Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Akane    28/04/2012    1 recensioni
"- Non devi se non vuoi, è solo che non sapevo dove sbattere la testa e prima dell’inevitabile fine volevo andarmene con la coscienza a posto. Volevo sapere d’aver davvero fatto tutto il possibile. - Un possibile che non avrebbe mai contemplato Crowley.
Questo fu il colpo di grazia per Dean che, sciogliendosi, fece crollare il muro e tutte le sue difese. "
E se Castiel non avesse parlato con Crowley e quindi fosse andato da Dean come aveva deciso?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*Ecco un altro capitolo, siccome è già scritta indicativamente ne metterò uno a settimana. Oggi vediamo il piano prendere forma, il modo diverso di affrontare il pericolo di Dean e Castiel. E c'è da dire... ma perchè diavolo anche nella serie originale non hanno fatto così? Comunque poi arriva la scintilla, Castiel che ragione da angelo usando metodi da umani è una specie di chicca. Dean non ce l'ha facile con uno così. Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO II:

QUESTIONE DI PRIORITA’

Per Dean fu più facile del previsto tornare in quel mondo che aveva abbandonato con rancore e astio.
La prima cosa che aveva fatto era rispolverare la sua adorata Impala, l’aveva tenuta ferma e coperta come per tenere lontano da sé una vita passata e remota ma non aveva mai avuto il coraggio di buttarla.
La seconda cosa era stata cercare Bobby.
Quando li aveva rivisti era stato strano per tutti essere lì sempre in tre ma senza Sam.
L’espressione di Bobby era stata strana senza ombra di dubbio, come se sapesse qualcosa in più di Dean e si chiedesse se anche Castiel la sapesse, ma essendoci sempre di mezzo il ragazzo non ebbero mai tempo di parlare e confrontarsi.
L’angelo era comunque serafico, capire cosa sapeva e non sapeva era praticamente impossibile.
Quando cominciarono a parlare di un piano di battaglia per il problema di Castiel, questi aveva subito posto il problema in termini di ‘non ho abbastanza potere per battere Raphael’ e di conseguenza ‘come posso diventare più forte?’, ma Dean che ragionava diversamente, ovvero come un ragazzo abituato ad usare la forza più che la testa e la furbizia, aveva immediatamente risposto con facilità al quesito:
- Che te ne frega di ottenere più potere? Non c’è un genio della lampada a disposizione. - Qua Castiel aveva provato ad introdurre il punto che i geni esistevano ma che avevano troppi contro a favore del loro utilizzo, Dean era andato oltre zittendolo in fretta. - Pensa piuttosto a come liberarti di Raphael! - Ma non si era espresso bene e Castiel aveva infatti logicamente risposto:
- Se non ho più potere non vedo come sia possibile! -
Dean a questo punto aveva ripreso spazientito e seccato, il suo tasso d’impazienza in tutto quel periodo era scemato parecchio…
- Ma non sei mica il solo a poter uccidere un arcangelo! Ne abbiamo già affrontati e mi risulta che non sia impossibile! Per te che sei un angelo minore sarà impossibile, ma noi non siamo angeli! Bisogna solo trovare il sistema giusto! Usare qualche trappola anti angelo e cose simili, insomma… non sarà impossibile! - L’aveva messa molto più semplice di quel che Castiel sapeva era, ma vedere la situazione da quella prospettiva l’aveva effettivamente tranquillizzato.
- Ma dobbiamo trovarle, queste trappole… - Dean si spompò, ecco il solito pessimista!
- Ci arrivo anche io a questo, ma intanto abbiamo l’impostazione giusta! Come pensi di trovare più potere, scusa? - Chiese poi con un lampo che gli faceva tornare alla mente la sua obiezione iniziale. Castiel che non trovava niente di sbagliato nel rispondere con sincerità esprimendo la verità, rispose:
- Ci sono vari modi ma tutti uno più illegale dell’altro, per noi angeli. - Questo fece ridere Dean chissà per quale motivo, poi commentò spontaneo:
- Integerrimo fino alla fine! - Castiel però lo demolì con la sua solita onestà tetra:
- Sarei arrivato anche a quello se non fossi venuto da te o se mi avessi respinto. - Dean spense il suo sorriso e lo guardò stupito chiedendosi se quello fosse veramente il suo Cass… decise di non indagare consapevole di ciò che la sofferenza ed il dolore poteva far fare. Lui stesso di cose indicibili ne aveva fatte ed altre non era arrivato solo grazie a chi glielo aveva impedito, non certo per coscienza.
