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Autore: Carlos Olivera    29/04/2012    2 recensioni
Sono passati due anni dalla distruzione del Drago Antico.
Saito e Louise, ora sposati, vivono felicemente nel loro feudo di De Ornielle, facendo continuamente avanti e indietro da Tokyo per stare con i genitori di Saito. Per Saito, inoltre, è in arrivo una notizia inattesa e bellissima. D'improvviso, una serie di inquietanti e terribili imprevisti giungono a distruggere una pace così difficilmente conquistata. Da un momento all'altro, per qualche misterioso motivo, Saito perde nuovamente i suoi poteri di Gandalfr, e Louise la possibilità di evocare i portali dimensionali. Contemporeamente, la morte improvvisa della regina Henrietta genera lotte sanguinose per la successione al trono tra i nobili; da un momento all'altro, Tristein conosce la sua epoca Sengoku, sprofondando nella guerra civile. Mentre Saito e Louise devono scegliere che ruolo avere in questi eventi, la misteriosa comparsa di un giovane senza memoria, ma che per qualche strano motivo sembra aver "rubato" a Saito le rune di Gandalfr, sarà destinata a cambiare per sempre le loro vite.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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13

 

 

La delegazione arrivata da Laguiole arrivò in pompa magna il mattino dopo, provocando lo stupore generale tra gli abitanti di Grasse, che si riversarono in strada per osservare coi loro occhi quella specie di parata.

Sette file di soldati in marcia divisi in due gruppi duecentodieci uomini ognuno precedevano e seguivano un gruppo di tre cavalieri, tra i quali il capitano Monroy, che sembrava osservare tutti dall’alto in basso in sella al suo purosangue nero fumo.

Il corteo attraversò la strada principale ed il ponte sul mare, quindi entrò nel castello, fermandosi dinnanzi alla grande scalinata d’ingresso.

«Niente male.» osservò uno dei due sottufficiali al seguito di Monroy scendendo da cavallo

«Ho visto di meglio.» osservò acido il capitano.

Dieci minuti dopo, i tre erano in udienza al cospetto dei sovrani di Grasse, che li osservavano dall’alto dei loro scranni, e di tutti i consiglieri e generali. Monroy notò che il ragazzo della foresta non era presente, ma si aspettava che sarebbe successo; sicuramente, comunque, era lì da qualche parte, magari nascosto dietro qualche tenda o colonna per origliare la conversazione senza essere notato.

Appena arrivati, il capitano e i suoi si inginocchiarono ed abbassarono la testa, un gesto che solo apparentemente testimoniava rispetto e sottomissione, ma che Saito e Louise non faticarono a notare come sfacciatamente provocatorio.

«Vi ringraziamo per averci voluto concedere udienza, nobili signori di Grasse.»

«A dire il vero, ci avete costretti a ricevervi.» puntualizzò Louise «Come scorta mi è sembrata un po’ eccessiva.»

«Solo un piccolo espediente per evitare problemi. Di questi tempi, purtroppo, non si è mai abbastanza sicuri quando si viaggia.»

«Ad ogni modo, a cosa dobbiamo questa vostra visita?» chiese Saito

«Umilmente, siamo venuti a porgervi le più sentite scuse del nostro signore, lord Valat di Montperieux, riguardo all’increscioso episodio avvenuto la notte scorsa lungo i nostri confini.»

«Forse dovremmo essere noi a farvi delle scuse.» replicò Louise con uno strano sorriso «Dopotutto, i corpi rimasti in quella foresta non erano quelli dei nostri soldati».

Monroy incassò il colpo e replicò.

«Direi che ce lo siamo meritato. Ma questa ormai è cosa dimenticata.»

«E allora, che cosa vi porta qui?» chiese Saito

«La questione in verità è della massima delicatezza. Il fatto è che ci sono alcuni, nel nostro feudo, che contestano le azioni del mio signore, legittimo e unico sovrano della provincia. Costoro si sono riuniti attorno alla nobile duchessa Kiluka e hanno organizzato un colpo di stato. Il loro capo era una giovane donna, molto bella, che per legittimare il proprio ruolo si è proclamata guarda del corpo della duchessa.

Anche se l’intervento del mio signore ha evitato il colpo di stato, sfortunatamente il nostro nobile, precedente signore, e padre del duca Valat, è rimasto ucciso. Siamo riusciti a catturare e giustiziare tutti i ribelli scampati alla battaglia, ma il loro capo è riuscita a fuggire, e ha portato con sé la duchessa. I nostri uomini l’hanno inseguita, per riportare sua eccellenza a casa sana e salva; il resto, lo sapete».

