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Autore: ccharlotts    28/04/2012    2 recensioni
-- momentaneamente sospesa, riprenderà a breve :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Una coccinella si era posata sul libo che Sofia teneva stretto tra le mani. Sulla copertina, in caratteri colore oro, c’era scritto Orgoglio & Pregiudizio. Nemmeno lei riusciva a ricordarsi quante volte l’avesse letto.
La ragazza sorrise e senza pensarci due volte infilò la sua delicata mano nella borsa appoggiata contro la sua gamba. La reflex l’aspettava proprio lì dove l’aveva lasciata. Sofia la portò vicino all’occhio, mise a fuoco e scattò immortalando per sempre quella coccinella che camminava tra le pagine della storia d’amore tra Elizabeth e Mr. Darcy.
 
Sono riuscita a trovare il mio angolo di paradiso anche qui, in questa città che all’inizio mi sembrava troppo diversa rispetto alla nostra Parigi.
Posso raccontarti come l’ho scovato? Ma che te lo chiedo a fare, tanto so che lo vuoi sapere.
L’ammissione all’università è stato un segno, dopo tanta ansia e attesa sono stata ripagata. L’ho visto come l’inizio di qualcosa di nuovo, l’inizio della mia vita qui, a Torino. Solo a quel punto mi sono resa conto che ancora non avevo conosciuto niente di questa nuova città, non ero mai andata in nessun parco, nessun luogo tipico. No, le mie gite si erano fermate all’università e raramente in centro.
Non ho dovuto nemmeno andare lontano, sai?
La mattina dopo essere stata ammessa per la prima volta, appena svegliata, invece di scattare giù dal letto, mi sono detta che potevo aspettare, potevo rilassarmi un po’, potevo prendermi del tempo, il mio tempo. E allora ho ascoltato.
Un lago. Abbiamo un piccolo laghetto dietro casa che si trova all’interno di un parco pubblico e io non me ne ero ancora accorta. C’è un immenso spazio verde. Alberi, panchine, ombra, sole, ma soprattutto il laghetto. Un angolo di paradiso, il mio.
Non ti saprei dire se è stato lui a trovare me, o io a trovare lui. So cosa stai pensando, dovrei smetterla con queste frasi da romanzo. Eppure mi conosci, sai che io fantastico sempre. La mia testa è un romanzo e io sono la protagonista, me l’hai insegnato tu. E’ inutile che sorridi di me, mi hai sempre raccontato che da questo punto di vista ho preso da te. E se ricordo bene non ti sei mai lamentata di ciò dato che l’uomo che hai sposato si era innamorato di te proprio per questo tuo carattere così libero, fresco, solare. Chissà, magari succederà anche a me. Non lo speri anche tu?
Ti sto scrivendo dal mio angolo di paradiso. Sono seduta con le spalle appoggiate al mio albero. Sì, è mio, mi stava aspettando anche lui, come il lago. E’ una quercia a pochi metri dalla riva del lago e i suoi rami mi stanno riparando da un sole che oggi proprio non ne vuole sapere di smettere di brillare. Ma poi, diciamocela tutta, perché dovrebbe farlo? Perché dovrebbe andarsene? E’ così bello il sole.
Ma non ti ho scritto solo per raccontarti del mio angolo di paradiso.
Sto aspettando Leonardo.
Panico!
Chi è Leonardo?
Cosa è successo?
Perché non ti ho raccontato nulla?
So che le ultime quattro righe sono esattamente ciò che hai pensato, ti conosco fin troppo bene.
Leonardo lo conosci, era uno dei ragazzi della compagnia del mare, uno di quelli che ogni giorno venivano a chiamare me e Alessandro. L’ho rivisto dopo tantissimo tempo l’altra sera all’inaugurazione di quello stadio di cui ti ho parlato nella scorsa lettera, lui gioca lì. Si è avvicinato lui, non è cambiato di una virgola. Mi ha ricordato Mattia…
Mattia non lo sento da una vita. Tutte quelle promesse, tutti quei discorsi, dove sono finiti? Non pensare che io sia ancora cotta. Mi è passata, da un pezzo. Eppure ogni tanto mi manca il mio migliore amico, o almeno se non il migliore, quello a cui raccontavo tutto senza problemi, quello che mi ha aiutata quell’estate in cui ho avuto paura di crollare, quello che ha asciugato le poche lacrime che ho versato in tutta la mia vita (guarda caso ho pianto quasi sempre e solo al mare).
