Duecentocinquantotto
And you
know, I’m crazy ‘bout you
Lovelight
Lei coi capelli di
sole sommersi
Io in mezzo ai mari
che corsi
Lei sotto i suoi
cieli inversi…
(Due Universi,
Claudio Baglioni)
Quando io la guidai,
o fui forse guidato, a contarle i capelli con le mani sudate…
Qui, su un ponte ho
visto
Stasera un angelo e un sorriso
Rivolto a me
(Le Porte di Parigi,
Notre Dame de Paris)
Liverpool, 19
Dicembre 1834
She smiled sweetly
And said: “don’t worry”
Lei sorrideva
dolcemente
E mi diceva: “non preoccuparti”
(She Smiled Sweetly, The
Rolling Stones)
-Questo è
il mio migliore amico- sorrise Gee, passandole il ritratto di Theodorakis.
Sulla
carta stropicciata, quasi per miracolo, Theo sorrideva.
Detesto sorridere a un cretino con
un pennello in mano,
esordiva sempre, quando gli chiedevano di star fermo un secondo, sui gradini
dell’antica palestra di Sparta o in riva all’Eurota, gli unici sfondi che
rendevano giustizia alla folgorante bellezza del giovane Dounas.
Quel
giorno, però, Gee doveva avergli detto qualcosa di particolarmente divertente
in presenza del pittore, e il ritratto era venuto benissimo.
-E’ così
bello…- commentò Natal’ja, sfiorando il viso dipinto dello Spartano biondo.
Il
sorriso di George svanì, e improvvisamente il tredicenne Gibson desiderò che
lei vedesse Theo imbronciato come al solito, col fucile in spalla e l’insulto
sempre pronto, così magari le sembrava un
po’ meno affascinante.
-Ha
diciannove anni, quasi venti- borbottò, rubandole il ritratto di mano.
-E’
grande…-
-Già, troppo. Anch’io sono troppo grande, per
te, e adesso bacio la prima che passa per strada-
Alja
annuì, seria.
-Tutte quelle che passano per
strada vorrebbero baciarti- sospirò, ed era sincera.
Perché Gee era più bello di Theo,
anche se aveva solo tredici anni.
E lei,
lei che ne aveva nove…
Lei l’aveva incantato, quel
benedetto ragazzino greco, ma poi aveva fatto troppi complimenti al suo amico
biondo, e allora…
-Scherzavo,
Lys- le bisbigliò all’orecchio Gee, e poi le baciò fugacemente una guancia.
Lei
arrossì, ma poi gli sorrise.
Gee le
mise un braccio intorno alle spalle, stringendola a sé.
-Sei
troppo bella per la tua età-
-Sei
troppo sfacciato per qualsiasi età-
-E
allora?-
-Niente… Va bene così?-
-Davvero?-
-Certo. Ti voglio bene-
Questa
volta fu lui ad avvampare.
-E… Perché?-
-Perché, di tutti gli eroi
bellissimi e presuntuosi che ho conosciuto, sei il più
simpatico-
George ci
rimase un po’ male, ma non le disse niente.
Presuntuoso, lui?
Era solo un pochino vanitoso…
E arrogante, talvolta, ma giusto
il necessario…
Era necessario?
Beh, era
forse il caso di condannarlo?
Era greco, per forza era così.
Esaltato, etnocentrico, e…
Sì, insomma, poteva bastare.
Gli aveva
anche detto ch’era simpatico, però, Natal’ja.
-Non sono
poi così male, allora?-
-No, dai.
Tanto, ci penseranno gli Dei, alla tua ύβρις-
E lei
cosa ne sapeva, della ύβρις?
La
ύβρις per cui avevano pagato Creso di Lidia e Serse di
Persia…
E anche Geórgos di Spárti, forse?
Era lui
il Greco, insomma!
-Cavolo,
sei una forza, Lys- ammise, con un sorriso dolcissimo.
Natal’ja,
in silenzio, se lo mangiava con gli occhi, e pensava…
Pensava che avrebbe voluto sposarlo, quel ragazzino arrogante.
Contemplava
i suoi occhi d’ossidiana, semplicemente troppo meravigliosi, e la sua
abbronzatura incredibile, i suoi capelli scompigliati e la sua camicia
strappata…
E le sembrava di sognare.
Del
resto, c’erano solo due possibilità.
Se Brian George Gibson non era
fuggito dall’Iliade, era un eroe omerico in ritardo.