- Si arrivano a certi livelli dove semplicemente non ce la fai. - Commentò poi parlando più a sé stesso che all’altro.
Castiel si dispiacque per i ricordi sicuramente dolorosi che gli aveva rimembrato, quindi distraendosi col richiamo di pericolo in Paradiso capì che quelle piacevoli conversazioni di rimpatrio sarebbero dovute essere messe da parte.
- Scusa ma devo andare… - Dean si drizzò a fissarlo apprensivo in evidente contrarietà. Castial si fermò un attimo prima di volatilizzarsi capendo, chissà come mai, che tipo di sentimento albergasse ora nel suo amico. Accennò ad un vago sorriso, non ne faceva molti, quindi allungò la mano e gli sfiorò il braccio come aveva fatto prima, provando ad infondergli un po’ di leggerezza interiore. Era una cosa da angeli che però non aveva mai pensato potesse essere utile agli umani… ora, dopo aver vissuto tanto con loro, cominciava a ricredersi. Non gli piaceva quell’espressione scura sul viso di Dean.
- Tornerò presto, ma non posso lasciare il Paradiso così a lungo… intanto pensate a quel piano… - Bobby, che nel frattempo era sparito al piano inferiore di casa sua alla ricerca di qualche libro utile, salì in tempo per vedere Castiel dissolversi e Dean combattuto con sé stesso fra la preoccupazione ed il sollievo.
Doveva avergli fatto qualcosa, quell’angelo, se lo spiegò solo così, ma si guardò bene dall’approfondire, c’erano cose molto più importanti di cui parlare.
Come ad esempio la sua decisione di tornare in campo.
Che non sapesse niente di Sam era evidente ma voleva capire perché e soprattutto se Castiel ne era a conoscenza. Era strano pensare che quell’angelo non sapesse del misterioso ed insolito ritorno di Sam e del gruppo con cui cacciava. Lui non aveva voluto averne niente a che fare ma naturalmente solo per poter indagare meglio sul ritorno di due che mai e poi mai sarebbero dovuti essere lì.
Ora sembrava che le cose si stessero decisamente muovendo, bisognava capire se fosse positivo o negativo.


Si scontrò presto con la dura realtà.
Fra il dire ed il fare c’era di mezzo decisamente più di quel che avrebbe pensato e seppure di arme anti angeli ce n’erano, al momento non ne erano provvisti e pur trovandole restava il problema principale. Come potevano riuscire ad avvicinare tanto Raphael da ucciderlo senza venir uccisi per primi?
Non era per niente facile e brancolando fra malumori ed insofferenze continue le cose peggiorarono esponenzialmente quando Castiel gli arrivò fra capo e collo, quasi letteralmente, in condizioni a dir poco pietose.
- Cass! - Esclamò allargando le braccia in tempo per prenderlo prima che cadesse a terra.
Un’ondata di gelo interiore lo bloccò istantaneamente mentre se lo caricava istintivamente sulla spalla e lo trascinava nel divano di Bobby che al momento non c’era nemmeno, via per ricerche. - Che diavolo… -
Castiel, davvero provato, non riuscì a rispondere subito troppo concentrato sul respirare e sul sopportare il dolore di quel corpo umano che lo stava mettendo a dura prova.
Dean, inginocchiato davanti a lui, si chiese cosa potesse fare… il tramite di Castiel sanguinava parecchio e non sapeva come si curavano gli angeli, perché non si rigenerava da solo?
L’idea che potesse star così per sempre lo rese come un leone in gabbia e vedendo che non gli rispondeva, lo prese per il braccio e lo scosse per farlo reagire. Non poteva essere tornato a fare quella vita solo per quello…
- Rispondi, che diavolo è successo? È stato Raphael? Dannazione, Cass! Guarisciti! Non stare così! - Oltretutto sembrava sul punto di trapassare perché aspetto fisico malmesso a parte, non si muoveva e non parlava, stava con gli occhi chiusi steso ad aspettare e respirare a fatica. Aveva una cera davvero brutta.