Louise stava per scoppiare a ridere.

Chi avrebbe mai creduto ad una simile vagonata di fandonie? Del resto però, in quanto nobile fin dalla nascita, aveva imparato che molto, troppo spesso in diplomazia e in politica la verità è un qualcosa che si può creare ad arte, adattandola come fa più comodo, e poco importa che ci si creda o meno; basta solo che sia verosimile.

Incredibilmente, Saito riuscì a prenderla in controtempo; più passava il tempo, e più il suo sposo sembrava comprendere sempre meglio il sottile gioco del potere, e i modi migliori per giocarlo.

«Loro hanno raccontato un’altra storia. Una assai diversa.»

«Parole mendaci di chi è destinato alla forca.» replicò Monroy senza tradire emozioni

«Forse. Ma perché dovremmo credere a voi, allora?»

«Perché il mio signore è il sovrano di Laguiole unico e legittimo.» poi, il capitano ghignò beffardo «Nonché comandante supremo dell’esercito della contea».

Saito e Louise strinsero entrambi le mani sui braccioli della poltrona. Anche Kaoru digrignò i denti, e chiamò un servo.

«Fa preparare un cavallo.»

«Subito.»

«Capisco.» disse Louise «Credo di comprendere il senso e la necessità delle vostre azioni.» poi anche lei piegò le sopracciglia in un’espressione enigmatica «Tuttavia, nel caso in cui queste ribelli fossero realmente qui, ed io mi rifiutassi di cederle in quanto avrebbero chiesto asilo presso questa provincia, voi che cosa fareste?»

«Noi.» rispose tranquillamente Monroy «Per conto del nostro signore e del popolo tutto, ci assicureremmo di garantire sempre e comunque il benessere di Laguiole».

Questa volta Kilyan, anche lui presente, a perdere le staffe; anche molti altri si inalberarono, ma lui fu l’unico che ebbe il coraggio di aprire bocca.

«Che cosa sarebbe questa!? Una minaccia!?»

«Capitano!» tuonò severo Saito azzittendolo, poi si calmò e riprese a parlare «Purtroppo, mi spiace darvi una brutta notizia. Le donne che cercate sono state effettivamente condotte al forte più vicino per essere interrogate, ma sono riuscite a scappare durante la notte. Il mio generale, che le aveva anche arrestate, mi ha già fatto rapporto».

Monroy non batté ciglio, anche se lasciò trasparire un certo disappunto.

«Capisco. E ditemi, sapreste dirmi dove potrebbero essersi dirette?»

«Purtroppo no. Le abbiamo perse quasi subito. Ma potrebbero essere ancora in questa provincia. Abbiamo molti problemi in questo momento e non ce ne siamo curati, ma se volete possiamo farle cercare.»

«No, non sarà necessario.»

«Come volete. Intanto, sarei felice di offrire in ricevimento in onore dei buoni rapporti che spero instaureremo tra le nostre due province.»

«Sfortunatamente, temo che dovremo declinare, anche se la vostra offerta di lusinga enormemente. Anche Laguiole, come potete facilmente attraversare, sta vivendo un periodo molto difficile. Occorre riportare l’ordine, e c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile.»

«In questo caso, è stato un piacere.»

«Anche per me, nobili signori».

Nell’istante in cui Monroy si alzò in piedi i suoi occhi incrociarono quelli di Saito e Louise, che non faticarono a leggervi dentro un’espressione enigmatica, ma sicuramente molto minacciosa.

 

Poco dopo la delegazione di Laguiole se ne andò come era venuta, in pompa magna.

Saito, Louise e Kaoru stettero ad osservare dalla balconata quella specie di parata che si rimetteva in marcia, e dopo poco se ne tornarono dentro.

«Pensi che ci abbiano creduto?» domandò Louise mentre camminavano

«Assolutamente no.» rispose Saito «Sanno bene che loro sono qui. Questo incontro in realtà era un ultimatum.

Hanno detto, o ce le consegnate voi, o veniamo a prendercele. E quello che è peggio, hanno voluto dimostrarci che hanno i mezzi per poterlo fare.»

«Possono davvero farlo!? Possono prendere questo castello!?»

«L’hai sentita anche tu Seena. Hanno un troll da combattimento, e il cielo sa cos’altro. Possono spianare la città e questo castello come e quando vogliono, e ci hanno tenuto a farcelo capire.»

