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Autore: Pleasance Carroll    29/04/2012    1 recensioni
ciao a tutti!
questa storia parla di tutti i personaggi del Ciclo ma principalmente di Murtagh che, inviato da Galbatorix a sterminare dei ribelli per ottenere degli Eldunarì, pensa di averli uccisi tutti ma...presto si ritroverà tra le mani l'unica superstite di quel popolo decisa a vendicarsi. Nessuno dei due sa però che la reciproca vicinanza è in grado di spingerli al limite...
spero vi piacerà metto il rating arancione per precauzione.
fatemi sapere che ne pensate
marty23
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 30

L’amore che risplende attraverso le avversità

 

Da ore ormai, Isis non trovava pace. Nella sabbia su cui la sua capanna era posata, uno spesso solco testimoniava da quanto tempo la ragazza stesse andando avanti e indietro, in una passeggiata senza posa, tesa.

Sentiva che le ginocchia le tremavano, eppure non riusciva a smettere di camminare, il cuore che le batteva veloce, come il frullo delle ali di un colibrì e tuttavia, nonostante la gran quantità di sangue che, come impazzito- risvegliato dalla presenza di Murtagh- le circolava nelle vene, sapeva di avere la pelle fredda; tante piccole goccioline di sudore gelido, infatti, le imperlava il viso, ed ogni centimetro del corpo.

Mentre si tormentava i polpastrelli con la lama dello Specchio dell’Anima, rigirandosi il pugnale tra le mani, si sentì confusa, dilaniata. La sua mente, invasa ai dubbi, non faceva altro che arrovellarsi sui motivi per cui Murtagh fosse giunto dalle Amazzoni, su come fosse riuscito a trovarla, fino in quegli sperduti meandri del Deserto di Hadarac, e se sapesse che anche lei si trovava lì, se forse…fosse addirittura giunto in quei luoghi per lei, o, infine, se davvero- e quello fu il più folle, tra i suoi pensieri- l’uomo in groppa fosse stato Murtagh?

Ma il suo corpo, ogni fibra dell’essere di Isis, si comportava in modo diametralmente opposto. Le certezze che le dava, funzionavano come contravveleno ai dubbi con cui la sua stessa mente la insidiava: l’uomo di cui Elisandros aveva parlato, era certamente Murtagh, e doveva esser giunto lì per lei. Ma come, come era riuscito a scoprire il suo nascondiglio? Che avesse…seguito il proprio cuore?

Poteva essere possibile che anche lui avvertisse un legame con lei, tanto forte da riuscire a riunirli?

Per fermare i tremiti che le squassavano le membra, e zittire i destabilizzanti dubbi nella sua testa, Isis non trovò altra soluzione eccetto immergersi totalmente nella piccola tinozza in cui era solita fare il bagno, tenendo la testa sotto, e cercando di trattenere il respiro il più possibile.

 

Fu in quella posizione che Elisandros la trovò, quando entrò nella sua capanna.

Sentendo che una mano le sfiorava il ginocchio, Isis, riaprendo di scatto gli occhi sussultò, nel trovarsi davanti la sua mentore.

-         Le nostre regine chiedono di te. Immediatamente.- la informò, il tono fermo e deciso che le fece quasi paura. Perciò, per essere presente in breve dinnanzi a Pentesilea ed Ippolita, la Dark Angel fu costretta a farsi aiutare, per rivestirsi e legò in un’univa treccia, in tutta fretta, i capelli ancora bagnati. Quindi, svelta si precipitò nella tenda profumata di loto, correndo, tanto che non ebbe neanche il tempo di lasciarsi asciugare dai raggi del sole.

Il suo ingresso nel padiglione del comando fu accolto da un sospiro di sollievo generale, ma la ragazza non sembrò notarlo, troppo presa- grazie alle capacità osservative apprese dal suo popolo- dall’arrivo del Cavaliere, dalla sua presenza in quel luogo, che pareva aver gettato tensione e disordine tra le Amazzoni. Le mancò il respiro e per poco non le cedettero le gambe: al centro della stanza, infatti, al cospetto di Pentesilea e di Ippolita, che stringevano con forza le impugnature dei loro gladii; circondato e trattenuto da dieci donne guerriere, stava Murtagh.

Ad Isis quasi si fermò il cuore quando, avanzando scorse il profilo del viso di lui tra tutte quelle Amazzoni e temette che i battiti impazziti del suo cuore potessero udirsi tutt’attorno mentre, chinando appena il capo, diceva:

-         Regine, so che mi avete fatta chiamare…- e quel rispettoso esordio fu accompagnato da un verso di disapprovazione, proveniente proprio da Murtagh; suono che, tuttavia, arrivò come in ritardo poiché il ragazzo era rimasto incantato riconoscendo la sua Isis, nella donna che era entrata, che gli appariva molto diversa da quella che ricordava; e tuttavia, scorgere il suo corpo bagnato, e quell’espressione in parte indifesa, spaventata, in parte dura, come per nascondere qualcosa, che le ornava il viso, gli aveva ricordato la prima notte che avevano trascorso insieme, quando lui l’aveva seguita fino al laghetto poco fuori Uru Baen, ed era riuscito a sbirciare appena le sue membra emergere dall’acqua, con la stessa grazia di una dea. Ed ora, ugualmente, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso..

-         Isis, ti sono grata per essere venuta.- la salutò, l’Amazzone mora, lanciando uno sguardo bieco al Cavaliere che le stava davanti, ed allo stesso tempo facendo segno ad Isis di avvicinarsi ai troni. La Dark Angel eseguì, attenta a non volarsi mai, a dar sempre le spalle a quel nuvolo di Amazzoni, che sorvegliava Murtagh.

-         Io un po’ meno.- sentenziò Ippolita.- Non riesco a smettere di pensare alle tue parole, il giorno in cui sei giunta tra noi: un Cavaliere aveva distrutto l’isola dei Dark Angel, hai detto…non è forse un Cavaliere quello che vedo al nostro cospetto? Non ti sembra strano che, dopo appena una settimana che ti trovi tra noi, sia giunto qui, in un luogo che non conosce nessuno se non coloro che lo abitano, un Cavaliere?- il tono gelido, accusatorio, della regina, lasciava presagire qualcosa di spiacevole, infatti, Isis, che stava per replicare, non ne ebbe il tempo perché l’Amazzone bionda le tirò con forza la treccia castana e le punto la corta spada contro il morbido collo, esposto.

-         Tu l’hai portato tra noi! Volevi forse che ci distruggesse?!- l’aggredì, continuando la donna, la mano che teneva la spada, fermissima.

Nel vedere quella scena, Murtagh avvertì l’ira sorgere, come dal nulla e crescere smisurata nel suo cuore, per poi abbattersi su ogni centimetro del suo essere, con la veemenza di una tempesta, e non riuscì ad impedirsi di scattare in piedi con un balzo, sfoderando la spada.

-         Lasciatela andare!- urlò- non osate mai più farle del male, anche solo sfiorarla, oppure io…- stava per minacciare, mentre nel frattempo riusciva a lottare contro tutte le Amazzoni che lo circondavano e che tentavano di impedirgli qualsiasi movimento.

-         Non servirà, Murtagh.- lo interruppe allora Isis, parlando in elfico, la voce venata di dolore.

-         Ma…per la tua salvezza, io…- fece il Cavaliere, replicando, nell’Antica Lingua.

-         Il tuo gesto non garantirà la salvezza di nessuno di noi due. Di’ solo ciò per cui sei venuto.- lo ammonì lei, in un consiglio che uscì dalle sue labbra, duro, come una frustata; meravigliandosi che, nella sua mente fosse balenata per un secondo l’ipotesi che in realtà il ragazzo fosse giunto fin lì per distruggere le Amazzoni.

Murtagh, dopo un secondo di titubanza, rinfoderò l’arma dalla lama cremisi e, dopo aver chinato gli occhi un istante, li risollevò subito, con decisione.

-         è vero,- ammise- solo stato io a sterminare i Dark Angel. Ma non per mia scelta.- confessò, rivolto alle regine.- Non mi trovo tra voi per distruggervi, poiché non sono più assoggettato a Galbatorix.- le informò, infervorato, intenzionato a prendere le distanze dal suo disonorevole passato, con tutto se stesso.- Sono qui, come ambasciatore inviato dai Varden, per…- stava per spiegare, ma Pentesilea intervenne, interrompendolo.

-         Ora basta. Sorella, lascia andare Isis: ha dimostrato…molto…-

Ippolita fissò la mora Amazzone senza capire le sue parole, e tuttavia, lasciò subito i capelli di Isis, la quale però, parve non accorgersi di nulla, perché la sua mente era lontana…

-         Tu, Cavaliere, hai avuto il tuo tempo per parlare, ma ora è terminato.- sentenziò Pentesilea, e, ad un suo cenno, le Amazzoni che gli stavano attorno lo gettarono di nuovo a terra.