Magari dopo gli mando un sms, giusto per sapere come sta…
Leonardo mi ha chiesto di uscire, così, per sapere cosa ci faccio a Torino. Ho rifiutato, per scherzo, ma questo lui non lo sapeva. Mi ha seguita e mi ha lasciato il suo numero di telefono scritto sul polso.
Sai che io amo questi gesti, sai che mi fanno impazzire. Amo le persone che fanno ciò che vogliono, che non si trattengono. Leonardo mi è sembrata una di quelle.
Ci si può ricredere su di una persona dopo averla pensata in un certo modo per tantissimi anni? Me lo sto chiedendo da quando gli ho scritto che potevo dimostrargli che nella mia vita c’era altro oltre ai libri. Sì, l’ho fatto. Voglio dargli l’opportunità di conoscermi, voglio farmi conoscere, voglio aprirmi con la gente come a Parigi, voglio vivere anche qui, a Torino.
Non mi ha risposto, ma credo che stia arrivando. Sesto senso femminile.
Sai che prima una coccinella si è posata sul libro che sto leggendo? Ti ho subito pensata e le ho scattato una foto. Magari la sviluppo e te la mando nella prossima lettera così puoi confrontarle con le tue, ma ormai non c’è più paragone. Lo studente ha superato il maestro e come avrai capito ad averti superata sono proprio io.
Fai ancora fotografie? Divori ancora romanzi? Ti piace ancora fare lunghe passeggiate sotto la pioggia senza ombrello? Quando ti degnerai di rispondermi? Guarda che non si fa così.
Ovviamente sto scherzando. So che sei impegnata, so che mi pensi sempre nonostante tu non mi scriva mai a differenza di me che forse lo faccio anche troppo.
Dici che se rimango seduta qui e Leonardo arriva e mi vede così pensa che io sia una figlia dei fiori o qualcosa del genere? Ho anche una margherita tra i capelli, è splendida, semplice ma delicata.
Magari quando Leonardo se ne andrà potrei raccoglierne un po’ e portarle a Charlotte. Buona idea, no?
Ora è meglio se ci salutiamo. Riprendo a leggere Jane Austen mentre aspetto.
Arriverà, vero?
Un abbraccio.
Tua, Sofia.
 
La trovò seduta con la schiena appoggiata ad una quercia. Rimase alcuni istanti fermo a guardarla. Leggeva un libro che teneva tra le mani. Le sue gambe erano scoperte poiché portava un paio di shorts di jeans. Aveva poi una maglietta bianca, di quelle che davanti hanno stampe simpatiche, ma Leonardo ancora non poteva vederla. I capelli erano sciolti ricadevano ondulati sulle spalle della ragazza che ai piedi portava un semplice paio di converse bianche alte. Il ragazzo provò un senso di naturalezza a quella vista. Sofia gli ispirava semplicità e solarità.
Aveva portato con sé il borsone da calcio, non si fidava a lasciarlo in macchina. L’allenamento era finito esattamente mezz’ora prima e lui aveva fatto tutto in fretta perché lei gli aveva scritto che sarebbe andata via poco prima di cena. Erano solo le 17:00 di pomeriggio, ma lui voleva conoscerla e per conoscere qualcuno ci vuole del tempo.
Riprese a camminare in direzione della ragazza che era immersa nella lettura e non si accorse di nulla. A pochi centimetri da lei Leonardo si accorse che dalla borsa di Sofia spuntava fuori una macchina fotografica e si chiese cosa ci fosse da immortalare di così importante in un parco.
“Strano che tu sia con un libro in mano.”
La ragazza si girò di scatto e Leonardo poté rivedere il suo viso candido. Senza proferire parole lei mise un segnalibro tra le due pagine in cui si trovava, poi chiuse il libro e lo ripose nella borsa. I suoi movimenti erano leggeri e calmi. Solo dopo avere finito alzò lo sguardo verso di lui e sorrise.
“Come mi hai trovata?”
“Non ci sono molti parchi con all’interno dei laghi a Torino. E poi non sei la prima a scoprire luoghi calmi in cui trascorrere i momenti liberi della giornata.”
“Mi stai dicendo che anche tu vieni spesso qui?”
Non poté non notare una certo stupore negli occhi di Sofia.
“No, non io. A me basta il mio divano per rilassarmi. E’ stato un mio compagno di squadra che è appassionato di libri quasi quanto te, e se devo dirla tutta è stato lui a dirmi dove trovare questo posto.”
“Quindi, in verità, non c’eri mai stato qui. Giusto?”
“Giusto!”
