Mangiai un boccone.
«Cioè?»
«Avevo 4 o 5 anni, non ricordo bene. Ero in auto con il mio papà. Lui accese la radio e trasmettevano una canzone. "Perdono". Gli feci comprare il CD di quel cantante e in pochissimi giorni mi imparai tutte le canzoni. Le ballavo e le cantavo. Poi, quando mio nonno morì, avevo 9 anni, mi sentii male. Ero a pezzi e non c'era niente che riusciva a distogliere i pensieri su di lui, quando mi misi a canticchiare. Allora iniziai ad ascoltare della musica e a cantare così mi sentii meglio. Non pensavo a niente. In quel momento eravamo la musica ed io. Poi, scoprendo un altro genere di musica, che ormai ascolto da tanto tempo, iniziai a voler suonare oltre che a cantare. Volevo una chitarra ma non potevo permettermela». Abbassai lo sguardo e finimmo la colazione in silenzio. Mi alzai e presi i piatti che posai nel lavello.
«Io devo andare». Lo guardai.
«Dove vai?»
«Vado a comprare delle cose». Evitai di chiedere cosa, non volevo essere invadente, quindi annuii. Lo accompagnai alla porta e ci salutammo. Guardai un po' di televisione e dopo iniziai a pulire la casa.
 
                                                                                 ...
 
Si fece sera ed ero in pigiama. Suonarono il campanello.
«ARRIVO!» esclamai. Aprii la porta.
«Ciao Jack». Lo feci entrare. Aveva un sacchetto in mano. Andò nel salotto e si sedette sul divano e mi fece segno di sedermi accanto a lui, allora mi accomodai. Mi diede il sacchetto in mano.
«Apri» disse con un sorriso. Aprii il sacchetto. Dentro c'era una bandana rossa, una felpa a maniche corte, dei jeans a vita bassa, molto bassa, e delle Converse. Lo guardai.
«Stai scherzando, vero?»
«No, sono tue.»
«U mad?!» esclamai. Rise.
«Te le ho comprate per domani. Non mi dire che te lo sei dimenticato!»
«Io? Dimenticarmi il live? Pff! Per chi mi hai presa?» domandai facendogli una linguaccia. Rise.
«Oh! Ecco, quindi domani indossa questi vestiti» disse divertito. Mi fece l'occhiolino.
«Quanto hai speso?»
«Nah, non te lo dico.»
«Su, spara!» esclamai inarcando le sopracciglia.
«No, non voglio che mi dai i soldi. Prendilo come un regalo» disse sorridendo. Lo abbracciai, poi mi alzai e andai a posare il sacchetto nelle mia camera. Ritornai da lui.
«Vuoi qualcosa da bere?»
«Se hai birra sì, altrimenti niente». Risi e andai in cucina a prendere due birre e dopo averle aperte ritornai in salotto.
«Ecco, tieni». Prese la bottiglia e iniziò a berne il contenuto. Feci lo stesso.
«Era questo il motivo per cui sei andato via questa mattina?»
«Sì. Non le ho comprate qui». Lo guardai confusa.
«E dove?»
«Long Beach». Inghiottii la birra tutta in una volta facendo rumore.
«Cosa? E perché?» chiesi stupita. Rise.
«Sì, proprio lì. Ci sono andato per vedere il posto del concerto. Il palco è già montato». Mi si illuminarono gli occhi e una lacrima mi rigò il viso.
«Ehi! Perché piangi?»
«Oh, no niente. Sono felice. Non posso credere che domani li vedrò. Ho sempre sognato di vederli» risposi sorridendo.
«Come sei dolce...» disse. Arrossii.
«... Comunque, se vuoi essere in prima fila ci conviene partire di mattina presto e stare tutto il giorno la davanti» continuò.
«Chissà se vendono i pass.»
«Ehi? Mi stai ascoltando?»
«Pensi che entro domani troveremo i pass?» domandai guardandolo. Poi abbassai lo sguardo.
«Tu non mi stai ascoltando».
«Mhm?»
«Lo sapevo. Antipatica» disse incrociando le braccia.
"Ha finito la birra. Forse parla di questo".
«Aaaah! Scusa! Non mi ero accorta che ti era finita la birra. Vado a prendertene un'altra!» esclamai dispiaciuta. Mi alzai ma Jack mi fermò.
«Non parlavo delle birra, Jes» disse scoppiando, subito dopo, a ridere. Lo guardai confusa mi sedetti.
«E di cosa?» domandai.
«Parlavo del concerto. Dicevo che se vuoi essere in prima fila dobbiamo partire da qua prestissimo. Già c'erano 5 ragazzi postati la davanti.»
«Oh. Io intenzione di partire da qua verso le 5 e mezza del mattino, visto che ci vuole una mezz'ora saremo lì alle 6.»
«Ottima idea» disse sorridendomi.
«Dormi di nuovo qui?»
«Se non è un problema.»
«Ma quale problema! Anzi è meglio così faremo prima! Come minimo dobbiamo svegliarci alle 4 perché io devo pulire tutta la casa. Non posso lasciarla in disordine.»
«Alle... ALLE QUATTRO?!» esclamò Jack guardandomi scioccato. Risi.
«Sì, mi sembra ovvio. Avanti io non lascio casa mia così.»
«Ok, va bene...» sospirò.
«... Vado a prendermi il ricambio e torno qua subito» continuò.
«Se non ti dispiace io mi vado a mettere a letto altrimenti domani non mi sveglio. Ti do le chiavi così entri. La stanza tua è sempre la stessa.»
«Ok, grazie». Disse alzandosi dal divano e prendendo le chiavi. Uscì dalla porta. Mi alzai dal divano e mi buttai sul letto. Iniziai a pensare a come poteva essere quel strafottuto concerto che aspettavo da anni.
  
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