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Autore: _Milla3    28/04/2012    2 recensioni
Ciao! Premetto che, per motivi miei, mi sono affezionata molto alla 'coppia' inesistente Lleca - Aleli, e mi è sembrata una cosa carina fare una FF su di loro. Li ho sempre visti bene insieme, sono così adorabili! Ci tengo molto, e non scherzo, al vostro parere, quindi recensite, per favore!
Piccoli cambiamenti rispetto alla serie:
Lleca e Aleli hanno tre anni di differenza.
Vale e Simon non sono rimasti nel futuro, mentre Kika e Teo sì.
Vale e Rama e Melody e Simon stanno insieme.
Torito non è presente nella storia.
Tanti baci, ciau
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alelì, Lleca
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15
 

«Non voglio che tu vada via» Era il trenta agosto, ed io stavo preparando la valigia. Avevo un groppo alla gola, nemmeno io volevo andarmene, nemmeno io volevo lasciarlo. Ma era ora, dovevo tornare alla mia vita, alla Casa Magica. Lui doveva tornare ai suoi allenamenti - che aveva sospeso per un mese - e noi..E noi dovevamo separarci. «Ho forse scelta?» Sapevo quello che stava per dirmi, quello che non aveva fatto altro che dirmi durante l'ultimo mese. «Certo che ce l'hai. Puoi restare qui con me.» Ma come? Mi sarebbe piaciuto tantissimo, e lui lo sapeva. Dirgli di no era difficile. Sapeva anche questo. Ma c'era la mia famiglia, in Argentina. C'era mio fratello. 
«Lo sai benissimo anche tu che non posso. Rama, Rose...» «Loro staranno bene. Si abitueranno.» Mi faceva male, sentirlo parlare così. Avrei rinunciato a qualunque cosa per lui, ma alla mia famiglia no. Non alla persona che mi aveva cresciuto. Non a mia nipote, che amavo con tutta me stessa. Non a farle da baby sitter, a sorbirmi i pianti, a giocare con lei. Questo non potevo lasciarlo.
«Ci vedremo presto, amore...Te lo prometto.» Mi alzai sulle punte per dargli l'ennesimo bacio, che suonava tanto come un addio. Eppure, mancava ancora un giorno alla mia partenza. Lui seguiva tutti i miei passi, non mi lasciava nemmeno un momento. «Non dimenticarmi mentre sarai lontana.» Più o meno le stesse parole che gli avevo detto prima che partisse. Possibile che i ruoli si fossero invertiti fino a quel punto? Non sapevo nemmeno come rassicurarlo. Come poteva anche solo pensare che io potessi dimenticarlo? «Credi davvero sia possibile?» Lui sorrise, rassicurato. «No, ma promettilo lo stesso.» Mi avvicinai a lui, e gli misi le braccia attorno al collo, sollevandomi sulle punte e avvicinando le mie labbra alle sue. 
Senza che nemmeno me ne accorgessi, eravamo sdraiati sul letto, e le sue mani percorrevano il bordo della mia t-shirt. Mi misi a ridere, cercando di liberare la mia bocca per poter parlare. Quando ci riuscii, ero già senza magliette. 
«Lleca! Sto facendo le valige!» Continuavo a ridere, mentre lui si alzava e mi lasciava libera di rivestirmi, sbuffando. «E' il nostro ultimo giorno insieme. Non dovresti passarlo a fare le valige.» Gli lanciai uno sguardo perplesso, mentre mi infilavo la maglia «Beh, non sarebbe successo se qualcuno non mi avesse detto per tutta la settimana 'Dai amore, c'è tempo. Le farai domani le valige'. E visto che un domani non c'è, adesso,  mi tocca farle oggi.» Lui sorrise, avvicinandosi di nuovo a me. «Non dovresti ascoltare chi ti da questi consigli..» Stetti al gioco, allontanandomi però, per non rischiare di trovarmi di nuovo mezza nuda. «Lo so, non dovrei. Ma il ragazzo che me li dà è troppo bello per non ascoltarlo.»
Lui rise, poi si ricordò di quello che era accaduto una manciata di minuti prima. 
«Mi dici che ti è successo?» Mi chiese, sorpreso «Fino ad un mese fa non avresti resistito, non saresti mai riuscita a fermarmi.» In effetti, fino ad un mese fa, sarei anche arrossita per una frase del genere. Ma dopo una vacanza con lui mi potevo considerare quasi immune. «Sorpreso, eh?» Gli feci l'occhiolino «Mi spiace per te Benitez, ma le persone cambiano.» I suoi occhi si dilatarono, facendomi ridere. Poi mi si ributtò addosso, mentre scalciavo per liberarmi, ed  iniziò a mordermi il collo. Attirata dal fracasso, entrò Mercedes. «Insomma, si può sapere che succede qui?» Non potevo biasimarla per la sua sorpresa. Sapeva benissimo quello che succedeva praticamente ogni notte nella stanza di Lleca, ma almeno di giorno facevamo i bravi. E la situazione si poteva facilmente fraintendere, con lui sopra di me sul letto.
