Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Silene Nocturna    28/04/2012    8 recensioni
Crak pairing![ Bra x Radish]… E se la Principessa dei saiyan si ritrovasse con un guerriero decisamente poco addomesticato nella sua regale casa, cosa potrebbe succedere?
Vi avviso, tre capitoli di comicità mista ad un lievissimo sentimentalismo a tratti scabroso… Orsù, che parolone, sono innocente.
- Così io sarei una mezzosangue.
Ella tralasciò d’essersi soffermata un minuto di troppo ad osservare i suoi lenti movimenti, paragonandolo ad una vera macchina da guerra; e stavolta non racchiudeva in se la potenza del personale eroe di Bra, il Principe dei saiyan, né la dedizione con cui era solito allenarsi Trunks ed il divertimento che ci metteva insieme a Goten. Riusciva soltanto a vedere un guerriero, nel senso più puro della parola. La guerra gli era radicata dentro, l’aveva conosciuta fin dalla nascita… Infine l’aveva amata, e la coda, simbolo indiscusso della sua razza, completava quel quadro che le parve perfetto.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Bra, Radish, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dato che questo capitolo risulta praticamente lungo quanto i precedenti messi insieme (XD) vi dico sin da ora che ho deciso di “spezzarlo”. Parolone, perché il prossimo sarà semplicemente l’epilogo di questa storia… Incredibilmente sono riuscita a portarla a termine! Ci ho messo un po’ di mio, nella parte finale, è vero, ma trovo che scrivere sul rapporto genitori/figli sia una cosa davvero splendida. Credo che non sarà l’unica volta in cui dedicherò qualcosa a questa famiglia. Avviso inoltre che tra qualche ora a partire dalla pubblicazione, Nihila sarà al COMICON, con le vesti di Deidara-senpai *_* Quindi ho preferito darvi ora il capitolo e non attendere oltre poiché saranno giorni d’inferno!

Grazie infinitamente a ilarie, Moira__03, Vegeta_, LadySaiyan e pinkjude per aver commentato; vi risponderò adeguatamente, non temete.

Inoltre cito le persone che hanno inserito questa storia tra le seguite, grazie di vero cuore!

1 - Aryadaughter 2 - buffy90 3 - Clod99 4 - cr7 5 - EffEDont 6 - fasana 7 - Filira Hyuga8 - FORGIO90 9 - fra1989 10 - Gen_X7 11 - JeanneValois
12 - LadyGrinningSoul 13 - LadySaiyan 14 - MajinCeska 15 - marylacerda 16 - Mizzy 17 - Moira__03 18 - Pinguino01 19 - Pinklink 20 - PZZ20 21 - rosaa93 22 - Shizue Asahi 23 - themina 24 - tisifone21 25 - vegeta4e___ 26 - Vegeta_ 27 - yori 28 - _Ericuzza_

E tra le PREFERITE: 1 - 22volteME 2 - aeiou123 3 - Ink Ribbon 4 - kla_cat92 5 - Plazy

Buona lettura, miei cari lettori <3

 

 

 

 

 

 

Un inizio al crepuscolo

 

 

Non era la voglia di contraddire suo padre, né una sorta di ribellione che scaturiva in tutti i coetanei terrestri a spingerla verso il luogo in cui aveva dato appuntamento alla terza classe. Continuava a guardarsi intorno sospettosa, ma soprattutto camuffata, pregando mentalmente che nessuno decidesse di uscire sul retro della Capsule Corporation; mordicchiò le unghie un paio di volte, che al di sotto degli occhialoni da sole apparivano spente e violacee, mentre il sole del meriggio incombente continuava a pizzicarle la pelle nivea.

- Ma quanto ci mette?- proferì a voce alta prima di dare le spalle alla corteccia e scoprire la sagoma imponente del saiyan poco distante da lì, vicino il barbecue.

- Come ti sei conciata?- domandò squadrandola dalla testa ai piedi, e poi di nuovo, partendo dai piedi e fissando gli occhi celati dalle grosse lenti.

Bra sbuffò, in quanto a moda quei primitivi non sapevano nulla e trascorrevano il tempo a criticare; ma si erano visti? Suo padre era solito indossare una tuta blu elettrico, vistosissima. Radish preferiva una sottospecie di culotte che lasciava davvero poco spazio all’immaginazione. Senza rendersene conto aveva cominciato a sghignazzare facendo inarcare un sopracciglio al guerriero.

- Non penserai che combatterò così!- fece con tono saccente. – Questo è soltanto un travestimento.

- Quindi avevo ragione. Tuo padre non sa niente.

La ragazzina agitò la mano come se quel dettaglio non avesse la benché minima importanza; quindi si avvicinò al proprio interlocutore scrutando intensamente i suoi occhi scuri, non senza una considerevole palpitazione.

- Ti prometto che qualunque cosa accada, sarò io a vedermela con lui. Adesso forza, dobbiamo raggiungere i Monti Paoz!- esplicò voltandogli le spalle.

Era sicura di avvertire la titubanza di Radish, e il suo silenzio non aiutava minimamente a toglierla dalle grinfie dell’imbarazzo.

- Dunque, possiamo prendere un’automobile dal garage e…

- Automobile?- controbatté lui, catturando nuovamente lo sguardo dubbioso della giovane.

Non attendendo oltre si prodigò di afferrarla saldamente, incurante delle sue proteste e, incrementando l’aura, spiccò il volo deciso; fece aderire maggiormente il corpo minuto della principessa contro la sua corazza, reggendola con entrambe le braccia dallo sterno fino alla vita sottile. Meglio essere prudenti, nonostante tutto. Dal canto suo, Bra si divincolò percependo un terribile vuoto alla bocca dello stomaco a causa dell’improvviso decollo; la presa di Radish era salda e sicura, si ritrovò a constatare chiudendo disperatamente le palpebre a causa della vertiginosa velocità a cui stavano abbandonando il suolo. Il vento sferzava il suo volto e quasi subito cappello, sciarpa e occhialoni caddero nel vuoto liberando la folta chioma azzurra.

- Devi essere impazzito!- gridò con il terribile desiderio di sentire sotto le dita la consistenza dei suoi muscoli. “Ma che penso?!”

Provò a schiudere le palpebre ed il paesaggio, che velocemente scorreva sotto di loro, le fece battere il cuore, aumentando l’adrenalina.

- Non ti piace volare, terrestre?

Ella avvertì distintamente la voce sicura giungere nella sua mente per essere elaborata; dopotutto era un’esperienza più unica che rara e Bra Brief di certo non si faceva intimidire alla prima sfida. Si ritrovò quindi ad aprire completamente gli occhi su quel mondo così vasto, avendo da subito la sensazione di star osservando una casa delle bambole con pezzettini minuscoli disposti in maniera confusionaria.

- E tu parli troppo, saiyan.- asserì più decisa.

- Ma davvero?- domandò Radish prima di cambiare direzione e scendere in picchiata, causandole un capogiro. Immaginò dunque che l’avesse fatto apposta.

- D’accordo, non farlo mai più.- commentò Bra: quasi poteva immaginare il ghigno dipinto su quel volto dai tratti marcati.

