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Autore: OldMilk    30/04/2012    4 recensioni
Zacky aveva deciso che era meglio lasciarmi dormire al freddo e al gelo, piuttosto che invitarmi ad andare nella stanza degli ospiti. Le ossa mi dolevano e la testa minacciava di esplodere da un momento all'altro. Dovevo ammettere che io e quello strano ragazzo non eravamo proprio amici da quando gli avevo soffiato il posto da chitarrista solista all'interno del gruppo, ma pensavo che ormai, dopo tutto quel tempo, le acque si fossero un pochino calmate. Mi ritrovavo spesso in conflitto durante le prove, infatti mi era parso strano che mi avesse tenuto li a dormire, ma non volli farci caso in modo particolare. Rientrò nel piccolo salotto dopo qualche minuto tenendo in mano una tazza di caffè. Ripeto, UNA tazza di caffè.
[Synaky]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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The only thing I ask of you is to hold his when I'm not around.
There's nothing  here for me on this barren road.




Attraversai la strada mordendomi il labbro, mentre tenevo la testa bassa per coprirmi dal freddo vento autunnale. Quando diavolo sarebbe cambiato qualcosa? Sbuffai. La strada era deserta e gli alberelli spogli rendevano tutto eccessivamente gelido, non mi ero mai sentito così solo come in quel momento. Presi una boccata di fumo dalla sigaretta e sentii le prime gocce di pioggia bagnarmi il viso, scendere poi lungo il mio collo e infilarsi sotto alla mia maglia, come a cercare riparo da loro stesse. Il vento che tirava era davvero molto forte quel giorno e la febbre mi aveva provocato quell’insopportabile mal di testa che proprio non se ne voleva andare, pulsava sulle tempie e mi faceva chiudere gli occhi per cercare sollievo. Mentre svoltavo l’angolo tra la sesta e la settima strada sentii la pioggia aumentare e il freddo penetrarmi sin dentro alle ossa, non sarei mai riuscito ad arrivare a casa in tempo per salvarmi da una polmonite. Misi a fuoco il luogo in cui mi trovavo e pensai che, probabilmente, sarebbe stato meglio andare a casa di Matt, a qualche isolato da li. Gli occhi mi lacrimavano per il freddo e il naso non lo sentivo nemmeno, avrei dovuto portarmi via una giacca la sera prima ma, come mio solito, non avevo dato molto peso al meteo della televisione.. eravamo in California cazzo. Affondai il piede sinistro dentro la prima pozzanghera e imprecai sottovoce contro il buco che avevo nella scarpa da ormai troppo tempo, dopodiché salii i pochi gradini che mi separavano dalla casa del mio amico e mi attaccai al campanello. Nessuna risposta. Suonai nuovamente ma non rispose nessuno ancora una volta. Ma che giornata di merda era appena iniziata? Mi voltai per andarmene quando sentii un cigolio dietro di me, spontaneamente mi voltai e trovai Matthew Charles Sanders in boxer che si strofinava gli occhi con la mano, mentre con l’altra teneva ancora ben salda la maniglia della porta. Dopo aver inquadrato per bene la situazione si portò in avanti, perplesso.
«Brian!» mi disse «Cosa diavolo fai qui alle otto e mezzo del mattino?»
Ok, dovevo solo spiegare che io e Zackary non ci sopportavamo, che ci eravamo urlati dietro ancora una volta e che avrei preferito davvero cacciarlo dal gruppo il prima possibile ma mi limitai ad emettere un flebile «Uhm» prima di accasciarmi a terra in preda al mal di testa.
«Cazzo ma sei bollente!» esclamò il più grosso dopo avermi messo una mano sulla fronte «Vieni dentro razza di scellerato» mise un mio braccio sopra la sua spalla e mi portò in casa. Il salotto di casa Sanders non era mai stato tanto accogliente come quel giorno. Era tutto dannatamente pulito e in ordine, le tende bianche erano rette da dei pratici bastoncini in legno chiaro e il divano in pelle beige era posto proprio davanti alla televisione e ad un tappeto estremamente soffice. Alle pareti color crema erano appese un sacco di foto di famiglia e un paio di quadri dall’aria vagamente noiosa che, probabilmente, aveva comprato sua madre a qualche mercatino di beneficenza. Mi tolsi le scarpe e nascosi i piedi sotto il sedere, cercando un po’ di conforto.
