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Autore: NiallsUnicorn    29/04/2012    44 recensioni
I singhiozzi diventano sempre più forti.
-Lo avevi promesso Louis, non ti ricordi? Lo avevi promesso- ripete tristemente asciugandosi le lacrime. Oh. Lo avevo promesso.
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 I'll be drunk, again.

 
Un grazie speciale a @TheWomanNutella,
che mi é sempre virtualmente vicina e che probabilmente mi aiuterà a pubblicare questa storia.
Ti voglio bene Tuturi ♥

 
 
Apro lentamente gli occhi, anche se ciò mi provoca un dolore fortissimo.
Non mi sento più la testa, e la gamba sinistra mi fa malissimo.
Cosa ho fatto?
Avevo promesso ad Anne che avrei smesso, e invece non ero stato abbastanza forte.
Puzzo di Alcol, di nuovo.
Sono avvolto in delle coperte che non sono quelle del mio letto, per l'ennesima volta.
Mi disgusto da solo, non riesco a mantenere una promessa così semplice nemmeno per due giorni?
Non capisco nemmeno dove sono.
La luce é fortissima, ma decido che posso sopportarlo.
Apro e chiudo gli occhi più volte, per farli abituare a tutto quel chiarore.
Sopra di me vedo una luce al neon,  nient'altro.
Quel posto non mi dice niente, sono spaesato.
Mi sento la lingua incollata al palato, credo che non riuscirei a chiamare qualcuno nemmeno volendo.
Devo alzarmi, devo trovare la forza di andarmene e tornare da Anne, anche se forse non mi vorrà più.
Quante volte ha minacciato di lasciarmi? Ho perso il conto.
Provo ad alzarmi, visto che faccio fatica a voltare la testa di lato.
Voglio sapere dove sono, voglio tornare a casa, vorrei non aver mai iniziato a bere.
Tento di muovere la gamba sinistra per scendere dal letto, ma mi accorgo che é più pesante del solito.
Scosto le coperte, deciso a trovare un modo per andarmene.
Con mia grande sorpresa scopro che è ingessata.
Mi aiuto con le braccia a spostare la gamba sul bordo del letto, devo trovare un modo per andarmene, devo tornare da lei, prima che decida che sia troppo tardi...
Mi appoggio ad un piccolo comodino bianco accanto al letto e, con uno sforzo immenso, riesco nel mio intento.
Mi gira la testa, sento che sto per svenire.
Devo andarmene,mi riperto.
O quanto meno ricordare perché sono lì.
Sto così male che non mi sono nemmeno accorto di avere dei piccoli tubicini trasparenti attaccati alle narici.
Li tiro via con un colpo secco della mano.
Probabilmente mi trovo in un ospedale.
La mia ipotesi viene confermata anche dall'arredamento di quel posto: una stanza molto luminosa, con tre letti dei quali solo il mio é occupato.
Sono solo, come sempre.
Sento che la gamba destra sta per cedere sotto il mio peso e decido di sedermi sul letto, per fare meno fatica.
Mi prendo la testa tra le mani.
Perché sono così così debole?
Vorrei essere sobrio.
Svegliarmi tutte le mattine accanto a mia moglie, con la certezza che lei mi ami.
Cerco come sempre un ricordo, qualcosa che mi aiuti a capire cosa è successo.
Avverto delle scene risalenti alla sera precedente riafiorare prepotenti dalla mia mente, facendo aumentare il mal di testa.
 
