Duecentosessanta
Il bastardo di Ankara
Con l’orgoglio
ferito di chi poi si ribella
Liverpool, 29 Gennaio 1835
Ma vittima, sai, tu
mi lasci
Ho sbagliato
(Se mi lasci non vale, Julio Iglesias)
-Allora,
Rajit? Non è stupendissima?-
Alja si
chiese se fosse il caso di far notare a Gee che, abbracciandola, le stava
sbriciolando un paio di costole.
Era uno Spartano, il suo amore, e,
sebbene fosse felicissima di averlo accanto, i suoi millemila gesti d’affetto
la stavano semplicemente distruggendo, fisicamente parlando.
-E’ una
meraviglia, Gee, ma ha già un corpicino quasi trasparente, se la stringi un po’ più forte va a finire che la disintegri-
George, a
malincuore, allentò un po’ la presa sulla vita di Natalys, e sorrise a Rajit
Willow, il suo migliore amico turco, l’ex mercante di schiavi che l’aveva
aiutato a fuggire, dopo quasi un anno di battaglie in Egitto, dalla nave di Mickaël Chantefleur.
Aveva ventiquattro anni, undici in più di lui, ma
quando scherzavano insieme per le vie di Wavertree sembravano coetanei.
Rajit, fisicamente, assomigliava un po’ a Gee, per
la pelle scura e i capelli nerissimi.
Era solo più esotico, meno greco, e aveva
degli occhi che parevano rubati agli abissi del Bosforo.
Natal’ja, davanti a lui, era rimasta per un attimo
senza parole.
Aveva collegato il suo nome a quello di Regan
Amelie Wilson, la madre di Aisling, aveva paragonato i suoi occhi luminosi a
quelli diffidenti della sua presunta moglie, e le era venuto da ridere.
-Come
diavolo hai fatto a sposarla?- era stata la prima domanda che
aveva rivolto a Rajit.
Lui l’aveva guardata subito con curiosità e
ammirazione, e in quel momento più che mai.
Le sorrise, le sorrise e basta, con una dolcezza
difficile da interpretare.
Poi si voltò verso George e gli fece l’occhiolino.
-Mitica,
la tua fidanzata- commentò.
-Non lo so, Lys, perché
l’ho sposata. Era così…diversa, altezzosa...e
razzista-
-Lo è ancora, eh- sospirò Gee.
-Ad Aisling vuoi bene, però… Vero?-
Rajit abbassò lo sguardo sulla biondina, e in un
primo momento non seppe cosa rispondere.
Aisling,
già.
Cosa sapeva, lui, di
Aisling?
Che
assomigliava troppo a sua madre e le mancava tantissimo.
Ma a lui, a lui mancava?
Quel
giorno aveva perso la pazienza, sputato per terra, e tirato uno schiaffo a
Regan.
Quel
giorno era fuori di sé.
Aveva
sbagliato.
Non avrebbe mai dovuto fermarsi a Liverpool, né
illudersi di avere una famiglia.
Natal’ja era così simile a George che l’aveva
subito adorata.
Le raccontava ogni battaglia, ogni duello, ogni suo
ricordo della Guerra d’Indipendenza Greca.
Nel 1829, quando i Greci avevano vinto, aveva
diciannove anni, ma era già tornato in Turchia.
Lys lo ascoltava incantata, rapita, entusiasta.
Rajit
si vergognava anche solo a pensarlo, ma avrebbe voluto che fosse lei, sua
figlia.
Avrebbe
voluto che Aisling fosse come lei.
Lui, in fondo, sapeva parlare solo di quello.
Della
guerra e delle strategie militari.
Aisling era così lontana, così incomprensibile,
per lui che a una figlia non avrebbe mai saputo insegnare niente di giusto, di
onesto o di adatto ad una ragazzina diversa da Natal’ja.
Lys gli era piaciuta per questo, perché era come
lui.
Come
lui e come George.
Ragionava
come un uomo.
Si aspettava troppo da Aisling.
Avrebbe sempre chiesto troppo ad Aisling.
Mettersi sul suo stesso piano, provare, per un giorno,
a parlare di balli e di vestiti, di pizzi e di scarpe eleganti…
Era
troppo difficile, davvero.
