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Autore: Natsuki_Kuga    28/04/2012    1 recensioni
Kanashimi e Kurenai. Due passati difficili alle spalle, due caratteri complessi, modellati dalla solitudine. Un presente ingarbugliato. Gli occhi diabolici di Kana incrociano Kurenai. La odiano. La disprezzano. Ma non riescono più a fare a meno di lei.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi manca Kurenai. Non pensavo che l’avrei mai detto, né pensavo che avrei provato di nuovo una sensazione del genere. Tengo quasi sempre a distanza le persone quando stanno diventando emotivamente vicine a me. Forse è perché so che, alla fine, finiranno per andarsene, come fanno sempre. La paura di venire abbandonata dalle persone a me care, dopo il trauma che ho subito, mi ha sempre costretto a rifugiarmi solo in me stessa…questa volta, invece, sono io ad avere abbandonato lei. Ho fatto esattamente quello che non avrei voluto per me. Kure si fidava di me, e io l’ho delusa, comportandomi da vigliacca. Il fatto è…che non so proprio cosa farei di fronte a lei. Cosa potrei mai dirle? Come potrei introdurre l’argomento?


Non va bene. Non mi dovevo affezionare. Mi ero ripromessa di non farlo più, mai più.

…dannazione.

***

 

Se solo tu sapessi quanto sto male, lontana da te… anzi, credo che tu lo sappia…tuttavia io so che la colpa di questo vuoto che sento è mia, mia soltanto.
Osservo con aria persa gli scaffali della biblioteca, giocherellando con una penna. Non riesco a trattenere un sospiro. Poi, mi riprendo un attimo, e mi accorgo che Haruka ha posato gli occhi su di me. Haruka non mi ha fatto domande, da quella sera. Ha capito da sola che tutto è andato storto. So che mi osserva con attenzione, ha notato il mio cambiamento d’umore nelle ultime settimane, eppure rimane al suo posto, senza dire niente, guardandomi con preoccupazione.
 
Sto scoppiando…ti racconterò tutto, Haru. Questo fardello è davvero troppo pesante perché io lo porti da sola.