In prossimità delle montagne, il guerriero diminuì la velocità per concentrarsi e percepire l’aura di Kaaroth. Tecnica appresa da poco, richiedeva qualche sforzo in più rispetto a tutti i guerrieri -terrestri e saiyan- che popolavano la Terra. Destreggiandosi tra una cima rocciosa e l’altra, non si era reco conto che la fastidiosa passeggera avesse allargato le braccia emulando un uccello.

- Sta’ ferma.- impartì.

- Perché? Proprio ora che cominciavo a divertirmi…- mormorò Bra constatando anche che stessero scendendo di quota.

Il momento in cui atterrarono fu quasi un dispiacere per la ragazza che, ormai abituata al tocco del saiyan sul proprio corpo, dovette appellarsi a tutta la sua forza per non cadere rovinosamente a terra. Le gambe tremanti minacciavano di farle perdere l’equilibrio ma, prima di quanto potesse immaginare, Radish si era già rimesso in cammino mentre lei riprendeva fiato. Alzando lo sguardo si rese conto di quanto fosse limpido il cielo in quella zona.

- Aspetta!- disse correndogli dietro. – Sei sicuro che questo è il posto giusto?

- Montagne; desolato; nessun tipo di abitazione nel raggio di qualche kilometro. Direi che è il posto giusto. Non va bene, maestà?

Ella rispose con un verso contrariato.

- Ti sconsiglio di utilizzare quel tono- fece seria. - Beh… Pensavo fossimo diretti da Goku.- chissà perché l’idea di trascorrere del tempo completamente da sola, in compagnia del saiyan... Le metteva addosso ansia.

- Non intendo affatto coinvolgere anche mio fratello. Immagino la reazione di tuo padre sapendoti in compagnia di due guerrieri infimi come noi.- pronunciò appoggiandosi pesantemente ad una roccia.

- Per me fa bene a ribadirlo, se è questa la gerarchia in cui è vissuto.- in effetti si era risposta da sola. – Ma perché parli di mio padre in quel modo? Era tanto temibile?

L’uomo fece una smorfia voltando la testa da un lato. Non aveva nessuna intenzione di spiegare come andavano le vicende in “gioventù”, quando lui e Napa erano gli unici saiyan rimasti in vita dopo l’esplosione e dovevano sottostare a due tiranni. Ancora in quel momento non sapeva definire chi dei due fosse il peggiore, anche se incredibilmente Vegeta con il tempo si era niente meno stabilito perennemente su quel pianeta, con una famiglia. Poteva anche vantare un figlio piuttosto forte, seppur mezzosangue; mentre lui trovava ancora impensabile che fosse tornato in vita dopo tutto il tempo trascorso nell’aldilà in cui gli anni non erano trascorsi. Trovarsi un principe dei saiyan con a carico molti più anni, lo faceva sentire in soggezione, come se l’abisso che lo separava da quel bambino, all’epoca, adesso fosse davvero un vuoto capace di schiacciarlo in qualsiasi momento. Quando si allenavano egli non conteneva la furia, caratteristica tipica, bensì in quelle scariche violente di rabbia c’era una fredda precisione di cui pochi erano capaci. In un certo senso l’aveva sempre ammirato, oltre che odiato quale emblema della classe primeggiante che sempre era stata negata alle sue generazioni. Ritrovarsi proprio con la figlia, che almeno l’aspetto fisico non ricordava nulla di Vegeta, seppur lo sguardo accigliato, in attesa di un responso, fosse vagamente paragonabile al padre in chiave buffa, gli faceva soltanto intravedere nubi troppo dense all’orizzonte.

- Dunque che cosa sai fare a parte travestirti?

Bra si gonfiò indispettita da quell’atteggiamento, anche se rispondergli quanto fossero rozzi da non comprendere la beltà di cui si adornava gli parve oltremodo superfluo, oltre che inopportuno. Radish, il fratello di Goku, era lì per insegnarle ciò di cui aveva bisogno per rendere pan per focaccia al suo esigente padre.

- Beh…- azzardò roteando gli occhi. – So incrementare l’aura, se mi concentro. Anche se papà dice che è una nostra caratteristica, in quanto…

- D’accordo. Cos’è che non sai fare?

Tacque. C’entrata in pieno. Da dove avrebbe dovuto cominciare? Erano milioni le cose che quei guerrieri erano in grado di fare e lei… Lei non se n’era mai curata. Trunks aveva cominciato ad allenarsi all’età di sei anni; ora Bra ne aveva il triplo e dunque non era in grado di tirarsi fuori dai guai, o almeno mostrare conoscenza nelle arti marziali, come Chichi, per cui poteva vantarsi di non aver bisogno né di una balia, né di una guardia del corpo. Il pensiero contribuì a rabbuiarle il volto.

- Non sai volare. Non sai combattere…- sospirò pesantemente, tanto da contagiare la giovane con il proprio stato d’animo. – Si può sapere cosa speri di ottenere?- commentò scettico e infastidito.

Lei abbassò lo sguardo, perdendo di vista l’immagine del guerriero appoggiato alla dura roccia, come se il suo corpo facesse perfettamente parte di quel quadro freddo e tetro. Non aveva considerato di risultare una nullità proprio di fronte a lui, quel maledetto molestatore, e sicuramente anche suo padre la considerava un’emerita sciocca per ciò che si era ripromessa di fare. E adesso si era abbassata a chiedere aiuto a un estraneo, a quello stesso scimmione che fino a qualche settimana prima avrebbe preferito rispedire agli inferi con le sue stesse mani. Si guardò i palmi non rendendosi conto che, come un felino in agguato, il suddetto saiyan si era avvicinando, coprendo la distanza che c’era tra loro per intrappolarla tra sé e il tronco d’albero; Bra fremette, indietreggiando. Era l’ennesima volta che si trovava in quella situazione, ma a differenza dei momenti alla Capsule Corporation, luogo in cui si sentiva più sicura che mai, quell’attimo le provocò oppressione, fastidio. Non sopportava che la fissasse in quel modo, dall’alto in basso. Perfino lui, quello che Vegeta si ostinava a identificare come un saiyan di terza classe. Irrigidì i muscoli quando inaspettatamente le aveva sollevato il mento. Rude, cinico. Gli occhi tanto scuri capaci di perforarle il corpo e scuoterle l’anima si ridussero a due fessure di fuoco, o era la sua pelle che improvvisamente bruciava? Tentò di guardare altrove, finché una mano la costrinse a focalizzare nuovamente quello che inaspettatamente era divenuto il suo avversario; Radish le stava sfiorando la schiena con lentezza, al di sopra del sottile tessuto che aveva indossato per l’allenamento. Era la battle suit, certo, soltanto priva di corazza. Non le piaceva ancora quell’affare. Le impediva soltanto i movimenti. Certo, in quel momento le avrebbe davvero fatto comodo indossarla; magari quella e una bella cintura di castità. Persa com’era nelle proprie sciocche elucubrazioni, dovette metterci un po’ per recuperare tutto il fiato perso quando le aveva spinto il bacino contro l’albero, facendole emettere un verso contrariato. Ma il ghigno dell’uomo e la mano che vagava al di sotto del liscio tessuto non lasciava scampo. Dapprima quella conosciuta sensazione, il tocco di Radish, le aveva provocato una scarica di piacere, formulò imbarazzata; adesso cominciava davvero a spaventarla. Facendo pressione con i propri palmi contro la corazza, avvertì tutta la consistenza del corpo che la teneva ancorata a sé e un guizzo di eccitazione le incendiò i sensi, rimanendo inerme mentre le dita ruvide incontravano la morbidezza del roseo capezzolo trascinandola in una mera confusione.