La Dark Angel, spaventata da quel gesto rude, si portò dinnanzi alla regina che aveva amato sua madre, e le chiese, mentre, sorpresa si scopriva  ad avere il respiro corto:

-         Perché agisci così, regina? Egli è un Cavaliere, se avesse voluto farci del male gli sarebbe bastata una sola parola, ma non l’ha fatto; ha accettato di “sottomettersi” a voi, dal momento che, fin ora,m non ha opposto resistenza. Perché non puoi lasciarlo parlare: non ha forse detto di essere un ambasciatore?-

-         Perché, dolce Isis- le disse quella, carezzandole una guancia, uno strano, vivo scintillio negli occhi scuri.- noi Amazzoni diffidiamo degli uomini. Perciò non posso fidarmi di quest’uomo, anche se è qui in ambasceria.-

-         Invece dovresti.- la contraddisse la Dark Angel, le labbra strette, la mascella rigida.- quest’uomo è qui solo in veste di portatore di notizie- tentò di difenderlo la ragazza, senza sapere esattamente perché lo stesse facendo.

-         È soltanto un uomo! E come tale non ci si può fidare di lui.- la corresse, ferma, Pentesilea, ostentando noncuranza, poi, rivolta alle sue sorelle ordinò:

-         Che sia incatenato nella Sala di Pietra, ma distante dal suo drago, così che nessuno dei due possa vedersi, né parlarsi.- diede disposizioni l’Amazzone mora.

Murtagh venne tirato in piedi con malagrazia e spogliato da decine di mani delle sue armi, privato della sua armatura, e la Dark Ange, nel momentaneo trambusto che risuonò nella tenda, avvertì addirittura il rumore del tessuto che veniva strappato con forza. Il ragazzo oppose un’ultima resistenza, alla fine, nella speranza di restare in quella capanna abbastanza a lungo da incontrare lo sguardo di Isis, che però, non accennava a smettere di volergli dare le spalle; perciò, infine, sconfitto da quella condanna straziante, si lasciò trascinare via, fino alla misteriosa Sala di Pietra, triste all’idea che non avrebbe potuto vedere il suo drago, ma rincuorato dalla notizia che Castigo sarebbe stato al suo fianco, e che forse, sarebbe riuscito a spalancargli la mente, a parlarci, poiché le Amazzoni non sembravano essere a conoscenza della loro speciale capacità di comunicare.

Isis, che aveva tenuto il viso basso per tutto il tempo, sofferente, per la durezza di quella decisione, non appena udì il fruscio della tenda d’entrata, sollevò gli occhi, implorando Pentesilea con lo sguardo.

-         Perché tanta…crudeltà, regina?- le domandò.

-         Crudeltà? Come osi…?- intervenne Ippolita, adirata, ma la coreggente mora, alzando una man, la zittì.

-         Isis, quel Cavaliere ha ammesso di aver ucciso la tua gente. Dovresti essere contenta della mia decisione…- le fece notare la donna.

-         Non lo sono, invece, perché anche se ha ucciso il mio popolo, egli è pur sempre un Cavaliere, e la lontananza dal suo drago…farà soffrire entrambi. Li…torturerà.- spiegò alle due regine.

-         Isis, ho agito così solo per sapere se è degno di parlare al nostro cospetto, qualsiasi sia la notizia che porta.- disse Pentesilea, prendendole entrambe le mani tra le sue per farne smettere i fremiti.

Stava quindi, assieme a sua sorella Ippolita, per chiederle come facesse a sapere tante cose su quell’uomo, ma in quel momento un’Amazzone entrò nella tenda profumata di loto, per comunicare che l’ordine riguardante il Cavaliere era stato eseguito. Perciò, Isis ne approfittò per chiedere:

-         Dal momento che nessuno sa quanto tempo potrebbe occorrere per giudicare Murtagh, degno di parlare, ho il permesso, nel frattempo, di portare acqua e cibo sia a lui che al suo drago?-

Gli sguardi di Ippolita e Pentesilea si posarono, fiammeggianti su di lei. Perché non riusciva a non dare importanza a quell’uomo, come facevano tutte le Amazzoni? Perché si affannava tanto per lui?

-         E sia.- sentenziò la regina mora, convenendo con lei dopo attimi interminabili, considerando tra sé che le argomentazioni di quella ragazza non erano poi così sbagliate.

Infine, la congedò.

 

Isis si ritrovò, ancora una volta a passeggiare nervosamente avanti e indietro nella sua capanna. Sentiva di aver fatto qualcosa di giusto, proponendosi per portare acqua e viveri a Murtagh e Castigo, ma…come l’avrebbero guardata, dopo ciò che aveva fatto? Come sarebbe riuscita, lei, a guardare in faccia il figlio di Morzan, che aveva detto di esser giunto nel deserto in vece dei Varden, poiché Isis già immaginava quanto dovesse esser stata dolce la riconciliazione tra lady Nasuada e il Cavaliere?

Si riscoprì a temere gli sguardi di biasimo di Castigo per la sua fuga, così come la paura di incontrare gli scuri occhi del Cavaliere e leggervi nel profondo, la certezza che…fosse innamorato di Nasuada.

Ma perché si stava comportando in quel modo? Perché tremava a quei pensieri? Murtagh, ormai era un uomo libero e poteva decidere da sé chi amare.

Scacciando con prepotenza quei ragionamenti, che le venivano addosso come il flusso ininterrotto di una cascata, riuscì finalmente a darsi una parvenza d’ordine e tranquillità solo a poche ore dell’inizio del falò; quindi, chiese udienza alle due regine delle Amazzoni, per informarle che aveva intenzione di portare da mangiare ai due “prigionieri”nella Sala di Pietra.

Pentesilea si alzò allora, dal trono per acquattarsi a terra come un animale pronto all’attacco e, armata di un semplice bastoncino, iniziò a tracciare delle linee nella sabbia.

Quando formarono un disegno abbozzato della grotta dove si trovavano Murtagh e Castigo, la regina le spiegò:
- Ecco, Isis, come puoi vedere la Sala di Pietra ha due entrate: in quella Est, che si apre a spazi più ampi, è stato incatenato il drago cremisi, in quella Ovest, invece, il Cavaliere.- la ragazza stava per ringraziarla, dirigendosi all’uscita, quando Ippolita la fermò:

-         Aspetta Isis vorrei che tu portassi al tuo seguito alcune Amazzoni ogni volta che ti appresti a svolgere questo compito.-

-         Non ti fidi di me, regina Ippolita?- la rimbeccò, col tono semplice di un bambino curioso, mentre in realtà, dentro, sentiva che stava per esplodere.

-         No, non è di te che non mi fido, ma di quel Cavaliere, perché è pur sempre un uomo.- le disse la bionda, come se stesse parlando della cosa più ovvia al mondo.

Pentesilea, puntando gli occhi scuri sulla ragazza, stava per chiederle qualcosa, di nuovo quello strano scintillio nello sguardo, ma la Dark Angel si congedò in fretta, tagliando corto con la spiegazione, che avrebbe dovuto sbrigarsi, se avesse voluto arrivare in tempo al falò.

 

Fortunatamente, quando si diresse alla conserva, per chiedere due grosse otri di acqua, qualche pezzo di carne essiccata, delle bistecche crude di Narga, e una capiente giara dove mettere l’acqua per il drago, loro ospite, ad Isis non occorse domandare chi avesse voluto accompagnarla, perché subito dieci tra le più temerarie Amazzoni, fra le quali anche Elisandros, si offrirono per seguirla, ed aiutarla a portare quelle cose nella Sala di Pietra.

Per prima cosa si diressero tutte all’entrata Est. Quattro donne trascinavano la giara, tre portavano le bistecche di cinghiale, Isis si occupava delle otri d’acqua- ricavate da vesciche di animali- mentre Elisandros e l’ultima, come sue sorella, tenevano delle torce crepitante, alte sopra la testa, per illuminare il cammino a tutte le altre.

Ad Isis quasi mancò in colpo al cuore quando scorse l’immensa figura vermiglia di Castigo, accasciata a terra, tanto immobile da sembrare senza vita, il grosso muso girato dall’altra parte, in atteggiamento di rifiuto a tutti i rumori che sentiva, lo stavano circondando.

Quando la giara di pietra fu posizionata a poche spanne dall’animale, la Dark Angel vi versò, attenta a non disperdere neppure un goccia, tutta l’acqua contenuta nell’otre che portava sulle spalle, ringraziando, allo stesso tempo che le pareti della caverna amplificassero quel suono, nella speranza che Castigo, finalmente si voltasse.

Isis fece poi segno, alle donne al suo seguito di lasciare a terra le bistecche crude, in attesa di una reazione da parte dell’animale, ma il drago non si mosse.

Perciò la ragazza, nonostante comprendesse la tristezza che Castigo poteva provare in quel momento, dal momento che era stato separato dal suo Cavaliere, stizzita per il suo silenzio, decise di tentare un ultimo approccio: prese a camminare verso di lui muovendosi di soppiatto, come era stata solita fare spesso, quando aveva trascorso del tempo ad Uru Baen, ed i due si erano divertiti a giocare, facendosi degli agguati a vicenda(gioco in cui Castigo aveva sempre successo, forte della sua natura animale).

Isis sussurrava il suo nome, ad ogni passo in quel buio macchiato di luce, perché le Amazzoni la sentissero, e nello stesso tempo gli carezzava la mente, per farsi riconoscere e chiedere implicitamente al drago il permesso di parlargli.

All’ultimo momento, dopo lunghi, estenuanti istanti di silenzio, proprio mentre Isis spiccava un salto per completare l’agguato, Castigo si sollevò di scatto, facendo rotolare a terra la ragazza e bloccandola, con una zampa premuta sul petto.

-         Ciao Castigo.- lo salutò la Dark Angel, quando finalmente i loro occhi si incontrarono, sia a voce che con la mente, per farsi udire anche dalle Amazzoni che, allarmate da quello scatto repentino, erano accorse, tese, armate delle lance dalla punta aguzza.