 

~~~

 
 

Mercoledì pomeriggio, una bella giornata di sole di metà aprile. Con oggi, sono trascorse tre settimane da quando…da quando Kure mi ha baciato. Ancora adesso, se ci penso, mi sento avvampare le guance, come se fossi ancora lì, in quel preciso istante. Quanto mi piacerebbe ignorare tutto quello che è successo…quanto vorrei che tutto tornasse come prima…quanto vorrei non aver passato le notti a chiedermi che cosa possa essere stato quello che ho provato per lei. Questa domanda, che continua a rimbombarmi dentro, e questa risposta, che mi ostino a non trovare…o che forse, semplicemente, non mi rassegno ad ammettere. Kurenai mi ha baciato e io ne sono stata felice. Ecco. Come è semplice la verità.

 
Eppure…la testa mi grida di no. Ho sbagliato tutto, fin dal principio. Ho sbagliato a lasciarmi avvicinare, ho sbagliato a darle confidenza, ho sbagliato a lasciarla entrare nella mia vita, visto che mi ero ripromessa di non farci entrare mai più nessuno. Kure ha lottato molto per guadagnarsi la mia fiducia, e ci è riuscita, nonostante tutte le mie resistenze. Forse la verità è che io avevo bisogno di qualcuno come lei, sebbene io abbia sempre pensato il contrario…forse ho solo paura, che tutto si ripeta. Forse sono una persona normale, come tutte le altre, che ha solo bisogno di essere amata con sincerità. Forse ho bisogno di qualcuno che mi prenda per mano e che mi faccia aver fiducia in lui, o in lei. Kurenai rappresentava questo, per me, in fondo…e ora, senza questo appoggio, con in mano soltanto un pugno di ‘forse’, mi sento vuota e sola, come lo ero prima di incontrarla. Soltanto che ora la solitudine non mi piace più come in passato…inizia a farmi male.
 
Esco dall’aula della lezione di violino, anche per oggi si è conclusa. Quando varco la porta, però, Kaiō-san mi chiama, chiedendomi di aspettarla. La guardo accigliata. Come mai questo comportamento? Attendo che sistemi le sue cose, le mie compagne si sono già congedate da alcuni minuti. La osservo riporre con estrema cura il suo prezioso violino nella custodia, e raccogliere con ordine tutti i suoi libri e le partiture. Mette anche il leggio nella sua borsa, e mi viene incontro, con quel sorriso un po’ enigmatico che la contraddistingue.
- Come vanno le cose? Ti vedo più pensierosa del solito. -
Le sue parole mi fanno sussultare. Come mai mi sta rivolgendo queste domande? Kaiō-san non mi aveva mai chiesto nulla di personale. Non afferro il senso del suo approccio. Altra cosa che mi colpisce, è pensare che mi abbia, in un certo modo, osservato. Sembra sempre che Michiru Kaiō venga da un altro pianeta…è come se si trovasse sulla Terra solo di passaggio, e fosse scesa qui dai cieli per spargere note e grazia, per poi riprendere in mano il suo violino e risalire nell’Olimpo, a suonare per gli dei. Invece… per quanto sembri un’aliena, forse è più attenta di quel che pensavo alle vicende e agli umori dei comuni mortali.
- Bene, sensei…come al solito direi, né meglio, né peggio. - replico, fingendo indifferenza. Non credo proprio che i miei pensieri traspaiano con così tanta evidenza da me…e nemmeno credo che lei sia stata così acuta da coglierli.
- Suonare…ti dà ancora la stessa gioia? -
Una domanda più strana dell’altra. Prende a camminare, e io la seguo, standole a fianco.
- Beh…sì…credo si possa dire di sì… -
- Kanashimi-san… ti ritieni una persona felice? -
Ma cos’è? Un interrogatorio? Mi indispettisco un pochino.
- Kaiō-san, io non capisco dove tu voglia arrivare. Perché mi stai facendo queste domande? -
Mi sorride, e mi guarda con quegli occhi vispi e brillanti, lanciandomi un’occhiata quasi maliziosa.
- Mi manda in ambasciata il tuo angelo custode. So molto più di quanto tu immagini. Ti aspetto tra mezz’ora nel giardino dell’Istituto. - Mi si avvicina, quasi sussurrandomi all’orecchio. – E non sono ammessi rifiuti. -
Io mi blocco, e lei invece prosegue col suo passo, sollevando una mano in cenno di saluto, ma senza voltarsi.
 
Michiru Kaiō.
 
Temo di non aver capito ancora un accidente di te.

 