Entrambi ridacchiarono e Leonardo sentì di avere oltrepassato il primo scoglio. Se lei sorrideva e rideva voleva dire che probabilmente apprezzava la sua compagnia.
“Ti interessi anche di fotografia?”
“Da cosa lo hai intuito?”
“Dalla reflex nella tua borsa?”
“Sei un buon osservatore!”
“Devo dedurre che hai altri hobby oltre ai libri?”
“Devi dedurre che dovresti smetterla di farti un’idea sbagliata di me. I libri sono solo una parte della mia vita. Ammetto che è una parte consistente, ma c’è dell’altro.”
Gli piaceva il suo modo di parlare. Non smetteva mai di sorridere e usava sempre un tono dolce e accogliente. Si chiese se fosse sempre così. Quasi non riusciva ad immaginarsela arrabbiata o triste.
“Ti va una passeggiata intorno al lago? Sono gelosa del mio albero, non vorrei che si inquinasse troppo se rimani anche tu qui…”
Leonardo ridacchiò, anche se dovette ammettere che ci aveva messo un po’ a capire che Sofia era ironica e non stesse pensando sul serio ciò che aveva detto. Tese poi la mano verso la ragazza per aiutarla ad alzarsi, lei la strinse, la sua pelle era liscissima.
“Che leggevi?”
“Ti interessa seriamente?”
“Perché no?”
“Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen!”
“Non è mica quello con Elizabeth, Mr. Darcy, lei ha una marea di sorelle, lui si innamora di lei e lei all’inizio non lo sopporta?”
Leonardo fu divertito della faccia di Sofia, l’aveva nuovamente stupita e ne era alquanto entusiasta.
“Ebbene sì, anche io leggo. Sorpresa eh?”
“Decisamente sì! Non me l’hai mai detto?”
“Quando avrei dovuto dirtelo?”
“Magari avresti potuto farlo invece di prendermi in giro per una decina di anni?”
Il ragazzo annuì, ma notò che la ragazza non aveva usato un tono infastidito, probabilmente era ancora piuttosto sorpresa del fatto che lui leggesse e lo facesse con libri anche di un certo calibro.
“Due volte che ci incontriamo e parliamo, due volte che si finisce sempre per discutere di te che mi prendevi in giro al mare. Monotoni!”
“Guarda che sei tu che torni sempre sul discorso.”
“Tu mi ci porti parlando di libri!”
Leonardo zero, Sofia uno.
“Cosa ci fai a Torino? Magari potremmo iniziare parlando di questo…”
Sofia per un attimo abbandonò il suo sorriso, ma probabilmente Leonardo non fece in tempo ad accorgersene perché cambiò espressione nel giro di un nanosecondo.
“Studio. Mio padre si è dovuto trasferire qui per motivi di lavoro e quindi eccoci qua, la famiglia al completo. Tu invece? Da quanto sei qua?”
“E’ il mio secondo anno, sono arrivato lo scorso settembre. Ti piacerà Torino, è una delle poche città grandi in Italia in cui puoi mantenere una vita piuttosto calma e senza caos. Non è certamente Roma o Milano, io mi ci trovo davvero bene.”
“Sì, mi ha dato questa impressione anche se ancora non ho avuto modo di esplorarla molto.”
“Te ne innamorerai.”
Non c’era nemmeno un abbozzo di vento nell’aria, lo specchio d’acqua era fermo, immobile, e la stessa cosa avveniva per gli steli d’erba che Leonardo e Sofia calpestavano sulla riva del lago.
“Ho scoperto che tuo fratello gioca nella nostra primavera.”
“Già, non ha avuto problemi a trovare una squadra qua. Aveva parecchie richieste da quello che so!”
“Lo dicevo io al mare che avrebbe fatto strada, ho occhio per queste cose, in fin dei conti siamo praticamente colleghi, stesso settore.”
“Alessandro sa il fatto suo, credo sarà il suo mestiere anche se sto cercando di convincerlo a fare una qualche università l’anno prossimo. Qualcosa di semplice, non per forza medicina come sua sorella, ma un titolo di studio in più farebbe sempre comodo.”
“Sembri mia nonna, parla allo stesso modo!”
Sofia si fermò un attimo mentre Leonardo, senza essersene accorto, continuava a camminare. Poi si voltò, non sentendo più la ragazza al suo fianco.
“Era ovvio che scherzassi, no?”
“Oh certo, però sai, non è stato proprio un gran complimento.”
“Non voleva esserlo, era una constatazione. E comunque non sapevo facessi medicina.”
“Cosa pensavi che facessi?”