Ciao Isis. Replicò lui, con la voce appena velata di contentezza nel vederla, poiché era profondamente mesto.

La Dark Angel, sentendosi coinvolta in prima persona nella tristezza che pervadeva il drago, decise di intervenire subito, fermando per prima cosa le sue compagne, che stavano per colpirlo.

-         Per favore sorelle, potreste lasciarmi sola con questo drago?- chiese, volgendo il viso verso di loro.

-         Gli ordini della regina non sono questi, Isis.- la riprese duramente Elisandros.- Non possiamo lasciarti con questo animale: sputa fuoco, e per ciò che ne sappiamo e che abbiamo visto, potrebbe farti del male…- le fece notare l’Amazzone dagli occhi grigi.

Non lo farei mai! Ringhiò loro contro Castigo, adirato.

Ma il risultato di quella reazione fu esattamente l’opposto a quanto, invece, si era sperato: le Amazzoni, sempre più a disagio, erano di nuovo pronte ad attaccarlo, e Isis, sconvolta per la forza di quelle parole, che Castigo aveva pronunciato come fossero state le più ovvie del mondo, non riusciva a reagire in alcun modo, tanto era lo stupore che provava.

Il fatto che quel drago avesse risposto con  tanta naturalezza poteva significare che, nonostante tutto, le volesse bene?

Risvegliandosi come da un sogno, Isis si liberò dalla zampa del drago di Murtagh, rotolando di lato, finchè non si alzò in piedi e, con entrambi i palmi aperti davanti a sé, disse, fermando le Amazzoni e rivolgendosi a Castigo:

-         Grazie Castigo per le tue parole, ma le Amazzoni mie sorelle non possono sentirti.- poi, fissando Elisandros, spiegò.- Questo drago ha detto che non mi farebbe mai del male. Ora, per favore, potresti smettere di continuare a volerlo ferire? Se non volete lasciarmi sola, potreste allora lasciarmi parlare con lui, senza intervenire? Se dovesse succedermi qualcosa, penso che saprò difendermi da sola finchè non accorrerete…- le riprese tutte, facendo notare, con un unico gesto la faretra e l’arco che le pendevano da una spalla, ed infine l’impugnatura dello Specchio dell’Anima, che le spuntava da uno dei calzari.

Quindi, nel silenzio generale, rotto solo dal lieve crepitio delle torce, si mise a sedere di fronte a Castigo, le gambe raccolte al petto e cinte dalle braccia per appoggiarvi il mento.

Castigo, per prima cosa lascia che ti dia il benvenuto tra le Amazzoni. Stava per aggiungere qualcosa, ma il drago la interruppe.

Perché le chiami tue…sorelle, Isis? Domandò, curioso. Loro non sono come te: da quando sono incatenato qui, sei la prima che è venuta, degnandosi di portarmi da mangiare…e poi, loro hanno quello strano disco al petto, mentre tu...i…seni li hai entrambi. Quell’ultima costatazione ricoprì entrambi d’imbarazzo, e la ragazza si cinse d’istinto il petto con le braccia.

Perché non mangi, Castigo? Disse lei, d’un tratto, ancora rossa in viso, notando- tanto per spostare la conversazione su qualsiasi altro argomento, meno imbarazzante- che Castigo non aveva toccato ancora nulla.

Quasi per farla contenta, il drago quindi addentò una bistecca, strappandone un piccolo pezzo, comunque più grande di qualsiasi boccone che un essere umano avrebbe potuto fare, e subito disse.

Sono…amareggiato Isis, per questo non ho molta fame. Isis ed il drago cremisi si guardarono intensamente- dopo che lui ebbe mosso tristemente l’enorme muso- per la prima volta da quando la ragazza aveva lasciato la Du Weldenvarden. La Dark Angel avvertì una lieve ondata di sollievo che, tuttavia, fu subito cancellato dalla grande tristezza che, memore delle sue ultime parole e, vedendola dipinta sul muso di Castigo, Isis sentiva dilagare nel cuore del drago, allo stesso modo che nel proprio, dal momento che lei avvertiva quell’emozione come sua.

Erano immobili, occhi di fiamma in occhi d’oceano…

Perché dici questo, cucciolo? Gli domandò, affettuosamente.

Il drago cremisi la fissò con ancor maggiore tristezza.

Era un’eternità che non mi chiamavi “cucciolo”. Osservò. Cosa devo pensare? le domandò, anche se- vedendola atterrita, come sospesa tra qualcosa che la ragazza avrebbe voluto dire, e che tuttavia si vergognava o si vietava anche solo di pensare- fu lui a dar voce a quella risposta, che sembrò materializzarsi pian piano nell’aria.

Sono contento di vederti, Isis ma ti incenerirei perché non riesci a riconoscere ce queste donne non sono tue sorelle, eppure ti ostini a restare accanto a loro, piuttosto che riavvicinarti ad un Cavaliere e ad un drago che conosci, e che sicuramente sai, stanno soffrendo, poiché non c’è pena peggiore, per un drago, se non quella di essere allontanato dal suo Cavaliere…perché insisti nel non voler vedere che grazie a te io e Murtagh, siamo stati liberati, e ora, per essere venuti a cercarti, dobbiamo sopportare di venire incatenati di nuovo, e…divisiFece, cupo.

Isis, colpita dalle sue parole, come da uno stiletto che le affondava nel cuore, stava per andarsene, e tuttavia, si bloccò come una statua di ghiaccio e, spaesata, sussurrò.

Come…? Per venire a cercarmi? Murtagh ha detto che siete qui in veste di ambasciatori dei Varden…com’è possibile che siate venuti a cercare me…? Considerò, sconvolta dalle parole di Castigo.

Tentò quindi, di farsi dare maggiori spiegazioni per quelle parole che le sembravano incomprensibili, ma alla fine, costringendosi a restare lucida, in realtà chiese.

Tra poco vedrò Murtagh, vuoi che gli porti qualche messaggio da parte tua? Riesci a parlargli, spalancandogli la mente? Riflettè, poi.

Certo che ci riesco! Ma è straziante esser incatenati e divisi…mi sembra di essere ancora prigioniero di Galbatorix…

Isis avrebbe voluto piangere, avvertendo ancora una volta come proprio il dolore che Castigo provava, osservando la sua vita, che pareva trovarsi nella condizione immutabile del prigioniero, era sul punto di liberarlo; ma la fermò l’idea che decine di Amazzoni li stavano ancora osservando entrambi, attente.

Farò tutto il possibile per farti liberare, per liberarvi entrambi, te lo prometto, Castigo. Gli giurò, solenne.

Te ne sarei grato, Isis. Sai, quello che ha detto Murtagh è vero: siamo venuti qui in ambasceria per conto dei Varden, ma anche, e principalmente perché non sopportavo di vedere Murtagh in quelle…condizioni, dopo la tua partenza; per accompagnarlo, però, ho lasciato sola la piccola Emera, la mia Emerae vorrei tornare presto da lei… le confessò.

Emera?! La dragonessa di Tisbe? Chiese quindi Isis, quasi sobbalzando.

La grande testa del drago rosso si mosse in un cenno d’assenso. Ed in quel momento, di colpo, per la ragazza fu come se qualsiasi altra cosa avesse perso importanza e, mentre un genuino sorriso le sbocciava sulle labbra, le tornò in mente si era già inconsapevolmente accorta che, sin dal loro primo incontro i due draghi avevano avvertito una simpatia spontanea l’uno verso l’altra.

Quindi, adesso sei diventato un… “fidanzadrago”? considerò Isis, il mento tra le mani.

Cos’è un “fidanzadrago”? le domandò di rimando Castigo, strabuzzando gli occhi, spaesato.

Un drago fidanzato con una dragonessa. Gli illustrò la ragazza, con la stessa naturalezza che avrebbe avuto se avesse parlato del tempo.

Castigo dapprima scosse la testa, ringhiando così piano che ciò che uscì dalle sue fauci somigliò ad un sibilo: perché mai quella Dark Angel si soffermava su tali particolari, e si comportava in modo così infantile, anziché preoccuparsi del fatto che Murtagh fosse arrivato lì solo per lei?

Ma in seguito, scoppiò a ridere, e fu strano sentire quel suono sconosciuto, in parte nasale, in parte gutturale, ma comunque piacevole, avvolse ogni centimetro della Sala di Pietra. Infine, Castigo le lambì con dolcezza il viso.

Vai a nutrire anche il mio Cavaliere! Le consigliò, tra le risa che non accennavano a spegnersi, congedandola.

La Dark Angel quindi, abbandonò la veste della ragazza spensierata che aveva scoperto che un suo amico stava vivendo una storia d’amore, non appena uscì dal cunicolo Est della Sala di Pietra, e la sua espressione si fece via via più corrucciata, ad ogni passo, mentre assieme alle sue compagne portava acqua e cibo anche a Murtagh.

-         Isis, stai tremando…- le fece notare Elisandros, accostandosi a lei, la fiaccola alta sulla testa ora che erano entrate dalla parte Ovest della caverna.

-         Non è nulla, è solo colpa del freddo e scuro manto della sera, che ci sta ricoprendo velocemente…- cercò di dissuaderla Isis, distogliendo lo sguardo e fingendo di guardare il sole, che stava lentamente sparendo all’orizzonte.

