Fumetti/Cartoni europei > Monster Allergy
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Autore: Estelle Williams    28/04/2012    5 recensioni
Dopo aver perso i suoi poteri, Zick parte con suo padre per raggiungere un misterioso maestro in grado di ridargli la sua forza, lasciandosi alle spalle Odmill, la sua vecchia vita ed Elena. Sono trascorsi otto anni, e dopo aver finalmente fatto ritorno a casa e riabbracciato la sua migliore amica, i due ragazzi dovranno fare i conti con un misterioso passato, e con un nemico molto più grande e pericoloso di quanto possano immaginare...
Spero di avervi incuriosito ^^
P.S. Mi scuso in anticipo con i lettori se c'è qualche particolare che non quadra.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Man mano che la nave si avvicinava, Zick poteva distinguere i luoghi dove aveva trascorso la sua infanzia. Tutto gli riportava alla mente ricordi che pensava che il tempo avesse cancellato.

Nonostante fossero passati anni, Ogni cosa era rimasta uguale, e la vita aveva continuato tranquillamente a scorrere.

-Ehi, figliolo. Se continui così rischi di cadere- gli disse una voce alle sue spalle.

Zick si voltò. Suo padre era uscito dalla cabina e lo guardava con un'espressione divertita.

-Che c'è da ridere?- chiese

-Guardati un po'...-

Il ragazzo si era sporto in avanti ed era poggiato col l'addome sulla ringhiera del pontile. Si ritrasse velocemente, rosso in volto.

-Oh.. ehm.. I-Io stavo.. ecco...-

-Non spiegarmi nulla. Ti capisco. Anche io non vedevo l'ora di tornare qui- gli disse Zob.

Gli sorrise, e Zick lo ricambiò

Dopo attimi che sembravano infiniti, la nave si fermò.

Appena sceso a terra, una strana sensazione gli prese lo stomaco. Forse era nausea, forse solo agitazione, ma sentì la necessità di muoversi.

-Papà, faccio due passi... Non mi sento tanto bene-

-Ok, fa pure-

Cominciò a camminare. Ad ogni passo che faceva, percepiva una specie di formicolio. Si sentiva... bene. Vide che il suo passo accelerava sempre di più, e poi si ritrovò a correre.

Sentì distintamente il padre che lo chiamava, ma non gli importava.

Era tornato, e voleva godersi quel ritorno fino in fondo.

Era felice. Era di nuovo a casa.

 

Il sole era ormai sorto, e faceva capolino nella camera. Nell'aria c'era profumo d'estate, e ciò significava niente più scuola, niente più pomeriggi passati sui libri.

Avvolta nelle lenzuola fresche, Elena aprì lentamente gli occhi. Gli uccellini cinguettavano, e i campanelli delle biciclette suonavano allegramente.

Un risveglio da film” pensò la ragazza.

Si alzò e si stiracchio. Diede uno sguardo alla sveglia sul suo comodino...

-PORCA BOMBA!-

Filò di corsa in bagno, Calcolando il tempo che gli rimaneva per prepararsi.

Indossò la prima cosa che trovò nell'armadio, mise le scarpe e scese al piano di sotto.

-Maledetta sveglia! Perchè cavolo non la sento mai?-

Entrò in cucina. Charlie e Violet erano seduti al tavolo e stavano facendo colazione.

-Già svegli?- disse

-Ma certo- rispose Violet. Aveva dei bei capelli biondi e ricci come quelli di sua madre, che erano tenuti fermi da un frontino, e dei vivaci occhi castani.

-Al contrario di te che ti svegli sempre tardi. E tu dovresti darci il buon esempio?- disse Charlie

-Ha-ha. Molto divertente, Charlie- disse Elena afferrando una mela dal tavolo.

Era cresciuta tantissimo in quegli anni. I lunghi capelli rossi erano legati in una coda bassa ed era diventata più alta. Il suo carattere era rimasto sempre lo stesso, ed era per questo motivo che aveva legato tantissimo con i suoi fratellini. Gli ricordavano tanto lei quando aveva la loro età, sempre in cerca di nuove avventure.

-Va bene, ragazzi. Io vado. Mi raccomando...-

-Non aprire mai agli sconosciuti...-

-E...?-

-Se dovesse improvvisamente comparire un qualsiasi tipo di mostro o spettro nero che mostra di non avere buone intenzioni, dobbiamo seguire il piano di fuga n.2 comma 7-9b e bla bla bla... Ti va bene così?-

-Mmm... va bene, mi voglio fidare, ma solo perchè è tardi. Ci vediamo oggi pomeriggio. Ciao!-

 

Arrivò al negozio appena in tempo. Aveva il fiato grosso per la corsa che aveva fatto.

