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Autore: Arimi_chan    30/04/2012    1 recensioni
Due vite che apparentemente non hanno nulla in comune, forse solo una grande solitudine, ma che si intrecceranno inevitabilmente scoprendo il vero significato della parola "casa".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Capitolo 8*

Strano ma veero, sono tornata tra i comuni mortali. Non potete sapere quanto mi dispiaccia non aver potuto aggiornare la settimana scorsa. Purtroppo, o per fortuna, devo partire per la stagione estiva. E sto incasinata tra i preparativi. Sarà difficile riuscire a scrivere e ad aggiornare costantemente ma vi assicuro che ci proverò. =)

Vi ringrazio come sempre per il seguito, sono sempre più felice, davvero. Mi date forza e coraggio, per non abbandonare. Spero possa piacervi questo capitolo. Adesso sono molto di fretta, maledetta partenza, quindi vi lascio solo queste poche parole. Ovviamente il GRAZIE più grande và a Layra, che continua a commentare tutti i capitoli.

Se vi và, sapete che i vostri pareri sono assolutamente graditi.

 A presto ragazze, un bacio, Simona

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Erano appena arrivati in albergo, e Jared non vedeva l'ora di farsi una bella dormita. Peccato che avesse fatto una promessa ad Emma. Ne dovevano parlare, da soli, in modo che nessuno, soprattutto Shannon, potesse sentirli. Aveva gli occhi di suo fratello fissi su di lui da quel pomeriggio. Non gli aveva fatto niente, eppure non lo lasciava un attimo da solo. Prese il blackberry e pensò che l'unico modo per avvisare Emma fosse mandarle un sms. Scrisse poche parole e inviò. Vide Emma fargli un piccolo cenno con la testa. Aveva capito. Prese le chiavi e con molta disinvoltura si avviò verso la sua camera. Una volta entrato si stese un attimo sul letto e chiuse gli occhi. Quanto era complicata la sua vita? Ci mancava solo Emma in piena crisi per suo fratello. Riluttante si avviò verso il bagno. Aveva assolutamente bisogno di una doccia.

Una volta uscito dalla doccia, si vestì e si armò delle migliori intenzioni. Non era dell'umore adatto per parlare di amore e per sentire lamentele, ma per Emma avrebbe fatto di tutto. Prese il telefono e si richiuse la porta alle spalle. Quando arrivò in camera della ragazza, la vide concentrata a parlare al telefono. Aspettò qualche minuto e poi, seduti davanti ad un thè bollente, in veranda, iniziarono a parlare della situazione. Emma, sembrava ancora restia al parlarne, era una cosa che la imbarazzava parecchio, quindi Jared decise di giocare la carta della simpatia.

"E meno male che ero troppo vecchio per te eh?" Disse accavallando le gambe.

Finalmente la vide ridere.

"Bè, che posso farci? E' colpa sua no? Cos'è, non mi vorresti come cognata?" E continuò a ridere.

"Uhm...non so se mi piacerebbe sai? Mia cognata che lavora per me? Già ci sono tremila cose da fare, metti che litigate? Devo sorbirmi entrambi?"

"Il problema mio, è che per adesso sono solo la tua assitente. O magari lo sarò per sempre." E lo disse guardando la tazza di thè.

"Ascolta, per quanto tempo vorresti tenere segreta la cosa? Insomma, non ti conviene star zitta. Lui dovrebbe saperlo."

"E se poi il nostro rapporto si raffreddasse?"

"Mettete una sciarpa? Ascolta Emma, devi rischiare."

"Adesso sei tu che cerchi di darmi consigli che non metterai mai in pratica."

"Colpito e affondato. Ma qualcosa la dobbiamo fare. E' inutile stare qui a pensare, dobbiamo agire e..."Il telefono li interruppe. Controvoglia Jared aveva afferrato il blackberry e risposto alla chiamata.