- Non sai neanche soddisfare un uomo.

Bra agì d’istinto, o forse per orgoglio. L’unica cosa che ricordò, qualche misero istante dopo, fu il lancinante dolore che s’irradiò dalle nocche al polso, come se avesse picchiato da masochista contro l’acciaio. Il tempo di spostare lo sguardo e vedere Radish distanziato di qualche centimetro in più rispetto a prima e, soprattutto, lontano da sé, le diedero conferma che lei, proprio lei, Bra Brief gli aveva praticamente rotto il labbro inferiore. Un rivolo scarlatto scivolò lungo il mento dell’uomo mentre la giovane guardava il pugno ancora stretto e poi il suo volto. Non ci volle molto a scatenare la propria indole indomita, dopotutto pareva che lui fosse sorpreso quanto lei per quella reazione, tuttavia non badò alla forza utilizzata per scagliarla nuovamente contro la corteccia, stavolta trattenendola per la gola.

- Cosa credevi di fare?!- ringhiò furente mentre quella maledetta ragazzina si dibatteva.

- I-Io…- tentò di dire, venendo prontamente bloccata dalla pressione esercitata.

- Razza di fottuta mezzosangue.- commentò tra i denti prima di lasciarla andare con un gesto secco che la fece piombare al suolo.

Ella tossì massaggiandosi il collo, prima di riservargli uno sguardo carico di rabbia.

- E tu sei un fottuto bastardo!

Al diavolo le buone maniere, pensò Bra fissandolo.

- Al diavolo…- commentò tra sé Radish sputando il sangue finitogli in bocca.

Si rialzò dolorante non perdendolo mai di vista; era inammissibile, era un molestatore di prima categoria e si lamentava del fatto che lei non fosse una subdola donnicciola da quattro soldi che si faceva corrompere dall’irruenza e dal fascino animalesco di quell’essere! …Che cosa avrebbe detto suo padre? Il guerriero era un’incosciente, di certo si sarebbe guadagnato un allenamento. Sì, un diretto sfogo di Vegeta e avrebbe fatto la fine di un sacco sbatacchiato per bene. Oh, ma se l’era meritato. Dopo ciò che aveva detto non c’erano scusanti, neanche se lei si riscopriva a sniffare il suo odore con interesse. Eppure Radish non era completamente stupido, perché mai si era comportato in quel modo, sapendo che lei, la figlia del suo principe, non ci avrebbe messo molto a spifferare tutto per ripicca?

- Vuoi rimanere lì tutto il giorno? Seguimi, troviamo un posto più adatto di questo picco.

Bra ebbe un tuffo al cuore, portandosi le mani dinanzi la bocca non riuscendo a trattenere un commento per quanto fosse sorpresa. L’aveva motivata a colpirlo di proposito?

- Tu… Tu l’hai fatto apposta!

In quel momento era sicura di averlo sentito sogghignare, nonostante le desse le spalle, intento a raggiungere un piccolo sentiero.

- Mi hai provocata per vedere se ero del tutto debole o no!

- Diciamo che ti ci vuole una spinta, ragazzina. Una grossa. Normalmente sembri una nullità come guerriero. E, comunque, sei davvero un’incapace anche in quel senso.

Tremante di rabbia si costrinse a seguirlo; quando avevano toccato terra non avrebbe mai immaginato che dal quel momento sarebbero trascorsi molti giorni in quello stesso modo, in solitudine, con un saiyan puro in grado di allenarla al posto di suo padre. Non era neanche esigente, si limitava soltanto a denigrarla quale mezzosangue, donna e terrestre. Man mano che i giorni trascorrevano, Bra non ci aveva neanche più fatto caso a queste cose, considerando che fosse l’unico modo in cui lui sapesse comunicare. L’unico motivo che in quel momento la faceva riflettere più del dovuto, era che ormai, trascorse tre settimane, suo padre non le rivolgeva la parola. Comprensibile, aveva detto sua madre, considerando quanto fosse orgoglioso e lei non fosse da meno; non voleva cedere, non doveva essere la prima a chiedere scusa, dopotutto Vegeta non aveva fatto altro che sminuirla. La verità era che non voleva allenarla, a differenza di Radish che si era invece prodigato di valutare le sue capacità. Per prima cosa, aveva detto di voler rendere il suo fisico un po’ più resistente e, soprattutto, sciolto. Dopotutto, nei diciotto anni della sua vita non aveva mai fatto nulla di simile, quindi il guerriero trovò opportuno cominciare a farle percorrere il tortuoso sentiero del picco su e giù, diverse volte al giorno. Dapprima libera, con solo la comoda tuta indosso, poi con alcuni secchi colmi d’acqua, mentre lui meditava. Talvolta, durante il percorso, Bra s’inginocchiava esausta sugli ultimi gradini, riprendendo fiato e attendendo che il sudore s’asciugasse; poi il suo maestro era diventato più esigente, più severo con le richieste, impartendole di raggiungerlo prima che il sole fosse stato allo zenit. Più di una volta il pensiero di lasciar perdere aveva fatto capolino nella sua mente; tornare alla vecchia vita le sembrava la prospettiva migliore, si disse osservando le proprie mani arrossate e costernate di tagli, quasi quanto le ginocchia. Quando se l’era sbucciate, a metà percorso, aveva a stento trattenuto le lacrime poiché le gambe tremanti, a causa dello sforzo, le impedivano di issarsi su e completare l’addestramento. Ricorrere all’aiuto del saiyan? Era stato molto chiaro quando aveva stabilito che, qualunque cosa le fosse accaduta, avrebbe dovuto vedersela da sola. Imprecò ad alta voce, recuperando i secchi che sorreggeva con un bastone, pronta a riprendere il cammino per non dargliela vinta a nessuno dei due, soprattutto al suo taciturno padre. Il sentiero portava al picco, scoperta quella del primo giorno; poi, dopo qualche veloce riflessione, Radish aveva deciso in che modo cominciare ad allenarla.

Quando giunse al suo cospetto non pensò a nulla, lasciando cadere il peso che portava in spalla e accasciandosi a sua volta sul terreno.

- Hai battuto la fiacca.- gli sentì dire tra i propri respiri.

- Che stai dicendo? Sono caduta, ho le mani distrutte, le gambe a pezzi ed è la quinta volta che faccio il percorso. Tutto ciò che sai dire è “hai battuto la fiacca”?- rispose irata, ricevendo un’occhiata imperscrutabile.

