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Autore: MisteroPalese    30/04/2012    1 recensioni
Taddeo, un commissario con problemi interiori per una mente troppo profonda e matura, si vergogna del mondo in cui vive, e allo stesso tempo lo teme, quindi si rifugia in un libro. Questo è un libro di storie paurose, storie fuori dal nostro mondo, ma lui ne trova rifugio proprio per questo. In un giorno qualunque, succede qualcosa che lo segnerà a vita, comprendendo il vero significato della sua esistenza.
Ogni capitolo sarà molto corto, forse per una mia incapacità di farne di lunghi, o per la mia mancanza di tempo.
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Taddeo, questo è il tuo lavoro, non puoi fare altrimenti." disse il capitano dopo avermi spiegato il caso che mi aveva affidato. Io non dissi nulla, feci solo un gesto di approvazione e me ne andai. Dentro di me c'era una grande contraddizione, io non volevo accettare quel caso, ma sentivo che sarei riuscito a far cambiare qualcosa, non sapevo esattamente cosa, ma sapevo che potevo farlo. Ormai era tardi, alla stazione di polizia non c'era più nessuno, solo io, da solo. In questi casi mi sentivo in compagnia, il mio ideale di deserto era quello di stare in mezzo alla gente, nessuno che ti capisce, tutti ti etichettano per quello che non sei e non sarai mai. Invece, da solo, potevo esprimermi, gridare forte le mie idee dentro la mia testa, senza che nessuno mi contraddica. Sulla strada di casa, c'è un edificio, pieno di persone che lodano qualcosa o qualcuno, strano. Ma chi può dire cosa è strano, forse tutte queste persone, sfruttate non dalla fede, ma dai capi della loro fede, si sentono in pace con loro stessi. E a volte mi chiedo ancora, e se anche io avessi una qualunque fede? In fondo il mio nome significa "colui che loda". Forse non è un nome proprio appropriato per me. Sarà che non ci trovo nessun fascino a lodare, sarà perché ho sempre dovuto cavarmela da solo, senza l'aiuto "dall'alto", sarà che essere sfruttati, farsi fare il lavaggio del cervello e farsi mettere in testa degli ideali comodi al potere, non mi va giù. Dopo essermi soffermato a parlare con una parte di me, continuai il mio cammino verso il mio rifugio. E mentre camminavo con mille pensieri, decisi di far ascoltare a me stesso, quello più semplice: "Certo che questa città è proprio bella di notte, non si vede la corruzione che c'è dietro alle splendide costruzioni, e non si vede la gente che soffre per arrivare a fine mese, o per vedere un sorriso sulla faccia del proprio figlio." e dopo questo pensiero, tutti gli altri se ne andarono, e volevo solo tornare a casa, a rifugiarmi dalle mie stesse idee. Corsi, come se stessi scappando da una bestia feroce, ma la verità era che fuggivo da me stesso, dai miei pensieri che mi accusavano, che mi facevano paura. Trovato il portone di casa, è stato facile prendere il mio libro e abbracciarlo, come se fosse mia madre dopo una giornata intera senza di lei, perché dopo tutti i problemi dei miei pensieri, esserne consapevole che non erano nella norma della società, e dopo la missione affidatami dal capo, avevo bisogno di scappare dalla mia vita, rilassandomi con una peggiore. Il mio libro, racconta di una storia orribile, sempre più paurosa e distorta, e ricominciando il XXI capitolo, mi persi completamente, e non passò molto tempo che mi addormentai, come sempre vestito e solo per 2 o 3 ore, sapendo che al mio risveglio, avrei avuto una giornata molto dura e piena di discordia con me stesso.
  
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