«Tieni» mi disse Matt, porgendomi una coperta a trama scozzese «E poi è il caso che ti cambi» nell’altra mano teneva un paio di pantaloni di una tuta neri, una maglietta di un gruppo e una felpa bordeaux con una strana scritta bianca. In cima alla pila di vestiti svettavano un paio di calze di lana bianche. «Ti amo» gli dissi ironicamente, mentre prendevo il tutto e iniziavo a levarmi i vestiti per cambiarmi.
«Scusami per l’ora» gli dissi, mentre mi toglievo i pantaloni e mettevo quelli della tuta «Ma sono stato cacciato in malo modo» spiegai, infilandomi poi i calzini e la felpa.
«Non preoccuparti» Matt mi sorrise, mostrandomi la fila di denti bianchi e delle fossette estremamente dolci. Si portò al caminetto che vi era dietro il divano ed iniziò ad armeggiare con tutto quello che occorreva per accenderlo.
«Senti Matt..» cominciai, girando la testa verso di lui e infagottandomi meglio dentro la coperta calda.
«Dimmi tutto» disse il più grosso, soffiando sulla fiammella che si era creata.
«Avresti un phon?»
In effetti la mia non era stata una domanda particolarmente stupida, avevo i capelli che grondavano acqua, lasciando tante piccole gocce sul morbido divano dei Sanders e, nonostante mi fossi cambiato, sentivo ancora freddo a causa di tutta l’umidità che i miei dolci capelli si portavano appresso. Avevo dovuto aspettare solamente un paio di minuti prima che Matt ricomparisse con quello che mi serviva. Inserì la presa e accese quello che mi avrebbe permesso, forse, di smettere di battere i denti. Matthew Charles Sanders sarebbe stato un buon padre, almeno così lo vedevo io. Si era portato dietro di me e con le mani mi spostava le ciocche di capelli, asciugandomele.
«Sei davvero gentile» mi ritrovai a dire, mentre mi accarezzava la testa con le mani per permettere all’aria calda del phon di agire meglio. Immaginai stesse sorridendo quando mi disse «Grazie», mi fece reclinare la testa di lato e si mise a lavorare con i capelli alla mia destra «Ma per un amico farei questo ed altro» mi strinsi più forte dentro alle coperte e chiusi gli occhi, godendomi quel momento così rilassante.
Dopo aver terminato l’operazione ed essermi goduto leggermente il tepore che l’aria calda del phon mi aveva dato, Matt era ricomparso dalla cucina con una tazza fumante di thè caldo perché «Il caffè ti farebbe alzare sicuramente la temperatura» e si era seduto con me sul divano facendo colazione. La televisione era accesa su un canale musicale ma non era seguita, perché il volume era talmente basso che si riuscivano ad udire solo le note alte durante gli assoli. Avevo sorseggiato la bevanda calda con estrema lentezza e il silenzio che si era andato a creare tra di noi era abbastanza imbarazzante.
«Dimmi una cosa» cominciò l’altro, poggiando la tazza di caffè vuota sul tavolino «Chi è che ti ha cacciato in malo modo?» chiese, puntando i suoi occhi verdi nei miei.
«Lascia stare» risposi, bevendo un altro sorso «Si tratta sempre del solito discorso» terminai di bere, appoggiando a mia volta la tazza sul tavolino chiaro.
«Sapevo ti fossi fermato da Zack ieri sera, ma non credevo che ti avrebbe cacciato così brutalmente» mi espose il suo pensiero con un’innaturale tranquillità.
«Non mi ha propriamente cacciato» cominciai a spiegare «Mi ha lasciato dormire sul divano con la febbre senza nemmeno una coperta, il suo cane mi ha svegliato alle otto della mattina e lui si è fatto la colazione senza nemmeno prendermi in considerazione» sbuffai, portandomi una mano sulla testa «Mentre ci stavamo urlando dietro mi sono messo le scarpe e l’ho salutato con un bel medio.. prima che si chiudesse la porta».
Matt mi guardava con la sua tipica espressione da “ti stò ascoltando” e questo mi faceva solo che piacere, era un ottimo amico su cui potevo fare affidamento ogni volta che avevo un problema.
«Finchè non vi parlate come due persone civili non risolverete un bel niente» mi disse, annuendo a se stesso.
«Con Zackary è impossibile parlare Matt, almeno per me» mi ritrovai a rispondere, avvolgendomi meglio la coperta attorno.