Rabbrividiva
al solo pensiero.
E poi c’era Natal’ja, ch’era fantastica,
meravigliosa, e gli chiedeva sempre proprio le cose di cui voleva parlare lui.
Non faceva la svenevole come diceva Aisling
-non le sarebbe mai venuto in mente, con il padre della sua migliore amica!-, si
comportava così solo perché era amico di Gee, e degli amici di Gee si fidava.
Poi era grande, non avrebbe potuto pensare male.
Rajit le stava davvero simpatico.
Non mancava mai di chiedergli di Aisling, e lui,
puntualmente, cercava di cambiare argomento.
A lei dispiaceva così tanto…
Lilì
soffriva maledettamente, e Lys sapeva bene che, facendosi raccontare tutti i
duelli degni anni ’20, l’aiutava ben poco.
Era pur sempre suo padre!
La sera, sui gradini di casa, le raccontava tutto, nella
speranza che qualcosa, tra Rajit e la sua amica, potesse essere recuperato, e
Lilì fraintendeva, Lilì taceva.
-Non
ti bastava Gee?- le aveva detto una volta.
Perché
non torni in Russia, Natalys?
Parli
sempre di quant’è bella la tua Siberia, e tornaci, maledizione!
Il
ragazzo dei miei sogni è il tuo ragazzo e mio padre vorrebbe che fossi tu, sua
figlia.
Il
bastardo di Ankara con te è un angelo, e per me non c’è mai stato.
Vi ho
sentiti, quando insultavate mia madre.
Sarà diversa
da voi, altezzosa e razzista, ma è mia madre, mia madre, capisci?
Chi ti
credi di essere, Natal’ja?
Avrai
anche dei capelli assurdamente belli, due occhioni cristallini da ninfa e un
modo di pensare che fa impazzire gli uomini, ma chi ti credi di essere?
Sai,
Lys, non voglio più essere tua amica.
Fa troppo male, troppo male, troppo…
Note
Con l’orgoglio ferito di chi poi si ribella: Se mi
lasci non vale, Julio Iglesias. Verso riferito ad Aisling.
Quello all’inizio del capitolo, invece, è riferito
a Rajit.
Allora.
Su questo capitolo mi sono incantata così a lungo,
stamattina, esattamente all’undicesima riga, che mi sembra quasi un miracolo
averlo finito.
“Il bastardo di Ankara” è una citazione de “La
bastarda di Istanbul”, libro di Elif Shafak, e, anche se nel libro fa riferimento
ad una figlia illegittima, mi sembrava una definizione adatta a Rajit,
ovviamente nell’altro senso ;)
Il rapporto tra Lys e Rajit l’avevo in mente da tanto, perché, si sa,
lei è sempre stata molto a suo agio con i soldati, e considerata l’amicizia tra
Gee e il turco, anche se poi lui lo tradirà, in Arabia…
E nelle ultime righe, anche se adesso siamo solo all’inizio del ’35,
già si nota l’immensa invidia di Lilì per Alja.
Lei ce l’ha messa tutta, per riportare Rajit dalla sua amica, perché,
ripeto, Alja non ha mai smesso di considerare Aisling la sua migliore amica a
Liverpool, ma non ce l’ha fatta, e Aisling le ha dato la colpa anche del suo
mancato rapporto con il padre.
Quanto a Regan, Alja e Gee hanno i loro buoni motivi per odiarla,
visto come li insulta quotidianamente, e anche Rajit ha avuto tanti problemi
con lei a causa del suo carattere, e non avrebbero mai voluto che Lilì li
sentisse, anche se lei sapeva bene cosa pensavano di sua madre, non volevano
farle male, non hanno mai voluto farle male, ma tanto ormai era uguale,
Aisling, nella sua visione distorta delle cose, ha sempre creduto che volessero
ferirla.
Nel ’35 si teneva tutto dentro, nel ’36 si è vendicata di nascosto,
con la pugnalata ad Alja commissionata a Stephen, e nel ’41 -Capitoli 248 e
250- è stato impossibile ragionare con lei.
Spero che vi sia piaciuto ;)
A presto,
Marty