-         Perché ho come la sensazione che dovremo temere più il Cavaliere del drago?- fece Elisandros, ad alta voce, forse rivolta al vento, perché non attese una risposta, e fu invece, l’unica a proseguire con passi sempre più sicuri, la mano che stringeva saldamente la fiaccola e gettando ripetutamente occhiate alla sua ascia bipenne.

Erano sole, Isis ed Elisandros, poiché tutte le altre Amazzoni si erano dirette al falò che stava per iniziare, e la Dark Angel sperò di essere ancora capace di dissimulare la paura- poiché la sua mentore si era dimostrata un’osservatrice tanto acuta- che provò nel trovarsi di nuovo davanti, Murtagh: il ragazzo era sdraiato sul pavimento della caverna, le braccia incrociate sotto la testa. Non appena vide i bagliori della fiaccola, più luminosi della semioscurità cui i suoi occhi si erano ormai abituati, si schermò il viso con le mani, raggomitolandosi sempre più, fino a ritrovarsi seduto, la schiena contro il muro freddo.

-         Murtagh…- al suono di quella voce dolce, flebile, quasi lontana, che tuttavia lui avrebbe riconosciuto tra mille, il Cavaliere vi si sentì carezzare. Continuò tuttavia a restare immobile, per un tempo che parve un’eternità, nella speranza di abituarsi alla luce.

-         Murtagh…- ripetè la ragazza. Finalmente gli occhi scuri del figlio di Morzan misero a fuoco il viso di Isis, e mentre la sua carnagione nocciola prendeva sempre più forma sotto il suo sguardo, avvertì che il cuore gli si gonfiava nel petto.

Avrebbe voluto parlarle, sorriderle, allungare una mano per sfiorarle una guancia, ma rimase ad osservarla, in silenzio: Isis aveva le labbra serrate, era inginocchiata davanti a lui, ma in realtà sembrava fosse accovacciata, in bilico, quasi fosse a disagio, infatti gli parve di non riconoscerla, nonostante dovesse esserle grato per aver portato dei pezzi di carne essiccata e una scodella d’acqua.

Chi era quella donna mezza nuda e con i tratti del viso resi severi dalla vicinanza con persone che avevano rinnegato la loro femminilità? Dov’era nascosta, in quei tratti, la ragazza dolce e decisa che si era data tanta cura per la sua salvezza? Non poteva essere certo quella, la sua Isis, dal momento che non riusciva neanche a parlargli, né a guardarlo negli occhi.

-         Isis…- esordì Murtagh, in uno strano saluto, spezzando l’imbarazzato silenzio che era sceso tra i due.- Ho sentito tutto ciò che tu e Castigo vi siete detti.- le confermò, poiché lei non accennava a porgli nessuna delle domande che il ragazzo poteva vederle posate, a fior di labbra.

La Dark Angel arrossì violentemente, ed abbassò gli occhi in fretta, poi, tanto per fare qualcosa, per alleggerire la tensione che sentiva sulla pelle, mormorò:

-         Ti lasciò l’otre qui, così se avrai sete…- e fece per voltargli le spalle…

-         Oh, avanti! Non dirmi che per te è così sconvolgente rincontrarmi, tanto da comportati come se non volessi vedermi mai più!- la interruppe, posandosi una mano sul ginocchio, gli occhi scuri scintillanti nel buio.

-         Credo di doverti ringraziare per avermi fatto incatenare qui, dal momento che avevo già attraversato questo deserto con Eragon, poiché questa grotta protegge sia me che Castigo dal caldo cocente del giorno e dal gelo della notte…- le disse, ma il suo tono non ricordava neanche lontanamente, quello grato di un ringraziamento, piuttosto pareva che lui volesse scatenare in Isis una qualche reazione.

Ed in effetti, la ragazza si sentì umiliata, colpita da quelle parole, come fossero state lo schiocco secco di una frustata e, sollevando finalmente con decisione gli occhi, inchiodandoli a quelli di lui, lo interrogò, dura:

-         Cosa ci fai, qui?- i muscoli del viso erano tirati, gli occhi gelidi.

-         Non lo immagini, Dark Angel?- la voce ridotta a poco più di un sussurro, ma ferma, come se avesse voluto farla arrivare alla soluzione con le sue sole forze.- In tempi incerti come questi, non possiamo ignorare che sia giunta l’ora che ogni popolo, ogni razza in Alagaesia, si schieri fianco a fianco, dimenticando qualsiasi differenza, qualsiasi discordia, per dimostrare a Galbatorix che la libertà è il nostro bene più prezioso, e mai saremo disposti a rinunciare a combattere pur di non perderla. Persino le Amazzoni, pur essendosi nascoste a lungo, non dovrebbero tirarsi indietro ad un tale richiamo.-

-         Bella arringa, Cavaliere. Vuoi che riporti le tue parole alle nostre regine, e che le diffonda tra le mie sorelle?- gli domandò Isis, rimbeccandolo, mentre il suo cuore era atterrito, eppure allo stesso tempo sollevato, da quel discorso.

-         Isis…perché chiami “sorelle”, donne che con te non condividono nulla? Perché parli di “regine”? Non ricordi che sei una Dark Angel? Non ricordi che i due elfi che vi fondarono, vollero che il tuo popolo fosse un fiero vessillo di libertà? Tu non sei un’Amazzone, Isis, non hai nulla a che spartire, con loro. Certo, anche queste donne compongono un popolo fiero, ma è inutile che tu menta a te stessa, come puoi rinnegare le tue radici?- la riprese Murtagh, senza mai abbandonare il suo sguardo, fremendo, poiché era chiaro che avrebbe voluto aggiungere altro, ma non poteva, dal momento che non erano soli; mentre invece lei, tentava di evitare i suoi occhi scuri, che sembravano capaci di leggerle nell’anima, e di disintegrare le poche certezze che si era costruita, e dietro le quali, effettivamente…si stava nascondendo.

Repentino, un nodo strinse la gola di Isis, come una morsa talmente serrata che le impediva di respirare, di pensare, di fare ogni cosa, eccetto attivare uno strano bisogno di fuga. La ragazza infatti, sbirciò il viso del Cavaliere, di sott’ecchi e si affrettò a rimettersi in piedi, mentre faceva cenno ad Elisandros di tornare sui propri passi, verso l’entrata Ovest; fece quindi, per seguirla…ma d’improvviso, Murtagh con un leggero rumore di catene, riuscì ad afferrarle la mano.

La Dark Angel sussultò appena, e avrebbe urlato se il Cavaliere, con un gesto fulmineo, non l’avesse attirata a sé, facendola cadere di nuovo in ginocchio, e portandole addirittura una mano sulle labbra, per paura che potesse reagire in maniera inaspettata.

Ormai, il buio circondava entrambi, poiché Elisandros era lontana, e non si era accorta di nulla; Isis quindi tremò, quando la guancia leggermente ruvida per gli ispidi peli della barba, di Murtagh sfiorò la sua, e trattenne il respiro, tesa, il cuore che le battè più veloce, nel momento in cui le labbra del ragazzo furono sul suo orecchio:

-         Questa situazione non mi sembra poi così diversa dalla prigionia cui Galbatorix ti aveva condannata, ma per me, la pena più grande è…- le sussurrò, e Isis sentì che il respiro caldo di lui, sul suo collo, stava facendo sbriciolare la pietra in cui le sue membra si erano trasformate. Poi, quando si interruppe, il corpo di Isis si fece di nuovo rigido: senza sapere bene perché, si sentiva lievemente risentita; avrebbe voluto allontanarsi quel tanto che bastava per guardarlo in faccia, per assicurargli che lei avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per far liberare sia lui sia Castigo, così che non avrebbe dovuto soffrire più alcuna pena, causata dalla lontananza del suo drago; ma nell’oscurità il ragazzo le cinse i fianchi con le braccia, per avvicinarla maggiormente a sé, quasi con uno strattone. Isis, si ritrovò inginocchiata tra le gambe di Murtagh, divaricate, la pelle scura del suo ventre a contatto col torno nudo di lui.

La Dark Angel rimase impietrita per qualche istante. Non sapeva cosa stesse succedendo, né come avrebbe dovuto comportarsi: la sua mente le urlava di opporre resistenza, il suo corpo invece, la spronava a restare, ad aspettare, a godere del tocco gentile di Murtagh, che le stava carezzando con la lentezza estenuante di una dolce tortura, la schiena.

Senza neanche la forza di respirare troppo profondamente- consapevole che qualsiasi rumore sarebbe risuonato nella caverna, poderoso come un tuono.- Isis restò immobile tra le braccia del Cavaliere, a stupirsi di come i suoi muscoli si piegassero docilmente sotto il tocco dell’uomo, a crogiolarsi in quell’abbraccio che sembrava lasciarle sulla pelle scie di fuoco sottile e sconvolgente.

La ragazza tentò di opporre un’ultima disperata resistenza, perché sapeva che sarebbe bastato un altro secondo perché cedesse all’istinto- zittendo definitivamente le urla della ragione- e avrebbe premuto le labbra su quelle di Murtagh, forse avrebbe anche preso le sue mani callose tra le proprie, per guidarlo a scoprire il suo corpo, la sua intimità; ma il Cavaliere, la supplicò:

-         Ascolta, Isis. Ascolta il tuo corpo: non avverti che anche lui, come me, ha sofferto, per la nostra lontananza?- le fece notare, serrandole tempestivamente le mani attorno ai polsi quando, una volta che le sue parole furono penetrate sotto la pelle della ragazza, lei tentò ancora una volta di allontanarlo, opponendogli resistenza.