"Jared, dove cavolo stai? Sono dieci minuti che busso in camera tua."

E come si dice? Parli del diavolo e...

"Shan, sto da Emma, ti serve qualcosa?"

"N-no, volevo fare due chiacchiere. Ciao."

E gli aveva chiuso il telefono in faccia. Per un attimo pensò fosse impazzito, ma purtroppo lo stress di quei giorni aveva contagiato tutti, e suo fratello non faceva eccezione.

"E' pazzo...sicura di volerlo? Una volta preso non lo puoi cambiare, sai? Non rivoglio la merce indietro!"

"Uhm...forse ci penso." E risero ancora di gusto.

"Non vorrei fare la guastafeste, ma...hai poi mandato il messaggio a Carly? Ti ho dato il numero, non dovresti avere dei problemi."

Emma aveva aperto il discorso più per non pensare a Shannon, che per vero interesse.

Lavorare a stretto contatto con Emma, o con altri dello staff, lo aveva portato a conoscerli meglio di loro stessi. Sapeva, per esempio, che se Tomo era nervoso, si grattava le orecchie. O che quando Emma era arrabbiata ascoltava gli Avenged Sevenfold, invece, se era triste, preferiva la lirica.

Tante piccole cose che, magari, nemmeno i diretti interessati notavano.

In questo caso, preferì cambiare discorso, e come al solito, lui resse il gioco.

"Ancora no. Non saprei cosa dirle, cosa scriverle. Secondo te se la invitassi alla festa di compleanno di Tomo verrebbe?"

"Perchè no? Sarebbe figo, e tu potresti replicare la fantastica nottata di ieri." E gli fece l'occhiolino.

Jay fece un mezzo sorriso e continuò a bere il suo thè nero.

"Non lo so, ci penso. E tu? Ti farai accompagnare da mio fratello al party di Tomo? Magari sperando in una notte bollente?" E accompagnò la frase con un faccia degna di un maniaco sessuale.

Lei infatti arrossì.

"Ma smettila. Mi ci vedresti? Insomma andare da lui e dirgli: -Mi accompagni alla festa? Dai, che poi il regalo te lo faccio io!- "

"Ma devi essere convincente, devi fare la faccia da donna cacciatrice, devi provocare il tuo uomo, e avere un tono di voce sexy." E abbassò il suo tono di voce, per cercare di farle capire come avrebbe dovuto approcciare.

"Io sono Emma, non Dita Von Teese. Un uomo lo corteggio a modo mio."

"Peccato, mi sarebbe piaciuto farti da testimone di nozze, invece a quanto pare non vuoi sposarti."

"Fottiti."

E bastò un attimo, un piccolo contatto visivo che di nuovo presero a ridere, finchè qualcuno li interruppe. Un bussare insistente.

"Se è ancora Tomo che vuole che gli sistemi i capelli, giuro che gli faccio volare una delle sue amate chitarre giù per il tourbus." Si lamentò lei.

Bè effettivamente Tomo era un tipo strano. Era suo amico e gli voleva bene, ma a volte aveva questa fissa per i capelli, che faceva entrare in crisi la SUA assaistente personale. Che poi, ormai era l'assistente di tutti.

Vide suo fratello fare un ingresso trionfale, braccia incrociate e petto in fuori. Eh si lui lo conosceva, e quello Shannon metteva paura a tutti. C'era qualcosa che non andava e prima o poi sarebbe esploso.

"Mi fà piacere vedervi. Ah stavate anche prendendo un thè, bene, perchè non ci sediamo tutti insieme e magari mi spiegate cosa succede?" Dire che il tono fosse ironico era sicuramente un eufemismo. Era arrabbiato come una bestia.

"Ehm...Shan...cosa succ..." Jared avrebbe voluto provare a calmarlo. Tentativo vano, in ogni caso.