«Succede che tuo figlio sta tentando di uccidermi!» Strillai, continuando a ridere. Ormai avevo preso confidenza con Mercedes, e le davo del tu. Quando lei si accorse che non stavamo facendo niente di male, si unì al nostro coro di risate. «Leòn, potresti lasciare libera la tua ragazza?» A malincuore lui si alzò, mentre io tentavo di riprendermi dalla crisi isterica che mi era venuta. Ovviamente senza successo. Ridevo e non riuscivo a fermarmi. Ma dopo due mesi insieme, ormai loro ci erano abituati.  Ci vollero circa tre minuti prima che mi calmassi, poi tornai a fare le valige. Man mano che il tempo passava, mi rendevo conto che stavo per lasciare Lleca un'altra volta.
La mattina dopo, quando la sveglia suonò, avevo ancora sonno. In effetti, non avevo dormito molto, complici anche Mercedes e Marcelo che avevano deciso di uscire per lasciarci soli. Lleca, evidentemente stanco anche lui, la colpì ripetutamente finché non si spense. Ma io sapevo che non potevo perdere tempo. Mi alzai dal letto, e sentii lui che mugolava 
«Dai amore, aspetta...» Gli diedi un bacio sulla guancia e mi fiondai nel bagno, che Lleca aveva in camera. Feci la doccia - niente shampoo, non c'era tempo - ed uscii. Lui era ancora a letto. Tipico. «Lleca, non mi accompagni all'aeroporto?» Sapevo che, anche se avesse dormito altre due ore, ce l'avrebbe fatta in tempo. Ma i suoi genitori stavano per tornare, e avrei preferito non lo trovassero senza vestiti. La mia frase servì a farlo svegliare. Si alzò e andò in bagno, lentamente. Io mi vestii.
Mentre lo facevo arrivarono Marcelo e Mercedes. Bussarono. 
«Un momento, mi sto vestendo.» Dissi, senza rendermi conto del fatto che la frase poteva sembrare ambigua. Quindi feci più in fretta possibile ed uscii. «Eccomi qui. Lleca è andato a lavarsi.» Nonostante sapessi che loro non amavano sentir chiamare 'Lleca' il figlio,  non riuscivo a trattenermi. Per me Leòn non esisteva, e loro lo capivano. Oh, che persone adorabili.
Mentre facevamo colazione, il mio ragazzo uscì dalla stanza, facendo finire le nostre chiacchiere sul fatto che, probabilmente, si era addormentato nella doccia. Il tempo passò in fretta, e dovevamo sbrigarci. Andammo all'aeroporto. 
«Ci mancherai, Aleli. E' stato bello averti qui, la nostra casa è e sarà sempre aperta per te.» Mi abbracciarono entrambi, e poi si diressero verso il bar. Volevano lasciarci da soli.
Mentre una lacrima attraversava il mio viso, mi ricordai di aver promesso a me stessa di non piangere. Lleca non disse nulla, mi prese solo la mano e mi attirò verso di lui, tenendomi stretta al suo petto. Mi sentivo malissimo, ora che la cosa era reale. 
«Tornerò presto. E anche tu, appena puoi, vienimi a trovare.» Gli dissi, tra i singhiozzi. «Shh..» Sussurrò lui, sollevandomi la testa con un dito e asciugandomi le lacrime. «Lo so, amore mio...» Mi diede un bacio. Poi una voce all'altroparlante chiamò il mio volo. «Devo...Credo che devo andare...» Lui annuì, tristemente. Mi diede un ultimo bacio e rimase lì, fermo, mentre io cercavo di costringere me stessa a lasciargli la mano. Quando finalmente ce la feci, cercai di muovere le gambe. Lo guardai per l'ultima volta. «Ti amo.» Gli dissi, sottovoce. «Ti amo.» Mi rispose lui. Poi andai via, cercando di bloccare il dolore nel petto.
Dormii quasi tutto il tempo, in aereo, e quando scesi mi sentivo un po' meglio. Presi il telefono. Un messaggio di Lleca 'Mi manchi', di soli venti minuti dopo essere salita sull'aereo. Sorrisi. E poi un altro, di Rama 'Sono fuori l'aeroporto, in auto, perché Rose strilla. Ti aspetto'. Solo l'idea di rivedere mio fratello e mia nipote servì a restituirmi una relativa allegria. Presi i miei bagagli e corsi fuori. Rama era fuori la macchina, con in braccio una bambina urlante. Accanto a lui Nicolas. Sorrisi, correndogli incontro. Perché quando ero a casa, Lleca mi mancava un po' di meno.



Nota dell'autrice:


TADAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN.
Spero vi sia piaciuto, bella gente, e scusate il ritardo.
Ale torna a casa, ma tranquilli, non resterà a lungo senza Lleca. Alla prossima (Che non posso garantirvi sarà presto, perché queste feste devo usarle per studiare, ma cercherò di trovare uno spazio per scrivere).
Un bacio, vi amo<3
  
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