«E allora cosa dovremmo fare? Cedere al loro ricatto?».

Saito inchiodò di colpo, fermandosi e guardando a terra; era un’opzione che non voleva neppure prendere in considerazione.

«Kaoru, vorrei che tu tornassi immediatamente a Fort Segoile. Prendi con te anche alcuni soldati di rinforzo.»

«Sarà fatto».

Quindi Saito gli consegnò la penna magica.

«Se dovessero esserci problemi, avvisami con questa. Cercherò di venire in tuo aiuto il prima possibile».

Dieci minuti dopo Kaoru stava già percorrendo il ponte per tornare al confine alla testa di un paio di centinaia di uomini di rinforzo alla guarnigione di trecento soldati che stazionava a Fort Segoile. Anche Kilyan era con lui.

«Pensi che ci sarà un attacco?» domandò Louise mentre guardavano il loro amico allontanarsi

«Di certo le ambizioni del duca non si fermano solo a Laguiole, e finché Kiluka sarà viva il suo dominio potrà sempre essere messo in discussione.

Bisogna solamente vedere quanto aspetterà prima di mostrare le sue carte».

Per cercare di distrarsi un po’ e pensare ad altro Louise si diresse ai giardini, dove era solita trascorrere un po’ di tempo leggendo o semplicemente standosene seduta ad osservare le piante.

Quanto le mancava il giardino di Ornielle, quel giardino che lei stessa aveva in gran parte seminato e fatto crescere un poco per volta.

Chissà come stavano i suoi roseti, le sue azalee, i suoi rampicanti, e i suoi alberi da frutto.

Da quando si era sposata, il mondo aveva cominciato a cambiare ai suoi occhi; tutto aveva assunto un altro significato, un cambiamento dettato in larga parte dall’aver preso consapevolezza del proprio ruolo di moglie.

Tra lei e Saito le cose non erano poi cambiate così tanto; semplicemente, era cambiato il modo di intendere il loro rapporto insieme. Mettendo da parte il proprio egocentrismo e la propria vanagloria, Louise aveva imparato che, qualche volta, era necessario per lei farsi da parte, lasciando che fosse Saito a prendere le decisioni in quanto capofamiglia e governatore.

Privatamente tutto era come un tempo, ma in pubblico era necessario dare una immagine gerarchica del loro rapporto, se non altro per dare adito a malevoci o dicerie dalle conseguenze imprevedibili.

Louise si sedette all’ombra di un gazebo di marmo, ma quasi subito si rese conto di essere troppo distratta e preoccupata per riuscire a leggere.

Istintivamente si portò una mano sul ventre, e le venne quasi da sorridere.

Quella notte si era svegliata di soprassalto, e aveva sentito un po’ di nausea.

Forse era il segno che qualcosa si stava muovendo.

Cominciò a fantasticare di come sarebbe stato il loro figlio, o la loro figlia; avrebbe avuto sicuramente la schiettezza ed il valore del padre, e l’ottusità e l’orgoglio della madre. Una combinazione perfetta, che unita al sicuro bell’aspetto gli avrebbe permesso di fare strage di cuori.

Louise stava quasi per appisolarsi, quando avvertì un rumore e si accorse di non essere sola.

«Chi c’è?» domandò scattando in piedi.

Passò solo qualche secondo, e Kiluka comparve da dietro un cespuglio.

«Louise onee-sama

«Kiluka. Che ci fai qui?»

«Volevo stare un po’ da sola. Seena è molto gentile e protettiva, ma non mi lascia mai un secondo. Così, sono scappata».

Louise rise. Quella ragazzina le somigliava incredibilmente; la stessa voglia di sentirsi libera, ma con un peso tremendo a tarparle le ali.

Kiluka si sedette accanto a lei, e per lunghi minuti stettero insieme ad osservare la fioritura lussureggiante di un roseto lì vicino.

«Ho saputo quello che è successo.» disse ad un certo punto la duchessa «Tutto questo è per colpa  mia.»

«Non devi dirlo neanche per scherzo!» rispose severa Louise, guadagnandosi una occhiata perplessa «Tu non hai nessuna colpa.»

«Però… se mio zio dovesse attaccarci…»

«Se dovesse attaccarci, gli risponderemo per le rime. Credimi Kiluka, anche se tu tornassi da lui, questo non lo fermerebbe. Non ha conquistato i possedimenti di tuo nonno per tenersi solo quelli. Lui vuole di più, e che tu resti o meno non farebbe alcuna differenza.»

«Louise onee-sama».