“Se te lo dicessi probabilmente torneremmo sul discorso dei libri.”
La ragazza ridacchiò e passò una mano tra i capelli per lasciarli poi ricadere morbidamente sulla schiena. Leonardo rimase a guardare quei suoi movimenti.
“Perché mi fissi? Qualcosa non va?”
“Non sei cambiata affatto. Intendo fisicamente. Hai gli stelli lineamenti.”
“E’ un complimento?”
“Sì, sì, penso proprio di sì.”
“Beh, allora grazie!”
“Posso chiederti cosa fotografi di preciso in un parco?”
La ragazza rimase per un attimo in silenzio, come se la risposta non fosse poi così scontata come Leonardo potesse pensare. A dire la verità lui non ci trovava niente di così interessante in un parco da potere essere fotografato, ma questo forse perché lui non si poteva definire realmente appassionato. Aveva comprato una macchina fotografica professionale qualche mese prima, ma non aveva ancora avuto modo di applicarsi realmente.
“Non è il parco il soggetto. Soggetto diventa qualsiasi cosa tu pensi che possa esserlo. Ad esempio poco prima che tu arrivassi ho fotografato una coccinella che si era posato sul mio libro.”
“Sembra una cosa poetica…”
“Non mi prendere in giro. Mi piace fotografare l’istante, il paesaggio è importante, certo, ma a me piace ricordare il momento quindi scatto.”
Parlando di fotografia la ragazza spontaneamente aveva portato fuori dalla borsa la reflex e la teneva stretta tra le mani.
“Quindi, in teoria, anche questo potrebbe essere un momento da immortalare, giusto?”
“A cosa ti riferisci?”
“A noi, se ti potrebbe fare piacere ricordare questo momento in futuro allora perché non scattare una foto?”
Sofia guardò Leonardo come se stesse riflettendo sulle parole di quest’ultimo.
“In questo istante non saprei dirti quanto mi potrà far piacere, ma partendo dal presupposto che sono quasi 5 minuti che non parliamo del nostro passato e che in fin dei conti mi trovo bene a parlare con te, direi che nel dubbio scatto!”
Leonardo le sorrise. Era soddisfatto della risposta della ragazza e di sua iniziativa prese la macchina fotografica dalle mani della ragazza e la portò di fronte a lui con l’obbiettivo rivolto verso di loro. Aspettò poi che Sofia si avvicinasse al suo viso, finché non sentì la sua pelle sulla sua guancia.
Click. 

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eccomi qui con il nuovo capitolo. come al solito voglio sapere cosa ne pensate, sia in bene che in male :)
per chi ha letto / sta leggendo I'll be waiting for you probabilmente il personaggio di Sofia potrà sembrare l'opposto di Carlotta, e a proposito di ciò volevo spendere due chiacchiere. Dicevo sempre che Carlotta era ispirata a me e bla bla bla, beh, Sofia anche. no, non mi sono bevuta il cervello. il personaggio di Sofia è ciò che sto diventando man mano che passano i giorni, tutte le incertezze e le paure di Carlotta stanno lentamente affievolendo. perchè vi dico questo? non voglio fare la mammina dolce e premurosa, ma volevo solo fare sapere ad ognuna di voi che a volte bisogna un po' lasciarsi andare, sentirsi "libere di essere libere" (mi piace tantissimo dire questa frase, ahah), non pensare alle conseguenze, essere se stesse. se avete un sogno, seguitelo. se avete una passione, non vergognatevene. bisogna essere così, si vive meglio, ve lo assicuro. siamo tutte bene o male nella fase "critica" dell'adolescenza, ma fidatevi, sorridete alla vita e fate in modo che tutto accada in modo leggero (spero di essermi spiegata bene). affrontate i vostri problemi, le vostre insicurezze, le vostre paure e, una volta fatto, vi renderete conto che i ricordi di queste saranno solo motivo di risata. e ve lo dice una che si è fatta tante, ma tante, ma tante pare, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista caratteriale. c'è della bellezza interna o esterna che sia in ognuna di voi, non nascondetela per paura di mostrarla al mondo. e se, come me, siete un po' folli e, perchè no, matte, beh ..non abbiate paura del giudizio degli altri. non chiudetevi, mostratela questa follia!
dopo questo discorso da figlia dei fiori (?) vi saluto e vado a Bologna per il concerto di una delle tante donne che mi ha insegnato ad essere come ho scritto sopra (sto parlando di Nina Zilli).
buon week end, un abbraccio.
Elisa.
  
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