Imprecò rimettendosi seduta e cominciando a valutare in che condizioni fossero le ginocchia; per quanto riguardava le mani, erano talmente infiammate da non riuscire a piegarle. Recuperò l’acqua bevendone avidamente lunghe sorsate, dopodiché ripulì accuratamente le ginocchia stando ben attenta a non sfiorare la parte lesa. La sua soglia del dolore era piuttosto bassa.

- Andiamo.- commentò semplicemente l’uomo in procinto di imboccare il sentiero.

- Cosa? Siamo sempre andati in volo… Credo che tu oggi abbia voglia di uccidermi, non allenarmi.

- Può darsi. Adesso cammina.

- No.

Radish si voltò nella sua direzione, trasmettendole con lo sguardo il muto rimprovero per quella risposta sfacciata.

- Puoi anche rimanere qui, allora.

- Ma che ti prende? Non vedi come sono ridotta?- sbottò Bra, ma lesse il totale disinteresse sul suo volto. – D’accordo, fa’ come ti pare!

Aspettò quindi di rimanere sola per calciare una pietra e andare a sedersi sotto l’albero solitamente occupato dal suo cinico maestro. Certo, l’idea di rimanere da sola in quel posto dimenticato da Dio, ora che cominciava anche a far buio, le fece venire i brividi. Dovette appellarsi alle ultime forze rimaste per rimettersi in piedi e raggiungerlo a passo svelto, pur rimanendo ad una considerevole distanza. Tutti uguali, e lei non gli avrebbe dato neanche quella piccola soddisfazione.

***

A distanza di un’altra settimana, era stata in grado di levitare quanto basta per gioire di quella piccola vittoria, mentre pochi giorni dopo aveva addirittura accumulato l’energia nel proprio palmo, dopo continui fallimenti.

- Non è una questione di creare; l’energia la possiedi, devi solo essere abbastanza forte da concentrarti per controllarla.

Sembrava molto sicuro di sé quando gliel’aveva detto, anche se a Bra pareva un’impresa impossibile; erano rimasti per interminabili giorni accovacciati e scrutandosi a vicenda, senza ottenere nulla. Per la ragazza quella era una sorta di magia, mentre Radish era sempre piuttosto esigente. Quando la sfera luminescente era apparsa tra le proprie mani, la giovane non aveva contenuto la propria gioia, considerando che quello fosse il primo, vero passo verso il Principe dei Saiyan.

- Non posso crederci, guarda! Ce l’ho fatta.- disse non riuscendo a distogliere lo sguardo dal globo, quando avrebbe voluto saltare sul guerriero, stringendogli le braccia intorno al collo.

Certo, dovette contenersi, conscia di quanto fosse inopportuno. Dopo quell’unica volta, non aveva più cercato un contatto fisico di quel genere, si ritrovò a pensare Bra.

- Lo vedo.- le rispose incrociando le braccia.

Ella interruppe l’emanazione d’energia crollando all’indietro, sul prato, visibilmente provata ma felice. Sorrideva nella fresca brezza mattutina, mentre il sole faceva capolino dalle poche nuvole scompostamente disposte sul manto azzurro del cielo.

- Ce l’ho fatta…- continuava a ripetere la mocciosa, quando il saiyan decise di abbandonare definitivamente quel posto.

Dopotutto la dispotica Bra aveva ottenuto ciò che voleva e lui non vedeva l’ora di lasciarsi quella storia alle spalle, certo che Vegeta non ci avrebbe messo molto a scoprirla. In procinto di rialzarsi però, la vide scivolare lungo il tronco d’albero priva di sensi. Di certo non si preoccupò: dato che era giovane ed inesperta e dopo l’intenso sforzo fisico di quelle settimane, si aspettava una reazione simile. La scrutò attentamente qualche istante, sbuffando al pensiero che le ipotesi erano due soltanto… L’avrebbe trasportata in braccio alla Capsule Corporation, svenuta, con il rischio che Vegeta, quella pazza scienziata e forse anche il principino, li vedessero e scatenassero tutta l’ira su di lui? Oppure avrebbe dovuto aspettare che si destasse? Per il momento si limitò ad avvicinarsi, abbassandosi sulle ginocchia; vedeva un sorriso sereno, nonostante le gambe ancora sbucciate e i palmi arrossati. In qualche modo era stata tenace, tanto da perseguire quell’obiettivo per dimostrare al proprio padre di essere in grado. Che strana era la vita di quei terrestri: lui non aveva mai voluto dimostrare niente a suo padre, che aveva così poca considerazione della sua prole. A stento lo ricordava, se non fosse stato per Kaaroth che era la sua copia sputata… Ma i primi tempi era stato lui ad allenarlo. Bardak era esigente, non si faceva scrupoli a sferrare calci ad un bambino di otto anni; poi col tempo erano arrivate le prime missioni e così non l’aveva più visto. Funzionava così. Era ambiguo vedere Vegeta in un posto fisso, anche se attribuì quella scelta all’età avanzata del saiyan. Era però venuto a conoscenza che fosse trascorso del tempo prima che decidesse di stabilirsi definitivamente nella casa della scienziata che l’aveva ospitato fin dall’inizio; poi l’aveva messa incinta ed era tornato nello spazio, comportamento che gli sembrò plausibile. Per assecondare la propria sete di vendetta era invece tornato, cercando il confronto con Kaaroth, eppure era capitato qualcos’altro che l’aveva indotto a rimanere sulla Terra… qualcosa di cui gli aveva parlato il fratello minore. Per uno strano scherzo del destino, il suo cammino s’era incrociato con il primogenito venuto dal futuro e, combattendo al suo fianco, aveva poi mostrato interesse ad allenare il Trunks di quel presente. Ma la sua indole non era mai stata messa nel dimenticatoio; difatti, qualche anno dopo aveva stretto una sorta di patto con il diavolo per tornare quello che era e battere finalmente l’acerrimo rivale, venendo poi colto dalla redenzione e perendo per salvare la propria famiglia, quella che ormai costituiva la sua vita sulla Terra, poiché erano gli unici che avevano sempre dimostrato amore nei suoi confronti. O almeno, quella era stata la sdolcinata spiegazione di Kaaroth, più una sequenza che aveva ignorato, su quanto contasse quel sentimento per trasformarsi nel leggendario guerriero. Infine era nata Bra, la mezzosangue che adesso gli stava dinanzi, la stessa che l’aveva ricattato e colei che aveva baciato un mese prima. La credeva soltanto petulante e capricciosa, anche se il bell’aspetto l’avevano indotto a compiere quel gesto nel cuore della notte, complice anche la testardaggine che emanavano i suoi occhi; non era una comune terrestre, lo sapeva. Più di una volta lo sguardo determinato l’avevano portato a pensare di prendere qualcosa di proibito… Dopotutto era figlia del principe. Poteva essere eccitante. Durante l’allenamento invece aveva cominciato a cogliere un altro lato del carattere della giovane. Era determinata e non si sarebbe arresa, nonostante rimanesse pur sempre una petulante e capricciosa ragazzina. Fece una smorfia, tutte quelle elucubrazioni non facevano per lui; avrebbe dovuto approfittarne il primo giorno, in cui erano soli. Voleva provocarla per ottenere una reazione di forza, vero, ma l’aveva trovato stimolante oltre ogni dire. Non erano passati inosservati gli sguardi che Bra era solita lanciare: lei stessa cercava quel tipo di scontro. Era così, dopotutto, che accadeva tra la sua gente, si disse Radish.