Entrò, facendo suonare il campanello appeso alla porta.

Dietro il bancone c'era una donna. Aveva dei lunghi capelli biondi, e alcune ciocche bianche si confondevano tra essi.

-Ciao, Greta! Scusa il ritardo, ma stamattina non ho sentito la sveglia e..-

-Non preoccuparti, Elena. Anche io sono arrivata da poco- le disse, sorridendo.

Sebbene il viso fosse segnato da qualche piccola ruga, Greta era ancora piena di energie e riusciva sempre ad essere allegra.

Aveva chiesto ad Elena di darle una mano con il negozio, e la ragazza aveva accettato volentieri. In poco tempo era diventata molto abile nel prendersi cura delle piante.

-Allora- disse -con cosa comincio?-

-Beh... ci sarebbero alcuni alberi che avrebbero bisogno di essere potati. Volevo farlo io, ma purtroppo non ho più l'età per arrampicarmi...-

-Non ti preoccupare, ci penso io-

-Grazie mille, Elena. Trovi tutto ciò che ti serve sul retro-.

Stava prendendo alcuni vasi quando il campanello della porta tintinnò.

Alzò lo sguardo.

-Buongiorno, signore. Un attimo e sono subit...-

I vasi le cascarono da mano, mentre le lacrime le salivano agli occhi.

 

Zick aveva corso per una buona mezz'ora e si era fermato davanti ad un negozio.

Aveva una grande varietà di fiori esposti, e una graziosa porticina verde.

Lo aveva riconosciuto da subito: era il negozio di sua madre.

Non ci aveva pensato su due volte ed era entrato.

All'interno non era cambiato nulla. Era proprio come se lo ricordava da bambino.

E poi c'era lei. Stava prendendo alcune cose da uno scaffale.

Appena lo vide, le mani tremarono e i vasi che aveva in mano caddero, spaccandosi in mille pezzi.

Aveva qualche capello bianco, sul viso qualche ruga, ma il suo sguardo e il suo sorriso erano sempre quelli di una volta. Il ragazzo non sapeva cosa fare.

-Ciao, mamma....- disse.

Greta non rispose. Si avvicinò piano, quasi temendo che lui non fosse reale.

Si fermò di fronte a lui.

Zick vide che lo osservava perplessa. Incrociò il suo sguardo.

Fu allora che la madre gli saltò al collo, scoppiando a piangere.

La abbracciò forte.

-Oh, Zick... mi sei mancato tantissimo- disse.

-Anche tu mi sei mancata, mamma...-

Greta lo lasciò andare.

-Ma guardati un po'! Come sei cresciuto. E quella cos'è? Barba?-

-Oh, andiamo, mamma. Così mi metti in imbarazzo!-

-Lo so. Scusa, caro. Il fatto è che è così tanto tempo che non ti vedo...-

-Si, lo so...-

La donna si asciugò una lacrima.

-E.. tuo padre?-

-Oh, papà è... Oh, diamine! L'ho lasciato al porto!-

Il campanello della porta suonò.

-Zick! Finalmente ti ho trovato! Perchè sei scappato?

Zob aveva inseguito il figlio per tutto il tempo, ed era senza fiato.

Il ragazzo guardò la madre. Stava per piangere di nuovo.

-Zob...- disse

Il padre si voltò. Il suo sguardo era incredulo.

-Greta...-

La donna gli sorrise, e lui la strinse forte.

-Oh, Zob... non sai quanto sono contenta di vederti-

-Anche io, cara.-

Zick sorrise. La madre aveva sofferto molto la loro assenza, e vederla così felice lo aveva messo di buon umore.

Si guardò intorno. Fu allora che notò una porta dietro il bancone del negozio. Era socchiusa, e dalla fessura usciva una forte luce.

Deve essere la serra” pensò.

Decise di entrare. Voleva lasciare i genitori da soli per un po'.

Attraversò la porta. Quello che vide lo lasciò senza fiato.

Si trovò davanti un immenso spazio aperto. C'erano piante e alberi di ogni genere, e un manto di erba verde per terra.

Alzò gli occhi al cielo. Una grande cupola di vetro copriva tutto.