Louise a quel punto si calmò e sorrise: le sembrava quasi di essere già diventata mamma.

«Lo sai. Io conoscevo tuo nonno.»

«Davvero!?»

«Quando ero piccola, prima ancora che tu nascessi, lui è venuto in visita da noi. Lui e mio padre erano grandi amici. L’ho sempre trovato una persona simpatica e generosa. Pensa, quella volta mi ha anche regalato delle caramelle alla liquirizia.»

«Le caramelle erano la sua passione.» osservò divertita Kiluka «Ne aveva sempre le tasche piene. Ricordo che la nonna le nascondeva perché non le mangiasse».

Il momento di serenità purtroppo passò presto, schiacciato dalla consapevolezza che quel vecchio signore così gentile ormai non c’era più. Kiluka minacciò di piangere nuovamente, ma Louise le asciugò delicatamente le lacrime con un dito; in quel  momento, se qualcuno l’avesse vista, avrebbe pensato di avere di fronte sua sorella Kattleya che l’acida ed egocentrica Louise la Zero.

«Tuo nonno ci ha chiesto di proteggerti, e noi la faremo. E quando verrà il momento, dovrai essere forte per poter prendere il suo posto.»

«Louise onee-sama…».

Quasi avesse avuto di fronte la propria mamma, quella mamma che non aveva mai visto né conosciuto, Kiluka si perse in un amorevole abbraccio; in quel momento, promise a sé stessa che non avrebbe pianto mai più, e che comunque fosse andata sarebbe sempre stata forte, sia per sé stessa che per i suoi cari.

 

Kaoru fece ritorno a Fort Segoile prima di sera, dando subito disposizione perché fossero potenziati i turni di guardia e aumentata la sorveglianza.

«Temete un attacco, generale?» gli chiese l’ufficiale che aveva tenuto il comando in sua assenza, un nerboruto sergente maggiore sulla quarantina di nome Potter

«Non lo temo, lo aspetto.» rispose secco Kaoru.

E invece, i giorni presero lentamente a passare, senza che succedesse nulla.

Spie ed esploratori sorvegliavano ininterrottamente la zona circostante, oltre ad alcune pattuglie che oltretutto si adoperavano a fornire protezione ai villaggi più vicini al confine.

Il forte era stato costruito solo in tempi recenti e godeva di un ottima posizione, in cima ad una collina brulla e con una vasta pianura erbosa a circondarlo per almeno un chilometro.

Il problema era la foresta che veniva subito dopo, molto fitta e sterminata, che se da una parte limitava i movimenti di eventuali eserciti nemici dall’altra impediva anche di poterli scorgere con largo anticipo. Kaoru avrebbe voluto farla abbattere, o quantomeno diradarla, ma quando gli avevano detto che i villaggi tutto attorno vivevano di legnamene e della caccia aveva deciso di ripensarci, optando invece per la costruzione di una serie di torri perimetrali e rifugi segreti per sentinelle, questi ultimi abilmente nascosti tra i rami e il fogliame per risultare quasi invisibili.

Le mura del forte non erano molto alte, ma erano possenti e leggermente oblique, ideali a sopportare e respingere le cannonate nemiche, e poteva contare su di una discreta batteria di cannoni di media potenza.

I giorni divennero una settimana, durante la quale tutto rimase calmo e tranquillo come sempre.

Una notte, Kaoru volle fare un ultimo giro d’ispezione prima di andare a dormire; ormai era sveglio da quasi quarantotto ore, e sentiva il bisogno di riposare un po’ gli occhi.

Si affacciò dal ballatoio a scrutare tutto intorno; assolutamente nulla, a parte il silenzio della notte.

«Sembra tutto calmo, compare.» disse Derf

«Così sembra.»

«Chissà. Forse il compare si è sbagliato».

Anche Kaoru cominciò a quel punto a pensare che fosse così, tanto che se ne andò a letto con l’animo leggermente più sollevato.

«Ti passo il comando.» disse a Kilyan, venuto ad assumere le consegne «Svegliami se succede qualcosa.»

«Sissignore.» rispose il ragazzo chiudendo la porta della stanza «Buonanotte».

Il giovane prese quindi il comando e uscì in cortile per fare il suo primo giro di controllo.

Fare la guardia notturna non era facile né piacevole, e infatti sorprese subito una sentinella a pisolare in una delle torri di sorveglianza, coperta dal suo compagno.

«Chiedo scusa, capitano!» disse quello mettendosi sull’attenti

«Niente da segnalare?»

