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Autore: Mirin    29/04/2012    3 recensioni
«Me lo permetteresti? Lasceresti che io rincorra il meschino Uchiha per andare da Sasuke e Naruto, convincerli a fermarsi?» chiese dubbiosa Sakura, cercando nello sguardo di Ino una traccia di ombra che le svelasse l’inganno. Ma gli occhi di Ino scintillavano, come se il sole illuminasse il suo sguardo ceruleo, sebbene le nuvole della preoccupazione solcavano quel cielo imperfetto.
[...]
«Mettitelo» le ordinò, una sfumatura indefinita nella voce che rendeva quel comando ancora più assoluto.
«Credevo fosse un biondo quello attaccato al copri fronte, non una bionda» borbottò Sakura, sostituendolo con quello delle Forze Alleate che consegnò alla Yamanaka.
«Adesso io ho una cosa che ti appartiene e tu hai una cosa che voglio assolutamente indietro, quindi vedi di tornare viva con quei due idioti» l’avvertì Ino, sorridendo duramente e dandole una mano ad alzarsi.
[SakuIno friendship - SasuSakuNaru/NaruSakuSasu. ShikaTemaIno]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Temari | Coppie: Shikamaru/Ino, Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Sakura chiuse gli occhi per ripararsi dalla nube di polvere che la investì in pieno volto. Alcune schegge affilate le graffiarono le braccia, che aveva incrociato davanti al viso per ripararsi. Qualche colpo di tosse squassò il petto di Rock Lee, disteso accanto a lei con una ferita all’addome non indifferente. Non aveva più chakra e la squadra di supporto stava arrivando per aiutarli e salvare i feriti. I medici avevano avuto un ordine preciso dal capo dell’alleanza, che con voce che sconfinava nella –falsa- indifferenza aveva ordinato di lasciare i moribondi.  Lee poteva farcela, se fossero giunti in tempo.
Assottigliò gli occhi smeraldo per guardare Shikamaru e Temari che fronteggiavano con destrezza cinque Zetsu alla volta. Avevano la giusta coordinazione, lavoravano bene in coppia, ma Sakura sapeva bene che Nara se la sarebbe cavata meglio con un’altra bionda. Le ombre si muovevano sinuosamente sul terreno e i colpi di ventaglio erano rapidissimi, le raffiche di vento che evocavano erano incontrastabili. Vide che la forza di uno degli attacchi di Temari aveva ferito leggermente anche Shikamaru. Sakura voleva aiutarlo ma non trovava la forza di alzarsi, schiacciata a terra dal peso degli ordini di Tsunade-sama che le aveva imposto di rimanere lì, inerme, fino a quando gli alleati non fossero sopraggiunti: anche lei era ferita, al fianco, e quel piccolo ruscello di sangue la scaldava. Sembrava un controsenso , visto che la diminuzione di emoglobina avrebbe dovuto provocarle freddo. L’odore stagnante e forte non la nauseava più, era come se fosse confortevole, una compagnia più concreta di Lee il quale, al suo fianco, mugolava piano. Il calore che sprigionava quello squarcio era più consolante della tiepida temperatura del ragazzo. Il sangue l’aveva accompagnata fin dall’inizio di quella scellerata, malsana pazzia che era la guerra ed era diventato un suo compagno di vita.
Anche adesso, che a morire, ci stava andando lei.
Non ricordava più che cosa fosse la luce e, nonostante avesse gli occhi aperti, sentiva che i colori perdevano d’intensità. Non voleva morire, voleva che Ino si sbrigasse e venisse a salvarla, a curarla e che imprecasse contro Madara una volta di più. Non che avesse paura della morte, beninteso, ma perché, ora come ora aveva degli obbiettivi meno frivoli da portare a termine come trovare Sasuke, aiutare Naruto nella sua battaglia e soprattutto riportare i suoi due uomini a casa. Doveva solo fare questo e poi avrebbe accettato di giacere in una bara. Solo era un aggettivo che non poteva permettersi in una situazione del genere ma, ora come ora, le sembrava più facile del previsto se solo quei quattro idioti si fossero sbrigati. Le sue forze scemavano e, contro la sua volontà, si ritrovò stesa a terra e priva di forze, con il fiato che le usciva pesante dalle labbra. I rumori della battaglia si erano distanziati ma Sakura sapeva che sia Shikamaru che Temari erano ancora a quaranta metri di distanza e che era lei che si stava allontanando da loro.