Ho una chiave in mano, ma non riesco a centrare la toppa.
Rido e mi appoggio alla porta, che continua a rimanere chiusa.
Riprovo a infilare la chiave, ma continua a non girare.
Sferro un pugno contro la porta, facendomi male alle nocche della mano.
Urlo di dolore e mi accascio al suolo, appoggiato con la schiena allo stipite della porta.
Sento dei passi all'interno della casa e aspetto che la porta si apra.
Avverto lo spioncino spostarsi, e qualcuno avvicinarsi alla porta.
Provo ad alzarmi, per farmi vedere.
-Louis?- domanda una voce femminile dall'interno.
Anne. È lei, lei mi aiuterà, come sempre.
-Anne, sono io, Louis!- dico a voce alta, appoggiandomi al muro per paura di cadere.
La porta si apre, lentamente.
Ma non abbastanza da farmi entrare.
-Sei ubriaco- dice lei con la voce rotta.
La guardo, non capendo cosa intende dire.
Si, sono ubriaco. E quindi?
-Lou, mi avevi promesso...- le lacrime iniziano a scendere dai suoi occhi e le guardo scivolare dolcemente sulle guance.
Improvvisamente noto una macchia violacea, sullo zigomo destro.
-Anne, cos'hai sulla guancia?- dico allungando una mano per toccarla.
Lei si ritrae spaventata e cerca di nascondere il viso dietro i lunghi capelli biondi.
-Non toccarmi Louis- dice, scomparendo in casa ma lasciando la porta aperta.
Perché non vuole che la tocchi?
Perchè la persona che amo di più al mondo é così fredda con me?
Entro barcollando, appoggiandomi al muro con le mani.
La raggiungo lentamente in cucina, e la trovo seduta al tavolo, con la testa tra le mani.
-Cosa c'è, tesoro?- domando preoccupato.
I singhiozzi diventano sempre più forti.
-Lo avevi promesso Louis, non ti ricordi? Lo avevi promesso- ripete tristemente, asciugandosi le lacrime.
Oh. Lo avevo promesso.
-Non dovevi più bere, Louis. Perché lo hai fatto?- aggiunge, alzando la voce.
La testa mi gira, i contorni della mia cucina iniziano a mescolarsi.
-Anne, mi dispiace...- dico sincero, mentre cerco di sedermi.
-Basta dire che ti dispiace, Louis! Lo ripeti ogni sera, dici che cambierai, ma sei sempre lo stesso!- dice alzandosi di scatto dalla sedia.
È arrabbiata, lo vedo. Questa volta non mi perdonerà.
Abbasso la testa, mentre divento sempre meno lucido.
-Ti ricordi quando abbiamo comprato questa casa? Eravamo felici, tu non bevevi, non avevamo nessun problema econimico ed eravamo innamorati- urla furente.
-Ma noi siamo ancora innamorati- dico convinto.
-Io continuo ad amarti come il primo giorno, e anche tu, vero?- domando preoccupato.
I suoi occhi si riempiono di nuovo di lacrime.
-Vettene Louis, non tornare finché non sarai di nuovo te stesso- dice a voce bassa, scortandomi alla porta.
Camino inciampando nei miei piedi, non vedo dove sto andando.
-Ti prego Anne, dammi un altra possibilità...- dico mentre mi spinge delicatamente fuori.
-Aiutami- aggiungo guardandola negli occhi.
Lei non accenna a smettere di piangere.
-Io ho fatto tutto ciò che potevo, Louis. Ora tocca a te decidere cosa devi fare della tua vita-
Chiude la porta lasciandomi solo, al freddo.
Esco dal vialetto di casa mia, mentre il campanile della chiesa vicino casa batte le due di notte.
Cosa posso fare adesso? Mi siedo sul marciapiede, pensieroso.
Guardo la mia macchina posteggiata di fronte casa, assorto.
Se solo avessi le chiavi, penso.
Mi tocco le tasche e per fortuna le trovo, attaccate a quelle di casa.
Cammino infermo verso la vettura, mi viene da vomitare.
Schiaccio il pulsante sulle chiavi e vedo i fari dell'auto illuminarsi, segno che sono riuscito ad aprirla.
Sento la porta di casa spalancarsi con un rumore sordo.
-Louis? Louis, cosa fai?-
Non distinguo la voce e metto in moto l'auto, non senza fatica.
-Non farlo, sei impazzito?-
Vedo una figura correre verso di me, ma ormai e troppo tardi.
Schiaccio il pedale dell'acceleratore e lascio casa mia.
 
