Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Sheisarebel_    29/04/2012    4 recensioni
Io lo amavo, ma la mia codardia non mi permetteva di ammetterlo.
Lo amavo con tutta me stessa, ed ogni volta, ogni singola volta in cui il mio corpo aderiva sul suo avrei voluto solo dirgli quanto tenessi a lui, quanto fosse disperatamente importante per me.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Santana, vieni a prendere la pillola, svelta ! Devo andare a lavoro, io ! 
-Esordii con tono stizzito e scocciato mia madre, che già di prima mattina sembrava stanca e nervosa. Non capivo bene cosa le avessi fatto, ma ultimamente si comportava come se la sola mia presenza le recasse qualche fastidio. Forse era solo la vergogna, la paura di quello che gli altri avrebbero potuto pensare di noi come famiglia? Avrebbero,sicuramente, messo in discussione le sue capacità di madre, ed avrebbero dato a me della piscopatica. Ero terrorizzata, pietrificata, difronte a quello che sarebbe stato il mio ritorno a scuola. Non mi era mai importato un granché del parere delle persone, ma dopo aver tentato il suicidio .. beh, le cose iniziarono a cambiare leggermente. Mi sentivo debole e fragile, ed ormai l'unico mio alleato era il letto, in cui passavo quasi tutta la giornata. Il medico mi aveva prescritto delle pillole anti-depressive ed un corso con altri ragazzi mezzi pazzi; a suo parere mi avrebbe fatto capire molte cose, ma io la ritenevo solo una sciocchezza assurda. Svogliatamente, mi alzai dal letto, emettendo un lieve sospiro difronte al pungente dolore che mi aveva colpita al polso. Avevo dodici punti di sutura ed una fasciatura piuttosto pesante, avevo scampato per miracolo la morte. In realtà, sapere di essermi avvicinata così incredibilmente ad andarmene mi aveva solo fatto riacquistare voglia di vivere. Mi ero resa conto, successivamente, che nessun ragazzo per quanto bello ed importante per me mi avrebbe mai potuta portare a tale punto. Non più, almeno. 
Scesi con passo lento e meditato le scale che portavano alla cucina, e salutando mia madre con un gesto freddo e distaccato mi diressi in cucina, per la mia solita pillola della mattina. Dopo aver riempito un bicchiere d'acqua, mandai giù quel piccolo sassolino bianco e mi trascinai,quasi, fino al divano difronte al quale era sistemata la televisione. Mi misi ad osservare distrattamente il programma, giocherellando con una lunga ciocca di capelli corvina. Perchè Noah non era venuto, come gli altri, da me? Non si era nemmeno informato delle mie condizioni, mi aveva detto Brittany. Da alcuni  giorni nessuno l'aveva più visto: era come sparito, si era volatilizzato. La voglia di scrivergli era tanta, ma per dirgli cosa? L'avevo lasciato, era finita tra noi. Volevo troncare qualsiasi tipo di rapporto con lui.
Perchè, infondo, quando una persona riesce a portarti ad un punto simile, non ne vale mai la pena. Potrà esserci amore, potrà esserci un legame molto forte, ma nessuno deve mai valere tanto quanto la tua vita. Tu prima di tutto.
Appoggiai la testa sul cuscino bianco, nella speranza di riuscire a far passare quel mal di testa continuo e fastidioso.
Passarono alcuni minuti,e venni riportata alla realtà dall'incessante suono del campanello.
Chi  è a quest'ora?-Mormorai sbuffando ed alzandomi dal divano, dando una leggera sistemata ai capelli e agli abiti. Camminai fino alla porta, per poi domandare chi fosse. Nessuna risposta, che strano. Aprii appena la porta, lasciando entrare solo uno spiraglio di luce, ed iniziai a percorrere la figura che mi era apparsa davanti da testa a piedi.
Jeans scuri, maglietta bianca, mentro pronunciato.. O merda !  Strabuzzai gli occhi, indietreggiando fino al tappeto situato nell'ingresso, ed in un attimo iniziai a sentire ogni singola parte del corpo tremare ed il cuore quasi scoppiare. 
Cosa diamine vuoi, Noah? - Borbottai, fingendo disinvoltura ed increspando appena le labbra , mordendole all'interno fino a farle sanguinare.