Senza attendere oltre stabilì un contatto, assaggiando dopo tempo le labbra rosee e dischiuse. Quando avvertì l’intenso sapore nella propria bocca, fu quasi sicuro di non lasciarla abbastanza in fretta e forse, dalla pressione esercitata, lei si sarebbe svegliata cogliendolo in quel momento di pura debolezza. Incurante di quel pensiero, premette la mano contro la nuca di Bra per spingere la lingua in quella cavità calda e respirare lo stesso profumo di quella sera, tra le mura della Capsule Corporation, per poi allontanarsi subito dopo.

Nella vita aveva imparato ad accettare la realtà, per quanto essa gli si presentasse avversa. Inutile pretendere quel genere di cose, se voleva rimanere vivo più a lungo. Si limitò ad attendere il suo risveglio osservando l’orizzonte.

***

Accidenti, ma quanto aveva dormito?!

Aprendo gli occhi venne fin da subito abbagliata dal sole ormai alto e, a giudicare dal languore, doveva essere ora di pranzo… O forse era passata da un pezzo. Immaginò i volti dei suoi genitori quando avrebbero fatto rientro, nonostante utilizzassero sempre entrate diverse. Prima di rialzarsi però, vagò con lo sguardo alla ricerca di Radish, toccandosi istintivamente le labbra; quando era tornata alla realtà aveva con rammarico abbandonato un sogno che avrebbe definito sublime. Un bacio, raro e passionale, capace di coinvolgerla al punto da bruciarle le membra. Deglutì un paio di volte, socchiudendo gli occhi. Eppure quel sapore da tempo desiderato, l’aveva percepito davvero. Che stupida, si disse, prima che un’ombra si frapponesse tra lei e la luminosa stella. Il guerriero le stava porgendo la mano, o stava ancora sognando? Puntò velocemente le pupille da un’altra parte, arrossendo. Dannazione, perché lo desiderava?! Si costrinse ad afferrare le dita ruvide, ritrovandosi immediatamente in piedi tale era la forza scaturita da quei muscoli tesi. Rialzandola come un compagno d’armi, l’aveva poi esortata a riprendersi.

- Beh, mocciosa, devo ammettere che ti sei guadagnata la mia considerazione.- le disse durante il volo, facendole tornare il sorriso.

Quella notte si addormentò tardi, girandosi nelle lenzuola e toccando volutamente le proprie labbra, ripensando al sogno nella radura.

“Se solo fosse vero”, pensò chiudendo gli occhi e cominciando ad esplorare i punti in cui il guerriero l’aveva toccata.

Purtroppo, dopo le vistose escoriazioni provocate dall’allenamento, la mattina a colazione aveva tentato in tutti i modi di nasconderle all’attentissima madre, con scarsissimi risultati. Bulma l’esaminò da cima a fondo, cominciando con un lungo rimprovero, passando poi alla preoccupazione e nuovamente alle minacce, rivolte anche contro il marito; secondo la scienziata era tutta colpa sua. Vegeta invece continuava a sorseggiare il suo caffè nero non degnando Bra neanche di uno sguardo, e questo contribuiva a mandarla su tutte le furie.

- Non avrei mai detto che quel rammollito di Kaaroth fosse capace di ridurti in quel modo- asserì infine, rompendo il silenzio. E parve che solo Bulma comprendesse il senso di quelle parole, mascherate dal freddo sarcasmo.

- Oh, sta tranquillo papà. A differenza tua Goku sa essere un ottimo insegnante… Non un despota che ha paura di farmi stupidamente del male. Inoltre si è dimostrato un uomo straordinario, e con lui tutta la sua famiglia.

Finalmente poté togliere le briglie per far scaturire quel fiume di parole dalla propria bocca, avvertendo la rabbia surriscaldarle le vene.

- Bra!- esclamò Bulma accigliandosi.

Non comprendeva come fossero arrivati a quel punto, Bra non aveva mai mancato di rispetto a suo padre, fino ad ora. In quello stesso istante fecero il loro ingresso Trunks, confuso dalle parole della sorella, e Radish che silenziosamente guardava i contendenti, non mostrando particolare interesse.

- Benissimo, ci siete anche voi.- disse la giovane.

- Ma che succede?- chiese il primogenito recuperando una lattina dal frigorifero.

- Bra, chiedi immediatamente scusa a tuo padre.- continuò Bulma ignorando la domanda di Trunks.

Al che, il ragazzo capì che era meglio non immischiarsi. Dal canto suo Vegeta attese in silenzio che la figlia completasse il suo interessante discorso.

- No, non sarò io a chiedergli scusa. Ma non lo vedi, mamma? Non sa fare altro che commentare sarcasticamente, anche quando ho voluto che mi allenasse!

- E’ questo il problema?- chiese il principe dei saiyan tornando a sorseggiare il suo caffè. Seguirono alcuni secondi di silenzio, l’aria fin troppo tesa.

- Non te ne importa niente di niente, accidenti!- urlò Bra, mentre i suoi occhi sembravano emanare fiamme. Ormai il guaio era fatto, tanto valeva esternare tutto ciò che in quel periodo aveva contribuito a frustrarla.

- Perché dovrebbe importarmi se Kaaroth ti sbuccia le ginocchia?

- Vegeta, adesso ti ci metti anche tu?!- intervenne la scienziata incrociando le braccia al petto, ma il marito l’ignorò.

- Sentiamo cosa ha da dirmi! Voglio proprio vedere dove vuole arrivare.- Una volta finito il proprio caffè, tornò a volgere lo sguardo in direzione di Bra.

- Tanto vale che te ne vai all’inferno.- mormorò la ragazza stringendo i pugni, prossima ormai alle lacrime. – Non capiresti…- aggiunse talmente sottovoce da non essere udita, sconcertando i propri familiari.

- Linguaggio, signorina.- e un brivido le percorse la schiena udendo quel tono minaccioo e gelido.

Era inutile, a volte avrebbe voluto che suo padre fosse normale. Un comune terrestre, e non una persona talmente carismatica da considerare un avversario: doveva sempre essere attenta a come rispondeva, doveva essere altrettanto forte, mentre neanche una volta aveva osato sfogarsi con lui, per quanto il rapporto fosse basato sul silenzio. La verità era che lo amava e al tempo stesso, in qualunque situazione, temeva di deluderlo. Semplicemente il fatto che fosse nata donna l’aveva deluso, pensò con rammarico. Con quell’allenamento voleva dimostrargli il contrario, seppur non aveva idea del modo in cui farlo adesso che erano al limite, e tutto il rancore di quegli anni ero prossimo a defluire, probabilmente rovinando tutto. Conosceva il punto debole di suo padre, e forse anche quello della madre, dato che con il suddetto eroe della Terra aveva trascorso tutta la propria gioventù; il suo migliore amico… Un saiyan che era un padre, prima di tutto. Invidiava Gohan e Goten, perfino la sua coetanea Pan; Gohan si era dimostrato un ottimo genitore e sua figlia conosceva le arti marziali. Perché? Perché a suo padre, che di certo era un uomo migliore di colui che abbandonava la propria famiglia ogni qualvolta si presentasse una sfida, mancava quell’insignificante passo per essere l’eroe che da bambina aveva sempre guardato con occhi sognanti?

