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Autore: evilangel    29/04/2012    3 recensioni
~Perché noi li mettiamo insieme e non ci rendiamo conto che l'omosessualità non è una cosa del tutto normale.
[Dal 2° Capitolo]
Anche da piccolo aveva avuto un migliore amico, ma non si era mai comportato così con lui. Erano migliori amici e basta. Anche se un “migliore amico” che poi diventa “conoscente” non si può considerare tale, in fondo.
Forse il turchesino era un migliore amico diverso. Uno di quelli che conservi per tutta la vita, anche se il calcio te lo sta portando via. Avvertì di nuovo quella persona giocare con il suo stomaco.
-Non è possibile- mormorò piano.

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Ehilà~ Sono tornata, contenti :'D?
Torno con una cosa seria, a cui tengo molto, anche se non mi sento così in forma da poterci scrivere ;^;
Perchè ogni tanto... spesso, ci ragiono su certe cose. E spero di poter scrivere tutto al meglio c:
E' una MiyaKaze, e mi auguro che voi la leggiate anche se la coppia non vi piace -e mi chiedo come mai alcune di voi odino così tanto quel biondino...-
Buona lettura ♥.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nathan/Ichirouta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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HomoseXuality

_Prologo

 
 
Era sempre la solita giornata, noiosa come l’inizio di questa Fanfiction.
Finita la scuola avrebbe avuto gli allenamenti. Finiti gli allenamenti sarebbe dovuto andare a casa. E, la mattina dopo, sarebbe dovuto tornare a scuola.
E così di nuovo. Scuola, allenamenti, casa, dormire. Scuola, allenamenti, casa, dormire.
Ogni giornata era sempre scandita dal lento passare delle ore e dalla lunga lista di cose da fare, dai vari imprevisti che si presentavano, inevitabili.
Ogni tanto avrebbe voluto non essere più imprigionato in questo circolo vizioso, ma poi ci rifletteva e capiva che essere circondati da cose che si conoscono, fare ogni giorno azioni già conosciute, aveva un che di confortante, di protettivo.
Si accasciò sul banco, sicuro che il professore non l’avrebbe visto. Era seduto all’ultima fila di banchi, dove poteva vedere tutti, ma tutti non potevano vederlo.
L’uomo continuò a spiegare imperturbato la lezione, cercando di sfruttare al meglio gli attimi che gli restavano prima del suono della campanella, anche se la classe seguiva a malapena.
Fuori il bel tempo li invitava ad uscire, il caldo primaverile sussurrava loro di resistere ancora per un po’ di minuti. In effetti, era davvero una bella giornata.

Lasciò che la frangia bionda gli calasse sugli occhi, così da poter sonnecchiare ancora un po’. Era comodo stare sdraiati sul banco, non notati da nessuno, mentre il calore mite e l’aria che arrivava dalla finestra aperta trascinavano inconsciamente nel sonno.
E così, lentamente, chiuse gli occhi, sentendo la campanella suonare appena.
Forse sognò qualcosa in quel breve lasso di tempo, ma non fu comunque in tempo di finire il sogno che qualcuno lo colpì leggermente in testa.
<< Ehi, dormiglione, non vieni ad allenarti? >>. Il turchesino si sedette sul banco accanto al compagno, che lo guardava storto: lo aveva svegliato.
Miyasaka si accasciò nuovamente sul banco, bofonchiando qualcosa sul fatto di non voler allenarsi. Per quanto l’atletica gli piacesse, c’erano certi giorni in cui non ne voleva saperne nulla. Anche se alla fine, era sempre felice quando si trovava in pista.
Era forse una delle cose che gli venivano meglio, anche se non era certamente bravo come Ichirouta. 
Il ragazzo dai capelli turchesi mosse qualche passo verso la porta della classe. << Bhe, quando ti sarai svegliato raggiungimi, ok? >> e poi uscì.
Miyasaka osservò il punto in cui era scomparso, poi spostò lo sguardo sull’aula deserta. Gli sarebbe convenuto muoversi ed andare agli allenamenti, prima che il bidello l’avesse beccato a dormire di nuovo sui banchi…
 