-Posso entrare? Ti prego, Sant. Lasciami entrare.- Chiese con tono implorante, mentre il suo piede stava varcando la soglia e la porta si apriva maggiormente, lasciando entrare la luce del sole. Mi limitai ad annuire, tornando a sedermi sul divano ed accovacciandomi, portando le ginocchia al petto.
-Perchè l'hai fatto?-Domandò la sua voce, rituonando in tutta la stanza. Fissai lo sguardo sulla tv, in attesa di qualche scusa plausibile.
-Tu non c'entri.-Ottima idea, Santana. Molto credibile. Dissi a me stessa, lasciando la presa dal labbro.
-Ti prego. -Mormorò lui, iniziando a camminare verso di me, fino a giungere al divano dove si sedette. Le sue mani cercarono il mio viso, accarezzandolo e stringendolo appena, mentre milioni di brividi cavalcavano il mio corpo. Di nuovo quella sensazione. Altro che farfalle, dentro me c'era un vero e proprio stormo d'uccelli. Socchiusi gli occhi, rilassata e tranquillizzata dal suo tocco. 
-Noah, io ho paura.-Mi limitai a dire, mentre sentivo gli occhi riempirsi e la prima lacrima solcare il viso, fino ad incrociare la sua mano. Lo sentii stringermi a lui, fui quasi trascinata verso il suo petto, ed il suo calore mi inebriò piacevolmente. Non mi ero mai sentita così giusta, così protetta tra le braccia di qualcuno.
L'idea di averti potuta perdere mi ha torturato per giorni interi.-Esordii il ragazzo, mentre sul mio viso appariva un'espressione indifferente e distaccata.
-Non sapevi chi scoparti, Noah? Oh, tranquillo. La troietta è ancora qui. -Dissi con finto tono ironico, storcendo le labbra. Sentii la sua presa diventare più forte, ed il suo viso più rosso ed espressivo. Tentai di divincolarmi, con scarsi risultati. Le sue labbra si muovevano impercettibilmente, senza proferire alcun suono. Alzai il viso verso di lui, cercando il suo sguardo.
-Ti amo, Santana. Sai cosa significa amare?- Disse lui, trovando i miei occhi. Rimasi impassibile, stringendo i pugni sul suo petto, mentre altre lacrime solcavano il mio viso. Era un sogno? Cazzo, avevo sognato tutto? Aprii leggermente la bocca, come nel tentativo di riprendermi da quello shock. Avevo desiderato così a lungo che dicesse quelle parole, perchè l'amore nei suoi confronti mi aveva portato quasi ad un punto di non ritorno, ed io ero così..spaventata, dall'idea che lui potesse non ricambiare da non essermi nemmeno curata della possibilità opposta.
-Allora stai qui, non andare, Puck.Resta e basta. - Sussurrai sul suo collo, portando la testa nell'incavo di quest'ultimo come nel tentativo di unirmi a lui, di incastrarmi nei suoi spigoli ed angoli.Lo amavo, e questa forse era la cosa di cui ero più certa. Quello che provavo era forte, molto , ed io non ero abituata ad emozioni simili. Mi strinsi ancora, mentre il suo dito si portò sotto il mio mento, alzandomi leggermente il viso. Lo vidi avvicinarsi, quasi pericolosamente, per poi bloccarsi ad una distanza minima. Avevo davvero tentato il suicidio per lui? Mi sembrava tutto così lontano, da quel momento. 
-Ti amo.- Ribattè ancora lui, come a voler rafforzare quel concetto, mentre sul mio viso si dipinse un sorriso dolce e sincero.
-Mi ami ?- Chiesi quasi incredula, con l'espressione di una bambina difronte ad un gioco nuovo.
-Ti amo.- Affermò dolcemente lui, accarezzandomi il viso. Cosa c'è di più bello, di più profondo di sapere di amare ed essere amati? Di sapere di non essere soli, di avere qualcuno accanto ? Cosa c'era di più bello dei suoi occhi che riflettevano sotto la luce del salotto?I suoi occhi attendevano una risposta, e la mia bocca quasi fremev  dalla voglia di pronunciare quelle parole.
-Ti amo anche io.-Sussurrai, affondando con passione le labbra nelle sue. Gli avrei mai spiegato le vere ragioni di quel gesto tanto disperato? o sarebbe rimasto solo un remoto ricordo?
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Sheisarebel_