«No signore. Tutto tranquillo.» rispose l’altro.

Una dopo l’altra Kilyan si passò tutte le postazioni lungo le mura a stella, incrociando di tanto in tanto coppie di soldati di pattuglia sui camminamenti alla luce di una torcia.

Sembrava non esserci davvero nulla di strano o di pericoloso, tanto che verso le due il capitano lasciò i camminamenti per fare ritorno al posto di comando, in un casotto nei pressi dell’edificio principale, dedicando la mezz’ora successiva alla stesura di una lettera da spedire alla sua fidanzata, una dama di compagnia di una nobile famiglia della Germania che aveva conosciuto qualche anno prima.

Era quasi sul punto di riuscire a trovare le parole giuste, quando un soldato spalancò la porta facendolo quasi saltare sulla sedia.

«Capitano. Alla torre dodici chiedono di voi.»

«Arrivo.» rispose lui dandosi una sistemata.

Con il soldato al seguito e armato di cannocchiale Kilyan raggiunse la torre indicata e vi salì, trovando ad attenderlo i due uomini di guardia.

«Che succede?»

«Ecco, ci è sembrato di vedere qualcosa.» rispose uno

«Dove?»

«Venti gradi a sinistra. Distanza, circa tremila metri. Per un attimo ci è parso di vedere come un bagliore».

Kilyan guardò nella direzione indicata, ma non vide niente di insolito.

Le fronde degli alberi erano mosse da un vento caldo e leggero, ma non si vedevano né luci né fuochi, né tantomeno segni della presenza di qualcuno. Kiriya stava quasi per convincersi di essere stato chiamato per nulla, quando, girando a destra e a sinistra alla ricerca di qualche traccia, gli parve di notare a sua volta un bagliore con la coda dell’occhio, senza tuttavia riuscire ad inquadrarlo.

A quel punto, cominciò a preoccuparsi.

Poteva trattarsi di cacciatori in giro la notte e avvicinatisi troppo al forte, non sarebbe stata la prima volta, ma non se la sentì di urlare il chi va là, perché a differenza del passato le cose erano diverse. E poi, anche il fatto che le sentinelle nei boschi non mandassero segnali cominciò ben presto a preoccuparlo, dato che erano state istruite a comunicare qualsiasi evento accadesse sotto i loro occhi, anche il più insignificante.

«Và a svegliare il generale.» disse al soldato che aveva chiamato lui

«Sì, capitano».

Kaoru arrivò a tempo di record, anche perché si era addormentato senza neanche togliersi i vestiti.

«Cosa c’è?».

Kilyan gli passò il binocolo.

«Due gradi a sinistra. Nella foresta. Le guardie dicono di aver visto qualcosa. E anche io ho avuto la stessa sensazione.»

«Cacciatori?»

«Non lo so. Ma le spie e le sentinelle non hanno inviato segnali».

Anche Kaoru guardò in ogni direzione, ma a differenza degli altri lui i bagliori li vide distintamente; e non uno, ma almeno una decina, in rapida successione e accompagnati da strani rumori.

«A terra!» urlò afferrando per il collo Kilyan e gettandolo con naso sul pavimento.

Per fortuna la bordata risultò bassa, colpendo i bastioni senza riuscire ad oltrepassarli, ma tutta quella sezione di mura tremò come durante un terremoto.

Subito dopo la prima scarica, un intero esercito nemico uscì dalla boscaglia lanciato verso il forte.

«Posto di combattimento! Posto di combattimento!» gridò Erik alzandosi in piedi «Allarme generale!».

Le trombe risuonarono in tutto il forte svegliando i soldati, che si catapultarono giù dalle brande e uscirono in cortile armi alla mano, mettendosi agli ordini dei propri comandanti.

L’esercito di Laguiole, perché di loro sicuramente si trattava, riuscì a percorrere più di metà della strada tra la foresta e le mura prima che i difensori potessero raggiungere la loro posizione.

«Cannoni fuori! Archibugieri sulle mura! Pronti al fuoco!».

Finalmente, l’esercito di Grasse riuscì ad opporsi all’assalto, mentre nel frattempo altre bordate si erano abbattute sulle mura, risultando fortunatamente sempre e comunque troppo basse e troppo potenti per poter essere pericolose.

A controllare l’andamento della battaglia, ben nascosto tra il fogliame, c’era il duca Valat in persona; al suo fianco, oltre al capitano Monroy, anche la misteriosa donna incappucciata.

«Sarà una cosa breve.» commentò soddisfatto Monroy «Prima dell’alba, li avremo stanati».