«Lo so che per te non è facile, ma prova a metterti nei suoi panni» si mise a rovistare in un cassetto li vicino, completamente allungato sul divano «E’ stato declassato da chitarrista solista a ritmico dal detto al fatto, non deve essere facile per lui sopportare una cosa del genere» mi passò un termometro per farmi provare la febbre, lo accettai volentieri e lo posizionai alla meglio sotto alla maglietta.
Lo potevo immaginare, anche io mi sarei arrabbiato se qualche sconosciuto mi avesse soffiato il posto da solista, ma dopo due mesi probabilmente mi sarei messo via la cosa. Invece lui insisteva a mantenere la sua posizione, freddo come il ghiaccio continuava a guardarmi dall’alto in basso come se fossi stato uno scarafaggio e a illuminarmi con i suoi assoli ogni volta che entravo in sala prove. Per me la situazione stava prendendo una piega da non ritorno.
«Capisco Matt» cominciai «Ma per me la situazione sta diventando pesante»
«L’unica cosa da fare caro mio» e mi battè una mano sulla schiena, facendomi tossire «E’ quella di portare pazienza, vedrai che le acque si calmeranno presto»
Lo speravo davvero tanto, ma non mi sarei mai aspettato qualcosa di rapido e veloce. Estrassi il termometro e lo controllai.
«Cazzo» mormorai «Ho 38.8» sorrisi.



Matt mi aveva curato finchè non aveva smesso di piovere, dopodiché mi aveva caricato in macchina e mi aveva portato a casa intorno alle 12.00. Avevo aperto la porta principale e avevo salutato mia madre, intenta a preparare una torta per mio padre e mia sorella. Nell’aria sentivo un buonissimo odore di mirtilli e quello che sperai era che si trattasse di una crostata. Salii al piano di sopra e mi buttai sotto il piumone, iniziando a guardare il cielo fuori dalla finestra che si trovava proprio accanto al mio letto. Ripensai a quella mattina e a quel maledettissimo ragazzo che non voleva avere nulla a che fare con me, e pensai che quella sera avrei avuto delle stramaledettissime prove a cui non volevo andare a causa della febbre e del componente indesiderato. Stava andando tutto troppo una merda.
Mi sedetti, appoggiando la schiena al morbido cuscino e osservai i grossi goccioloni che si stavano addossando sul vetro un po’ sporco, si era messo a piovere di nuovo. Merda.
«Brian» mia sorella aprì appena la porta e sbirciò dentro, era piccolina, si trovava all’ultimo anno di scuola elementare e aveva diversi problemi con la matematica.
«Ehi» mi voltai a guardarla mentre lei, con il suo vestitino viola, entrava in camera mia.
«La mamma mi ha detto di portarti questa» e mi allungò una fetta di crostata ai mirtilli appoggiata sopra ad un tovagliolino bianco.
«Grazie» le dissi, mentre prendevo la torta e ne addentavo un pezzo, assaporando il gusto dolce del mirtillo appena sfornato.
Si voltò e andò verso la porta, portando con se l’innocenza che può avere un bambino e, prima di chiudere la porta mi guardò con i suoi occhioni e mi disse una frase che mi rese felice di avere una sorellina come lei «Sei il fratellone migliore del mondo» e scomparì dietro alla porta, lasciandomi solo con la mia torta, i miei pensieri e il rumore della pioggia che si infrangeva sul vetro della finestra di camera mia.
Poco più tardi, dopo aver pranzato e aver ingurgitato una medicina orripilante per farmi abbassare la febbre, mi misi a ripassare gli assoli che quella sera avrei dovuto provare in sala prove. Non avevo nessuna voglia di fare figure davanti a Zackary Baker. La mia Schechter necessitava di una piccola ripulita e quindi occupai altro tempo a lucidarla per bene. Notai con orrore che dovevo cambiare le corde, prima che si rompessero con una sola plettrata. Sarei andato sicuramente il giorno successivo al grande negozio di articoli musicali che vi era nei presso della spiaggia,  a qualche isolato da casa di James. Il telefono vibrò sul mio comodino, facendomi sobbalzare. Il messaggio era di Matt che, come al solito, ricordava a tutti che le prove si sarebbero svolte quella sera dalle otto alle dieci. Gettai il telefono sul letto e tornai ad occuparmi della mia chitarra, armeggiando con lo straccetto per pulirla al meglio.