Su quel contatto, l’angelo riaprì gli occhi e spostando lo sguardo blu su quello altrettanto chiaro di Dean, vide la sua evidente preoccupazione e si trovò di nuovo a fare quel suo vago cenno di sorriso.
- E’ bello vederti reagire di nuovo… - Dean ne rimase spiazzato. Su tutte le cose che poteva dirgli, quella di certo non era fra quelle che si sarebbe aspettato.
- Cosa ti prende? - Fece allora Dean avvicinandosi per sentirlo meglio, magari aveva capito male.
Castiel decise dunque di prendergli la mano che gli artigliava il braccio per evitare che glielo staccasse, in quel gesto cercò di risollevargli l’animo capendo che a Dean piaceva, ma privo di forze non ci riuscì, così rimasero semplicemente in quel modo ad osservarsi.
- Quando sono tornato da te eri molto depresso… pensavo non saresti tornato il Dean di sempre. Quello che ho conosciuto. Impaziente ed impulsivo. -
Dean, spiazzato da quelle sue parole, capì solo che ora parlava meglio e prendendo un fazzoletto dalla tasca cominciò a passarglielo sul viso per pulirlo dal sangue. I movimenti seccati, sembrava arrabbiato.
- Perché sei arrabbiato? - Cominciava a capire le modalità umane ma Dean spesso era ancora un mistero, forse gli piaceva  tanto per questo.
Gli pulì l’angolo della bocca e poi il mento.
- Perché non mi piace quando ti riduci così. - Si sentì come quando era alle prese con le ferite di Sam. Fu sgradevole tornare indietro a quel modo ma Castiel capì si trattava di un problema molto più profondo di quanto apparisse e fermandogli la mano che gli procurava più dolore per i movimenti poco delicati, disse cominciando a rigenerarsi con molta lentezza.
- Guarirò. Lentamente ma guarirò. Comunque molto più in fretta di voi umani. Per recuperare le energie perse nell’ultima battaglia mi ci vorrà un po’, ma poi potrò tornare. - Non era molto confortevole, Dean non si sollevò e rimase, sia pure fermo con la mano nella sua, di nuovo, a fissarlo contrariato.
- Non sono tornato a fare questa vita per perdere le persone a cui tengo. - Fu uno scatto involontario di eccessiva sincerità. Dean l’avrebbe definito sentimentalismo, ma Castiel ne rimase colpito.
- Tieni a me? - Ora che erano in fase conversativa e che avevano tempo perché doveva riprendersi, poteva dedicarsi meglio a lui. Dean arrossì imbarazzato, detestava fare quei discorsi e parlare di sé in questi termini. Far capire cosa provava, come si sentiva, non erano cose che gli venivano mai bene. Fece per staccarsi da lui e piantarlo in asso, ma la mano gli fu trattenuta dalla sua, così rimase inginocchiato accanto al divano a fissarlo torvo.
- Lo devi per forza chiedere? -
- E’ un doppio senso? - Fece ricordandosi improvvisamente le conversazioni rare con Crowley.
Dean si distrasse ed alzò un sopracciglio:
- E tu che ne sai dei doppi sensi? Mi risulta che non li sai cogliere! -
- Crowley ne usa spesso ma non so mai di cosa parli… - Dean riuscì anche a ridere a capire a cosa si riferisse.
- Crowley è un pervertito! - Il che era perfettamente vero, ma questo non faceva capire all’angelo cosa intendesse.
- Cosa intende coi doppi sensi? -
Dean ormai era apertamente divertito e rilassato seppure fosse in una posizione poco consona a due che erano solo amici. Castiel per non farlo andare via continuava a tenergli la mano, non aveva idea che lo faceva per uno scambio non invasivo di energie ed accelerare il proprio processo di guarigione.