- Sai, mamma… Tanti anni fa, avresti dovuto sposare Goku.- e lei sapeva perfettamente come colpire.

Nella breve frazione di un secondo il tavolo della cucina collassò su se stesso, sotto le nocche spasmodicamente contratte di Vegeta. Bra sobbalzò, pur non avendo paura che potesse ricevere una punizione fisica; suo padre non l’aveva mai toccata. Seppe che era furioso scrutando i suoi occhi e, dal modo in cui stava abbandonando il campo di battaglia, intuì quanto avesse gravato il peso di quelle parole sull’attuale situazione. Bulma, portandosi una mano dinanzi alla bocca, osservò la scena interdetta. Cose del genere non erano mai accadute prima, formulò mentre tutto ciò che prima era presente sulla tavola era riverso sul pavimento, ormai logoro della colazione che avrebbero dovuto consumare. Doveva assolutamente fare qualcosa. Trunks si scostò immediatamente per far passare suo padre, volgendo poi uno sguardo di rimprovero alla sorella. Lo stesso Radish pareva inverosimilmente disturbato dalla discussione appena avvenuta sotto i suoi occhi. Quella stupida mezzosangue l’aveva ricattato, poi l’aveva usato senza remore contro Vegeta. Contrasse la mascella abbandonando in fretta la cucina, con un paio d’occhi lucidi puntati sulla schiena.

- Adesso, Bra, spiegami tutto ciò che è successo e prega di essere convincente. Poi cercheremo un modo per farti perdonare.- commentò seccamente Bulma, venendo affiancata dal primogenito.

- L’hai fatta proprio grossa.- rincarò la dose lui. – Come ti è saltato in mente di dire quelle cose a papà? Ancora non riesco a crederci!

In quel momento, il cuore di Bra venne stritolato nella morsa impetuosa di un malefico sentimento: Rimorso. Tutto ciò che provava si riduceva a quel tarlo che lentamente s’era insinuato, una volta conclusa la conversazione. Incapace di trattenersi oltre, dato che era davanti alle persone a cui più teneva, due solitarie lacrime rigarono il volto pallido e segnato da un’espressione contrita. Sapeva di aver sbagliato, di aver rovinato tutto… Ma di solito la sua arguta madre e Trunks erano in grado di dare ottimi consigli; pregò che almeno loro riuscissero a perdonarla.

- Bra, riesci o no a spiegare ciò che è successo?!- ripree Bulma, e per un attimo la giovane ebbe la sensazione di dover andarsene.

- Volevo soltanto compiacerlo… Volevo che mi accettasse anche se non sono un guerriero capace come Trunks!

La donna addolcì l’espressione, seppur continuasse ad essere più seria che mai. Non si capacitava di come Bra avesse creato tutto dal nulla, le sembrava una scusa infantile, dopotutto tutti loro erano al corrente di quanto Vegeta fosse legato alla secondogenita. Per Bulma era naturale, anche se il marito facesse fatica a dimostrarlo… D’accordo, forse non faceva poi molto per farle capire quanto ci tenesse; eppure i timori della giovane avevano causato un dramma ben peggiore. Vegeta si era sentito tradito da quell’esternazione. Insomma, entrambi pensavano la stessa cosa: ognuno era rimasto ferito dal comportamento dell’altro, anche se le sembrava che Bra facesse ancora fatica a completare il quadro.

- Dopo che papà si è rifiutato di allenarmi, gli ho detto che sarei andata da Goku e da allora, quando mi vedeva tornare stanca, non faceva altro che scrutarmi e passare oltre. Non mi ha rivolto la parola per quasi un mese! Sapevo di averlo colpito, e in un certo senso ero anche soddisfatta di dargli fastidio, ma la verità è che… La verità…- si morse un labbro. – Non era Goku il mio maestro. Era Radish.

Per un attimo credé che i suoi familiari avrebbero gridato così forte da mettere al corrente anche i vicini; nessuno di loro sospettava che si fosse davvero fatta allenare niente di meno da quell’ospite che Bra sembrava odiare. Men che meno si aspettavano che lui acconsentisse.

- In realtà, l’ho ricattato.- arrossì prima di confessare la notte in cui era capitato quell’incontro tra loro, notando l’espressione disgustata del fratello. Immediatamente si diede tutta la colpa. - …Quindi ho approfittato della situazione, dicendogli che avrei raccontato tutto a papà se lui non mi avesse dato una mano- abbassò lo sguardo mentre il cuore perdeva un battito. – Mi sento male solo al pensiero. Nessuno di loro vorrà mai più avere niente a che fare con me.

Colta dal suo estremo senso materno, Bulma la strinse in un forte abbraccio guadagnandosi l’occhiataccia di Trunks.

- Sapevo che sarebbe finita così…- disse alzandosi dalla sedia che aveva occupato. – Per me dovresti preparare una buona dose di scuse, Bra.- ultimò uscendo dalla stanza e, soprattutto, lasciando che se la vedessero le donne.

- Mi dispiace, mamma. Davvero.- si scusò passandosi una mano sotto gli occhi, riacquistando il suo contegno.

- Tesoro, non immaginavo che tu e Radish… Radish e tu… Oh, beh, insomma. E’ senz’altro un aitante, palestrato, forte…

- Mamma.

La scienziata ridacchiò; ora sapeva cosa provava sua madre, Bunny, quando per la prima volta aveva visto Vegeta.

- Questa è una cosa di cui ti devi occupare tu, mia carissima Bra, soprattutto cerca di capire se è solo una cotta o…

- E come potrebbe essere altrimenti? I saiyan non sono famosi per la loro parlantina, anche se lui è così… Interessante. Oh, insomma, mi fa venire voglia di parlargli per scoprire qualcosa in più sulle sue origini! Non ti pare strano?

Bulma inarcò la sopracciglia, colpevole.

- Beh, mi è successa esattamente la stessa cosa- commentò, augurandosi che la figlia non incappasse nel suo stesso destino. Ne aveva passate davvero tante prima di essere felice con Vegeta. – Ascolta, per quanto riguarda la faccenda con tuo padre… Come ti è venuta in mente una cosa del genere? Prima di tutto, dovresti dirgli la verità.

La giovane fremette.

- Intendi tutta la verità?