Sulle mura, Kaoru cercava di direzionare il corso della battaglia.

«Prendi il comando!» disse a Kilyan «Io torno subito!».

Rientrato nelle sue stanze, afferrò la penna di Saito e vergò poche righe su di un foglio spiegazzato.

 

Allarme prioritario.

Attacco in corso a Fort Segoile.

Forze nemiche stimate, sessantamila.

Richiedo urgenti rinforzi.

 

Fatto questo, tornò immediatamente al proprio posto sui bastioni, dove nel frattempo avevano iniziato a fare la loro comparsa persino i draghi.

«Fai decollare i nostri draghi, presto!»

«Sì, generale!».

Fort Segoile disponeva solo di quattro draghi del fuoco non troppo grandi, che furono fatti immediatamente alzare in volo; il loro scopo però non era tanto quello di abbattere i draghi nemici, in numero decisamente superiore per poter essere affrontati ad armi pari, quanto piuttosto di attuare una strategia mordi e fuggi che distraesse il nemico e distogliesse quanto più possibile la loro attenzione dal colpire il forte.

Nella prima ora di battaglia, gli assediati riuscirono a respingere due tentativi di assalto alle mura, costringendo i nemici a rifugiarsi dietro a delle palizzate mobili per non finire investiti da cannonate, proiettili e frecce. Tuttavia le bordate nemiche non cessarono in momento, diventando sempre più precise; colpivano sempre nello stesso punto, così da incrinare il più possibile mura, che prima o poi avrebbero finito per crollare.

Kaoru si sentiva come un topo in gabbia.

Quel forte era come una prigione, dove venivano attaccati senza sosta da tutte le direzioni, per terra e per aria; d’altra parte però, circondati e sottonumero com’erano, tentare una sortita era un vero suicidio.

«Compare, la situazione si fa brutta.» commentò ad un certo punto Derf.

L’unica cosa da fare era aspettare l’arrivo dei rinforzi, sperando di riuscire a resistere fino a quel momento e che il nemico non si accorgesse del loro arrivo.

Quello che seguì fu un lungo e snervante periodo di attesa.

Gli assedianti, ora che l’impeto iniziale era stato fermato, se ne stavano a distanza, protetti dalle loro barriere mobili, avanzando di tanto in tanto quando le bordate che arrivavano dalle retrovie costringevano i difensori a rintanarsi, mentre le due batterie si scambiavano colpi senza sosta nel tentativo di mettersi fuorigioco a vicenda.

In cielo, i draghi continuarono a darsi battaglia per alcune ore, e i cavalieri di Grasse riuscirono anche ad abbatterne alcuni, ma poi entrambe le parti dovettero ritirarsi perché ormai gli animali erano esausti, e senza più una briciola di energia da imprimere nelle loro fiammate.

Kaoru restava sui bastioni, gettando di tanto in tanto lo sguardo oltre le mura per scoprire i movimenti del nemico e agire di conseguenza, e intanto contava febbrilmente i minuti che mancavano all’arrivo dei rinforzi.

Quello che non poteva immaginare era che qualcuno fosse già penetrato nel forte, qualcuno non appartenente all’esercito nemico ma che, inspiegabilmente, sembrava volerlo morto.

All’improvviso, due soldati che facevano la ronda su di una parte di bastioni non soggetta ad attacchi vennero raggiunti e tramortiti da un’ombra nera, che subito dopo prese a correre verso la parte opposta del forte senza curarsi nemmeno di non essere vista e di agire furtivamente.

Un soldato che la vide diede immediatamente l’allarme.

«Nemici all’interno!» urlò, mettendo tutti sul chi vive.

Kaoru ordinò che tutti restassero al proprio posto e scese a controllare, e da un secondo all’altro si vide venire contro una vecchia conoscenza che da già da qualche tempo non vedeva più, ma che non aveva mai dimenticato.

Maschera di Ferro gli piombò addosso come un angelo della morte, ma il ragazzo evitò l’affondo rotolando sul selciato e sguainò la spada pronto a difendersi.

«Scusa, ma adesso non ho proprio tempo per te!».

Ciò nonostante lo scontro ebbe luogo comunque, e fu senza esclusione di colpi. Maschera di Ferro si rivelò ben presto un avversario formidabile, agile e veloce come un maestro spadaccino, e dotato della forza necessaria a portare colpi che avrebbero potuto trapassare anche un’armatura.