"Shan un paio di palle. Vi ho sentiti sapete? Oggi pomeriggio, in bagno. Cosa mi nascondete di così grave? Cos'è che non dovrei sapere? Cosa potrei fraintendere o non capire?"

E in quel momento, dopo lo sfogo di Shannon, Jared provò un enorme senso di colpa. Avrebbe dovuto tappare quella sua maledetta bocca, quel pomeriggio. Perchè adesso nei guai, non era lui, ma la sua migliore amica.

**********************************************************************************

Era arrabbiato, frustrato, deluso e...non lo sapeva nemmeno lui. Seduto sul letto della sua camera d'albergo, stava ancora pensando a quello che era successo poche ore prima. Sentire quelle poche parole, quel pomeriggio, lo aveva distrutto. Mai avrebbe immaginato che suo fratello avesse potuto giocare alla doppiafaccia con lui. Eppure era successo, con Emma. Una delle persone di cui si fidasse di più. Non li aveva persi di vista un attimo quel pomeriggio, ascoltava tutte le loro conversazioni e stava anche attento a Tomo e Vicky, probabile che loro sapessero qualcosa. Ma nessuno si era tradito fino a quel momento, nè una battuta strana, o uno sguardo carico di intesa, niente di niente. Una cosa però l'aveva notata. Quando erano arrivati in albergo, Jared aveva inviato un sms, sicuramente ad Emma, dato che le arrivò un sms pochi secondi dopo, e lei, guardandolo, aveva acconsentito con un cenno del capo. Cosa le avesse scritto non lo poteva sapere, ma era qualcosa che non poteva sapere nessuno. Era salito in camera pensando a come avrebbe potuto smascherare quei due. Suo fratello non avrebbe parlato, era una tomba, non sarebbe riuscito a ricavare niente. Emma? Avrebbe potuto provare, ma anche lei non avrebbe aperto bocca.

Quando decise di doverne parlare con suo fratello, non trovò nessuno in camera. Dopo averlo chiamato, aveva scoperto che, in realtà stava proprio in camera della ragazza. Ancora a confabulare? Probabile. Si era avvicinato alla porta della camera di Emma e aveva potuto sentire indistintamente i due ridere. A quanto pare si divertivano parecchio alle sue spalle, c'era da lacrimare per le risate. Poi i due ripresero a parlare, ma non riuscì a capire una parola...erano lontani, probabilmente in veranda, e si maledisse per non aver avuto la brillante idea di uscire in veranda dalla sua camera, che si trovava a due balconi di distanza. Avrebbe potuto sentire tutta la conversazione, e invece si trovava lì a cercare di spiare.Per fortuna nessuno si vedeva nei paraggi...o sicuro si sarebbe preso una denuncia per violazione della privacy. Prese un pò di coraggio e bussò insistentemente.

Ad aprirgli la porta arrivò Emma. Sorpresa, sicuramente, ma anche un pò spaventata, come suo fratello. Bene, sicuramente aveva interrotto qualcosa.

"Mi fà piacere vedervi. Ah stavate anche prendendo un thè, bene, perchè non ci sediamo tutti insieme e magari mi spiegate cosa succede?"

Subito Jared si alzato e ed era andato verso di lui cercando di capire cosa stesse succedendo.

"Shan un paio di palle. Vi ho sentiti sapete? Oggi pomeriggio, in bagno. Cosa mi nascondete di così grave? Cos'è che non dovrei sapere? Cosa potrei fraintendere o non capire?"

Vedeva Emma sull'orlo di una crisi di pianto e suo fratello dispiaciuto. Aveva preso per mano la ragazza e l'aveva abbracciata d'istinto. In ogni caso, non avevano ancora risposto alla sua domanda.

"Allora? Cosa mi nascondete?" Piano Emma si staccò da Jared e iniziò a parlare, rossa in viso.

"E' colpa mia Shan, mi dispiace."