-         Isis, perché scappi? Non puoi negare ciò che senti…- attirandola ancor di più a sé, le posò le labbra su una guancia, in un bacio delicato.

-         Isis?- la chiamò tuonando dal silenzio, Elisandros che era poca distante, allarmata.

-         Svelta, vai, ma ti prego prometti che tornerai a trovarmi…Sono stato felice di vederti.- le confessò, con la voce che nascondeva un sorriso speranzoso.

Quindi, con un leggero rumore di catene la aiutò ad alzarsi, per poi sentirla correre, mentre si allontanava nel buio, diretta all’uscita, dove Elisandros la chiamava ancora, in attesa.

E va bene, Cavaliere, ti sei divertito, spero solo che il vostro contatto fisico non abbia disorientato Isis più di quanto non lo sia già. Considerò l’Eldunarì del drago di Vrael, nascosto in una sacca pentente dai pantaloni del ragazzo.

Maestro, non sei stato tu a dire che Isis è trincerata dietro una fittissima rete di paura? Che l’ha quasi isolata da tutto il resto? Castigo le ha parlato- visto che sin da quando siamo stati liberati, Isis sembra voler parlare solo con lui- in maniera sincera, mentre io ho cercato di risvegliare i suoi istinti, perciò non potrà restare sorda a lungo, ad entrambi, perché io la conosco, completamente, intensamente… replicò il ragazzo, mangiando la carne essiccata che gli era stata portata, non senza una certa delusione, per il gelido comportamento di Isis, per la difficoltà che mostrava ancora nel guardarlo…

Perciò, fissando l’acqua nella scodella di legno, Murtagh divinò la ragazza, e rimase ad osservarla, stendendosi a terra, il ventre contro il pavimento della caverna.

 

Isis si era appena allontanata dalla Sala di Pietra al seguito di Elisandros, ed entrambe sembrava si stessero dirigendo al gigantesco falò che svettava in lontananza, sullo sfondo della notte.

L’Amazzone castana dagli occhi grigi, notando che la Dark Angel era decisa a superarla, tenendo lo sguardo basso , per lasciarsi alle spalle quanto era successo; l’afferrò con forza per un braccio, arrestandone il passo, e anzi, facendole sbattere la schiena contro uno dei pali che reggeva una tenda:

-         Isis, ti prego, spiegami cosa è successo, poco fa?- non era una richiesta.

La ragazza impiegò moltissimo a rispondere, perché le risultava difficile persino sollevare la testa:

-         Oh, nulla Elisandros: è solo accaduto che sei stata troppo veloce ad uscire, perciò sono rimasta al buio, e sono stata costretta a muovermi più lentamente…- si giustificò, sviando l’intera faccenda.

-         Non mi riferivo a quello, Dark Angel. Visto che hai difficoltà a parlarne ti dico cosa ho dedotto io: tu conosci quel Cavaliere, altrimenti non l’avresti mai chiamato per nome, e ne sei anche spaventata, per di più, tanto che credo che fossi in fuga da lui, quando sei arrivata da noi…- ipotizzò la donna.

Isis sussultò, come se fosse stata schiaffeggiata e si affrettò a chinare la testa, come fosse stata scoperta a compiere un crimine.

Quando finalmente Elisandros allentò la presa, le due donne si unirono alle altre Amazzoni, mangiarono tutte assieme, e parlarono- fu sconvolgente vederle divise per la decisione su quello che sarebbe dovuto essere il destino di Murtagh e del suo drago; ed Isis fu addirittura sorpresa di scoprirsi tra le poche che difendevano la possibilità che Murtagh non fosse giunto per far loro del male, e che, quindi, poteva essere lasciato parlare- ma quando fu il momento di liberarsi delle preoccupazioni, di rigenerarsi attraverso il ballo, la Dark Angel fu l’unica a non danzare.

 

Fare ritorno alla sua tenda le parve un’impresa. Non seppe come, ma dopo un’eternità, riuscì ad abbandonarsi sul letto, tuttavia, restare immobile, non aiutò affatto Isis. La mente le rovesciò addosso una serie di ricordi, pensieri e rimorsi che la travolsero con l’impetuosità e la veemenza di un fiume dalle rapide profonde e dalla corrente agitata.

Non riusciva ad impedire che le venissero addosso, che la dilaniassero, che la pugnalassero, anche se lei, raggomitolata come una bambina sotto le coperte- tirate fin sopra la testa- continuava ad agitarsi, e a muoversi a scatti, nella speranza di scacciare via quei pensieri, eppure ogni volta, loro tornavano, trascinandola nuovamente alla loro mercè, con più forza di prima, tanto che ad un tratto, Isis si rese conto che il nodo che sentiva incastrato in gola, le impediva di respirare; le orecchie non riuscivano a far smettere di risuonare incessantemente le parole del Cavaliere, pari ad una condanna; ed il suo corpo, poi, traditore! Sembrava davvero non voler allontanare il ricordo di quelle carezze.

Rannicchiata sotto il lenzuolo, Isis si ritrovò ancor più appallottolata su se stessa, la pelle che le bruciava, le mani a premerle con forza sulle orecchie, mentre si mordeva le labbra per proibirsi di urlare.

Le pareva di essere senza volontà, senza forze; l’unica possibilità di cercare di liberarsi da quel malessere sconosciuto, e che pure le era famigliare, perché le sembrava la stesse seguendo come un’ombra dalla Du Weldenvarden; fu scoppiare a piangere.

E tuttavia, mentre le lacrime le bagnavano il viso, i pensieri e le preoccupazioni non si arrestavano, continuarono invece, ad aggredirla come mille lame indagatrici, mille giudici crudeli che stavano violando la sua tranquillità.

Perché non si era ribellata quando Murtagh l’aveva abbracciata? Perché il suo corpo, le proibiva di dimenticare il calore delle sue carezze? Ed i suoi occhi? Perché non smettevano di farle ricordare quanto fosse bello, anche a torso nudo? E come si spiegava, quel desiderio recondito, che aveva provato di sfiorarlo? Perché poi, le aveva parlato in quel modo crudele? Come mai non aveva voluto riconoscerla come “Amazzone”? E se non apparteneva a quella schiera di donne guerriere, lei chi era? Perché Murtagh non riusciva a capire che voleva essere lasciata libera? Che voleva lasciare lui, libero? D’altro canto, cos’altro poteva volere quell’uomo, se non il sesso, da una donna che, aveva scoperto, su era concessa a lui solo per dargli la possibilità di liberarsi dalla schiavitù impostagli da Galbatorix? sarebbe stato un miraggio che lui fosse giunto nel Deserto di Hadarac, perché l’amava…

Dopo il primo, profondo, coraggioso respiro, a seguito di quella valanga di considerazioni, Isis comprese che stava impazzendo: quel senso di inadeguatezza, di colpa che sperava di essersi lasciata alle spalle, fuggendo dalla Du Weldenvarden si era ripresentato, e le stava divorando il cuore, ancora più in profondità e con maggiore intensità che mai.

Giunse alla conclusione di essere inadatta, di non potersi neppure permettere di sognare quell’uomo, poiché non era alla sua altezza. E allora desiderò svanire, sotto la sabbia, sotto la sacra terra di Alagaesia, per non essere più un problema, né fonte d’imbarazzo per nessuno, neppure per se stessa. Ma, nello stesso istante in cui espresse quel desiderio, si rese conto che tutta la sua vita- mentre aveva visto morire il suo popolo, senza potersi riunire a loro, mentre giungeva al palazzo di Galbatorix con l’intento di rubare informazioni, assieme all’ultimo uovo di drago, mentre si concedeva a Murtagh…- era stata un errore.

Ed ora che il figlio di Morzan l’aveva smascherata, spiegandole che non poteva nascondersi dietro un’identità che non le apparteneva, comprese che persino la terra di Alagaesia l’avrebbe rigettata dal proprio grembo, poiché non possedeva un’identità, né si era distinta per qualche atto nei confronti di quell’isola.

Disperata, straziata, dilaniata, quindi, Isis si ritrovò a spalancare la mente e ad invocare il proprio maestro, ma smise quasi subito, poiché immaginò di avvertire la più pura delusione verso di lei, nella sua essenza e non seppe se si sentiva pronta a sopportarlo.

Per la frazione di secondo successiva, ipotizzò di recarsi da Murtagh, per fare l’amore con lui- poiché non poteva negare di non riuscire a zittire il desiderio che provava, di carezzarlo, sfiorargli i pettorali nudi, scolpiti, e sperò che il ragazzo non l’avrebbe rifiutata, che, anzi, sentisse ancora qualcosa nei suoi confronti, qualsiasi cosa abbastanza forte da permetterle di rifugiarsi tra le sue braccia, di trovarvi almeno un minimo conforto.

Non le importava cosa le avrebbe fatto, se fosse arrivato il dolore, perché forse con quell’atto sarebbe riuscita a sparire, nell’abbraccio del Cavaliere.

Ma poi, non fece nulla, perché i muscoli le si erano raffreddati di colpo, e protestavano; quindi, rimase lì, immobile, finchè il sole non sorse, ferendole gli occhi.

 

Trascorsero altri due giorni prima che Isis trovasse la forza di parlare con le regine della liberazione di Castigo, e perché queste si lasciassero persuadere.