Kaoru riuscì ad evitare parecchi colpi, e alcuni li portò lui stesso, ma i due avversari erano sostanzialmente in parità, e nessuno dei due riusciva ad essere in grande vantaggio sull’altro.

Fiumi di soldati presero ad arrivare da tutte le parti per dare man forte al loro generale, ma Maschera di Ferro riusciva a difendersi senza troppi problemi anche in una situazione di dieci contro uno.

«No, fermi!» tentava di dire Kaoru «Non lasciate le posizioni!».

All’esterno, i soldati di Laguiole si erano accorti che doveva stare succedendo qualcosa all’interno del forte, perché da dentro giungevano schiamazzi, urla e rumori di spari.

Dapprincipio si pensò ad una rivolta, poi al fatto che qualche unità fosse riuscita a fare breccia, poi ancora all’intromissione di una terza forza, magari qualcuno di qualche altra provincia vicina che avendo constatato la situazione sperava di ricavarne un vantaggio personale.

Ciò nonostante, non si poteva certo ignorare questa opportunità.

«Attacco frontale!» disse il duca «Prendiamo quelle mura!».

A quel punto l’assalto riprese, e stavolta, essendo impegnati anche a contrastare l’insidiosa ed inspiegabile venuta di Maschera di Ferro, gli assediati opposero una resistenza molto inferiore, tanto che il nemico riuscì a raggiungere le mura senza quasi subire perdite.

Usando corde, scale e rampini, i soldati di Laguiole riuscirono ben presto a scalare i bastioni di Fort Segoile e a raggiungere i camminamenti, mentre una bordata ben piazzata riuscì ad abbattere i portoni, aprendo la strada agli assedianti che dilagarono all’interno del forte.

«Hanno fatto breccia!» urlò Kilyan «Soldati, pronti a respingere!».

Ebbe quindi inizio un sanguinoso e violento scontro corpo a corpo, e nonostante la loro superiore abilità le forze di Grasse si ritrovarono ben presto messe all’angolo dalla schiacciante differenza numerica.

Per nulla toccato da quello che succedeva intorno a lui, Maschera di Ferro continuò insistentemente a battersi contro Kaoru, eliminando nel contempo tutto quelli che si paravano sulla sua strada, fossero essi soldati di Grasse o di Laguiole.

Kaoru era sinceramente e positivamente colpito dall’abilità del suo avversario, e se avesse potuto avrebbe continuato a combattere lui anche per un giorno intero, ma non poteva certo permettersi di perdere tempo mentre tutto attorno a lui i suoi uomini venivano massacrati.

Sfortunatamente il nemico non aveva nessuna intenzione di lasciarlo in pace, e alla fine ci volle una connata giunta da chissà dove per convincerlo ad allontanarsi.

Kaoru e tutti gli altri alzarono agli occhi al cielo, solcato all’improvviso da una enorme flotta di navi dalle quali presero a calarsi ininterrottamente centinaia di uomini di Grasse giunti in aiuto dei loro compagni.

«I rinforzi! Sono arrivati i rinforzi!».

Guidava la flotta la nave ammiraglia di Grasse, la White Dragon, a bordo della quale c’erano anche Saito e Louise.

«Scusa il ritardo!» esclamò Louise sporgendosi dal parapetto «Abbiamo fatto il più in fretta possibile!»

«Fuoco!» disse Joanne «E attenti a dove sparate!».

Dalle navi presero a giungere bordate, frecce e incantesimi che piovvero sui nemici come una tempesta mortale, dando nuova linfa alla riscossa degli assediati.

Dal canto suo, Maschera di Ferro continuò ostinatamente a confrontarsi con Kaoru ancora per qualche minuto, fino a quando Saito non saltò giù dalla nave tenendosi ad una cima e raggiunse l’amico per dargli man forte nello scontro.

«Si può sapere chi diavolo sei tu?» chiese Saito al misterioso nemico.

Nei giorni che erano trascorsi, Kiluka e Seena avevano raccontato a lui e a Louise di come fossero riuscite a salvarsi grazie all’aiuto di Maschera di Ferro, ma quello che stava succedendo ora andava contro ogni logica; perché Maschera di Ferro stava attaccando Kaoru, impegnato a combattere contro coloro che lui stesso aveva combattuto solo fino a pochi giorni prima?

Possibile che fosse passato dalla loro parte?

La cosa era di un’assurdità pazzesca, e venirci a capo sembrava impossibile.