"Non dire scemenze, sono stato io a parlare, è colpa mia se Shannon ha sentito tutto." Subito Jared aveva preso le sue difese, anzi, preferiva addossarsi tutta la colpa. Si sentiva parecchio confuso, chi dei due mentiva?

"Jay, davvero...è inutile mentire. Anzi, adesso vai, mandale quel messaggio, penso sia giunto il momento della verità, per entrambi."

"Sicura? Io, torno in camera. Spero di non doverti aspettare." Rispose Jay sorridendole. Poi un ultimo fugace abbraccio e Jared li lasciò da soli.

Era riuscito a smascherarli, Emma stava per raccontargli il perchè di questi incontri segreti, ma nonostante tutto, si sentiva di troppo, quasi fosse il traditore della peggior specie. Si sedette sul letto e per un attimo riordinò le idee. Poi invitò Emma a sedersi di fronte a lui. Le prese le mani e guardondala negli occhi, cercando di essere il più dolce e calmo possibile, iniziò a parlare.

"Hey, so che ci sono dei problemi. Mi sono accorto che ultimamente sei cambiata nei miei confronti. Ma non pensi sia meglio parlarne direttamente con me, che con Jay?"

Sempre a testa bassa lei fece un cenno con la testa.

"Qual è il problema? Cosa ho fatto per meritarmi un simile trattamento?"

"Niente Shan, sei stato te stesso. Sono io che sono cambiata, è quello che porto dentro che è cambiato."

"Non capisco, scusami...cosa è cambiato?"

"Tutto. Ai miei occhi sei un'altra persona, per me sei un'altra persona."

"Mi sono comportato male? Ho detto qualcosa che non dovevo?"

La situazione era davvero complicata. Non riusciva a capire cosa avesse fatto di sbagliato, come avesse potuto ferire Emma, e lei ci si metteva anche con un discorso pieno di metafore, sarebbe impazzito.

"No no, assolutamente è che..."

"Che?"

"..."

"Dai Emma, sputa il rospo e vedrai che tutto andrà per il meglio, te lo prometto."

"Ok, tanto a quanto pare non ci arrivi, e siccome non c'è un modo più o meno delicato per dirtelo...Shan, tu mi piaci. Tanto. Troppo. Penso seriamente di amarti."

Ecco, perchè non si era fatto i fatti suoi? Rimaneva in camera sua a fregarsene di tutto, facendo finta di niente e questo casino non sarebbe saltato fuori. Come le avrebbe spiegato che per lui, era solo un'amica?

**********************************************************************************

Le giornate per Carly procedevano noiose come al solito. Lavoro-casa, casa-lavoro, casa-lavoro-bollette. La solita routine di ogni giorno. Coma sempre il mercoledì, il suo giorno libero, aveva tremila cose da fare. Pulisci, lava, stira, cucina. Per fortuna quell'angioletto di Victoria non era andata all'asilo e, per quanto gli consentisse la sua età, riusciva ad aiutarla anche nei lavori domestici.

"Mamma, dove lo metto questo?" Era arrivata tutta pimpante dalla cucina con un paio di forbici in mano. Inutile dire che Carly si spaventò parecchio.

"Tesoro, non giocare con le forbici, potresti farti male, dalle a me, ci penso io."

"E perchè?"

"Perchè cosa?"

"Perchè mi faccio male?"

"Perchè tagliano e potresti farti la bua."

"E perchè tu si e io no?"

"Perchè sono grande e so come usarle."

"E perchè io non sono ancora grande come te?"

Ecco, più o meno da una settimana i loro discorsi erano così. Era finalmente entrata nella fase critica di ogni bambino. La fase dei "perchè". Non faceva altro che fare domande e tutta l buona pazienza a volte non bastava. Era capitato che gli rispondesse male e che la bambina, arrabbiata, si rifugiasse in camera sua.

"Amore, ascolta, ti andrebbe una bella coppa di gelato? Te la mangi mentre guardi i cartoni ok?"