***

 
 

Domenica scorsa, cioè tre giorni fa, ho accettato l’invito di Haruka e sono uscita con lei. Abbiamo fatto una passeggiata per il centro della città, guardato alcune vetrine, bevuto un caffè e preso un po’ di sole primaverile sulle panchine del parco. Il mio umore non era decisamente dei migliori, ciononostante ho cercato di apprezzare il gesto della mia amica, che ha tentato di rubarmi, almeno per un paio d’ore, dai miei tristi pensieri. Abbiamo chiacchierato di sciocchezze, del più e del meno, del lavoro, dell’università, di alcune scene buffe accadute in biblioteca negli ultimi tempi. Poi, Haruka si è messa a parlarmi di Michiru Kaiō. Beh…a quanto pare quella eccentrica violinista sembra ricambiare le attenzioni di Haruka. E chi l’avrebbe mai detto? Non ci avrei scommesso neppure uno yen.
 
- Michiru-san si pentirà amaramente di averti scelta, farfallona. - le avevo detto, mentre osservavo il laghetto davanti alla panchina, al parco. Haruka aveva alzato le spalle, per poi distendere le gambe e incrociare le braccia dietro alla nuca, per appoggiarsi, come se fosse accomodata in poltrona.
- Tu mi sottovaluti, Kure. So essere una persona seria, sai? E lei lo ha capito, al contrario di te, che mi hai subito rifiutato, guardando solo all’apparenza…come sei superficiale. - mi aveva canzonato, e io avevo risposto alla sua provocazione con una gomitata nelle costole. Alla sua buffa protesta, avevo sorriso.
- Grazie Haru. Ora credo che sia giunto il momento di metterti alla prova. Vediamo quanto puoi essere seria…-

Le avevo detto tutto. Momento per momento. Le avevo raccontato dal principio di come mi ero interessata a Kanashimi, di come era evoluto il nostro rapporto nel tempo, di come io avessi sviluppato una sorta di dipendenza nei suoi confronti e di come mi piacesse il modo in cui fallivano i suoi tentativi di allontanarmi. Le avevo raccontato quello che avevo provato quando Kanashimi aveva visto Haruka baciarmi, e di cosa poi avevo provato la sera in cui, invece, io ho baciato Kana. Le ho spiegato la sua reazione, la mia, e il lungo silenzio delle ultime settimane; i miei timori di averla persa per sempre e la certezza che, in fondo al cuore, Kana non mi avesse soltanto disprezzato durante gli anni che avevamo passato ‘insieme’. Le ho parlato di come avevo stupidamente gettato il regalo che Kana mi aveva concesso, la sua fiducia, e di come mi sentivo male in quei giorni.
Haruka mi aveva ascoltato in silenzio, senza interrompermi e senza pormi alcuna domanda. Quando avevo terminato il racconto, si era fatta seria, e aveva assunto un’aria assorta. Dopo qualche minuto nella posa del pensatore, cosa che non poteva che apparirmi un pochino bizzarra, se n’era uscita con un discorso molto…strampalato.
 
- Kana-chan non ti odia affatto, anzi...c’è ancora molto che non ti ha detto. -
L’avevo guardata sgranando gli occhi. Come poteva dire una cosa del genere? Su che basi erano fondate le sue affermazioni? Lei non l’aveva vista correre via. Non l’aveva vista cambiare direzione di fronte a me. Come poteva essere così crudele da darmi false speranze?
- Haruka, cosa stai dicendo? -
- Fidati di me, ok? Ci penso io. Conosco qualcuno…che potrebbe aiutare a far aprire il cuoricino della nostra Kanashimi. -
 
Dopo quella affermazione, Haruka non ha più voluto che toccassi l’argomento, ignorando di proposito qualsiasi mia domanda a riguardo. Ci ho pensato su un po’. Chi può aver intenzione di mandare da Kana? Una risposta mi è venuta in mente fin da subito, ma mi sembrava piuttosto strana. Eppure, è l’unica plausibile. L’unica persona che è vicina ad entrambe, è proprio lei… Michiru Kaiō.
 
Questo mercoledì pomeriggio, in biblioteca, non c’è quasi nessuno, eccetto un paio di studentesse, che Haruka si diverte a intrattenere. Forse il suo piano infallibile si sta compiendo proprio ora, mentre rovisto con disinteresse nel catalogo dei libri in prestito agli utenti?
 

 

§§§


 
Note dell’autrice:
Finalmente scende in campo Michiru! Alla fine ho deciso di non farle fare semplicemente la comparsa, ma di muoverla un po’ nella storia, e mi sta divertendo molto… naturalmente sia Haruka che Michiru appartengono a Naoko Takeuchi, io le ho solo prese in prestito!
Una delle frasi che dice Kanashimi, all’inizio, mi è stata suggerita dalla stessa player di Kana, in inglese:“I always distance myself when people are becoming emotionally close to me.
Maybe it's because I know, in the end, they'll end up leaving as they always do.”
Infine, ultima puntualizzazione: la parola “sensei” che Kanashimi usa per Michiru, in giapponese, significa “maestro”, e la si usa per rivolgersi agli insegnanti.
Grazie a tutti per aver seguito la storia. Al prossimo capitolo, vedremo come verrà messo in atto il piano di Haruka!
 
Natsuki / Setsuna

  
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