Furono due giorni d’inferno, durante i quali alla ragazza parve di essere costantemente osservata, da chiunque: le Amazzoni la fissavano guardinghe, poiché doveva essersi sparsa tra loro l’ipotesi che di una relazione tra lei e il Cavaliere da poco arrivato, mentre Murtagh, la sottoponeva ad un vero e proprio interrogatorio, quando si vedevano, domandandole come mai non dormisse, visto che le sue occhiaie si facevano sempre più marcate; o come mai non lo guardasse o gli parlasse a malapena, dal momento che ormai erano lontani dal regno degli Elfi.

Più di una volta, durante quel periodo che le parve interminabile, Isis sentì che stava per crollare, sbriciolandosi in tanti pezzi, e tuttavia, ringraziando il fatto che Castigo, le parlasse ininterrottamente di Emera, la ragazza trovò la forza di alzarsi in piedi, e parlare, la seconda sera, dinnanzi a tutto il popolo delle Amazzoni riunito al falò.

-         Sorelle, come molte di voi hanno osservato, le riserve di cibo iniziano a scarseggiare, poiché dobbiamo utilizzarle in gran parte per sfamare il drago imprigionato nella Sala di Pietra, quindi, propongo di liberarlo, perché possa cacciare, nutrendosi da solo.- disse, ed impietrì quando, per un attimo, le Amazzoni ammutolirono, tutte assieme, come fossero state un solo essere.

-         Isis, sei impazzita? Perché dovremmo liberarlo? Per permettergli di annientarci, come accadde al tuo popolo?- intervenne la regina Ippolita, scandalizzata, e quando si alzò in piedi, Isis comprese di doversi mettere in ginocchio e tuttavia, non lo fece, perché le sue parole l’avevano colpita in pieno petto, raggelandola; tanto che Pentesilea, che aveva notato la reazione della ragazza, fece segno alla sua coreggente di usare delicatezza.

-         Regina, il mio era solo un suggerimento, per impedirci di morire di fame. Il drago che tanto temete è una delle creature più nobili, e superiore a qualsiasi altra in tutta Alagaesia; non ci farebbe mai del male, perché il suo unico cruccio, ora, è potersi riunire al proprio Cavaliere, col quale condivide i pensieri, e col quale è una cosa sola.- le informò e, nella regione più recondita del suo cuore, fu felice di quell’apologia in favore di Castigo.

-         Da come ne parli, si potrebbe pensare che lo conosci molto bene…- osservò Pentesilea, alzandosi in piedi anche lei mentre la strana, sconosciuta luce che Isis aveva già visto, le faceva scintillare di nuovo gli occhi.

-         È così, regine, lo conosco a tal punto che vi assicuro che non avrete nulla da temere: non si allontanerà dal suo Cavaliere, lo so perché mi ha concesso una connessione mentale con il suo io, infatti- ed Elisandros può testimoniarlo- quando mi reco da lui, Castigo parla solo con me, servendosi di un flusso di pensieri che nessun altro, quindi, può avvertire.- spiegò, la ragazza, non senza un certo imbarazzo, allontanato però dalla sincerità delle sue stesse parole, anche se, si rese conto, era impossibile rendere appieno il legame che Murtagh e Castigo condividevano, così come quello che lei aveva con il drago.

Ippolita e Pentesilea, si scambiarono un lungo, eloquente sguardo, infine, l’Amazzone mora decretò:

-         E sia, il drago cremisi sarà liberato..-

-         …ma se accadrà qualsiasi cosa, se dovesse anche solo ferire una di noi, tu, Isis, pagherai con la vita, quest’errore.- completò Ippolita, minacciosa.

Quindi, nonostante la paura per quelle parole- poiché non poteva certo garantire totalmente per il comportamento di Castigo- Isis, con una strana sensazione di vittoria che le fioriva in petto, seguita da Elisandros e da altre sorelle, si recò a liberare Castigo, non appena sorse il sole del terzo giorno.

Dopo alcuni minuti di dolcissime dimostrazioni d’affetto,- poiché Castigo atterrò Isis ed iniziò a lambirle il volto in segno di ringraziamento- il drago cremisi si acciambellò davanti all’ingresso Ovest della Sala di Pietra per sentirsi vicino al suo Cavaliere, e rimase lì tutto il giorno, allontanandosi per poco tempo, solo per cacciare, avvalorando quindi, agli occhi delle Amazzoni, la tesi di Isis secondo cui, Castigo ed il suo Cavaliere condividevano un legame indissolubile.

Alla vista di quel comportamento, la mente di Isis si svuotò: per un attimo interminabile, quel giorno, la valanga di convinzioni distorte dalla paura che le impedivano di ragionare, venendole addosso in ogni momento, svanirono, e la ragazza non riuscì a spiegarsi come mai si sentisse profondamente triste, percependo in prima persona l’impossibilità di riunione tra Murtagh e Castigo.

Quel giorno, quindi, non partecipò a nessuna delle attività che di solito condivideva con le Amazzoni, e trascorse, invece, tutto il tempo a passeggiare, lasciandosi portare dove andavano le sue gambe, mentre la testa era impegnata in mille machiavellici ragionamenti: anche se lei continuava a non sentirsi all’altezza di Murtagh, poiché era un Cavaliere, ed il suo cuore apparteneva già a qualcuno, il suo drago, per essere precisi; tempo prima, quando lui le aveva fatto notare che non era un’Amazzone, non ne aveva annullato del tutto l’identità, bensì l’aveva riconosciuta come Dark Angel.

Ebbene, spinta da un moto d’orgoglio, come tale, come depositaria degli usi del suo popolo, avrebbe osservato la loro legge suprema- ossia quella di porsi al più completo servizio dei Cavalieri dei Draghi; e poiché ce n’era uno, incatenato nella Sala di Pietra, decise che avrebbe fatto di tutto per liberarlo, al fine di fargli assolvere il compito per cui era giunto tra le Amazzoni. La ragazza riconobbe poi la saggezza nelle parole che aveva udito dalle labbra di Murtagh, e sperò che dopo aver persuaso Ippolita e Pentesilea ad unirsi ai Varden, ed a qualsiasi altro popolo di Alagaesia contro Galbatorix; il Cavaliere l’avrebbe lasciata sola a cercare di realizzarsi, in una veste che non le apparteneva, ma pur sempre sola, lontana da lui che, non seppe spiegarsi perché, sembrava spingerla sempre a fare pazzie, a dimostrare cosa sarebbe stata capace di fare, verso un limite che lei però, non vedeva mai, poiché dimostrava ogni volta di essere abbastanza coraggiosa- o forse folle- da non aver paura di valicarlo.

Infervorata, quindi, dall’unico obiettivo di far liberare Murtagh, convinta che fosse ingiusto e infantile cercare di intralciare con un rifiuto l’imminente arrivo della guerra; Isis spiccò una corsa che la rese sorda a qualsiasi altra cosa, all’infuori delle proprie convinzioni, e del mondo che le stava attorno, ridotto ad una serie di macchie gialle, ambrate e calde. Giunse alla tenda profumata di loto, come una forza della natura, col fiato corto e guadagnò soltanto che, mentre si inginocchiava al cospetto di Ippolita e Pentesilea, queste la fissassero confuse, in attesa, di chissà quale cattiva nuova.

-         Regine,- esordì la ragazza, senza curarsi di non essere sola, poiché oltre alle due regine, qualche altra donna guerriera presidiava la tenda.- sono qui, per chiedervi la liberazione del Cavaliere che è ancora imprigionato nella Sala di Pietra.- disse, solenne e decisa.

Un’ondata di stupore sfiorò tutte le Amazzoni presenti nella tenda che, ammutolirono immediatamente.

-         Questo mai.- decretò ferma Ippolita, le labbra serrate, fiamme smeraldine che le incendiarono le iridi.

Pentesilea attese ancora qualche istante, prima di parlare, presa com’era ad osservare la nuova arrivata, che stava ancora imparando le loro usanze.

-         Perché chiedi una cosa simile, Isis?- domandò, alla fine.

La Dark Angel sollevò gli occhi chiari, una ruga di confusione le increspava la fronte:

-         Non capisco, regina Pentesilea…- sussurrò di rimando.

La mora Amazzone fissò gli occhi scuri nei suoi, e la sua voce graffiante giunse alle orecchie di Isis come lontana, come un’onda che si era infranta contro il suo essere, colpendola.

-         Perché chiedi proprio questo, Isis? Visto ciò che ti ha fatto, avresti potuto chiedere che fosse ucciso, invece, sei qui, per la liberazione di quel Cavaliere…- le fece notare, in quella spiegazione che la colse di sorpresa.

-         Regina, domando questo proprio perché quell’uomo è un Cavaliere, ed ho ascoltato ciò che vuole dirvi: è solo un ambasciatore, perché non dovremmo fidarci?- replicò la Dark Angel, semplicemente.

-         Oh, no, Isis: non è solo un ambasciatore. Egli è principalmente un Cavaliere, e da ciò che ho visto, da ciò che tu stessa mi hai raccontato, credo che sia più sanguinario di qualsiasi suo fratello. Eppure l’ho osservato, vi ho osservati, sin dal primo giorno in cui è giunto qui.- spiegò la mora. Isis, avvertendo che un velo d’inquietudine le si posava sul cuore, aprì la bocca per replicare, ma Ippolita, interessata al discorso della compagna, alzò una mano, per troncare sul nascere qualsiasi protesta.