- Certo, io ometterei la faccenda del frigo. Sta’ tranquilla, farò in modo che neanche Trunks gliene parli. Ma trova il modo di scusarti, e non farmi mai più sentire certe assurdità sul conto di tuo padre. So quanto sia difficile, data la tua età; ma quando reagisce in quel modo, dovresti cercare di andare oltre la superficie, non dare per scontato che tu sia una delusione. E poi, ci sono tante donne che combattono…

Bra annuì sollevata. Oltre che scienziata, sua madre avrebbe potuto fare anche la psicologa! La vide portarsi una mano al volto, tristemente.

- E io che speravo che almeno qualcuno rimanesse normale in questa famiglia.

Senza pensarci due volte l’abbracciò, prima di scappare velocemente verso la gravity room, in cerca di suo padre.

- Aspetta, signorina.

S’arrestò di colpo, voltandosi verso Bulma.

- Credo che oggi non sia proprio il caso di girare intorno a tuo padre. Ci penserai domani; piuttosto, che ne diresti di accompagnarmi sui Monti Paoz?

- Sui Monti Paoz?- ripeté accigliata.

- Andiamo a far visita a Goku!

***

- Ehi, ascolta. Io e te non abbiamo mai parlato molto da quando sei arrivato, dopotutto sei un saiyan. Ma il fatto che fossi anche un compagno d’armi di mio padre mi ha sempre interessato; come vedi, noi non sappiamo poi molto sul suo passato, a parte qualche vicenda che ha raccontato a tuo fratello o che ha lasciato trapelare lui stesso. Capisco che non deve essere facile per persone come voi adattarsi a questo stile di vita. I terrestri sono pacifici, di certo non vanno in cerca di pianeti da conquistare, ma il punto è che avete anche uno spiccato senso dell’onore e probabilmente non siete inclini ad accettare certi comportamenti, che per me sono del tutto infantili.

- Avanti. Parla, principe. Che stai cercando di dirmi?

Trunks corrugò la fronte, facendo mente locale nel tentativo di trovare le parole giuste. Era anche la prima volta che si sentiva chiamare in quel modo.

- Trunks.- precisò. – So tutto. Ma l’avevo già scoperto prima che Bra confessasse, e sono sicuro che a mio padre non farebbe affatto piacere sapere il modo in cui ti sei comportato quella notte.

Radish sogghignò ricordando cosa aveva fatto; probabilmente il ragazzo era venuto ad annunciargli la sua fine.

- Tuttavia… Non ho mai visto mia sorella così determinata. Ho percepito la sua forza spirituale. L’hai davvero allenata per tutto questo tempo e… Ammetto che sopportare Bra non è impresa facile.

- Già.- fece il saiyan distrattamente.

- Te ne sono grato.- ultimò il ragazzo guardandolo seriamente. – E sono convinto che anche lei lo è, come non lo è stata mai con nessun estraneo. Ti conviene tenere in considerazione questo.- concluse accingendosi ad uscire dalla stanza, catturando lo sguardo incuriosito di Radish.

- Oh, un’ultima cosa: se le succede qualcosa, te la vedrai anche con me.

Il guerriero si ritrovò a pensare che se la secondogenita non aveva nulla esteriormente che ricordasse suo padre, la somiglianza con Trunks in alcune circostanze poteva far paura a chiunque. Inconsapevolmente, quel pensiero lo fece sorridere. Che accidenti andava a pensare…

***

Una fragorosa risata ruppe il silenzio pesante venutosi a creare durante il discorso di Bra; era caduta nella rete di sua madre e, dopotutto, doveva pur scontare la sua pena in un modo. La signora Chichi era rimasta tutt’orecchi, mentre Goku non aveva fatto altro che spalancare gli occhi ad ogni frase, e Bra fu quasi certa che prima o poi gli sarebbero schizzati fuori dalle orbite.

- Urca, Vegeta sarà decisamente furioso con me! Beh, più del solito…

La giovane arrossì, confessando anche quanto detto a proposito del matrimonio, e allora fu Chichi a ridere sommessamente, insieme alla scienziata.

- Non posso crederci, davvero. E Vegeta se l’è presa a tal punto?- domandò asciugandosi una lacrimuccia. Inutile dire che quella sensazione di disappunto stava nuovamente facendo emergere il lato più oscuro della giovane saiyan.

- Ti dico solo che ha sfasciato il tavolo della cucina con un pugno. Ah, devo dire che certe manifestazioni di gelosia mi mancavano.- fece Bulma civettuola, guadagnandosi lo sguardo sbalordito di sua figlia.

- Sono mortificata per ciò che ho detto.- continuò Bra seccamente, mentre Goku continuava a sorridere e Chichi le lanciava un’occhiata scettica: non riusciva a nutrire particolare simpatia nei suoi confronti; per i suoi gusti, quella ragazza somigliava troppo a Vegeta.

- Passiamo alla parte interessante: mio fratello quindi ha cominciato ad allenarti? Sarebbe interessante assistere a uno scontro tra te e mia nipote, sai?

La giovane arrossì a quel commento. Da un lato, la voglia di farsi valere, sconfiggendo Pan, la nipote dell’eroe, bussò nella sua mente come un campanello d’orgoglio; ma allo stesso tempo ripensò a Radish, percependo un tuffo al cuore. L’indomani avrebbe affrontato anche lui. Tornata a casa, quella notte, mentre il fiume di parole di un’intera giornata le affollava la mente, non riuscì a chiudere occhio.

***

“Forza Bra, che sarà mai?”

Le si presentava soltanto una delle imprese più difficili che esistessero al mondo: riconquistare la fiducia di un saiyan. Ed eccola, la massiccia ed imponente porta della gravity room, capace di intimidirla, le stava dinnanzi ermeticamente chiusa. Dal suo interno provenivano sommessi ringhi, esplosioni, tutto ciò che Bra avrebbe voluto evitare in un momento delicato come quello. Deglutì sonoramente. Avrebbe dovuto bussare, attendere che suo padre uscisse, o fare direttamente irruzione? Scartò fin da subito l’ultima opzione, e stritolando le mani si prodigò di bussare pesantemente. D’un tratto i suoni provenienti dalla camera gravitazionale s’interruppero per secondi che le parvero interminabili, poi il frastuono riprese. Certo, Vegeta ovviamente la stava portando a scegliere la peggiore delle tre opzioni. Imprecò a voce alta schiacciando il pulsante d’apertura. Attese di scorgere quella figura possente e intimidatoria, avvertendo già l’amaro in bocca… Avanzò quindi, constatando che il genitore non avesse interrotto l’allenamento e che la stesse palesemente ignorando. In quel momento Bra si era ripromessa di mettere da parte l’orgoglio, allontanarlo il più possibile almeno, per evitare di rovinare ulteriormente le cose. Dopotutto era a causa di quello stesso orgoglio il motivo per cui aveva litigato con suo padre.

- Ehm. Ci-

- Che cosa sei venuta a fare?

“Anche io sono felice di vederti, papà.”

Contrasse le nocche dopo la secca domanda.

- Desidero parlarti, se posso avere il tuo consenso.

Vegeta fece una smorfia che la figlia non seppe come interpretare; lo infastidiva quell’atteggiamento formale, forse più di quanto lei stessa potesse immaginare. Sferrò l’ennesimo pugno continuando il suo allenamento.

- Devo interpretarlo come un sì?