Quando sulla scena si presentarono anche Joanne e Louise, Maschera di Ferro probabilmente si rese conto che le forze in campo erano cambiare, e che pensare di vincere contro tutti quegli assi era una cosa impensabile; per questo, rinfoderata la spada, velocemente se ne andò, scomparendo nel mezzo della battaglia, e vani furono i tentativi di Saito e Kaoru di fermarlo.

Intanto, il bombardamento ininterrotto della flotta di Grasse, unito all’arrivo di una squadriglia di cavalieri dei draghi, aveva ormai sfiancato il morale dei nemici, che alle prime luci dell’alba presero a indietreggiare.

Nella boscaglia, Monroy assisteva attonito alla fuga dei suoi soldati, e aveva dentro di sé tanta di quella rabbia che si sarebbe mangiato le mani.

«Tornate a combattere, schifosi conigli!» urlava ai soldati in rotta, ma era tutto inutile

«Lasci stare, capitano.» rispose invece il duca, che al contrario si mostrava quieto e calmo come l’acqua di uno stagno «Basta così.»

«Signore, possiamo ancora farcela. Abbiamo i nostri troll.»

«Niente da fare. La loro flotta è arrivata, mentre la nostra è ancora lontana. Non intendo rischiare i miei assi nella manica in una situazione tanto incerta, e soprattutto contro un misero forte di confine.» quindi guardò un momento la donna, che gli fece come un cenno di assenso «Ritiriamoci».

Il capitano digrignò i denti per la rabbia, ma non poté fare altro che obbedire.

«Suonare la ritirata!» ordinò al trombettiere.

Il suono delle trombe di Laguiole salutò il sorgere del sole, e prima che la sua ascesa fosse del tutto completata le truppe nemiche si erano già date alla fuga, tra le grida di esultanza dei soldati e dei marinai di Grasse.

La prima, vera battaglia tra un esercito guidato da Saito e Louise e una forza nemica era dunque vinta.

Saito si avvicinò a Kaoru, che si sorreggeva sulla sua spada.

«Come stai? È tutto a posto?»

«Abbastanza.»

«Dunque…» disse Louise «Abbiamo vinto?»

«No maestà.» rispose cupa Joanne «Temo proprio di no.»

«Questo è stato solo un attacco dimostrativo, temo.» osservò Kaoru

«Già.» disse Saito «Un modo in più per farci capire che non stanno scherzando».

Tutti abbassarono gli occhi sconfortati.

«Quindi, adesso cosa succederà?» domandò Louise

«Atto dimostrativo o no» disse Saito «Mi sembra evidente che gli abbiamo inflitto una bella batosta. Con il colpo di stato ancora fresco di attuazione e questa offensiva mancata, di sicuro il duca Valat ci metterà un po’ a consolidare e stabilizzare il suo dominio.

Detto in altri termini, per un po’ credo che possiamo stare tranquilli.»

«Sì.» disse Joanne «Ma quanto durerà?».

Quella era la domanda a cui nessuno era in grado di rispondere.

E poi, c’era anche la questione di Maschera di Ferro.

Chi diavolo era quella specie di fantasma? Che cosa voleva? Quale era il senso delle sue azioni?

Tra tutti, quello a cui queste domande bruciavano di più era Kaoru. In entrambe le occasioni in cui si era battuto con Maschera di Ferro aveva avvertito qualcosa, qualcosa di strano, e per certi versi famigliare; inoltre, a differenza di quanto accaduto con molti altri suoi amici, non era stato capace di vedere nei suoi occhi, e non certo per colpa della maschera, cosa che lo inquietava ulteriormente.

Voleva assolutamente saperne di più sul suo conto. Doveva sapere.

 

Nota dell’Autore

Eccomi qua, di nuovo tra voi!^_^

Come vi avevo preannunciato, questa è stata una settimana tremenda, assolutamente da dimenticare, e pertanto non sono riuscito quasi mai a trovare il tempo per scrivere in santa pace.

Il tempo in questione ha cominciato ad arrivare seriamente solo ieri, e l’ho immediatamente sfruttato, anche perché sapevo che questo capitolo, oltre che lungo, sarebbe stato anche molto difficile da scrivere.

Vi preannuncio fin da ora che tutti i capitoli in cui appariranno delle battaglie saranno piuttosto prolissi, perché mi piace molto scrivere di queste cose, e anche se cerco di trattenermi poi puntualmente mi faccio sempre prendere la mano.

Ecco, ho detto tutto.

Grazie ai miei affezionati recensori.

Aspettatevi un nuovo capitolo scioccante e sconvolgente! (e anche in tempi brevi, spero e credo)

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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