-         In questi giorni, Elisandros e molte altre sorelle sono state i miei occhi e le mie orecchie.- continuò Pentesilea, ignorando lo sguardo perso di Isis che, a quelle parole si sentì defraudata.- Non vuoi sapere cosa ho capito, Dark Angel?- ma non attese risposta.- Tu e quell’uomo condividete un legame.- quella sentenza la colpì come una montagna, e mai come allora la ragazza si sentì fragile come una foglia nel vento.- Nonostante fosse giunto tra noi come ambasciatore, quell’uomo non ti ha mai tolto gli occhi di dosso, quando hai fatto la tua prima comparsa qui, né ha esitato ad estrarre la spada, quando gli sembrava che Ippolita fosse una minaccia, per te. Ed è bastata una tua parola, in quella strana lingua elfica, per zittirlo, per fermarlo, tanto che, nonostante il tuo animo bellicoso, si è lasciato docilmente disarmare ed incatenare. Eppure, ogni volta che vai nella Sala di Pietra per sfamarlo, so che ti poni sulla difensiva, come se lo temessi…- le attente osservazioni di Pentesilea, inserita in quella narrazione, lasciarono Isis senza parole; le parve infatti, che la sua anima fosse stata messa a nudo, che l’Amazzone mora fosse stata fin dall’inizio in grado di leggerle dentro, ogni volta che la fissava con quel suo sguardo furbo.

Mai, prima di allora Isis aveva desiderato tanto ardentemente raggomitolarsi a terra, fino a farsi piccola piccola, perché nessuno la vedesse tanto fragile, e si abbracciò il ventre, perché d’un tratto aveva iniziato a sentire freddo.

Avvertì una mano sollevarle il mento e, proprio mentre stava per cedere ad un pianto, scorgendo il viso di Pentesilea che torreggiava sul suo, si costrinse a ricacciare ogni singola lacrima indietro.

-         Io non lo temo.- bisbigliò, ma non ebbe la forza di aggiungere sono solo infelicemente…innamorata di lui, visto che so che non sarò mai alla sua altezza, che non sarò mai degna di lui. Ciò che la sua mente le suggerì, lesta come un lampo, rimase infatti, custodito nel suo cuore, che fu squarciato da una fitta di dolore.

-         Bene, perché spero che tu sia consapevole d qualcosa che è chiaro come la luce del giorno, un potere che solo tu possiedi…- la regina Pentesilea avrebbe di certo continuato se Isis, fissandola con foschi occhi, quasi fuori dalle orbite, non avesse scosso la testa, confessando sinceramente:

-         Regina, temo di essere rimasta cieca, a quanto dite…-

-         Non vedi che…sei l’unica in grado di…dominarlo? L’unica cui quel Cavaliere obbedisce?- le fece notare l’Amazzone mora, facendo convergere su di sé lo sguardo di tutte le donne presenti in quella tenda.

Isis rimase a bocca aperta, gli occhi strabuzzati: le parole di Pentesilea le risuonarono nelle orecchie come echi lontane, echi impossibili, più simili a delle filastrocche da bambini, senza senso, piuttosto che a delle parole di senso compiuto. Sarebbe voluta scoppiare a ridere, ma l’unico suono che le scivolò via dalle labbra fu un suono strozzato, rigido, forzato:

-         Regina, egli è un uomo libero, non obbedisce a nessuno…- Isis stava per completare la frase, ma Ippolita la interruppe, sopraggiungendo:

-         Ne sei sicura, ragazza? Non sei stata forse tu a dire che era schiavo del tiranno Galbatorix? E non è stato forse lui a confermarci che ormai è libero? Scommetto ciò che vuoi che la sua liberazione è stata merito tuo.- Ippolita la fissò per un lungo istante, come se stesse indagando nella sua anima poi, mentre si passava le dita tra le treccine bionde, legate in un’unica coda di cavallo, domandò:

-         Dimmi, Isis: ti ha posseduta?-

La Dark Angel ammutolì, il suo viso si fece cereo, serrò gli occhi e tenne le mani strette a pugno lungo i fianchi. Non voleva parlare di faccende tanto private, le parve infatti, che la stessero violando, indagando così profondamente nella sua intimità. Ed inoltre, finalmente comprese che il legame che la univa a Murtagh non poteva essere ridotto a quelle poche, crude parole, perché lui non l’aveva posseduta, bensì lei gli si era concessa totalmente, anima e corpo e si erano appartenuti a vicenda, si…conoscevano, tanto che lei non appena l’aveva visto nella Sala di Pietra a torso nudo gli occhi scintillanti, l’aveva di nuovo desiderato, dimenticandosi del dolore che aveva provato quando Murtagh l’aveva allontanata da Uru Baen, tanto che il suo corpo si era piegato docilmente alle carezze del ragazzo…eppure, a soffocare tutte quelle belle sensazioni, sopraggiunsero di nuovo le ultime parole con le quali Murtagh l’aveva umiliata, che le risuonarono nelle orecchie come se fossero state urlate.

-         Non credo che siano affari vostri…- si risolse quindi, a replicare, dura, mentre qualcosa nel suo petto tornava a sbriciolarsi, aprendo una voragine, minacciando di farvi precipitare il suo cuore.

-         Ma bene, Isis.- disse Pentesilea, abbozzando un mezzo sorriso fissandola negli occhi, mentre i suoi, scuri, trasudavano rispetto nei suoi confronti; infine, l’Amazzone mora schioccò le dita e, rivolgendosi alle due sorelle più  vicine all’uscita, ordinò loro:

-         Sorelle, liberate il Cavaliere che si trova nella Sala di Pietra e portatelo qui…- quelle due quindi, seppur confuse, obbedirono subito.

Isis, spaesata per quel comportamento, fece per scuotere la testa: le era sembrato troppo facile che con poche, sincere parole, fosse riuscita ad ottenere ciò che aveva chiesto. Doveva forse aspettarsi un tranello?

-         Avanti ragazza, alzati.- la sollecitò la regina, rivolgendosi ad Isis, questa volta.

La Dark Angel fece prontamente ciò che le era stato detto, e quando fu finalmente in piedi, la regina Pentesilea davanti a lei, avrebbe voluto ringraziarla per averla esaudita, ma nel momento in cui gli occhi neri dell’Amazzone scintillarono sinistri, come se stessero nascondendo un segreto, la ragazza la fissò di sott’ecchi, rabbrividendo, i muscoli tesi, per prepararla al peggio.

La regina delle Amazzoni prese quindi, a girarle attorno, camminando lentamente, tanto che alla ragazza parve di esser stata messa alle strette da una pantera affamata che da un momento all’altro, sarebbe potuta saltarle alla gola.

-         Isis, coraggiosa, folle Isis non avevi forse espresso il desiderio di far parte del nostro popolo, per seguire le orme di tua madre?- le domandò allora Pentesilea, con un lieve atteggiamento quasi irrisorio, incurante del brusio che andò immediatamente a fare da sottofondo alle decine di sguardi attoniti che si puntarono su Isis.

La Dark Angel ne sentì il peso addosso, il bruciore sulla pelle e tuttavia, nonostante avesse voluto chinare di scatto la testa, per nasconderla tra le scapole, trovò la forza di tenere gli occhi fissi davanti a sé, per esalare:

-         Sì…- perché, ora temeva quelle parole?

-         Bene. Se ben ricordi, ti dissi che saresti stata sottoposta ad una prova, per dimostrarci che sei degna di portare il nome di Amazzone.- osservò la donna mora, continuando.

Isis sprofondò nell’oceano nero delle sue iridi mentre annuiva.

-         E sai quale prova ho scelto per te, ragazza?- l’apostrofò ancora, mentre le voltava le spalle per un secondo, giusto il tempo di incrociare gli occhi verdi di Ippolita, e farle un impercettibile cenno d’intesa con la testa, che le fece lanciare nelle mani della Dark Angel una lunga lancia dalla punta acuminata.

Isis, dopo averla afferrata quasi senza pensare, forte dei suoi riflessi, lasciò guizzare lo sguardo stralunato e confuso, dalla regina Ippolita all’arma, più e più volte, mentre sentiva che le sembrava stranissimo, tremendamente…sbagliato, stringere quell’asta tra le mani.

Proprio nell’istante in cui stava per aprire bocca, poi, domandando quale fosse la prova che Pentesilea aveva ideato per lei, l’entrata della tenda frusciò lievemente, per annunciare l’ingresso delle due Amazzoni che erano state inviate a liberare Murtagh. Ad Isis si incastrò il respiro in gola quando scorse la figura del Cavaliere, tra le due, e non si curò del fatto che stesse dando le spalle ad Ippolita e Pentesilea, per osservarlo, perché i suoi occhi sembrarono non riconoscerlo, eppure, allo stesso tempo, sembravano non stancarsi mai di prendere confidenza con quell’uomo…

Murtagh venne gettato a terra dalle due donne, con il chiaro intento di umiliarlo, aveva le mani legate dietro la schiena nuda, ed era completamente disarmato, stava ripiegato sul petto scolpito e madido di sudore. Il viso, ricoperto da un lieve strato di barba, dovuto a quei giorni di inedia, sembrava stanco, striato di ombre, ora che i ricci gli erano venuti leggermente avanti, e tuttavia, non attese per alzare gli occhi, intrecciandoli a quelli verde acqua di Isis, non appena percepì la presenza della ragazza.