Ti prego, Ino, ti prego, ti prego, ti prego.
Avvertì qualcosa di freddo toccarle il fianco e una voce concitata che le sussurrava all’orecchio, ma non capiva cosa stesse succedendo. Poi provò un dolore atroce che le mozzò il respiro per qualche secondo prima di trasformarsi in un benefico sollievo. Sentì qualcuno che contava lentamente e venire ribaltata sulla schiena.
Sakura intuì che la persona che aveva mormorato al suo timpano era Ino e ci arrivò semplicemente perché aveva pensato a lei qualche secondo fa. Stava lentamente riguadagnando coscienza di sé, come qualcuno che con calma alza il volume dello stereo per far ascoltare una bellissima canzone che parla d’amore e di speranza. Batté gli occhi un paio di volte per disappannare la vista e distinse il volto della sua migliore amica sopra di sé, le labbra contratte sui denti lucidi nello sforzo di sanare una ferita che, la rosa capì, le era quasi costata la vita.
«Se ti sciogli i capelli saresti più bella, anche se ormai sono ridotti a pochi fili dorati che ti sfiorano il collo. Shikamaru non sarà contento, affatto. Adora quando fate l’amore e si spargono sulla sua schiena» bisbigliò Sakura, in un pietoso tentativo di allentare la tensione. Ino si lasciò andare ad un sorriso forzato mentre diminuiva costantemente il livello di chakra medico che stava utilizzando per mantenere in vita Sakura.
«Fronte spaziosa sei una maniaca, di quelle malate e perverse. E poi a Shikamaru piacciono corti, perché spostarli dal mio viso ogni volta che mi deve baciare è una seccatura» rispose la Yamanaka, ritirando i palmi imbrattati di sangue dalla ferita ormai chiusa di Sakura.
«Io credo si lamenti per finta: sappiamo entrambi quanto adori il profumo annebbiante dei tuoi capelli» continuò imperterrita la rosa, tentando di alzarsi facendo leva sulle braccia. Sollevò senza troppo difficoltà il busto ma non riuscì a trovare la forza di issare le gambe.
«Alla fine sono tutte supposizioni. Sappiamo entrambe che Shikamaru sta con Temari da due anni, che bacia lei da due anni, che fa l’amore con lei da due anni, che ama lei più di me da quando l’ha conosciuta» il tono amaro di Ino non lasciava spazio a fraintendimenti su quanto lei detestasse questa situazione
«e poi credevo che tu ti saresti fiondata dietro Madara Uchiha per trovare il luogo dello scontro fra Naruto e Sasuke» concluse con un’occhiata obliqua alla ragazza, che sbiancò. Madara Uchiha si era fatto largo fra i combattenti per inseguire Naruto e Sasuke, pronti a combattere fino allo stremo per il conseguimento dei loro progetti. Il primo portare a casa il secondo, l’altro uccidere il primo. E alla fine, Ino non sapeva a chi dei due augurare buona fortuna.
I medici si stavano ritirando dal corpo di Lee, ormai morto, e stavano per infiltrarsi nella battaglia, pronti ad aiutare i due combattenti che tenevano a bada il gruppetto di Zetsu che si stava infoltendo. La ferita di Shikamaru sanguinava copiosamente e Sakura vide come Ino osservasse il suo amore segreto con una compassione indecente per una kunoichi.
«Me lo permetteresti? Lasceresti che io rincorra il meschino Uchiha per andare da Sasuke e Naruto, convincerli a fermarsi?» chiese dubbiosa Sakura, cercando nello sguardo di Ino una traccia di ombra che le svelasse l’inganno. Ma gli occhi di Ino scintillavano, come se il sole illuminasse il suo sguardo ceruleo, sebbene le nuvole della preoccupazione solcavano quel cielo imperfetto.
«Ricordi quello che ho detto due giorni fa, a proposito del combattere per una persona?»

Sakura chiudeva le ferite dei suoi alleati con un insano ottimismo, conscia del fatto che sarebbe potuta essere lei quella stesa sul freddo tavolo ospedaliero, a morire sotto le mani di un ninja medico o a farsi salvare la vita da lui e ringraziò una volta di più il fato per non essere –fino a quel momento- a combattere sul fronte.