Però... ha fatto le cose in grande, eh?”

Percepì un fruscio.

Non gli diede molta importanza... lo sentì di nuovo.

Proveniva da un albero nelle vicinanze.

Zick si avvicinò con molta cautela. C'era quasi...

Un tonfo, e poi fu tutto buio.

 

Elena era subito saltata giù dal ramo. Vide il ragazzo steso per terra, privo di sensi. Si avvicinò, il cuore in gola. Il suo petto si alzava e si abbassava.

Tirò un sospiro di sollievo. Almeno era ancora vivo. Il problema era svegliarlo.

Gli diede qualche buffetto sulla guancia.

-Ehilà?- disse. Nulla.

-Provo a scuoterlo. Lo sentì brontolare qualcosa.

-No, mamma... altri cinque minuti...-

Elena stava perdendo la pazienza. Le venne in mente un'idea.

 

Zick si svegliò di soprassalto. Sentiva un gran male alla testa, e aveva tutti i vestiti bagnati.

Ma che...?”

-Ti serve una mano?-

Il ragazzo si voltò. Dietro di lui c'era una ragazza.

Aveva dei lunghi capelli rossi legati in una cosa bassa, e indossava una bandana, dalla quale spuntavano due ciocche ribelli che le ricadevano sul viso. Gli occhi erano di un bel color nocciola, e lo stavano fissando.

Zick non sapeva cosa dire. Era bloccato.

-S-si, grazie- riuscì a dire.

La ragazza sorrise. Gli tese una mano e lo aiutò ad alzarsi.

-Ehm... sapresti dirmi cosa mi è successo?- le chiese.

-Oh.. beh, sei svenuto-

-Ah.. e come?-

-In effetti è colpa mia. Stavo tagliando alcuni rami da quell'albero e per sbaglio uno ti ha colpito sulla testa. Per farti svegliare ti ho rovesciato un secchio d'acqua fredda sulla faccia-

-Ecco perchè sono bagnato!-

-Mi dispiace, dovrei stare più attenta- disse, rossa in volto.

-Già... dovresti...- aggiunse Zick, massaggiandosi il bernoccolo che gli era spuntato sulla testa.

-Ma tu, piuttosto...- aggiunse lei.

Il ragazzo perse un battito.

-Cosa ci fai qui?-

-Ehm... io.. beh, ecco... - le parole non volevano uscire.

Lo sguardo di quella ragazza lo rendeva... nervoso.

-Allora?-

-Io... s-stavo solo... facendo.. un giro! Si, proprio così!-

Lei alzò un sopracciglio, perplessa.

-Un giro?-

Zick annuì.

-D'accordo, farò finta di crederti... per ora.-

-Oh... grazie-

Non riusciva a capire. Perchè era così impacciato?

-Allora... ciao- disse infine.

-Ciao- rispose lei.

 

Che tipo strano...” pensò Elena.

Rivolse lo sguardo verso il basso.

La sua attenzione fu catturata da un luccichio. Era una pietra di un colore marroncino.

Elena restò immobile,. Ricordava la scena come se non fosse passato neanche un giorno.

-Ti ho preso una cosa- disse frugando nella tasca. Ne estrasse una piccola pietra di colore marroncino.

-Si tratta di un'agata. Gli antichi credevano che questa fosse una pietra protettiva-

Sentì gli occhi pizzicarle.

Vide il ragazzo che si allontanava.

Non è possibile...”

Lo chiamò a gran voce.

-Zick, aspetta!-

Si girò verso di lei. Come aveva fatto a non riconoscerlo?

-Ehi- disse -come fai a sapere il mio nome?-

Elena si avvicinò.

-Come? Non mi riconosci?-

Zick la guardo meglio, e i suoi occhi assunsero un'espressione di stupore.

-Elena...-


 

Ehm... salve gente. Lo so, sono in superipermegaritardo, e mi dispiace, però ho un alibi inattacabile: la scuola -.-. Questi mesi sono stati faticosissimi, pieno di compiti a casa e compiti in classe.

Non ho dimenticato la storia, anzi in questo tempo ho continuato a riordinare le idee e cercherò di non fare aspettare molto per il prossimo capitolo.

Ringrazio tutte le persone che hanno recensito e hanno aggiunto la storia fra i preferiti, e spero che abbiate gradito anche quest'altro capitolo.

Come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate e... a presto!! (si spera XD)

P.S. Scuse in anticipo se il capitolo è poco originale ;)

  
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