- Gli piaci! Credo sia un po’ nella natura dei demoni. O meglio, di norma vi odiate ma penso che ci sia una sorta di invidia, dietro, e di conseguenza si può dire che ad alcuni demoni piacciono alcuni angeli. Dovrebbe essere così, che diavolo ne so! Era Sam quello bravo in questi discorsi! - Dean tagliò corto ma Castiel seriamente interessato all’argomento, si girò meglio sul divano per osservarlo più comodo. Era un discorso interessante.
- Dici che dietro all’odio e all’invidia si nasconda qualcos’altro di profondo? -
- E’ sempre così! Solo tu ragioni in modo logico e lineare… i demoni soprattutto sono contorti e subdoli, non c’è mai da credere solo a quel che dicono. - Su quello era d’accordo.
- Ed io piacerei a Crowley? - Tornò sul punto iniziale e Dean cercò di nuovo di liberarsi, stavano finendo in un campo minato, conosceva Castiel e sapeva quale sarebbe stata la domanda successiva…
- Che ne so, chiedilo a lui! - Cercò di tagliare in modo da poter cambiare argomento, però doveva ammettere che al di là dei discorsi strani ed anomali, era anche bello stare lì così. Meno traumatico del previsto. Forse era l’effetto che facevano gli angeli. Quelli che gli piacevano. Si corresse. Lui era l’unico angelo che gli piaceva, non aveva metri di paragone. In ogni caso la chiave di questi pensieri veloci era proprio quella.
Che gli piaceva Castiel.
Ma soprattutto ci teneva, ci teneva come non mai e forse perché era rimasto uno dei pochi. O forse il solo dopo Bobby, ma Bobby era come un padre.
Cose troppo complesse e fastidiose a cui pensare, per lui, in un momento simile.
- Quando lo rivedo! - Dean sgranò subito gli occhi drizzando le antenne!
- L’hai visto di recente? -
- Sì, prima che andassi da te. Voleva propormi qualcosa per questa storia di Raphael. Se mi avessi mandato via penso che l’avrei richiamato per ascoltarlo… ero davvero… - Dean però non lo fece finire e artigliandogli la mano a sua volta lo strattonò seccato alzando la voce:
- Dannazione, non dirlo nemmeno per scherzo! -
- Io non scherzo mai. - Funereo.
Era decisamente vero!
- Non andare mai da lui, in nessun caso, anche se dovessi morire! Quel bastardo ci ha portato via troppe cose! - Asserì infatti poi Dean cupo, spompandosi. Al solo pensare a tutte le colpe che quel demone maledetto aveva, gli veniva male e Castiel dispiaciuto per quel suo stato, cercò di usare i residui della propria energia per risollevargli l’animo. Ci riuscì solo in parte, quindi usò il metodo umano. Lo carezzò.
Fu come staccare una spina per metterne un’altra.
Dean si fermò e lo guardò stupito senza mascherare la sua espressività, era sempre fin troppo spontaneo per non far capire cosa pensava.
Castiel si chiese lo stesso come mai lo guardasse in quel modo, quindi non ci fece molto caso e continuò scendendo dalla guancia al collo, era caldo e gli pareva quasi che rabbrividisse.
Su una cosa era sicuro, comunque. Gli stava piacendo.
Contento di averlo allietato in qualche modo facendolo stare meglio, ripensò al suo dolore e a Crowley.
Poteva sembrare davvero affidabile, a volte, se voleva. Ma Dean aveva ragione, come poteva dimenticare tutto quello che aveva fatto a tutti loro?
- Mi dispiace per tutto. - E quel tutto per Castiel comprendeva anche il discorso di Sam, diede infatti erroneamente per scontato che sapesse qualcosa, che Sam fosse venuto da lui e si fossero parlati. Diede per scontato molte cose e pensando che fossero fra quelle che intristivano e appesantivano tanto Dean, non volle mettere il dito nella piaga. Stando con lui aveva capito che il ragazzo non voleva parlare di certe cose e che non poteva forzarlo.
Dean sospirò contro la sua mano e piegò la testa come per venire incontro alla sua carezza.
Era calda, non avrebbe mai pensato potesse esserlo, vedeva Castiel come una creatura piuttosto fredda ed incapace di trasmettere emozioni. E di provarle, anche.