Si voltò per curare un altro shinobi ma trovò qualcuno già intento a farlo e sorrise intenerita da quel gesto inaspettato di gentilezza ed affetto.
«Grazie, Ino-pig »disse, pulendosi le mani con uno straccio reso scarlatto dal sangue.
«Lo faccio perché so che, se io fossi stata al tuo posto e tu al mio, lo avresti fatto per me» spiegò, asciugandosi le gocce di sudore che le imperlavano la fronte.
«Sai » considerò la Yamanaka « in fondo io non mi posso lamentare. Io combatto per una persona che so che farebbe lo stesso per me e questa, se ci pensi, è una cosa rara. Adesso ho un motivo serio per sopravvivere alla guerra ed a tutto lo schifo che ne uscirà dopo.»
Sakura annuì con debolezza, posando una mano sugli occhi stanchi.
«Ma tu, Sakura, per chi combatti? E soprattutto, perché combatti per quella persona?» chiese Ino, insolitamente tetra e seria.
Sakura non rispose, troppo impegnata ad assorbire le parole di Ino per mettere insieme due termini.
La Yamanaka però, evidentemente, stava recitando un monologo che aspettava di poter fare da tempo.
«Devi capirlo, Sakura. Devi saperlo, prima di trovare Sasuke.
Devi riconoscere perché sei ancora così attaccata a lui. Ma, soprattutto, se tutto quello che fai, lo fai veramente per Sasuke. Per chi combatti, Sakura? Per Sasuke o per Naruto? »
«Non posso combattere per me stessa?» domandò l’Haruno, sapendo di scatenare la rabbia di Ino ma non riuscendo a trattenersi.
Con sua sorpresa, quella scoppiò a ridere –una risata amara e divertita allo stesso tempo- dicendo
«E che vita patetica sarebbe?»

«Io non sono un’eroina dei romanzi, Ino. Io posso semplicemente strisciare sui cocci di vetro e impedirmi di morire dissanguata. Non c’è nessuno di cui abbia bisogno, tranne che di me stessa» ringhiò Sakura, con delle lacrime di rabbia che le scivolavano piano dalle guancie.
Vide il riverbero del sole su un pezzo di lamina argentata che Ino le stava offrendo: un copri fronte.  E non uno qualsiasi ma quello che le apparteneva, Sakura lo riconobbe dal nastro blu scuro tendente al viola che scivolava sulla mano candida.
«Mettitelo» le ordinò, una sfumatura indefinita nella voce che rendeva quel comando ancora più assoluto.
«Credevo fosse un biondo quello attaccato al copri fronte, non una bionda» borbottò Sakura, sostituendolo con quello delle Forze Alleate che consegnò alla Yamanaka.
«Adesso io ho una cosa che ti appartiene e tu hai una cosa che voglio assolutamente indietro, quindi vedi di tornare viva con quei due idioti» l’avvertì Ino, sorridendo duramente e dandole una mano ad alzarsi. Con la mano libera indicò la direzione presa dall’Uchiha e diede una giocosa spintarella alla sua migliore amica.
«Ti voglio bene, sorella.»
«Non dirlo, che porta sfortuna» la rimproverò la bionda, piantandole un bacio in fronte e poi dandole un colpetto con l’indice come faceva da bambina.
«Ora va’, prima che si scannino.»
La partenza di Sakura sollevò una nuvola di polvere che fece tossire Ino. Ed Ino attribuì le lacrime che le erano spuntate agli occhi a quella stessa, maledetta polvere.
Sakura correva come una forsennata, una fitta dolorosa al fianco per l’aria tagliente che le entrava in gola, mentre le sue gambe si muovevano veloci come il vento per raggiungere Uchiha Madara, il responsabile di quel disastro. Il copri fronte di Ino aderiva come una seconda pelle e quella stretta fortissima le ricordò gli abbracci caldi di Naruto. Ripensò a quello che Ino le aveva saggiamente detto e al fatto di non sapere ancora la risposta. La maledisse per averle creato ancora altri dubbi ma era convinta che avrebbe potuto lottare duramente e con tutte le sue possibilità solo nel caso in cui, incontrando di nuovo la Yamanaka, avrebbe potuto sfidarla con il suo responso e farle confidare la persona per cui lei lottava.
Chi era Sasuke per lei?