L’uomo terminò quindi quella serie di colpi, dandole le spalle ed afferrando l’asciugamano appoggiata su di una panchina metallica. La penombra della camera parve fondersi con lui. Bra sospirò, ricacciando immediatamente indietro le lacrime; chiunque avrebbe saputo interpretare quell’atteggiamento.

- Mi dispiace averti interrotto.- disse abbassando lo sguardo con l’intenzione di abbandonare la stanza.

- Non volevi parlarmi?- quelle parole inchiodarono la giovane che per un attimo sembrò congelata. – Se hai qualcosa da dirmi ti ascolto. Dovresti chiedermi scusa se mi avessi interrotto senza un motivo.

Quelle parole bastarono a rincuorarla più di quanto credeva; cominciò piano, in maniera confusionaria. Ma decise che raccontagli tutto per filo e per segno fosse il modo ideale per riconquistare la sua considerazione, omettendo quel piccolo particolare scottante.

- Mi hai illusa. Mi hai ignorata e poi abbandonata per un intero mese- cominciò flebilmente. – Ma la mamma mi ha fatto capire quanto mi fossi sbagliata… Desideravo soltanto qualcosa di nuovo da condividere con te; nella mia vita sei sempre stato l’eroe. Sai cosa vuol dire sentirsi una nullità quando vuoi qualcosa a tutti i costi? Ero persa. Non ho mai pensato di chiedere a Goku di allenarmi, lui non fa per me. Avevo bisogno di qualcuno come te, qualcuno che mi ricordasse la fierezza di un vero saiyan. E’ buffo sentirlo dire da una terrestre, vero? Ma quando ho visto Radish, tutto mi è sembrato più semplice, anche se l’ho convinto con l’inganno e di questo non ne vado fiera, come non vado fiera di quell’assurdità detta a colazione. Non c’è stato attimo in cui ho pensato di volere un’altra persona al fianco della mamma. Sei l’unico che la rende felice.- deglutì, la gola improvvisamente secca. – Che rende felice Trunks e me. Immagino ti sia costato molto abbandonare la tua precedente vita; l’ho compreso qualche anno fa, eppure non ho potuto mai fare a meno di chiedermi se davvero lo volessi anche tu. Sai papà… Ricordi quando all’asilo le mie amiche mi prendevano in giro perché non ti avevano mai visto e io rispondevo che invece eri il più bello di tutti, gelosa? Beh, sappi che lo penso ancora, nonostante quella volta ti facesti crescere quei baffi così imbarazzati… Ma il punto è che essere rifiutata proprio da te, essere consapevole di non poter far altro che accettare la condizione di non essere mai all’altezza di Trunks o di tutti i guerrieri sulla faccia del pianeta, mi ha fatto agire in questo modo sconsiderato. So che probabilmente non avevi neanche mai immaginato di avere me come figlia, una femmina, per intenderci. Anche se sul tuo pianeta c’erano le donne, sicuramente assomigliavano ad un ammasso di muscoli dato che scommetto ci fosse una scala sociale decisamente maschilista, mentre a me piace essere alla moda e pettinarmi i capelli… Insomma, quello che cerco di dirti è che volevo piacerti e volevo che mi allenassi nonostante tutto perché non trovavo più il modo di comunicare! Diamine, quando ero piccola mi sembrava tutto più facile…- completò il discorso in quel modo.

Si sarebbe aspettata di tutto ora, di tutto.

- Bra…

- E non sono andata mai da Goku, non penso minimamente ciò che ho detto alla mamma!- ribadì dura.

- Bra.- ripeté il genitore avvicinandosi maggiormente.

Allora lei tacque, incapace di reggere quello sguardo, seppur le sembrasse privo di qualsiasi mesto sentimento.

- Dimmi che puoi perdonarmi! Altrimenti lasciami andare e…- esclamò d’un tratto, quando un’inaspettata reazione fu capace di spegnere del tutto la sua svelta parlantina. In quel momento si sentì circondata dal braccio di Vegeta. Il braccio di suo padre l’aveva attratta; non in uno di quegli abbracci in cui sua madre la soffocava, o quelli che Trunks le riservava imbarazzandola oltre ogni dire. Per qualche strana ragione, non c’erano parole per descrivere il gesto di suo padre, perché le sembrava perfetto. Percepì il cuore battere così freneticamente da farle male. Ma preferì tacere e rimanere a godersi il momento, più unico che raro. Non erano da Vegeta certe cose, risultava goffo e da vero macho, ma le stava bene così.

- Se si azzarda a toccarti è un uomo morto.

E poi rise dopo quell’allusione, immaginandosi quanto fosse serio. Non stava affatto scherzando.

- E vedi di non dirmi più sciocchezze simili. Uomini, donne… Quel discorso è degno di tua madre!- asserì duro, allontanandola da sé ma tenendole la mano ben salda sulla spalla per tenere i loro sguardi l’uno nell’altro.

Per fortuna che almeno Vegeta da quel punto di vista era alla stregua di tutti gli altri padri… Non capivano mai se certe cose erano già successe o avrebbero dovuto credere all’eterna innocenza delle proprie figlie, anziché massacrare gli inadeguati partiti. Bra ridacchiò e per quella giornata era sicura che di regali ne avesse ricevuti fin troppi, dato che quell’uomo così scontroso era intento a ricambiare la sua espressione con un mezzo sorriso.

- Dunque… Adesso mi allenerai?

- Si vedrà.

- Ma sono in grado di creare una sfera d’energia e…

Il saiyan incrociò le braccia al petto, interrompendola per l’ennesima volta.

- Ogni volta che tornavi percepivo la tua presenza e il notevole cambiamento.

- Davvero?!- domandò Bra con occhi luminosi; era sinceramente felice di quella notizia.

Vegeta annuì semplicemente, poi con un sospiro contrariato rispose: - A patto che non piangerai quando ti si saranno sbucciate le ginocchia. Trunks non l’ha mai fatto.

- Oh, sta’ tranquillo, farò anche attenzione a non lasciarti troppo indietro.- ultimò la giovane ironicamente, alludendo alla notevole differenza d’età che li separava.

- Lo vedremo.- ghignò l’uomo.

Bra sorrise imbarazzata, prima di decidersi a scoccare un bacio sulla propria mano e fare il gesto di soffiarlo contro il volto crucciato del padre.

- Non sono incline ad accettare le tue smancerie, dopo tutto ciò che hai appena confessato. Ho cose più importanti a cui pensare, ora.- tagliò corto con un lieve rossore sulle gote; ella capì che per quella giornata aveva ottenuto il massimo e non vedeva l’ora di raccontare tutto a sua madre.

Prima di uscire dall’oscura gravity room, guardò per un’ultima volta il Principe dei Saiyan e, seppur volesse esternare ancor più i propri sentimenti, si limitò a guardarlo in silenzio. Il tacito orgoglio aveva ricominciato ad irrorare i vasi sanguigni di entrambi, così che rimanesse una muta complicità. Forse soltanto loro erano incapaci di scorgere ciò che li rendeva così simili.

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Silene Nocturna