-Mi sento
come la prima volta che sono stato schedato…- mormorò d’un tratto Gee,
sognante.
Si
scompigliò un po’ i capelli nerissimi, tutto il contrario di quelli di Lys,
chiari come la luce.
Sì, era
stato un giorno epico, quello.
Assolutamente.
Ricordava
tutto, proprio tutto, dal sole che c’era al solletico delle manette.
Lui e
Theo in gita ad Atene, quando avevano provato ad accamparsi nel Partenone…
C’era
un’atmosfera pazzesca, peccato che la polizia locale non fosse così sensibile.
-Anch’io
sono schedata, in Russia…- si lasciò sfuggire Alja.
Gee
sgranò gli occhi, guardandola con ammirazione.
Lo sguardo
della ragazzina, però, era colmo di tristezza.
-Non si vede?-
Gl’indicò
il polso destro con un cenno del capo, e lui si fece serio di colpo.
-Cosa
significa?-
La
biondina scosse la testa, come se avesse cambiato idea.
-Ma niente, scherzavo… Me li sono scritta io, quei numeri. E’… La mia data di nascita- inventò, a disagio.
George si accigliò.
-1482?-
Lei
avvampò, e un po’ le scappò da ridere.
-No, certo…-
-E allora?-
-Mh…Frs wks- sussurrò Lys, mangiandosi le
vocali.
-Come?-
-Forced works- ripeté, con un fil di voce.
Lavori forzati.
Ecco,
l’aveva detto.
Gee le
passò una mano fra i lunghissimi capelli color grano, accarezzandoglieli
dolcemente.
-Zeus, non finiscono più…- sussurrò poi, sperando di ritrovare la mano.
Lei rise,
finalmente.
-Non chiedermi mai di tagliarli, Brian George-
-No, no,
ci mancherebbe! Sei bellissima così-
George adorava la chioma dorata e quasi interminabile della sua Natal'ja.
-Nonostante
i…-
...lavori
forzati?
-E’ per
quelli che ti hanno schedata?- chiese lui, senza costringerla a ripetere quelle
due parole.
Alja annuì.
-Mi dispiace tantissimo, scricciolo. Anch’io ho una storia simile… Un giorno te la racconterò-
-About your scars?- non poté fare a meno di domandare
lei.
Riguardo alle tue cicatrici?
George si
sforzò di sorridere, ma si vedeva ch’era turbato.
-Sei
troppo intuitiva, darling-
-Ma,
senti… Sei innamorato di me?-
Natal’ja
lo guardò speranzosa, quasi supplicandolo con gli scintillanti occhioni
grigiazzurri.
-Io?-
Lo faceva più intelligente, però…
-Beh, sì,
certo che sono innamorato di te. Vorrei anche sposarti, se questo mio sogno non
è ύβρις-
-Non lo
è, Georgij…-
Natal’ja,
felice, appoggiò la testa sulla sua spalla, e gli strinse forte la mano.
Era troppo bello e troppo
adorabile, il suo criptico fidanzato greco.
You must have a lovelight
Everything around you is lovelight
And I can feel your love everywhere
Maybe even when you're not there
The lovelight
Everything around you is lovelight
You're shining like a star in the night
I won't let you out of my sight
I don't want to lose you, I
don't want to lose your lovelight
Tu hai la luce dell’amore
Tutto, intorno a te, è
la luce dell’amore
E io posso sentire
il tuo amore ovunque
Forse anche quando
tu non ci sei
La luce dell’amore
Tutto, intorno a te, è
la luce dell’amore
Tu splendi come una
stella nella notte
Non riesco a
smettere di guardarti
Io non voglio
perderti, non voglio perdere la luce del tuo amore
(Lovelight, Abba)
Note
Ύβρις
(greco): Arroganza.
And you know, I’m crazy ‘bout you: E lo sai, che
impazzisco per te. Kisses of Fire,
Abba.
Lovelight:
La luce dell’amore, Abba.
Quando io
la guidai, o fui forse guidato, a contarle i capelli con le mani sudate: Un
malato di cuore, Fabrizio De André.
Ed
eccolo, il capitolo su Alja e Gee da piccoli, a nove e tredici anni.
A me,
scriverlo, ha davvero fatto tornare il buonumore ;)
Il loro
primissimo fidanzamento, i loro discorsi pseudo - adorabili…
Le prime
rivelazioni, il primo bacio sulla guancia.
E la
promessa di Gee di sposarla, che poi, lo sappiamo bene, ha mantenuto… ;)
A presto!
Marty