Sono un'idiota.
Stringo quella specie di camice azzurino che indosso e mi riacquisto un po' di lucidità.
Mi guardo le braccia.
Il destro è completamente avvolto dalle bende, il sinistro presenta un taglio piuttosto profondo, evidentemente ricucito con molti punti.
Noto delle cicatrici anche sulla gamba destra.
Mi metto le mani tra i capelli.
Quello che non mi ha ucciso non mi ha reso più forte.
Come ho potuto ridurmi così?
Avevo promesso che avrei smesso, credevo che tutto sarebbe andato al suo posto da solo, ma mi sbagliavo.
Sento dei passi nel corridoio adiacente alla mia stanza.
-Signor Tomlinson!- urla una donna, vedendomi fuori dal letto.
Lascio che l'infermiera mi aiuti a sdraiarmi, senza opporre resistenza.
Ho già fatto abbastanza.
-Cosa è successo? Ho fatto del male a qualcuno?- domando alla giovane donna, fissando il soffitto.
Non potrei mai perdonarmelo.
Perché ho preso quella fottutissima macchina?
Lei mi guarda con dolcezza.
-No, l'unico ad essersi fatto male è lei- dice aggiustandomi il cuscino e ricollegando tutti i macchinari di monitoraggio che avevo staccato.
Tiro un sospiro di sollievo.
-Da quanto sono qui?- chiedo afflitto.
-Due giorni. Ha dormito tutto il tempo. Da quanto é sveglio?- dice lei, continuando a trafficare con quegli stupidi apparecchi.
Decido di ignorare la sua domanda e di chiederle un'ultima cosa, la più importante.
-Mia moglie è venuta a trovarmi?-
Lei tace, spostando lo sguardo sul pavimento immacolato.
-Non ancora, ma sono convinta che verrà- dice infine, con un tono di voce dispiaciuto.
Chiudo gli occhi stringo le palpebre, mentre sento delle lacrime calde rigarmi il volto.
 
 
Le ore passano lentissime, mentre perdo le speranze.
Anne non verrà.
Anne non mi ama più.
Ricaccio le lacrime, non voglio piangere di nuovo.
Fisso il soffito bianco, mi sembra di farlo da giorni.
Inizio a guardare guardare fuori dalla finestra, forse il mondo diventerà meno grigio.
Ho sempre più freddo, ma non dipende dalla temperatura esterna.
Mi sento solo, come se non avessi più nessuno al mondo, come se fossi destinato a rimanere in quella camera per sempre.
Dei passi incerti risuonano nel corridoio.
Non riesco nemmeno a sperare che sia lei, probabilmente é di nuovo l'infermiera.
Ruoto faticosamente la testa, per vedere chi è.
É un uomo. Sta leggendo tutti i numeri sulle porte, forse cerca sua moglie.
Sospiro e chiudo gli occhi, cercando conforto nel sonno.
 