-         Uccidilo, Isis. Uccidi quest’uomo e dimostrerai di essere valorosa quanto ogni altra Amazzone.- le ordinò Pentesilea.

La Dark Angel quindi, sussultò sentendosi come se la terra le stesse franando sotto i piedi, e continuando a non distogliere lo sguardo da lui, le parve che le parole della regina mora risuonassero ancora e ancora nella tenda, propagandosi in ogni angoli come i cerchi concentrici che si formano a pelo d’acqua quando si lancia un sasso in un lago.

Il silenzio che scese tutt’attorno, fece scivolare il padiglione profumato di loto e tutti coloro che c’erano dentro, in un attimo senza tempo, tanto dilatato che ad Isis parve di avvertirlo sulla pelle, fin nelle ossa, scandito solo dai battiti frenetici del suo cuore, che pulsava come impazzito, spaventato di dover prendere quella decisione folle, mentre le sembrava di essere costretta a sostenere tutto il peso del mondo da sola.

La mente della Dark Angel iniziò a lavorare spedita: pensò che spezzare in due la lancia sarebbe stata la cosa giusta da fare, o forse avrebbe dovuto gettarla lontano, per far correre le mani a serrarsi attorno allo Specchio dell’Anima; ma mai una volta sfiorò l’ipotesi di togliere la vita a Murtagh, poiché l’idea di vedere la luce abbandonare gli occhi del Cavaliere, a causa della sua mano omicida già iniziava a tormentarla,e sicuramente l’avrebbe dilaniata per sempre- anche se immaginava che quel gesto, potesse esser visto dalle Amazzoni come il giusto prezzo che Murtagh doveva pagare per aver sterminato i Dark Angel e seminato terrore in tutta Alagaesia, nei tempi passati. Inoltre, se avesse obbedito a quell’ordine senza senso cosa ne sarebbe stato di Castigo? Il drago cremisi sarebbe morto, e lei, Isis, la Dark Angel protettrice di draghi e Cavalieri si sarebbe trasformata in un’ammazza draghi…

Comprese finalmente, che ciò che le era sto chiesto era totalmente sbagliato, così, anche se avrebbe voluto nascondere il profilo del suo viso dietro le mani, si costrinse a restare con la testa dritta, mentre abbandonava la lancia a terra… il suono dell’arma, a contatto col suolo fu attutito dalla sabbia, ma alla ragazza parve che le fosse risuonato nelle orecchie, terribile, come il rombo di un tuono.

-         No, regina. Non lo ucciderò.- decretò quindi, con il tono fermo, mentre, dopo aver incrociato per l’ultima volta lo sguardo di Murtagh, si voltava verso i due troni, dai quali, sia Ippolita, che Pentesilea si erano alzate, stupite.

-         Isis, devo forse pensare…- stava per dire una delle due, ma la Dark Angel non si concentrò su quale fosse, perché le interruppe:

-         Dovete pensare, regine,che dinnanzi a voi c’è un Cavaliere di Drago.- sentiva che il sangue le si era trasformato in fuoco liquido mentre prendeva il controllo della situazione, stanca com’era di quelle prese in giro, di quelle trappole, mentre finalmente capiva, riconosceva che c’era qualcosa di più importante per cui combattere, come la libertà di Alagaesia.- Stavate per chiedermi di togliergli la vita, dimostrandovi cieche e sorde a ciò che vi ho spiegato su di lui. A causa della follia di Galbatorix quasi tutti i draghi sono stati sterminati, soltanto tre sono riusciti a sopravvivere, e si stanno prodigando per riportare la speranza in Alagaesia. Come potete desiderare la sua morte? Come potete chiedermi di macchiarmi le mani del suo sangue, rendendomi, quindi, simile a quel folle tiranno? Inoltre, non avevo forse detto che questo Cavaliere ed il suo drago condividono un legame indissolubile? Sono come due metà di uno stesso intero: se il Cavaliere morisse, infatti, morirebbe anche il drago. Ve la sentite di agire in modo tanto folle e crudele?- le rimproverò saggiamente, tanto che per la prima volta dopo tanto tempo le parve di udire nelle proprie parole la voce dell’Eldunarì del drago di Vrael,  e si ritrovò a sperare che sarebbe stato fiero di lei.

Lasciò quindi scorrere gli occhi chiari, sicura, certa di essere nel giusto, sulla platea di uditrici che le stava davanti, che sembravano mutate in un esercito di statue.

-         Se non mi credete, posso dimostrarvi che il drago cremisi percepisce persino quando il suo Cavaliere è in pericolo.- continuò, e si chinò a riprendere l’arma. – Elisandros, vieni.- la chiamò, brandendo per un secondo l’asta, e lanciandola all’Amazzone dagli occhi grigi, che, nonostante l’avesse afferrata prontamente, iniziò ad avvicinarsi piena di incertezza e confusione.

-         Dai, prova a ferirlo.- la invitò, dopo aver richiesto il silenzio generale.

L’Amazzone scrutò di nuovo Isis, con gli occhi grigi spaesati, senza capire, eppure dopo un attimo di titubanza, non rifiutò la sollecitazione.

Gli occhi verde acqua di Isis non abbandonarono un secondo la ragazza castana, né persero il suo più piccolo movimento, tanto che non potè impedirsi di sorridere vittoriosa, quando, un momento più tardi, il ruggito spaventato e minaccioso di Castigo, squarciò l’aria, nonostante l’animale fosse distante, facendo tremare persino la terra.

-         Grazie, Elisandros, hai dimostrato ciò di cui parlavo. Ora, getta l’arma, altrimenti quel drago non esiterà a staccarti la testa, se minaccerai ancora il suo Cavaliere.- la congedò, e mentre la donna guerriera si lasciava scivolar via la lancia dalle mani, fissando Isis in parte sconvolta, ma anche ammirata, la Dark Angel tornò a guardare  le regine delle Amazzoni, Ippolita e Pentesilea.

-         Condividono lo stesso destino, persino nella vita e nella morte?- domandò la regina bionda, leggermente ritrosa.

-         Esatto. Perciò vi consiglio di ascoltare ciò che quest’uomo ha da dire…- e, così dicendo mosse dei lenti passi, fino a trovarsi dinnanzi al Cavaliere.- Alzati.- gli ordinò, quindi, ma la voce le tremava, sembrava sul punto di svanire in una folata di vento.

Murtagh si mosse con una certa fluidità, nonostante non potesse usare le mani, suscitando lo stupore generale, e solo quando i suoi occhi scuri furono sullo stesso piano di quelli chiari della ragazza, Isis si portò alle sue spalle, ed estrasse lo Specchio dell’Anima dal sandalo, per insinuarne la lama tra le corde che stringevano i polsi del Cavaliere.

Il figlio di Morzan si massaggiò piano i polsi lievemente arrossati, fissandola con muta gratitudine con rapidi sguardi, poiché era tornata a comportarsi in modo sfuggente.

-         Di’ loro ciò per cui sei venuto qui…- lo esortò, nell’antica lingua.- regine, per favore, ascoltatelo. Io mi congedo, poiché già conosco il suo discorso.- continuò poi, rivolta alle Amazzoni che erano tornate a sedersi sui troni. Pentesilea quindi appoggiò il mento ad una mano, le labbra ornate da un sorrisetto di sfida, che tuttavia Isis non potè vedere, dal momento che aveva già voltato le spalle a tutto, ed a tutti, uscendo dalla tenda profumata di loto.

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Eccomi con un nuovo capitolo! È solo la prima parte del capitolo 30(che dividerò in due, perché mi sono accorta che verrebbe troppo lungo)ma spero vi piacerà lo stesso, e soprattutto mi auguro capirete, perché rileggendolo mi rendo conto che è un tantino incomprensibile.

Il comportamento di Isis forse è un tantino criptico, ma la verità è che la paura la sta sconvolgendo, le sta facendo perdere tutte le sue certezze, persino la sua identità(a seguito della ricomparsa di Murtagh) perché è innamorata di Murtagh, ma visto che lui è legato al suo drago, e visto come l’ha trattata per scacciarla da Uru Baen,- oltre al fatto che crede che sia legato a Nasuada- è convinta che il Cavaliere non la ami(cosa che invece, bhè ditemi voi come definireste il comportamento di Murtagh…)e quindi vorrebbe allontanarlo, lasciarlo libero, purchè anche lei sia lasciata in pace dagli spettri che la inseguono da quando se n’è andata dalla Du Weldenvarden; ma allo stesso tempo, come Dark Angel, sente di non poter voltare le spalle al suo compito principale, ossia quello di proteggere i Cavalieri dei Draghi.

Spero che tutto questo si sia capito.

 

 

Detto questo aggiungo che, per la risata di Castigo potete tenere presente la risata di “Sdentato” in Dragon Trainer, e poi…bhè che ne pensate di Emera e Castigo? ^_^

 

Ringrazio infine, Shyel per aver aggiunto la storia tra le seguite, e Mora18,_Lucrezia97_, Mizzy e  Arcadia_Azrael per aver commentato l’ultimo capitolo: le vostre parole mi hanno fatto infinitamente piacere, e, tranquilli/e a tutti/e coloro che hanno iniziato da poco a leggere la ff, attenderò quanto vorrete. ^_^

Ci si legge nel prossimo capitolo!

 

Un abbraccio

Marty23

  
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