Ero arrivato leggermente in ritardo ma, una volta aperta la porta della sala prove, mi ero reso conto che mancavano ancora all’appello James e Matt. Come al solito nel momento stesso in cui la porta si chiuse dietro di me, Zackary iniziò ad improvvisare assoli su assoli, cosa che tentai di evitare di ascoltare. Quello che quel ragazzo non aveva ancora capito era che apprezzavo come suonava, mi piaceva quello che scriveva e la passione che ci metteva in quello che gli piaceva fare. Alzai gli occhi al cielo, mentre prendevo la Schechter, posizionandomela a tracolla.
«Ancora non ti sei deciso a non venire?» mi domandò Zackary, alzando leggermente un sopracciglio.
«Non vedo perché dovrei saltare le prove» dissi, mentre collegavo il jack all’accordatore e iniziavo a testare le tenuta delle corde ormai vecchie.
«Perché un chitarrista solista in questo gruppo c’è già» sorrise strafottente, facendo partire un armonico.
«Eddai Zack» si intromise Johnny «Lascialo stare»
Johnny Christ. Non avevo ancora capito da che parte stesse dato che non proferiva mai parola riguardo a questa situazione, se non ogni tanto, come oggi. Teneva il basso imbracciato in qualche maniera e aveva la sua solita cresta.
«Non ti intromettere Johnny» il ragazzo moro si tolse la chitarra, appoggiandola all’amplificatore e si diresse verso di me.
«Cosa vuoi ancora, Baker?» domandai, tentando di mantenere un tono di voce tranquillo, quando in realtà i nervi del mio braccio erano pronti a scattare già da un po’.
«Tu devi levarti dalle palle» mi disse, iniziando a girarmi intorno come un leone fa con la sua preda «Devi tornartene a casa tua e non rompermi più i coglioni» si fermò davanti a me, sogghignando.
«Altrimenti?» chiesi, alzandomi in piedi e appoggiando la chitarra al muro.
«Altrimenti cosa Haner?» mi domandò, incrociando le braccia davanti al petto.
«Sei solo un idiota» sbuffai, stringendo i pugni.
«Sei solo incapace» mi guardò, sfrontato «E non sai suonare.. Sei solo uno stronzetto qualsiasi che pensa di potermi fottere il posto da solista»
In quel momento il nervo del mio braccio scattò, non potevo controllarlo ancora. Centrai in pieno lo zigomo di Zackary che rispose con una ginocchiata nel mio stomaco. Provai un dolore lancinante alla pancia, quando me ne assestò una seconda. Alzai gli occhi verso di lui e gli rifilai un altro pugno in faccia. Stronzo che non era altro.
Johnny tentò di dividerci, cosa che non riuscì a fare data la sua corporatura e quindi prese in mano il cellulare e uscì dalla sala, probabilmente a chiamare Matt e James. Io e Zack ci stavamo davvero pestando pesantemente, eravamo caduti a terra, in un groviglio di gambe e braccia. Le chitarre ormai cadute non avevano emesso un bel rumore, ma nessuno dei due volle controllare in che condizioni fossero. Era completamente a cavalcioni su di me, il braccio alzato pronto a colpirmi il viso di nuovo, quando vidi una mano avvolgersi attorno all’esile braccio del ragazzo moro.
«Zack basta!» la voce di Matt irruppe prepotente nelle mie orecchie, mentre sentivo James aiutarmi a sollevarmi da terra.
«Sei solo uno stronzo!» urlò l’altro, sputandomi a pochi centimetri dalle scarpe.
Tentai di divincolarmi dal mio migliore amico per assestare un altro colpo al più piccolo ma non riuscii a muovere un passo.
Avevo il labbro spaccato e le costole doloranti. Il moretto si teneva un occhio con la mano e aveva il sangue che usciva a fiotti dal suo naso.
«Non ha senso provare in queste condizioni» disse Matt a James e Johnny, prima di uscire trascinandosi dietro Zack. Mi lasciai scivolare a terra, tra il dolore e il mal di testa che ancora avevo a causa di quella maledetta influenza.
«Brian» Jimmy si abbassò su di me, prendendomi il mento con la mano, facendomi sollevare il viso «Andiamo da me»
Annuii, prima di sentire James che mi aiutava ad uscire dalla sala. L’ultima cosa che vidi furono le corde saltate e il manico rotto della mia chitarra.



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Ed anche questo capitolo è stato portato a termine. :)
Questo Zacky così bastardo mi piace e Brian riuscirà a sopportare ancora a lungo?
Commenti e critiche sono sempre ben accetti.
Grazie mille a tutti quelli che hanno commentato o che hanno aggiunto la fic tra le
seguite o le preferite.
Un abbraccio.
OldMilk.

  
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