All'urlo affermativo di Victoria, tirò un sospiro di sollievo, almeno per un'oretta abbondante, non avrebbe sentito nessun "perchè".

Sistemata anche la bambina, decise che era il momento adatto per prendersi una pausa da tutta quella freneticità. Prese un sorso di limonata, preparata la mattina prima, e, sempre con un orecchio ben teso, uscì in veranda e si sedette sulla sedia a dondolo.

Era da una settimana che non riceveva notizie dai ragazzi. Capì subito che era stata solo la compagnia di una sera, che forse era meglio non pensarci più. Ma come avrebbe potuto? Il solo ricordo di quegli occhi magnetici le facevano tremare le gambe. Il ricordo della sua voce la stordiva e il ricordo del suo tocco delicato sulla sua pelle le faceva venire i brividi.

Aveva avuto un'ottima occasione, ma probabilmente non aveva giocato bene le sue carte. Magari sarebbe stato l'amore della sua vita, o forse era meglio così. Jared sarebbe stato troppo impegnato per stare con una come lei.

"Mammaaaaa"

Carly poggiò la testa indietro, stanca.

-Possibile che abbia ancora domande?- Stava pensando.

"Il telefono quilla."

Già, il telefono, avrebbe dovuto mandargli un messaggio, giusto per sapere cosa facevano e come se la passavano.

Entrò con passo strascicato e afferrò il telefono. Numero sconosciuto. Sperò solo che non fosse il suo datore che le offriva un turno extra.

"Pronto, sono Carly."

"Lo so che sei tu, altrimenti non ti avrei chiamata."

"J-Jared?"

"E chi se no? Sai ho aspettato tanto una tua chiamata, ma, sai come si dice no? Se Maometto non va alla montagna..."

"Scusa, mi dispiace, ma ho avuto davvero un sacco da fare. Mi stavo giusto rilassando cinque minuti."

Era davvero sorpresa di sentirlo, sicuramente aveva preso il numero da Emma o Vicky. Non lo aveva più chiamato per codardia, in verità. Non sapeva cosa chiedergli, cosa dirgli. Erano solo andati a letto, non c'erano legami tra loro.

"Ehy, tutto ok?"

"Ehm...si certo."

"Ascoltami, la settimana prossima è il compleanno di Tomo. Ti andrebbe un piccolo fine settimana a New York? Se vuoi ci parlo io con il tuo capo."

"Jared, ci sarebbero un pò di problemi, ti ringrazio tantissimo per l'invito, ma..."

"Ascoltami, tu non mi conosci ok? Non sai come ragiono e come mi comporto. Ti sembrerò presuntuoso in questo momento, lo so, ma sappi che se ti ho chiamata e ti ho invitata il prossimo fine settimana, è perchè tu mi interessi, tanto. Se non provi lo stesso per me, dimmelo, mi metterò l'anima in pace, ma se poco poco ti interesso, perchè non darci una possibilità?"

"Ci sono cose che non sai Jay, e non so se ti farebbe piacere sentire. Mi piacerebbe provarci, questo è vero, ma sinceramente ho troppe responsabilità."

Non sapeva se dire a Jred di Victoria. Diciamo che lei era il problema più grave, per non parlare del suo ex compagno. Come l'avrebbe presa lui? Avrebbe sicuramente pensato che sarebbe stata una di quelle squallide arrampicatrici sociali.

"Questa settimana, ho solo due live. Se ti và posso raggiungerti e magari ne possiamo parlare con calma."

"Non so Jay, posso farti sapere domani?"

"Certo, non ti preoccup..."

"Mammaaaaa, posso chiamare papà?" Victoria era entrata in cucina urlando.

"Cosa, chi è?" A quanto pare lui aveva sentito.

"Mia figlia Jay, scusami."

E detto questo chiuse la chiamata. Si, aveva fatto la scelta giusta.

Non avrebbe mai più dovuto parlare con quell'uomo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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