Camminava velocemente per il giardino della scuola, attraversando il campo da calcio. C’era uno strano ragazzino, in quel campo. Fascia arancione alla testa, un ciuffone moro che gli cadeva sulla fronte e un paio di guanti da portiere. Se ne stava in mezzo al campo a fissare un pallone, mentre i ragazzi passavano.
L’unica cosa che pensò fu che era solo strano e, non dandoci troppa importanza, proseguì.
Da lontano, vide i suoi compagni già pronti sulla linea di partenza. Scattarono in avanti appena sentirono un fischio, mentre Miyasaka entrava negli spogliatoi.
Il ragazzo sostò un attimo sulla porta, solo per poter vedere chi sarebbe arrivato prima, anche se la risposta era alquanto scontata. Ed ecco Kazemaru raggiungere il traguardo prima di tutti, come al solito.
Si fermò qualche metro più in là, appoggiando le mani sulle ginocchia. Probabilmente si stavano allenando già da un po’, e Miyasaka era terribilmente in ritardo. L’allenatore, infatti, gli urlò qualcosa in lontananza, ma il tono pareva abbastanza arrabbiato da farlo sgusciare immediatamente negli spogliatoi.
La stanza era piccola, non molto illuminata, con le panchine accostate alle pareti e al centro della stanza. Ci aveva passato anni, là dentro, ad uscire per ultimo perché non trovava più la felpa, la bottiglietta dell’acqua, o qualsiasi altra cosa. Poi, magicamente, era sempre lui che riusciva a ritrovargliele, ed accadeva così spesso che ogni tanto si chiedeva se non fosse proprio Kazemaru a nascondergliele.

Si tolse la divisa, per poi cambiarsi. Poi iniziò a cercare un qualcosa per legarsi  i capelli, mentre un altro ragazzo entrava nella stanza.
<< Ehi, Miya-chan, hai visto la mia bottiglia d’acqua? >> chiese, mentre si chinava a prendere qualcosa da terra. Osservò un attimo l’oggetto: era un elastico.
Lo porse al biondino. << Smettila di perdere le cose, capito? >>. Rise leggermente, mentre si dirigeva verso la sua borsa.
Miyasaka non si legava quasi mai i capelli, perché tutti gli dicevano che sembrava troppo “femminile” quando lo faceva, perché di tanto in tanto i professori lo scambiavano per una ragazza, perché il suo migliore amico finiva sempre per scompigliargli i capelli appena lo vedeva, costringendolo a rifarsi la coda per l’ennesima volta. Ma quel giorno faceva troppo caldo per non farsela, soprattutto considerando il fatto che presto avrebbe dovuto allenarsi. Correre, la cosa più stancante ma gratificante che esistesse per lui.
Il turchesino prese la sua bottiglietta e uscì dalla stanza, dopo aver raccomandato all’altro di non attardarsi troppo. Dal canto suo, il ragazzo continuò a cercare di legarsi i capelli, per quanto la coda non volesse venire. 
Dato che non si legava spesso i capelli, non era molto pratico in certe cose.
<< Ma perché non viene? >> sbuffò, mentre l’elastico gli cadeva dalle mani. E in quel momento, puntualissimo, Kazemaru, tornato per qualche sconosciuto motivo, glielo raccolse.
Gli legò i capelli, mentre diceva qualcosa tipo: << Ero entrato per raccomandarti di non fare tardi… >>
<< Si, lo so. Ora tanto vado >>. Fece una leggera smorfia perché il turchesino gli aveva tirato una ciocca di capelli, mentre lo osservava che usciva. Quel ragazzo, l’unico che stava bene con i capelli legati.
L’unico a saperli legare anche a lui, ogni volta che gli veniva voglia di farlo.
 

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BuonSalve, gentagliaH :’D
Dopo tipo un mese che non posto nulla, ho deciso di cominciare qualcosa di nuovo.
A dir la verità, quest’idea mi ronzava in testa già da un po’ di tempo, ma volevo prima finire alcune cose ùwù
Non le ho finite.
Che poi, questo si può considerare un prologo .___.”?
Insomma, non succede nulla di nulla D’:
Maffannulla, è una Long a cui tengo e penso che meriti di essere scritta meglio °A°
Ma ora non sono ispirata, no…
Comunque, penso proprio –elofarò- che in ogni capitolo parlerò di uno o due problemi legati all’omosessualità, soprattutto dal punto di vista sociale (?).
Perché noi li mettiamo insieme e non ci rendiamo conto che non è una cosa del tutto normale~
(con questo non voglio dire nulla di male –io, poi- solo che le altre persone non lo considerano tale .3.)
Durerà non più di 4 capitoli. Ho in mente una cosa corta ;3
 
Un Bacione gelatosoH~ ♥,

Debby.

   
 
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