Ma forse, se ne rendeva conto solo ora, si era sbagliato.
- Come se fosse colpa tua… - Borbottò Dean chiudendo gli occhi all’idea di che cosa era successo e a cosa si riferiva. Naturalmente suo fratello in gabbia con Lucifero e Michael. - Mi manca… e non pensavo potesse essere fino a questo punto, dannazione… ma ho provato di tutto e… - La voce, un sussurro quasi inudibile e spento, gli morì in gola incapace di proseguire oltre in quel discorso atroce. Castiel, ancora una volta, credette di capire. E, ancora una volta, fraintese in quanto il suo modo di ragionare era completamente diverso da quello di un uomo.
Però capì che Dean stava di nuovo molto male e pensando che quella piccola carezza terrena non potesse essergli più sufficiente e non potendo usare i metodi da angeli per creare sollievo interiore a qualcuno, ripensò a ciò che c’era oltre le carezze. Cose sempre da umani.
Solitamente, si diceva, funzionavano. Magari…
Non ci pensò oltre, non aveva nemmeno effettiva coscienza di quello che stava per fare. Per questo lo fece, altrimenti non si sarebbe mai azzardato.
Tirandosi su sul gomito, con una certa sicurezza sorprendente, si sporse fino a raggiungere le sue labbra, quindi sempre tenendolo dietro al collo, sulla nuca, dove i suoi capelli biondi erano corti, lo baciò come ricordava facevano le persone.
Unì le labbra alle sue, si fece cogliere da quella piacevole sensazione di calore e poi gliele aprì con delicatezza ma decisione andandogli incontro con la lingua. Lo sentì immobile, quasi raggelato, pensò che forse aveva fatto qualcosa di sbagliato ma proseguì e quando le lingue si incontrarono, dopo un primo momento di titubanza, Dean reagì andandogli incontro.
Nessuno avrebbe potuto dire cosa quel bacio aveva fatto scattare in lui, era solo inoppugnabile che in condizioni normali non l’avrebbe mai accettato né tanto meno ricambiato. Fu per questo che si capì il livello di straniamento interiore di Dean.
Da parte sua dopo il primo shock per quel gesto, non capì più niente. Solo che era piacevole, bello, che finalmente si sentiva meglio, più leggero e per assurdo caldo. Caldo dentro e non più freddo e gelido.
Quindi si lasciò andare.
Solo che se ci avesse riflettuto meglio, la storia sarebbe stata diversa, ma se avesse riflettuto non sarebbe stato nemmeno Dean.
Quando si separarono, erano entrambi storditi da ciò che era successo e che avevano provato, realizzarono quanto bello era stato dai brividi che continuarono ad avere ed improvvisamente Castiel fu pervaso da un’immediata sensazione d’energia pura, come se Dean gliene avesse donata un po’.
Pensò d’aver inavvertitamente sfruttato alcuni dei punti di contatto e di scambio d’energia e si disse che dopotutto non poteva essere così brutto visto come si sentivano entrambi.
Rimasero ad osservarsi da vicino, a respirarsi a vicenda e mentre Castiel aveva tanti pensieri uno più razionale dell’altro, Dean stava cadendo in un panico ancor più profondo.
“Dannazione, mi è pure piaciuto!”
Cosa inaudita, per lui, ovviamente.
Alzatosi in piedi, sfuggì dalla sua presa confortevole e piacevole e nel caos più totale, senza dire niente altro, se ne andò in perfetto silenzio, troppo scosso per fare il solito casino che avrebbe dovuto.
Era evidente che l’aveva baciato. Per quale arcano motivo non lo capiva ma non importava. L’aveva baciato ed ora lui era nella merda perché gli era piaciuto, era stato bene e avrebbe pure voluto rifarlo.
Castiel, confuso non meno di lui, si chiese perché se gli aveva fatto bene e gli era piaciuto -e ne era certo, lo sentiva- dovesse reagire così ed andarsene. Ma non gli chiese nulla avendo ormai capito di Dean anche quando aveva bisogno di stare da solo.
Sarebbe stato un discorso solo rimandato.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Akane