 
Mi sveglio di soprassalto.
Un respiro regolare ha interotto il mio sonno leggero.
-Anne?- domando speranzoso.
Segue una lunga pausa, mentre ascolto il battito del mio cuore sempre più irregolare.
-Sono qui, Louis- risponde una voce familiare, in tono neutrale.
È lei, alla fine é venuta.
Sento il cuore accelerare a dismisura, è come se stessi volando.
Mi volto verso di lei e le sorrido, nonostante il suo viso sia inespressivo.
-Non credevo che saresti venuta- dico con voce rotta.
Non potrei essere più felice.
 È come intravedere un barlume, una luce in mezzo all'oscurità.
-Nemmeno io- risponde, spostando lo sguardo da me.
Sono confuso.
-Perché?- domando, mentre la felicità appena aquisita inizia a sfumare come una nuvola.
-Non possiamo continuare così Louis. Hai toccato il fondo e questa volta non posso aiutarti a risalire- dice cercando di trattenere le lacrime.
-Mi stai lasciando?-
Sento il mio cuore rompersi in mille pezzi.
Come se uno squarcio si stesse aprendo nella mia anima, come se stessi precipitando nel vuoto.
Anne mi guarda negli occhi, mentre si riempiono di lacrime.
Inizia a far ruotare la sua fede attorno al dito e dopo un momento di incertezza se la sfila, appoggiandola sul comodino accanto al mio letto.
-Ti prego, non farmi questo- la imploro, mentre piango silenziosamente.
Distoglie nuovamente lo sguardo.
-Louis, hai bisogno di aiuto. E sembra che questo aiuto io non possa dertelo-
Inizia a singhiozzare sempre più forte, e i ricordi del pianto della sera precedente e di tutte le altre volte si fanno più vividi.
-Finché starai con me ti sentirai al sicuro e non capirai quanto disperata sia la tua situazione. Forse in questo modo te ne accorgerai- dice nascondendosi il viso tra le mani.
Non riesco a respirare.
Non ripondo e torno a fissare il soffitto in silenzio, mentre la ascolto piangere.
Dopo quella che mi sembra un eternità Anne si decide a parlare.
-Dì qualcosa, Louis- dice asciugandosi le lacrime.
-Cosa dovrei dirti? Sappiamo entrambi che non ci riuscirò- rispondo afflitto.
Avverto la rabbia crescere dentro di lei e mi preparo a sentire delle parole che mi feriranno.
-Adesso basta Louis! Smettila, tu puoi, anzi, devi riuscirci!- urla alzando la voce.
-Torna ad essere il ragazzo del quale mi sono innamorata. Quello dopo aver chiesto di sposarmi si è accorto di aver dimenticato l'anello a casa, che non aveva alcuna preoccupazione- aggiunge, abbassando il tono.
-Fallo per me-
La sua voce ormai è un sussurro.
Si asciuga le lacrime con il dorso della mano e raccoglie la sua borsa dal pavimento, mettendosela su una spalla.
La guardo, sperando che cambi idea, sperando di svegliarmi e di capire che é solo un brutto sogno.
Anne mi si avvicina e mi posa un bacio sulla fronte, bagnandomi con le sue lacrime.
Non posso credere che se ne stia andando.
Non posso credere che dovrò stare senza di lei.
-Anne, posso farti una domanda?- domando tra le lacrime, mentre sta per varcare la soglia e lasciarmi nuovamente da solo.
-Dimmi Louis- dice dolcemente, voltandosi verso di me.
Ingoio la saliva, ho paura di quello che potrebbe rispondermi.
-Tu mi ami ancora?-
Lei mi sorride, appoggiandosi allo stipite della porta.
-Certo Louis, ti amerò per sempre- risponde, guardandomi un'ultima volta prima di uscire dalla stanza.
 
  
All by myself
I'm here again
All by myself
You know I’ll never change
All by myself, All by myself.
 
I’m just drunk, again
I’ll be drunk, again
I’ll be drunk, again
To feel a little love.
  
 
 
MY SPACE.
Buocciorno c:
Allora, volevo avvertirvi che è la mia prima one shot, quindi siate clementi çwç
Anywaaay, come avrete sicuramente notato, è incentrata sulla canzone drunk, di Ed Sheeran, un cantante che amo *-*
Bene, passiamo al mio vero e proprio commento...
Lo so, Louis non c'entra molto e sinceramente non ce lo vedo a fare queste cose, ma se non infilo i One Direction dappertutto non sono contenta. LOL
E poi... Ah, sinceramente non mi entusiasmano le storie tristi, ma la canzone è così e non volevo stravolgerla, quindi... u.u (?)
MA NELLA MIA TESTOLINA BACATA QUESTA STORIA FINISCE BENE, QUINTI STATE SCIALLE. (?)
Ok, direi che ho detto abbastanza cazzate :')
Spero di essere riuscita a trasmettervi qualcosa,
Bascii, medusa c':
   
 
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