Anni prima, avrebbe squittito “è l’amore della mia vita”, mentre adesso la sua mente confusa non sapeva nemmeno cosa dire. Amava Sasuke? Forse. Lo rivoleva a Konoha? Sì. Avrebbe sacrificato tutto per riportarlo indietro, come Naruto? No.
Erano queste le domande fondamentali che si doveva porre per elaborare la sua risposta.
Sasuke era inevitabilmente una persona che aveva amato e questo la legava al doppio filo con lui. Sebbene adesso quell’infatuazione non era più forte come un tempo c’era indiscutibilmente un vincolo affettivo che li univa e che spingeva Sakura a stringere i denti e a sopportare i lividi, per diventare più forte, abbastanza forte da costringere persino il semidio Uchiha a scendere dal piedistallo ed ammettere che lei era sufficientemente abile per tenerlo al suo fianco. Erano indelebilmente fusi da un qualcosa, forse persino più potente dell’amore e di un legame di sangue, più assoluto di un colpo di fulmine, più unico di una mosca bianca. Era la sua maturità, serietà, la sua capacità di restare lucida nonostante il dolore.
Chi era Naruto per lei?
Naruto era il sole che la scaldava. Naruto era l’aria che l’aiutava a tirare un sospiro di sollievo. Naruto era la terra che la sosteneva. Naruto c’era, qualunque cosa fosse successa; il suo sorriso era la cosa più spontanea del mondo, meglio del primo respiro di un neonato o di una lacrima per una ferita e riusciva a far stare Sakura in equilibrio sulle punte dei piedi e a sollevarla di peso quando non ci riusciva. Naruto era quell’imprevedibile forza che la sfondava dall’interno, la spensieratezza, la capacità di rialzarsi ancora e l’infantilità di Sakura.
Naruto era “Sakura-chan” o “I-CHI-RA-KU RA-MEN”, era il baka che la supportava con le sue grida d’incoraggio, letteralmente, come durante lo scontro con Ino. Era quello che Sakura segretamente sognava di diventare, era il suo migliore amico, era la persona per cui avrebbe davvero dato la vita e forse anche l’anima.
Forse, era anche un po’ innamorata di lui. Era innamorata di entrambi.
Era questo quello che avrebbe risposto ad Ino, rendendole il copri fronte.
Intravide una macchia nera e rossa in lontananza e accelerò il passo. I battiti del suo cuore erano aumentati da soli.

Vide il fiotto di sangue che sgorgava dal petto di Shikamaru e quello che scendeva lento dalla tempia di Temari, morta, ai suoi piedi. Lo sguardo del Nara era, se possibile, più vitreo di quello della compagna.
«Vuoi che ti lasci morire?» disse, laconica, sedendosi accanto al suo segreto amore.
Lo vide annuire, sorridendo: era felice che Ino l’avesse capito da sola.
«Sai, io ti ho amato più di Temari, meglio di Temari. Ma tu hai preferito lei. Non ti biasimo, hai seguito il tuo cuore per la prima volta. Ma, egoisticamente, avrei voluto che seguissi la tua razionalità» gli confidò, ridendo.
«Lo so» sussurrò Shikamaru, baciando leggermente e con tenerezza le labbra di Ino. Tenerezza non amore.
«Salutami mio padre, Chouji e Asuma» si raccomandò, prendendo il kunai lasciato vicino al corpo ancora tiepido di Shikamaru.
«Senz’altro» confermò il Nara, chiudendo gli occhi, mentre Ino affondava l’arma nel suo torace, allargando lo squarcio e ponendo fine alla sua vita.

Angolo delle rose bluE:
Angst? Oh . Mi mancava il mio "uccidiamo tutti", il sadismo incontrollato e l'accanirmi su Ino in particolare, è una cosa che adoro. Era tutto troppo fluff, troppo rosa, tsk! Smetto di sclerare.
Sì, Ino ha dato il coprifronte a Sakura perchè s'impegnasse a combattere e che non provasse alcuna pietà e raggiungesse i suoi scopi. Sì, Ino lotta per realizzare i sogni di Sakura visto che i suoi sono andati a farsi benedire. Sì, è SHIKATEMA, ma non odiatemi, sono ancora una SHIKAINO convintissima, solo che qui ho dovuto per forza scrivere di una situazione disperata per la Yamanaka. Sì, sono morti tutte le persone che Ino ama. Sì, qui c'è del sano SakuIno friendship. Sì, adoro ciò.
Kiss,
Ladie
   
 
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